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Autore: arizona96    17/11/2013    2 recensioni
Piemonte, 1721.
Callie è una delle tante giovani povere che esistevano a quel tempo e fino a quel momento aveva avuto la possibilità di ammirare gli aristocratici e il loro mondo perfetto solo da lontano. Ma tutto cambierà quando verrà presa a servizio presso una famiglia nobile dei dintorni e conoscerà una ragazza dagli occhi azzurri come il cielo...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ero stata tre giorni immobile su quella sedia, a fissare quella finestra. Non sapevo cosa stessi cercando, cosa fare, cosa dire. L’unica cosa che riuscivo a fare era guardare il mare all’orizzonte. Mi sentivo morta dentro, come se la notizia della morte della mia famiglia avesse portato via una parte di me. Mi sentivo vuota. Impotente. Senza senso. E avevo paura che sarei rimasta in quello stato per sempre.
Non pensavo che sarebbe potuto succedere qualcosa di altrettanto terribile da potermi risvegliare dalla mia morte interiore. Eppure mi sbagliavo. Dopo essere stata informata di quello che era successo, era come se tutto dentro di me avesse ripreso vita, sentivo i batitti del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie. Diversamente dai giorni precedenti, adesso riuscivo a sentire anche un sentimento che cresceva sempre di più in me, che si faceva spazio nel vuoto, e che non era per niente piacevole. Paura. Paura di perdere per sempre la persona che amavo.
Eppure eccomi, nella stanza degli ospiti, che ormai era diventata la stanza di Arizona, di fronte al suo letto. La guardavo e non riuscivo a muovermi. Era lì, stesa sul letto, priva di sensi e i polsi avvolti da bende che dovevano tamponare l’emorragia. Si era tagliata le vene. Arizona, la mia Arizona, aveva cercato di togliersi la vita. E riuscivo a trovare una sola motivazione per questo suo gesto: io. Io, che in quei giorni non ero riuscita a vederla. Io, che non avevo capito quanto stesse soffrendo. Io, che non avevo capito quanto il senso di colpa la stesse distruggendo. Io, che a causa del mio atteggiamento nei suoi confronti l’avevo indotta ad andare a dormire in un’altra camera. Io...che la sera prima le avevo detto di odiarla. Ero stata una stupida. Stupida a non vederla, stupida a trattarla in quel modo, stupida per aver pensato che lei avrebbe retto.
Non ero stata informata dell’accaduto finché il medico non accertò che sarebbe sopravvissuta, perché tutti sapevano che non volevo essere disturbata, che non volevo vedere nessuno, che non volevo sapere niente di nessuno. Quanto ero stata stupida. A causa del mio rancore, stavo perdendo tempo prezioso che avrei potuto trascorrere con lei. Avrei potuto perdere un’intera vita da trascorrere con lei. E io non volevo, non potevo, perdere anche lei. Non così.
Quando si svegliò, io ero sdraiata accanto a lei, con le lacrime agli occhi. “Arizona...”
“Callie..?” Mi guardò con aria confusa. “Io...io non sono morta?”
“No, no amore mio, non sei morta.” la rassicurai accarezzandole la guancia.
“Allora deve essere un sogno... Nella realtà tu non saresti qui accanto a me, ad accarezzarmi... Sei solo un’illusione.”
“Perché dici queste cose?”
“Perché tu...” Gli occhi le si riempirono di lacrime. “Tu non mi ami più... Tu mi odi...” disse mentre le prime lacrime cominciarono a rigarle le guance.
“No... No, Arizona, no...” dissi mentre la stringevo a me. “Io non ti odio.”
“Non è vero... Tutto questo è solo un sogno, appena mi sveglierò tu sarai ancora lì, seduta davanti a quella finestra, ad ignorarmi e ad odiarmi...”
Allora le presi una mano, facendo attenzione al polso, e la poggiai sulla mia guancia. “Guarda. Arizona sono io. Non è un sogno, sono vera. Sono io.”
“Allora perché sei qui? Perché sei qui accanto a me?”
“Come perché?! Perché ti amo Arizona.”
“Ma tu...tu hai detto che...”
“Dimentica quello che ho detto, Arizona.” la interruppi io. “Non vale nulla, non significa nulla. Non pensavo davvero quello che ho detto. Lo so che ti ho ferita, e ti chiederò perdono anche mille volte se questo servirà. Ma non provare mai più a fare una cosa del genere. Mai più. Quando mi hanno detto quello che era successo ho quasi avuto un mancamento. Se solo penso che se non ti avessero trovata in tempo a quest’ora tu...tu...” Sentii un nodo alla gola al solo pensiero. “Tu sei tutta la mia vita, lo capisci?”
“Ma è solo colpa mia se...”
“No!” la interruppi nuovamente io. “No Arizona, tu non hai colpa di nulla! Smettila di incolparti. Niente di quello che è successo è colpa tua, e mi dispiace se ti ho fatto pensare questo buttandoti addosso tutto il mio rancore, il mio dolore e la mia frustrazione. Sono stata ingiusta con te. Perdonami, amore mio, perdonami. Ti prego.”
“Non ho nulla da perdonarti.” mi disse lei, sorridendomi lievemente. “Io ti amo...”
“E io amo te. Supereremo anche questa, te lo prometto. La supereremo insieme, non ti allontanerò mai più da me in quel modo. Te lo giuro.” le promisi baciandola, finalmente.
Quell’episodio non fece altro che ricordarmi quanto avessi bisogno di lei e quanto il nostro amore fosse forte. E sarebbe stato così per sempre.
 
 
Arizona aveva ragione, nessuno si accorse mai di nulla. Per anni nessuno sospettò mai che io e lei non fossimo parenti e così potemmo vivere la nostra vita in tranquillità. Ma a volte, quando pensava che non la vedessi o non la sentissi notavo che era triste o che addirittura piangeva, e sapevo anche il perché. Le mancava sua sorella esattamente come a me mancavano mio fratello e mia madre. Però lei non voleva sentire ragioni, non voleva assolutamente che qualcuno venisse a trovarci e potevo comprendere la sua paura di essere scoperte. Dio solo sa cosa sarebbe successo se qualcuno fosse venuto a sapere della nostra storia.
Un giorno però, arrivò una lettera da Teddy e dire che Arizona era terrorizzata era dire poco.
“Le avevo detto di non scrivere!!!” esclamò spaventata.
“Non l’hai neanche aperta, magari...”
“No!” mi interruppe lei. “Avrebbe dovuto ascoltarmi, avrebbe dovuto...” disse prima di cominciare a respirare affannosamente.
“Arizona, calmati, per favore. Stai tremando.” dissi facendo scorrere le mani su e giù lungo le sue braccia.
“Tu lo sai... Se mio padre scoprisse che siamo qui, io...e tu...”
“Tuo padre non è qui al momento. Se lo sapesse sarebbe già qui, non credi? Quindi perché intanto non apri questa lettera così sappiamo il motivo per cui Teddy ti ha scritto? Magari è una cosa importante.”
“Hai ragione...” disse aprendo freneticamente la lettera.
“Con calma...” le ricordai.
Lei fece un respiro profondo e cominciò a leggere la lettera, lentamente. Quando ebbe finito, aveva le lacrime agli occhi e ciò mi fece preoccupare parecchio. “Che succede?!”
“I miei genitori sono morti...”
“Come?!”
“Mia madre è morta una settimana fa di tubercolosi e mio padre solo quattro giorni fa...era vecchio ormai...” disse mentre le scendeva una lacrima.
“Mi dispiace così tanto... So cosa vuol dire perdere un genitore e...”
“No, tu non capisci...” disse alzando lo sguardo verso di me e sorridendomi.
“Cosa?”
“Non ti rendi conto? Teddy è sposata e i miei sono morti...questo vuol dire che palazzo Carignani è mio adesso!”
Non riuscivo a spiegarmi la sua reazione alla morte dei genitori. Era totalmente insolita, era...quasi come se fosse felice. Si, era decisamente felice, quelle lacrime non erano di dolore bensì di gioia, e per quanto mi sforzassi non riuscivo a carpirne il motivo. Ma poi guardai intensamente quegli occhi azzurri come il mare che scintillavano come non mai, quegli occhi che mi avevano catturata, che mi avevano fatta innamorare e che ormai conoscevo meglio di qualunque altra cosa. E allora capii.
“Tu vuoi ritornare a vivere lì, non è vero?”
“Solo se lo vuoi anche tu.” disse guardandomi dritto negli occhi.
Dopo dieci anni, era finalmente giunto il momento di tornare a casa. Eravamo libere.
 
FINE
  
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