Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Stanys    18/11/2013    2 recensioni
...e infine si arrese.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non il rumore di una singola goccia di pioggia riusciva a penetrare quelle strane pareti, che nell'ombra a stento si vedevano. Tutto ciò che riusciva a vedere davanti a sé erano due enormi colonnati, che si estendevano per un'altezza spropositata, molto più alti rispetto alle apparenti dimensioni della struttura, così come la navata dava l'impressione di essere molto più lunga. La poca illuminazione arrivava direttamente dalle colonne, che brillavano di una tenue luce propria, come di un crepuscolo avvolto dalla nebbia.
Nonostante i timori e l'inquietudine che quelle osservazioni avevano causato in lui, Alfred si incamminò zuppo di pioggia lungo la navata centrale, sperando (neanche tanto in realtà) di incontrare qualcuno, o quantomeno un passaggio che potesse condurlo alla torre. Aveva camminato molto, la stanchezza cominciava a farsi sentire e, forse preda dell'insofferenza, si lasciò sfuggire un timido ma incauto «C'è nessuno?», dal quale non ricevette neanche l'eco in risposta, e che lo fece agitare ancora di più.
Ma finalmente scorse qualcosa.
In mezzo alla navata centrale stava un altare, illuminato da due bracieri posti ai lati ed innumerevoli candele poggiate sopra. Davanti erano stati posizionati due troni: uno più grande, riccamente decorato, che poteva essere stato tranquillamente trafugato da un palazzo reale ottocentesco, mentre l'altro, alla destra del primo, era molto più semplice, poco più di un blocco di pietra intagliato per accogliere una persona. Alle spalle dell'altare, un'imponente stele nerissima svettava ricolma di incisioni incomprensibili e, tra l'altare e la stele, la statua di un uomo dagli abiti sontuosi dava le spalle all'altare con le braccia spalancate.
D'istinto Alfred si nascose dietro la più vicina colonna, temendo che potesse esserci qualcuno nei paraggi. Dopo una rapida analisi concluse che quel posto, come tutti gli altri visti finora, era deserto, quindi si fece avanti. Raggiunse i due troni e, osservando lo scranno di pietra, notò che anche questo era ampiamente arricchito di piccoli segni, una specie di geroglifici.
«Il tuo posto è su quello accanto»
La voce arrivò dalle sue spalle e subito si diffuse in tutto l'ambiente come dotata di potente amplificazione. Pur non avendo un tono ammonitorio, suonò peggiore di una maledizione. Alfred trasalì e rimase pietrificato per il terrore, poiché non aveva la più pallida idea di chi avrebbe potuto avvicinarlo di soppiatto in quel modo senza essere scoperto, dopo ore di infruttuosa esplorazione. Rimase col braccio sospeso nell'atto di toccare il trono di pietra e lentamente girò il capo verso la fonte della voce. Riconobbe subito gli abiti della statua davanti alla stele, quindi immaginò che l'uomo di mezza età dallo sguardo benevolo che gli stava davanti fosse il sacerdote di quella chiesa. Questo riuscì a far recuperare ad Alfred un minimo di tranquillità tale da fargli dire: «Mi perdoni, Padre, ma pensavo non ci fosse nessuno qui»
Lo sguardo del sacerdote si fece interrogativo: «Padre? Non sono padre di nessuno io, men che meno il tuo»
Alfred fu sorpreso da quella risposta assolutamente insolita.
«Ma come, non è lei quello ritratto in questa...statua?»
fece fatica a finire la frase perché, giratosi per indicarla, vide che la statua non era più al suo posto.
“Ok, sto impazzendo” si disse tra sé.
Il sacerdote sorrise come un nonno comprensivo sorride al suo nipotino e disse «Non era una statua, ero io. Semplicemente, non avevo motivo di muovermi, almeno finora. Ma adesso che finalmente sei qui, Alfred, devo svolgere il mio compito»
«Come sai il mio nome?»
«Lo so perché ti aspettavo. E no, non sei in coma, né questo è un sogno fottutamente verosimile»
Il povero Alfred non riuscì a fare a meno di assumere un'espressione di puro sbigottimento alle parole del sacerdote, che sembrava averlo seguito dal momento in cui si era risvegliato in quel posto.
«Immagino che a questo punto tu voglia sapere qualcosa di più sul luogo in cui ti trovi, no? Questo» disse allargando le braccia «è il tempio dell'Uomo, il tuo tempio»
«Di chi, scusa?»
«Beh, non proprio strettamente tuo, ma di ogni uomo, quindi anche tuo.»
«Ma dov'è che siamo? In quale parte del Paese intendo.»
«Oh, non siamo affatto nello stesso Paese da cui vieni tu. A dirla tutta, non siamo neanche sullo stesso pianeta. In fondo non è neanche importante, possiamo essere dove preferisci. Noi qui non “stiamo”, ma “siamo”, esistiamo e basta.»
Di nuovo il sacerdote indovinò i pensieri che Alfred aveva così bene dipinti in viso con la sua maschera di incredulità e dubbio. «Capisco che sia difficile da capire, anzi: non mi aspetto mai che un umano capisca, ogni volta che passa per questo luogo. Ma poi dopo un po' tutto appare più chiaro.»
Alfred intanto si guardava intorno per cercare di mettere a fuoco le parole che ascoltava con l'aiuto di ciò che vedeva. Si fermò davanti alla stele e chiese «Ma tu chi sei?»
«Ottima domanda: sono il Sacerdote dell'Uomo, custode del Tempio, ma tu puoi chiamarmi Krys, ed io mi inchino a te, Alfred, mio padrone umano.»
Di tutto ciò che aveva sentito fino a quel momento, nulla aveva sbigottito Alfred quanto il sentirsi chiamare “padrone”. «Il tuo cosa?»
«Il mio padrone» ripeté Krys, «mio come di ogni altra divinità.»
dopo quest'ultima frase Alfred non riuscì a trattenere le risa, che esplosero sonoramente all'interno del Tempio. L'espressione di Krys tuttavia non era mutata.
«E io sarei il padrone di tutti gli dèi? Per curiosità, quanti sarebbero?»
«Tutti quelli che l'Uomo ha creato»
«Mi sembra giusto, meglio non farsi mancare niente. Mi dispiace, ma io a questa pagliacciata non ci sto. Cercherò un altro palazzo da cui affacciarmi per guardarmi intorno.»
«Io non andrei via se fossi in te» sentì dire Krys alle sue spalle, mentre Alfred si era incamminato nella direzione da cui era venuto, sperando di guadagnare l'uscita. «Tanto più» continuò il sacerdote «che sta per cominciare una cerimonia in tuo onore.»
«Mi dispiace, ma non sono adeguatamente vestito. Vado a cercare uno smoking e torno.»
«Sì, è una buona idea.»
Dopo pochi passi Alfred sentì una leggera brezza arrivargli dalle spalle, avvolgendolo rapidamente, e subito dopo si sentì perfettamente asciutto. Nell'oscurità non riuscì a capire cosa fosse successo, quindi si avvicinò ad una delle colonne e scoprì che la divisa della prigione era sparita, sostituita da un impeccabile smoking, con tanto di farfallino nero e scarpe lucide ai piedi.
«Che cazzo mi hai fatto?» urlò da lontano verso Krys che, col solito tono piatto, rispose «Ti ho accontentato: non era uno smoking che volevi?»
Alfred continuava a guardarsi lo smoking senza riuscire a trovare una spiegazione plausibile per ciò che gli stava accadendo.
E infine si arrese.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Stanys