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Autore: fuoritema    17/11/2013    7 recensioni
Un/a bambino/a per ogni distretto. Una storia diversa per ognuno di loro. Per non dimenticare...
- Distretto 5: Morsi della notte (mini Foxface)
- Distretto 2: L'argento è meno dell'oro (la sorellina di Cato)
- Distretto 3: Scaccomatto (Felix, personaggio di FelixTentia)
- Distretto 7: La sua musica sembrava un'ondata di marea (Ninad)
- Distretto 1: Solo i forti sono degni del distretto uno (Golia)
- Distretto 8: Le stelle (Cassiopea)
- Distretto 4: La forza di un acquazzone (Teva)
- Distretto 6: Non tornerà più (Luke)
- Distretto 9: La fata del grano (Arya)
- Distretto 12: Lo Ying non esiste senza lo Yang (Ambra & Alec)
- Distretto 11: Ladra (Willow)
- Distretto 10: Uno strano incontro (Nat)
- Distretto 13: Solo polvere di sogni e speranze (Kira)
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Cato, Faccia di Volpe
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We are not iron children, our shields are shattered glass '
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NOTA DEL 30/1/14:

Vorrei dire che se qualcuno è interessato a "ruolare" (fare domande a un mio personaggio, fargli/le conoscere il suo o quant'altro) la mia Will, così come Ninad e Silver sono su facebook. Si chiamano rispettivamente Willow Ellis, Silver Valen e Ninad Sullivan ;)
Mandate una richiesta di amicizia e fate tutte le domande che volete, passo e chiudo...


 
Shadows of dust and memories
 
 




Capitolo 9: La fata del grano
 

 


Non rimpiango la mia infanzia. Giorni e giorni passati a tentare di sopravvivere. A strisciare come cuccioli alla ricerca del nutrimento. Eravamo tutti sconfitti, sconfitti già dal principio, e nessuno faceva nulla per cambiare la nostra vita. Ognuno pensava per sé, perché non si riesce a sopravvivere aiutando anche gli altri. E non c’era tempo per le nostre “bambinate”.
 
Eppure passavo ogni giorno della mia infanzia in cui non si doveva lavorare tra i campi a preparare assalti per i gruppi rivali al nostro. Ricordo tutto delle nostre avventure. A quel tempo il nostro capo era Christopher, un ragazzo di quattordici anni, che si era guadagnato quel titolo ambitissimo per il suo coraggio e la sua determinazione. Lo rispettavamo, e ci fidavamo ciecamente di lui. Io ero un semplice soldato ma, essendo piccolo e simpatico, ero amato un po’ da tutti: insomma ero la mascotte del gruppo. Venivo scelto per le missioni più semplici e Christopher, a volte, aveva un occhio di riguardo con me: un po’ come fa un fratello maggiore. Ero figlio unico e, sinceramente, avere attenzioni mi faceva piacere. Lui era il mio mito, il mio eroe: la figura a cui mi ispiravo per la mia vita.
 
Ma non è di me che voglio parlarvi. Questa è la storia di una bambina con i capelli del colore del grano al momento del raccolto e gli occhi del colore del cielo sereno. Arya. Un nome magico: un po’ come lei. La piccola fata che correva tra i campi confondendosi con le spighe, con le guance perennemente rosse per l’eccitazione e gli occhi azzurri di una dolcezza infinita. Lei era la nostra messaggera: portava dichiarazioni di guerra da un gruppo all’altro, senza fermarsi un attimo.
 
Ricordo che le chiesi, una volta, perché non si riposasse mai. Lei sorrise. Non me lo dimenticherò mai. Quel sorriso era solo suo, ed io ne ho ricevuti molti. Poi mi rispose “Quando corri tutto va via da te. Preoccupazioni, ansie, paure ti lasciano come l’aria che ti accarezza il viso. Per questo corro. Per farle, anche se solo per poco, andare via da me. Per avere un momento di felicità”. Erano parole semplici, da bambina, ma mi colpirono profondamente. Ancora oggi ricordo questa frase mentre ho dimenticato altre cose che erano molto più importanti del discorso di quella fatina bionda.
 Ma torniamo al mio racconto. Quella bimbetta aveva la mia stessa età ed era una presenza fissa per il nostro gruppo. Un po’ come me. Gli anni passarono in fretta e diventammo grandi abbastanza per venire sorteggiati per gli Hunger Games. In quella boccia c’era solo un biglietto con il suo nome ma la sfortuna volle che venisse pescato. In quel momento persi una parte di me che non sarebbe più tornata. Mai più. In preda allo sconforto mi ammalai, ero sopravvissuto alla morte di mio padre, ma non riuscii a sopportare quella perdita. Essere sorteggiati era come morire. Non passai a salutarla. La malattia mi aveva dato il pretesto per non andare, così rimasi a casa. Ricominciai a vivere una settimana dopo e tornai dal mio gruppo. Nessuno parlò di lei. Christopher sapeva, noi sapevamo. Non c’era più nulla da dire.
 
Passarono due, tre, quattro settimane. Non tornò più. Da allora ripenso spesso a lei, soprattutto quando vedo correre una bambina tra i prati. “Per questo corro. Per farle, anche se solo per poco, andare via da me. Per avere un momento di felicità”. Sì, Arya è ancora qui. Per questo scrivo la sua storia. Per non dimenticarla…
 
 























































Angolino dell’Autrice:
Questo è il primo capitolo che mi sono immaginata ma ho voluto metterlo per secondo per iniziare con il distretto uno.
Allora, la prima cosa che voglio specificare è che i nomi non sono campati in aria. Hanno una loro storia (diciamo che vale soprattutto per Golia) e rispecchiano un po’ la personalità del protagonista. 
 
 Spero vi piaccia. 
Ciao a tutti e ci vediamo con il prossimo capitolo (probabilmente del distretto 4) :)

Hope 13
 



Il Forno ⌠Hunger Games EFPfanfic⌡
  
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