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Autore: Lady Warrior    18/11/2013    2 recensioni
ATTENZIONE: QUESTA è LA SECONDA STORIA DI UNA SERIE, SE VOLETE INIZIARE A LEGGERLA DOVETE OBBLIGATORIAMENTE LEGGERE " LA GUERRIERA DEL FUOCO", GRAZIE.
Sauron è di nuovo tornato, e le Tenebre avanzano sulla terra di Mezzo. La profezia si è ormai quasi compiuta e Rebean deve effettuare una scelta: suo padre Sauron o il bene della Terra di mezzo? fra battaglie e amori si intersecheranno la vita di Rebean e quella di Eowyn e le loro scelte influiranno il destino della Terra di Mezzo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Nazgul, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del fuoco e della terra'
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Ferite di guerra
 
Note dell’autrice: buooongiorno lettori! Perdonate il ritardo L che ritardo … quant’è che non aggiorno???? Scusate! La prossima volta farò del mio meglio!!!!! Anzitutto un paio di cose:
  1. Penso che il capitolo faccia leggermente schifino ma non potevo fare altrimenti o avrei ritardato ulteriormente la pubblicazione e avrei perso tutti i miei lettori!! ( ammesso che non li abbia già perso XD).
  2. Questa noticina è rivolta a Talia_Federer: so già che il capitolo probabilmente non ti piacerà molto. Ho questa sensazione … ma dal prossimo ci saranno guerre, scontri, viaggi, eccetera.
  3. Il titolo del capitolo c’entra poco ma non sapevo come chiamarlo.
  4. Ringrazio tutti coloro che mi seguono e mi recensiscono!!!! GRAZIE! THANK YOU VERY MUCH!
 
 
 
 
Rebean riuscì a entrare nel castello senza a suo parere essere vista. Così corse fino alla sua stanza, aprì la porta e la richiuse dietro di sé, tirando un sospiro di sollievo.
<< Dove pensavi di andare?>> chiese una voce, e il Re Stregone apparve nell’ombra.
<< Io? Ero andata giù un attimo, volevo sgranchirmi le gambe>> accampò la ragazza come scusa, ma l’altro iniziò a ridere glacialmente.
<< Sono costernato dal fatto che tu mi creda così ingenuo. Ho notato sin da subito la tua assenza, e ho inviato alcuni orchi a cercarti, temevo tu fossi fuggita. Ma a quanto pare non ti hanno rintracciato>>
<< Mi dispiace. Ma dovevo uscire. È da tanto che non sento più l’aria fresca>> rispose Rebean.
<< Spero per te che sia così>> disse l’altro, avvicinandosi a lei e sollevandole il viso con una mano << o preferiresti non esserti mai allontanata>>. Detto questo se ne andò senza dir nulla.
Rebean si sedette sul letto, ansimando. Poi si sdraiò guardando il soffitto. C’era mancato poco: la prossima volta sarebbe dovuta essere più attenta. “ Sempre che ci sarà una prossima volta”.
 
Erano settimane che la ragazza era rinchiusa in quella torre senza poter uscire. Voleva vedere suo padre, voleva camminare nelle pianure di Gondor, rivedere il cielo, ma soprattutto il sole. Dopo tutti gli allenamenti spossanti e gli studi faticosi aveva poco tempo per rilassarsi. Aveva imparato finalmente a leggere e a scrivere e le si era aperto un mondo: adorava esplorare i libri, immergersi in essi per scoprire ogni piccolo particolare e adorava anche piangere quando essi terminavano e il loro mondo spariva dinnanzi ai suoi occhi.
Rebean si recò al suo ennesimo allenamento. Era molto migliorata, sembrava nata per la guerra, e si vociferava che potesse essere ancora meglio di così, che il fuoco era suo “amico”, ma non capiva il senso di tali parole.
Anche per quel giorno si allenò per ore, ma quando esso terminò accadde qualcosa. Il Signore dei Nazgul le aveva dato il permesso per andare in camera sua, ma lei aveva esitato. Si chiedeva, infatti, il modo in cui qualcuno potesse diventare come il Re Stregone. Aveva paura a chiederglielo, ma tutti gli uomini che aveva conosciuto, più o meno malvagi, non erano come lui, non indossavano una veste nera e non si coprivano il volto con essa, non erano soprattutto né morti né vivi, come lui. Sapeva che c’entrava qualcosa con l’Anello, ma voleva conoscere tutto.
Così rimase immobile e chiese al Signore dei Nazgul: << Come sei diventato così?>>
Lui si voltò e Rebean immaginò che avesse un’espressione stupita.
<< Così come?>>
<< Né morto né vivo, asservito all’Anello>>
<< Ho un grande potere>> tuonò quello << Di meglio potrei desiderare solo l’unico ma …>>
<< Ma non puoi. Perché sei asservito. Non è assurdo? Cosa ti ha spinto a diventare così?>>
Il re Stregone si avvicinò a lei.
<< Dimmi, cos’è che desideravi di più prima l’Anello?>>
<< Quello che tutt’ora desidero. Rivedere mia madre, abbracciarla, e farle sapere che sto bene e che la amo. Ma tu non hai risposto alla mia domanda>>
<< Non ti credo. Stai mentendo>>
<< Non ne avrei il motivo>>
<< Io desideravo il potere, più d’ogni altra cosa>>
<< E perché? mia madre mi ha sempre detto che il potere dà cattivi consigli e fa credere alle persone di essere invincibili quando invece non lo sono>> disse Rebean.
<< Perché? tu mi chiedi perché desideravo il potere? Solo col potere ci si può vendicare. Tanto tempo fa, prima ancora di diventare re, ero un principe. Ricordo che volevo bene a mio padre, molto, ma non so come si fa ad amare, non lo ricordo. Ero ancora molto piccolo quando il popolo si rivoltò, e alcuni ribelli uccisero mio padre e mia madre davanti ai miei occhi. Io venni istruito, in attesa di diventare re, insieme ad altri figli di nobili ed allevato da una nutrice. Prima che i miei genitori morissero ero rispettato da tutti i miei coetanei, ma dopo non ero quasi più nulla: il potere era nelle mani di una sorta di sovrintendente e non era sicuro che sarei diventato re a causa del suo dispotismo e dell’avversione del popolo. Io quindi non ero più niente o quasi, e i miei coetanei iniziarono a deridermi, a perseguitarmi, a denigrarmi, e tutto ciò continuò per anni. Le persone del popolo, invece, mi scansavano perché figlio del re deceduto. Ma quando fui abbastanza grande capii. C’era un rimedio: il potere. Se avessi ristabilito la mia carica sarei di nuovo diventato qualcuno. E ci riuscii. Dopo provvidi a eliminare tutti coloro che mi avevano fatto del male e a seminare il terrore tra il popolo: solo con esso la massa informe della folla può essere domata.  Ma quel potere non mi bastava: perché accontentarsi solo di quel potere quando ne puoi ottenere molto di più? Così ebbe inizio la storia degli Anelli>> raccontò il re stregone con rabbia nel ricordare le sue brutte vicende. Probabilmente al soffrire così tante cose brutte, il suo cuore si era indurito ed era diventato malvagio. Rebean si chiese se ci fosse una cura. Può un cuore indurito dal male ritornare al bene?
<< Sai, noi due siamo molto simili per quanto diversi. Visto che tu mi hai raccontato la tua storia io ti racconterò la mia, anche se penso che tu già la conosca. Mia madre era di umile famiglia, era povera e andò in moglie a un falegname. È lì che sono cresciuta, senza ricchezza e senza potere. In un certo senso ero felice. mia madre mi voleva bene, il mio paese era molto carino e c’era spesso il sole. Quello che ritenevo mio padre, però, era un uomo dispotico e focoso. Spesso lo sentivo urlare a mia madre, e io mi rinchiudevo in camera, mi sdraiavo sul letto e mi coprivo la testa col cuscino pregando che i miei genitori finissero di urlare e che tutto ritornasse normale. Mia madre era una bella donna ma da quando si era sposata con quel falegname aveva iniziato a mangiare sempre di più. Il mio presunto padre, inoltre, non nutriva per me particolare affetto e non perdeva occasione per rimproverarmi e umiliarmi: perciò spesso litigava con mamma. La mia vita, da piccola, si svolgeva in paese, e sentivo tanta gente dire che ero frutto di un amore clandestino, di un amore colpevole. Le donne mi indicavano schifate e i loro figli mi denominavano con nomignoli poco carini e anche loro non perdevano occasione per umiliarmi, come quando mi gettarono nel freddo lago vicino. Ricordo che fui malata per giorni. Mi rinchiudevo sempre in camera e piangevo la maggior parte della notte. Poi venni promessa in sposa a quell’uomo e da qui conosci certamente tutto>>
<< Non desideri il potere?>> chiese l’altro, ma lei scosse la testa.
<< No. Desidero vendetta. Solo che ci sono momenti in cui penso che non sia la soluzione giusta, perché io per prima soffro nel meditarla. Oltretutto non cancellerebbe il male che ho sofferto, anzi, farei star male molte persone innocenti. Un’altra parte di me urla vendetta, però. È come se il mio cuore fosse spaccato a metà, e luce e tenebre lì si contendessero. Sai cosa penso, però? Che entrambi abbiamo trascorso troppo tempo a compiangerci e a disperarsi. Penso che a son di vedere il male siamo diventati ciechi di fronte alle cose belle che avevamo. L’ho capito grazie al nostro viaggio che mi ha portato lontana da casa, e a questa sorta di prigionia che mi impedisce di vedere fuori. Penso che mi sono lasciata sfuggire molte cose belle. Sai quant’è che non vedo il sole? Settimane. Forse di più: a Mordor non c’era. E solo ora mi rendo conto di quanto il sole sia bellissimo: riesce da solo a illuminare gran parte del n ostro paese. E il cielo stellato? Non è meraviglioso’ ho trascorso troppe poche notti a contar le stelle e a mirarle. La stessa erba verde e delicata che cresce è un miracolo: è un mistero come possa crescere dalla umida terra. E i fiori, quanti fiori c’erano nel mio paese! Erano rossi, verdi, rosa e blu. Ed erano profumatissimi. Lo stesso lago in cui mi hanno spinta era stupendo: la sua acqua era talmente cristallina che potevi mirarti e rimirarti. E l’acqua che disseta, cosa può esserci di più bello di questa? E gli animali, gli animali! Io adoro i gatti, la loro dolcezza e la loro astuzia. Non sono anche essi meravigliosi? E poi mia madre. Il suo sorriso, mi rendo conto solo ora, è la cosa più bella che possa esserci a questo mondo, e pagherei tutto per rivederlo. Il suo amore per me era infinito e mi ha permesso di andare avanti. Non è splendido, l’amore di una madre? Non è un miracolo il suo averti messo al mondo? E la stessa vita, non è anche essa un prodigio? L’amore non è un miracolo?>>
Il Signore dei Nazgul tacque e rimase in silenzio per molto tempo, poi le ordinò di andarsene.
 
 
La battaglia stava di nuovo per iniziare e l’esercito era riunito davanti alla città, nonostante tutto ancora con un morale abbastanza alto per combattere.
Eowyn aveva un brutto presagio, come se quel giorno dovesse accadere qualcosa di brutto. Così quando insieme all’esercitò si scagliò contro i nemici, lo fece poco motivata, e seppur non volesse ammetterlo, anche inquieta. I nemici venivano travolti dal suo cavallo come sempre, gli urli di battaglia erano i soliti, eppure ….
Ad un certo punto vide poco distante da lei Sauron in tutta la sua imponenza. Riusciva da solo ad uccidere molti nemici, troppi. Nessuno pareva spaventarlo, anzi. Quindi guardò di fianco a sé, dove avrebbe dovuto esserci Faramir. E non lo vide.
<< Faramir!>> chiamò, mentre decapitava un orco. Non ricevette risposta.
Lo chiamò di nuovo, senza risultato. Presa dal terrore, allora, senza riflettere, avanzò guardandosi attorno, cercandolo tra la massa informe di orchi e uomini, e finalmente lo vide.
Lo vide dinnanzi a Sauron, con la spada alzata e un’espressione determinata.
<< Faramir, fuggi!>> gli urlò Eowyn.
Egli però parve non udirla, ma poi le rispose : << no, Eowyn. Sta venendo il mio momento di gloria: finalmente sarò degno di mio padre. E di te>> le disse, prima di scagliarsi con ingenua stoltezza contro l’invincibile nemico.
<< No, Faramir!>> urlò Eowyn. I pensieri le vorticarono velocemente nel cervello mentre restava quasi paralizzata e tutto si muoveva velocemente attorno a lei e i rumori si facevano ovattati. Restò per qualche secondo, che parve un anno, a guardare Faramir andare in contro a quella che probabilmente sarebbe stata la sua morte. No, non poteva morire! Finalmente aveva trovato qualcuno che l’amava veramente. Così, con un atteggiamento che alcuni riterrebbero incoscienza, altri coraggio, spronò il cavallo slanciandosi anche lei contro Sauron.
Ella lo attaccò con un paio di fendenti, che andarono a vuoto, e l’altro l’attaccò poi a sua volta, scaraventandola un po’ più in là per concentrarsi su Faramir. Eowyn vide che Sauron stava per attaccarlo con violenza, e temette che se l’avesse colpito l’avrebbe ammazzato. Così si alzò e corse con velocità incredibile contro il nemico, e si pose dinnanzi a Faramir, incassando il colpo al posto suo. Così la ragazza perse i sensi e cadde in un buio profondo.
Quando si svegliò, Eowyn si trovava nelle case di guarigione. Suo fratello era chino davanti a lei, e le tenebre dominavano il cielo. Egli l’accarezzò sulla fronte. << Eowyn … quanta paura ho avuto! Temevo tu morissi! Per due giorni hai perso i sensi>>
<< Due giorni?>> chiese Eowyn, stanca.
<< Due giorni>>
<< E Faramir?>> chiese poi.
<< Sta bene. Lui è stato qui fino ad ora>>
Eowyn emise un sospiro e chiese al fratello con un fil di voce di vedere Faramir.
Finalmente dopo una decina di minuti il Capitano di Gondor arrivò.
<< Eowyn!>> esclamò << stai bene!>>
Lei sorrise debolmente e allungò una mano verso di lui.
Egli la prese a sé e la accarezzò.  << Tranquilla. Sono qui e ci sarò per sempre>>
 
Rebean era finalmente giunta in camera e si era seduta sul letto. Ben presto la raggiunse il Signore dei Nazgul. << Preparati>> le disse << Partiamo per il tuo paese. Sarà un’occasione per farti confrontare coi nemici>> le disse.
   
 
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