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Autore: ladyvampiretta    18/11/2013    5 recensioni
Layla è destinata a morire tragicamente, così hanno deciso gli angeli. Castiel, però, ignaro di tutto, le salva la vita. I loro destini si incroceranno in un turbinio di amore e morte che li porterà ad attraversare l'Inferno e il Paradiso per sfuggire alla sorte avversa.
[Dalla storia]
"« Devo tenerti d'occhio... » continuò « ... corri un grave pericolo »
Rimasi colpita « Eh? Quale pericolo? » sbottai.
Castiel rimase impassibile « Ti vogliono morta »
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SENSI DI COLPA

 

Il giorno dopo il trio mi accompagnò dal tatuatore.

A nulla erano valsi i miei tentativi di fuga, dato che i ragazzi erano molto veloci e l'angelo poteva entrare in ogni stanza che riuscivo a chiudere o sbarrare. Avevo il terrore degli aghi ed ero quasi certa che sarei svenuta dal dolore.

Sam e Castiel mi caricarono con poca grazia nell'Impala di Dean che, non appena fummo tutti in macchina, partì sgommando.

I due fratelli sedevano sul sedile anteriore, mentre io e l'angelo in quello posteriore.

« Castiel » lo supplicai, sfiorandogli le mani « Non farmi questo »

L'angelo si morse il labbro ma non raccolse le mie preghiere.

« E' per te che lo faccio ». Le sue parole ebbero un effetto strano su di me. Risuonarono profonde e sentite.

Dean, al posto del guidatore, finse di sventolarsi dal caldo.

« Ragazzi, se volete vi metto il divisore, così avrete un po' di privacy » scherzò.

Sam gli diede una gomitata e gli lanciò un'occhiataccia mentre io arrossivo.

Castiel, invece, rimase impassibile.

« Vi aspetto lì » e così dicendo, volò via.

« Permalosetto » borbottò il fratello maggiore.

« Sai che è fatto così, perché lo punzecchi sempre? » chiese Sam e i due cominciarono a discutere.

Io sarei voluta sprofondare volentieri nel sedile, ma ero certa che se anche mi fossi lanciata da un burrone, avrebbero trovato il modo di farmi fare il tatuaggio. Degluttii a fatica.

« Ma è proprio necessario? » biascicai, sporgendomi in avanti.

« Sì » rispose Sam, girandosi « Cass ci ha detto che hai visto come i demoni si impossessano dei corpi degli esseri umani, il tatuaggio è l'unica maniera per evitare che ciò ti accada »

Ricordai il giorno dell'aggressione dei demoni. Il fumo denso e nero che fluiva dalla bocca di uno dei miei aguzzini. Venni percorsa da un brivido di paura.

"Se quelle cose entrassero dentro di me..." scossi la testa con vigore.

« Ma voi ce lo avete? » chiesi, sempre titubante.

Sam diede le spalle alla strada e si tirò giù il colletto della T-shirt, fino a far intravedere un disegno sul suo petto. Rappresentava un pentagramma racchiuso in un sole dai raggi neri.

« Anche Dean ce l'ha » disse, provando ad incoraggiarmi sul sorriso.

Degluttii « Deve fare molto male... »

Il loro silenzio era inequivocabile.

Sì, doveva faremolto male.

Dean parcheggiò l'impala proprio davanti ad un negozio di tatuaggi, un locale che già dall'esterno risultava squallido. Pregai con tutto il cuore che non fosse quello, ma la vista di Castiel confermò le mie paure.

Scendemmo dalla macchina e raggiungemmo l'angelo che, senza dire una parola, ci precedette nel negozio.

Era costituito da una sola stanza circolare, male illuminata. Al centro della sala c'era una di quelle poltrone che trovi dal dentista di pelle nera, accanto una sedia girevole che poggiava su una scrivania. Lì sopra, troneggiava l'ago più grosso che avessi mai visto in vita mia. Mi venne la pelle d'oca mentre maledicevo mentalmente tutto e tutti.

Sam e Dean andarono a parlare con il tatuatore, mentre io e Castiel cominciammo ad osservare le pareti. Erano ricoperte da foto di donne e uomini che sorridevano all'obiettivo mostrando il loro tatuaggio. Mi strinsi le braccia al petto mentre i due fratelli tornavano con il mio "aguzzino", un tizio pelato, chiatto, con una canotta nera attillata e che puzzava di sudore. Aveva entrambe le braccia tatuate.

« Allora » si rivolse a me in modo cordiale « dove lo vuoi il tatuaggio, dolcezza? »
"Oddio"

Feci per fare un passo fuori dal negozio ma Castiel mi tenne per un braccio.

« Ti conviene farlo qui come loro » e così dicendo mi toccò il seno sinistro.

Scese un silenzio di tomba.

Per un istante mi si fermò il cuore, ma subito dopo una scarica di adrenalina mi investì e gli diedi uno schiaffo sulla mano.

Castiel balzò indietro, ferito « Ehi! Ma che ho fatto?! »

Sam corse in mio soccorso « Castiel, facciamoci due chiacchiere, ti va? » e così dicendo lo portò in fondo alla stanza.

Dean mi sorrise, divertito « Non ha ancora imparato quello che riguarda lo spazio personale »

Annuii debolmente. "Alla faccia dell'angioletto..." pensai indispettita.

In realtà sul mio corpo era rimasta la traccia di calore della sua mano. Per quanto mi sforzassi di non pensarci, era stato più il gesto "inaspettato" a turbarmi che il fatto di essere "toccata" da lui.

"Ma che vai a pensare?!" mi rimproverai mentalmente mentre arrossivo.

« Va bene dove ha detto ... » e gli indicai Castiel.

Il tatuatore mi sorrise mentre mi faceva sedere sulla poltrona.

Studiò dapprima il disegno e poi cominciò a inserire il colore in quella che sembrava una siringa.

« E' il tuo ragazzo? » mi chiese con un sorriso malizioso mentre mi indicava con lo sguardo qualcuno alle mie spalle. Inutile chiedere a chi si riferisse.

« No » borbottai contrariata, mentre il tizio cominciava a disinfettare il punto dove avrebbe poi fatto il tatuaggio.

« Eppure mi sembra molto protettivo nei tuoi confronti » ridacchiò « Ci credi che mi sta fulminando con lo sguardo da quando ti sei seduta qui? »

Mi sporsi un po' sopra la poltrona e in effetti aveva ragione. Castiel teneva lo sguardo fisso verso di noi, quasi incurante del discorso che Sam gli stava facendo.

« Ok, sei pronta ragazzina? » mi chiese il tatuatore.

"Ragazzina? Ho 23 anni" pensai stizzita.

Strinsi i denti e sgranai gli occhi mentre cominciava ad incidermi la pelle.

"No, non lo voglio fare!"

Feci per stringere i pugni, ma la mia mano ne strinse un'altra, fino quasi a stritolarla.

Alzai lo sguardo e trovai le iridi blu cobalto di Castiel.

« Stai ferma o viene storto » mi ammonì l'uomo.

« Fa male, cazzo! » cercai di dire a denti stretti. Faceva male sul serio.

Non ebbi il coraggio di vedere il disegno finché non fosse finito.

L'angelo che mi teneva la mano non disse nulla riguardo la presa, ma teneva lo sguardo fisso sul tatuatore e in uno sprazzo di lucidità, vidi Castiel aprire e chiudere l'altra mano...Come se volesse fare qualcosa.

Mi ritornò in mente la scena della sua mano sulla fronte dei demoni, la luce che li attraversava e il loro cadere a terra, privi di vita.

La tortura mi sembrò durare un'eternità, ma alla fine il tatuatore finì il suo lavoro.

Sembrava che mi avesse segato il petto.

Abbassai lo sguardo e sopra il seno sinistro c'era il mio primo (e unico) tatuaggio.

Il sole nero risaltava di molto sulla mia pelle bianca.

Scesi dalla poltrona con ancora Castiel che mi teneva la mano. Fissava il mio tatuaggio con una profondità tale che mi sentivo esposta. Era proprio davanti al cuore.

« Ehm... Castiel? » mormorai, cercando di distogliere la sua attenzione dal tatuaggio.

"Un po' inappropriato, no?" pensai, mentre incrociavo le braccia al petto.

Ci guardammo negli occhi, mentre io mi perdevo nei suoi.

Qualcuno si schiarì la voce e venni riportata con i piedi per terra.

« Vado a pagare » gli dissi, prima di voltargli le spalle e andare dal tatuatore.

A metà strada, Dean mi fermò.

« Offre la casa » e mi fece l'occhiolino.

« Grazie » gli sorrisi. Uscimmo dal negozio e andammo verso l'Impala.

Il cellulare di Sam iniziò a squillare. Il ragazzo rispose all'istante.

Dopo poco riagganciò. Lo guardammo tutti, curiosi.

« Era Garth, ci sono stati degli strani omicidi nell'Ohio, dobbiamo andare »

Dean annuì e si rivolse a me « Vuoi che ti riaccompagnamo a casa o ti fai dare un passaggio da Cass? »

Mi girai a guardare l'angelo. Lui annuì « La riporto io a casa » e così dicendo, mi poggiò per un paio di secondi una mano sulla spalla.

I due ragazzi mi abbracciarono.

« Layla, fai attenzione » disse Sam.

« Non farti ammazzare e non ficcarti nei guai » aggiunse Dean. Fece per andare alla macchina ma tornò indietro.

« Un'altra cosa... » mi sussurrò all'orecchio « ti prego, ti prego, fai in modo che non dobbiamo tornare a cercarti » e il suo sguardo fu ricco di sott'intesi. Mi si fermò il cuore.

Erano tutti convinti che avrei combinato qualche disastro. Dean mi stava chiedendo di fare di tutto perché ciò non accadesse... che non dovesse tornare per...uccidermi.

Sorrisi meccanicamente e feci un passo indietro.

I due fratelli salutarono Castiel e salirono sulla Impala, guidando verso l'orizzonte.

Mi voltai verso l'angelo. Il suo sguardo era grave. Poggiò una mano sulla mia spalla e, dopo un battito d'ali ci ritrovammo nella mia camera da letto.

« Vado a vedere se la situazione è migliorata » disse Castiel, lanciandomi un'occhiata fugace.

Annuii con vigore.

"Magari ora questa storia è finita"

Andai in cucina e cominciai a preparare qualcosa da mangiare.

 

« Niente da fare, questa storia non è ancora finita! » sbraitò Castiel, tornando a casa mia.

Io, che in quel momento stavo per andare al letto, feci un salto per lo spavento, inciampai e rovinai a terra.

« Cavolo, ma ti sembra il modo di comparire? » lo rimproverai, mentre mi alzavo da terra.

Castiel mi fu accanto e mi afferrò per i polsi.

« Non capisci la gravità della situazione, manderanno degli angeli ad ucciderti! »

Mi si fermò il cuore.

« Qu... quando? » domandai in un sussurro.

« Non ne ho la minima idea » cercò qualcosa nell'impermeabile.

Ne tirò fuori una piccola spada, lunga non più di quaranta centimetri.

« Devi allenarti, da solo non ce la posso fare » e così dicendo, ne tirò fuori un'altra.

Io lo osservavo a bocca aperta.

« Cosa?! » mi ero persa.

Castiel mi ignorò « Non sei stanca, vero? Ti devo allenare da subito! Non so quando Naomi manderà gli angeli a cercarti ». Mi lanciò lo spadino e lo afferrai al volo. Era leggerissimo.

Mi passò davanti l'arma che teneva tra le mani, la stessa che mi aveva dato.

« Questo » e mi passò davanti agli occhi l'arma « è l'unico modo per uccidere un angelo, basta che lo colpisci ed è fatta » disse, mimando il gesto di infilzare qualcosa.

Ebbi una illuminazione.

« Aspetta, ho un'idea » mi avvicinai a Castiel « Dammi una piuma »

L'angelo mi guardò confuso.

« Fidati, non abbiamo tempo da perdere »

Era visibilmente turbato, ma non si oppose. Qualcosa nel mio sguardo lo convinse.

« Ok, ma devi chiudere gli occhi, altrimenti la luce ti accecherà »

Feci quanto mi era stato ordinato. Misi le mani sopra gli occhi e il buio mi avvolse.

Un secondo dopo vidi una luce quasi accecante da dietro le palpebre chiuse. Durò un paio di secondi.

« Puoi aprire gli occhi »

Ubbidii e mi trovai davanti Castiel che mi porgeva quella che sembrava una piuma dai colori brillanti. Per quanto stupefacente fosse, non mi fermai troppo a contemplarla. Corsi alla scrivania e afferrai il foglio con su disegnato il pentagramma. Presi anche il libro aperto con l'incantesimo e cercai l'enunciato.

Appoggiai sul foglio la piuma e recitai l'incantesimo in latino. Il foglio e la piuma si illuminarono e il disegno cambiò in alcuni punti. Castiel mi si fece accanto, silenzioso e osservò l'incantesimo.

« Cos'è? » domandò, titubante.

Poggiai il foglio in terra.

« E' un incantesimo per tenere lontani tutti gli angeli, tranne te » risposi.

Castiel si accucciò e osservò il disegno.

« Ora vediamo se funziona » e così dicendo, mi accucciai anche io a terra.

Lessi un'altra frase del libro ed pronunciai l'incantesimo.

Il foglio si illuminò nuovamente il disegno si proiettò sul pavimento.

Alzai il pezzo di carta e notai che il pentagramma si era stampato per terra.

Mi asciugai il sudore sulla fronte.

« Ok, così dovrebbe andar bene » mi voltai verso Castiel e gli sorrisi.

Notai che l'angelo mi guardava in una maniera strana... come se cercasse di scrutarmi l'anima.

«Voglio provare una cosa » sussurrò. Lo osservai, curiosa.

Lentamente, come se stesse misurando ogni gesto, mi si fece più vicino. Mi sfiorò delicatamente il mento con le dita e mi avvicinò a se'. Quando capii le sue intenzioni, arrossii violentemente, ma lo lasciai fare. Il mio cuore batteva così forte da farmi male e la mia mente si azzerò quando le sue labbra toccarono le mie.

Improvvisamente, una luce accecante filtrò dall'esterno del mio appartamento. Io e Castiel balzammo indietro, spaventati.

« Che succede? » urlai, dato che alla luce accecante si era aggiuto anche un suono sordo, come un fischio. Istintivamente chiusi gli occhi e mi coprii le orecchie.

« Angeli! » rispose, cercando di sovrastare il frastuono.

I vetri delle finestre andarono in frantumi, ricoprendo il pavimento di una pioggia di scheggie. Mi preparai mentalmente al dolore, ma ciò non avvenne. Sentii il corpo di Castiel premere contro il mio per difendermi e sibillare dal dolore. Sgranai gli occhi davanti al suo viso contrito.

Poi, come tutto era iniziato, finì.

Io e Castiel riaprimmo gli occhi. Impiegammo un po' di tempo per riabituarci al buio.

Mi stropicciai gli occhi nella speranza di accellerare il processo. Lanciai un'occhiata all'angelo: aveva le mani e il viso segnati da tanti piccoli taglietti, mentre io ero perfettamente integra. Mi avvicinai a lui e gli afferrai la mano. Castiel rispose alla stretta, stringendo poco più forte.

« Che vuoi dire con... »

« Sono qui » sibilò tra i denti.

Da fuori della finestra, sentii un applauso. Ci sporgemmo per vedere da chi provenisse.

Un uomo alto, dai lunghi capelli biondi e vestito con un completo scuro ci guardava con uno strano ghigno.

« Adriel... » lo salutò atono Castiel.

L'angelo sorrise « vedo che ti ricordi ancora di me, fratellino »
La mano di Castiel strinse ancora di più la mia.

Adriel ci guardò e scoppiò a ridere « Te la fai con gli umani adesso? Non bastavano i fratelli Winchester, dovevi trovarti anche una da sbatterti! » lo derise.

Sentii la rabbia montarmi dentro, ma non potevo fare nulla.

Castiel, invece, non perse tempo e in un balzo raggiunse Adriel, il quale saltò indietro per schivarlo.

« Ah, no, no, Castiel, questo non si fa » disse, in modo garbato.
Dovevo aiutare Castiel, in qualche modo. Mi guardai velocemente intorno e la vidi, la spada angelica.

Senza farmi vedere, scivolai verso di essa e la afferrai, tornando ad osservare la scena dalla finestra.

« Ora, saresti così cortese da portarla qui fuori con noi? » Adriel mi rivolse un sorriso malizioso « La tua puttanella è proprio brava con gli incantesimi » .

« Layla! » Castiel si voltò verso di me « Non uscire, per nessuna ragione al mondo! » urlò.

Non risposi nulla e lui si girò di nuovo verso l'angelo.

« Sì può sapere perché lei rappresenta una minaccia? » sbraitò, cercando di non perdere la pazienza.

Adriel si sistemò il completo « Preferirei evitare che tu lo scopra a tue spese, sappi soltanto che deve morire » disse semplicemente. Sembrava avesse detto la cosa più naturale del mondo.

« Non te la consegnerò mai » rispose, a denti stretti.

Adriel sospirò. « Fratellino, fratellino... incosciente come al solito, io lo faccio per te » e gli sorrise.

Castiel rimase spiazzato. Si fermò come fosse una statua.

« Non capisco... »
« Fa niente! » rispose risoluto l'angelo « Se non vuoi consegnarmela, me la prenderò da solo » e così dicendo, allungò la mano destra nella direzione di Castiel. Questi cominciò a contorcersi dal dolore, come se una mano invisibile lo stesse stritolando. Le sue urla squarciavano il silenzio della notte.

« NO! » urlai con tutta la forza che avevo in corpo.

Saltai giù dalla finestra e corsi verso Castiel.

Quando lo raggiunsi, Adriel abbassò la mano e il mio angelo cadde a terra, ansimante.

In un attimo, sentii delle braccia afferrarmi da dietro.

« Adriel, figlio di puttana! » sibillò tra i denti Castiel, rivolgendo al fratello uno sguardo omicida.

« Mi dispiace » disse, con un sorriso troppo malizioso perché dicesse il vero « ma devo ucciderla » e fece per premermi il palmo della mano sulla fronte. Io, travolta da un eccesso di adrenalina, fui più veloce e con un solo, rapido movimento, conficcai la spada anti-angelo nel suo ventre. Adriel rimase scioccato. Indietreggiò di alcuni passi, mentre il suo corpo veniva attraversato da una intensa luce. Alla fine ci fu come uno scoppio e Adriel cadde a terra, esanime. Dalle sue spalle, come segni di bruciature sul prato, comparvero due enormi ali nere.

"L'ho ucciso" pensai, sgranando gli occhi. Il mio cuore cominciò a battere forte dalla paura. L'arma mi cadde di mano e io con lei, finendo inginocchiata sul prato.

"Ho ucciso un angelo" pensai, mentre le lacrime si facevano strada in me.

Udii un fruscio sull'erba e poco dopo, Castiel mi fu accanto.

« Non potevi fare altro » mi sussurrò, baciandomi i capelli « Ti avrebbe uccisa »

Mi voltai di scatto verso di lui, con le lacrime che mi rigavano il viso.

« Castiel, ho ucciso un angelo! Un tuo fratello! » sbraitai, affondando il viso nel suo impermeabile.

L'angelo, colto alla sprovvista, non si mosse. Aspettò che mi calmassi, alzando in fine un braccio per accarezzarmi la schiena. Non sembrava minimamente scosso, come se non fosse successo niente.

Io, invece, ero divorata dai sensi di colpa.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao! Ringrazio tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui. Questo capitolo ha un linguaggio un po' "colorito", spero di non aver esagerato... in caso, mi dispiace. Cosa ne pensate?

Grazie a tutti quelli che seguono la mia storia, grazie per le recensioni.

A presto!

Un abbraccio,
Ladyvampiretta

  
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