Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Summer9    06/11/2004    1 recensioni
Potrebbe essere l’inizio di una storia… Potrebbe esserne la fine… O potrebbe essere un semplice incontro…
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Esci subito di qua

Esci subito di qua!

 

Il fastidioso trillo di una sveglia invase la camera e Harry, innervosito per essere stato destato così di colpo, prese quel “Dannato aggeggio” e lo lanciò contro il muro, dove con uno schianto, si ruppe in mille pezzi che caddero al suolo con ancora più strepito del tintinnio meccanico.

Accanto a lui la donna, già sveglia, stava ridacchiando sommessamente alla vista della reazione spropositata del moro che, vedendola sogghignare se la prese con lei

“Ma che ora sono?!?!” “Mpfh…le sei” “COSA? E perché mai mi hai svegliato così presto?” “Tu hai voluto che restassi qui caro mio, ma io, a differenza di te, devo andare a lavoro, già non avrei dovuto passare la notte fuori, era il mio turno di sorveglianza, se in più tardo come al solito è la buona volta che Goy mi licenzia” “D’accordo…quando arriverà lei?” chiese allora pronunciando quell’ultima parola con un tono leggermente equivoco.

Annik sbuffò “Cavoli Harry, non sarà certo in questo modo che affronterete i vostri problemi” “Non per essere pignolo, ma vorrei sottolineare che io non avevo la minima attenzione di farlo, ma qualcuno mi ha tirato un colpo molto basso invitandola prima di chiedermene il permesso” piccata da quell’osservazione a cui non sapeva come rispondere, la donna si alzò dal letto con un gesto stizzito, mostrandosi a lui in tutta la sua bella, conturbante ed irosa nudità

“Bè’, forse il sotterfugio non è certo il modo migliore di agire, ma ammetti che se non mi fossi comportata così staresti ancora nel letto a crogiolarti pensando al torto che ti ha fatto, invece di cercare di buttarti tutto definitivamente alle spalle” il volto dell’uomo si colorì di rosso, era consapevole del fatto che lei aveva ragione, che si stava comportando da bambino immaturo, ma, troppo orgoglioso, non voleva darlo a vedere e le diede così le spalle, coprendosi interamente con le lenzuola.

“Mmmmmh!!! Quando fai così non ti sopporto, stupido testardo!” sbottò lei ed entrò in una porta sita nella parete di fronte al letto che la condusse nel bagno da dove, non molto dopo, provenne il rilassante ed inconfondibile rumore dell’acqua che, scrosciante, scorreva dal rubinetto della doccia.

Allora Harry si stese a pancia in giù e, inforcando gli occhiali, rilfettè sconsolato su come avrebbe dovuto comportarsi con Hermione.

Avrebbe dovuto far finta di nulla e aspettare che le cose venissero a galla da sole, una ad una, oppure affrontare subito l’argomento e vedere come avrebbe reagito lei?

Era difficile capire quale fosse la cosa migliore, ma soprattutto era difficile capire cosa volesse lui realmente, se davvero si sentisse tutto questo coraggio di rivivere certe cose, certe delusioni.

Un cigolio fastidioso del rubinetto che si chiudeva annunciò che Annik aveva finito di lavarsi, infatti, poco dopo, rientrò nella stanza avvolta da un candido asciugamano, mentre i capelli ancora umidi le circondavano disordinati il volto su cui campeggiava un’espressione decisa

“Ascolta, so di averti giocato un brutto scherzetto che forse non avevo il diritto di mettere a segno, ma ormai quel che è fatto è fatto e non puoi sprecare questa occasione, anche perché sarà l’ultima, non puoi continuare così in eterno, se non ti deciderai ora che tutto ti è offerto su di un piatto d’argento dovrai arrenderti e rinunciare per sempre, le occasioni che ti offre al vita non sono infinite, per quanto lei ti possa sembrare sciocca e traditrice presto si stancherà di correrti dietro e allora, per quanto tu desidererai porre fine alle angosce che ti tormentano, lei non sarà più disponibile a ripercorrere con una corsa furiosa ed inutile il suo passato” “Ma nemmeno ora sembra che lei sia disposta a farlo, sembra che non le importi nulla” a queste parole lei lo guardò in tralice e poi, mentre cercava di entrare in un abito un po’ stropicciato, disse, stanca di quelle continue ed assurde asserzioni

“Io non so più come fartelo entrare in testa, ma prova a pensarci, se lei non volesse davvero cambiare le cose, per quale anomalo motivo avrebbe accettato di farti da balia per due settimane?” “Ma quando l’ho vista, a Londra lei…” “Ha evitato l’argomento, lo so, ma forse le occorre del tempo, forse ha solo bisogno di vedere che, nonostante la tua rabbia,tu sei pronto ad ascoltare le sue ragioni, per quanto non ce ne possano essere al trattamento che ti ha riservato” “Sono veramente stanco di dirti che hai ragione” la prese in giro come la sera precedente “Piantala di motteggiare” lo riprese lei, ma dal suo tono traspariva un sottofondo altrettanto scherzoso e, dopo che si fu allacciata l’ultimo bottone della giacca prese il suo cuscino e glielo lanciò in faccia

“Alzati pigrone, che rifaccio il letto prima che arrivi, vorrei risparmiarle almeno quest’onere!”

 

Erano ormai le sette e trenta e Annik si era appena smaterializzata, dopo aver schioccato un giocoso bacio sulle labbra imbronciate di Harry, che ora se ne stava sdraiato sul divano aspettando l’ormai inevitabile arrivo della bella brunetta che era stato fissato alle otto.

Le lancette di un grande orologio a pendolo scandivano inesorabili i minuti ed i battiti del cuore del moro che compitavano il ritmo della sua agitazione.

Quella che per  molti altri sarebbe potuta sembrare un’eternità, per l’uomo trascorse forse troppo velocemente e, quando ancora l’ultimo rintocco dell’orologio si stava spegnendo assorbito dalla casa un tremulo bussare giunse alle orecchie di Harry.

“Chi è?” chiese confondendola un poco, come se si aspettasse altre visite, infatti la sua voce risuonò incerta

“Sono io…ehm, Hermione” “Oh” esclamò fingendosi stupito “Prego, entra pure, la porta è aperta” la invitò.

I cardini cigolarono e il pesante uscio nero d’ebano si spalancò, illuminando la stanza dove ancora tutte le tende erano tirate e le persiane accostate.

Appena lo richiuse alle sue spalle l’imbarazzo calò su di loro. La donna in silenzio appoggiò le borse accanto al divano e, con un disagio sempre più crescente, sistemò giacca e sciarpa all’attaccapanni, cercando di farlo il più lentamente possibile.

Ma il padrone di casa non accennava a parlare, semplicemente, cercava di posare il suo sguardo su tutto meno che lei, per celare l’apprensione che provava in quel momento: non voleva darle a vedere quanto fosse ancora importante per lui, non poteva permettersi di parlarle con certe carte scoperte.

Hermione stava in piedi poco distante da lui, mentre, stropicciandosi le mani, decideva se fosse il caso o meno di dare vita ad una conversazione, lui, dal canto suo, sembrava non averne la minima intenzione.

Ma qualcuno doveva pur farlo.

E così lei parlò.

“Ehm…” si schiarì la voce, come a far notare la sua presenza “Hai-hai già mangiato Harry?” passarono non pochi secondi prima che si sentì sicuro di poter rispondere senza che la sua voce tremasse di rabbia

“No, non ancora, tu?” “Nemmeno io, ti-ti preparo la colazione? Cosa prendi di solito?” “Mi faresti un favore, anche se io bevo solo caffè” “Ma non puoi non mangiare nulla, ascolta, anche io ho fame, preparo uova e pancetta con del succo di arancia e mangeremo insieme in cucina…allora?” tentò di essere gentile e servizievole.

La risposta dell’uomo non fu certo a tono: biascicò un indelicato “Non c’è alternativa giusto?”.

Un po’ offesa dall’osservazione se ne andò corrucciata, lasciando solo il moro a darsi dello stupido: doveva cercare un dialogo, risolvere la situazione, e trattarla male non era certo la via migliore.

Con fatica si alzò e la raggiunse nell’altra stanza, per farle una silenziosa, tesa compagnia.

Ma per quel giorno forse era il massimo che avrebbero potuto raggiungere.

Infatti con il passare del tempo simili situazioni si ripetevano: lei si rivolgeva a lui in tono affabile e disponibile e, come ringraziamento spesso e volentieri riceveva frasi scontrose ed offensive, sulle quali poi Harry rimuginava, dandosi dell’idiota per il suo comportamento irrazionale.

Ma era difficile controllarsi, era difficile comportarsi come nulla fosse per creare l’atmosfera giusta perché si lasciassero andare e, quella notte, chiusero gli occhi consapevoli che per il momento entrambi stavano facendo solo tanti, inutili, faticosi e laceranti passi indietro.  

 

Il mattino giunse quasi inaspettato e, quando Hermione irruppe nella stanza da letto per svegliarlo aprendo i vari tendaggio Harry si stupì vedendola, come fosse stato ancora convinto che da quella porta sarebbe entrata Annik.

La luce di un sole stranamente splendente riempì la camera mentre l’uomo si alzava stiracchiandosi gli arti rattrappiti e farfugliando uno stentato buongiorno.

“Buongiorno anche a te!” scattò invece lei, gioviale.

Evidentemente aveva deciso di seguire una linea d’azione differente rispetto al giorno prima: lei l’avrebbe trattato bene, cordialmente, indifferentemente dall’atteggiamento che le avrebbe riservato, sperando che questo l’avrebbe convinto della sua buona fede e che si sarebbe lasciato andare con lei.

Ovviamente come in tutte le cose i risultati si sarebbero visti lungo andare e non si aspettava minimamente che lui la trattasse meglio da subito.

Infatti, senza più degnarla di una parola Harry la lasciò sola a sistemare le cose, mentre lentamente scendeva in cucina dove, con tutta sicurezza, avrebbero mangiato ancora insieme.

Perché si comportasse così non lo sapeva nemmeno lui, ma agire in quel determinato modo non lo faceva soffrire, sentiva che se le si fosse avvicinato ancora troppo non sarebbe più riuscito a parlare con lei e doveva farlo.

Non molto dopo la brunetta lo raggiunse e, sempre con la stessa aria felice, si mise canticchiando ai fornelli.

D’altro canto non comprendeva nemmeno come per lei tutto potesse essere così semplice, quando, solo il giorno prima, non riusciva neanche a rivolgergli la parola senza balbettare.

Quella cosa lo innervosiva. Lo faceva agitare quel suo ostinato atteggiamento ipocrita.

Perché? Perché fingere che tutto quello fosse la cosa più naturale del mondo? Come poteva esserlo convivere dopo dieci anni di separazione? Era come se non si conoscessero più, per fare un esempio nessuno dei due sapeva che lavoro facesse l’altro, erano forse cose elementari, ma infondo facevano parte della loro nuova vita, del loro nuovo essere e, esserne all’oscuro, portava la conseguenza di non conoscersi più, eppure…eppure appena aveva avuto l’occasione di stare un po’ con lui l’aveva colta al volo, nonostante le avesse fatto capire, quando si erano incontrati a Londra, che lui non aveva più intenzione di rincorrere il loro passato.

Ma forse…forse dopotutto Hermione sapeva meglio di lui che non si poteva andare avanti senza aver chiuso i conti con quello che c’è dietro di te e lei voleva farlo, anche se avesse significato che con quella visita la porta di Harry sarebbe rimasta chiusa per sempre per lei.

“Come va?” gli domandò distraendolo dai suoi pensieri.

Avevano appena finito di far colazione ed si erano sistemati sul divano lei, ad un capo, lui, dall’altro, con non pochi centimetri di distanza.

“Mi sento ancora come se avessi tutte le ossa rotte, ma per il resto va tutto bene” disse secco

“Già…bè, sono contenta…sai, anche a me è successa una cosa simile dopo che Ron…” lasciò cadere la frase, mentre il suo tono si abbassava e la voce diventava sempre più rauca.

“Ah…e…com’è successo?”  “Be, sono stata anche io fuori tutta la notte senza…” “No scusa, non intendevo quello, lui, come ha fatto a…bè, hai capito” concluse.

Parlarne gli faceva male, ma non poteva pensare di non sapere nulla della morte del suo migliore amico, ora che ci pensava gli sembrava anche molto strano che Silente non gli avesse fornito nessun particolare, se non la notizia in sé, ma forse lui aveva capito meglio di entrambi che avrebbe dovuto parlarne con lei, nonostante tutto infatti anche quello era un evento del loro passato che avrebbero dovuto superare insieme.

“Non credo che abbia sofferto sai?” esordì e le sue parole erano già bagnate da lacrime amare

“Bene” disse lui deglutendo, per riempire il silenzio di quella frase lasciata in sospeso.

Lo guardò fisso in quei meravigliosi, ma ormai spenti occhi verdi, cominciò a raccontare

“Era Natale, come ti ho già detto, il primo che trascorrevamo insieme e sembrava che tutto andasse a gonfie vele, sembrava felice, non parlava più di quanto gli mancassi, non passava più ore chiuso nel suo studio a guardare i vecchi album di foto, non mi coinvolgeva più in discussioni sul duello con Voldemort per analizzarlo e capire se fosse successo in quel momento qualcosa che ti aveva spinto ad andartene, finalmente sembrava che gli bastassi solo io, che avesse accettato la nostra vita insieme, ma forse nascondeva solo la decisione di farla finita…non so, non so se l’abbia premeditato o se è solo successo…” sospirò, voltandosi, non voleva che continuasse a vedere le lacrime che impertinenti le rigavano il volto dalla pelle ambrata.

“…comune quel giorno di otto anni fa entrai in casa, di ritorno da un giro di negozi per gli ultimi acquisti di Natale e compresi subito che qualcosa non andava: c’era troppo silenzio.

Non il rumore della televisione che io gli avevo fatto conoscere, non come al solito il suo chiacchierare con un amico al telefono che finalmente aveva imparato ad utilizzare senza urlare, non lo scroscio d’acqua dal lavandino o dalla doccia…corsi subito all’impazzata in camera da letto e, quando spalancai la porta, desiderai di non averlo mai fatto”

Ora i suoi singhiozzi erano fin troppo marcati perché potesse nasconderli a lui semplicemente voltandosi.

“Lui-lui era là…sul letto, come dormisse, ma dalla sua bocca usciva un rivolo di sangue e sul pavimento giacevano i resti di una pozione blu-grigiastra tra le schegge del boccetto di vetro che la conteneva” ormai il pianto era dirotto e il racconto l’aveva colpito talmente che Harry non riuscì più a rimanere indifferente alla sua sofferenza che ora condivideva.

Così, si avvicinò e la strinse a sé, accarezzandole i capelli, mentre lei affondava il viso nel suo petto, bagnando in quel modo la maglia del suo pigiama.

In quel momento la cosa sembrava idilliaca, sembrava quasi sicuro che tra i due si fosse tutto sistemato, ma quando Hermione si riebbe un po’, cercò di svincolarsi dall’abbraccio e, quando la sua mano sfiorò il braccio destro di lui, lo allontanò di scatto, come se fosse stata scottata da quel tocco.

Improvvisamente da pieno di compassione e mestizia il viso del moro si adombrò di rabbia e i suoi occhi presero a lampeggiare come i lampi nel cielo durante un temporale primaverile.

“Come osi?” “Harry io, non volevo, mi ero ripromessa di non pensarci, di fare come nulla fosse ma…” “Non ci riesci?” chiese lui ridacchiando, ma la risata uscì tetra e grave

“Non è quello è solo che…” “E’ SOLO CHE COSA?” sbraitò allora lui “CREDI DAVVERO DI POTERTI PERMETTERE DI…” era così arrabbiato che non riusciva  nemmeno a trovare le parole atte ad esprimere il suo sentimento “…non lo so Hermione…” riprese sconsolato “…non so che pensare, tu dici che vuoi che io guardi al di là di tutto, che dimentichi in nome di quello che eravamo, di quello che avremmo potuto diventare, di quello che avrebbero potuto diventare tutti quelli che sono morti, ma non posso farlo, non senza la certezza che tu abbia accettato…” non poteva dirlo ad alta voce, non aveva mai pronunciato parole per descrivere ciò che li aveva fatti litigare e non le avrebbe pronunciate in quel momento “…bè, sai cosa”

“Io non so se ci riuscirò mai, ma devi rispettare i miei limiti…” azzardò lei, con la voce simile allo squittio di un topo indifeso

“COSA?” riprese ad urlare “NON CI CREDO! Non posso credere che tu mi stia chiedendo una cosa simile…è assurdo, io…io l’ho fatto per te…e ora tu pretendi che io mi arrenda? Che mi faccia andar bene che per quello ho perso il tuo rispetto? No, non lo accetto”

“Adesso non cercare di far passare i tuoi errori come un gesto altruistico caro mio, sappi che non attacca con  me!” “Cos-cosa?” domandò a mezza voce: era allibito.

“Io ho accettato che succedesse solo perché tu avessi salva la vita” “Smettila di nasconderti dietro gesti eroici, te l’ho sempre detto che tu hai questa spiccata tendenza a voler sempre essere il salvatore del mondo, ma non puoi camuffare i tuoi sbagli per via di questa tua attitudine”.

Per un breve istante Harry rimase ammutolito: non poteva credere che quelle frasi maligne ed accusatrici uscissero dalla bocca di quella che insisteva col dire “Siamo sempre stati come fratelli, perché non ci amiamo più ora?”.

“E’ assurdo, tu non puoi rinfacciarmi in questo modo qualcosa che ho fatto perché ancora tutt’oggi il tuo cuore potesse battere forte nel tuo petto”

“Non m’imbambolerai con le tue frasi ad effetto, non più, tutto ciò non funziona più, non ha  mai funzionato in realtà” resisteva imperterrita Hermione.

Il moro era esacerbato, non sapeva più come ribattere, non capiva come una ragazza intelligente come lei non potesse vedere al di là del proprio pregiudizio.

Furioso prese le sue valigie ancora intatte e le lanciò fuori dalla porta e poi la fissò collerico

“E adesso esci fuori di qui e non farti più vedere a meno che…”

“A meno che cosa Harry?” domandò lei testarda

“ A MENO CHE TU NON ABBIA FINITO CON QUESTA FARSA CHE TI SERVE SOLO PER NON SENTIRE I TUOI SENSI DI COLPA E ORA FUORI DA CASA MIA”  concluse indicando l’uscio con il braccio destro, mostrando quindi il motivo per cui la loro amicizia si era, forse definitivamente, incrinata…

 

Mentre discutevano era giunta la pausa pranzo e Annik aveva deciso di fare una capatina per vedere come i due se la stessero cavando.

Rimase non poco basita quando si materializzò sulla soglia e si vide sfrecciare accanto la bella brunetta con fare stizzito, mentre la figura di Harry si stagliava imponente e rabbiosa dal salone in penombra, con il braccio teso ad indicare l’uscita e l’errore più grande della sua vita.

 

Allora???? Che ne dite??? Quale sarà mai questo colossale errore?

Lo so, la sto tirando per le lunghe, perché cavolo hanno litigato? Bè, penso che un po’ ormai già si capisca, perché ho disseminato piccoli ma chiari indizi dai quali secondo me si puo già trarre una conclusione, ma cmq nel prossimo chappolo forse tutto sarà un pokito + chiaro….ki lo sa?

Xciò se siete almeno un briciolo curiosi recensite questo chap e in un baleno lo saprete…(sapete quanto x me sia importante il vostro parere xciò….COMMENTATE please, se volete il 6° chappolo…^__^ devil smile(ke nn è poi molto devil…ahem…)

Un baciox a tutti e un grazie specialissimo a Gius che ha avuto la pazienza di commentare anche lo scorso capitolo: come vedi la bella brunetta nn è durata per molto, un paio di giorni neanche ed ecco che succede il gran casino, spero di essere riuscita nel dialoghetto finale a far capire quanto fossero assurde le sue affermazioni e quanto Harryno caro ci rimanesse male…fammi sap ke ne pensi…bacioz!!!!!!

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Summer9