Ultimo capitolo! Mi dispiace per chi si era affezionato a questa storia, spero di potervi allietare con altre storie sui nostri 4 crucchetti preferiti... ma soprattutto spero che il finale sia a voi gradito!!!
Un bacione... Ciry!
PS: Recensite che sennò non ve lo do, il bacione :P
6 mesi dopo…
“Britta, ma una sposa non si veste di bianco e lilla!”
“De gustibus, Georg, de gustibus… Marion glielo aveva
chiesto bianco e lilla, e Bill l’ha fatto bianco e lilla!”
“Sarà, ma almeno a me potevano risparmiare la cravatta dello
stesso colore… sembravo uno scapolo dalla sessualità confusa!!”
“Ma dove le trovi queste uscite nel cuore della notte?!”
esclamò Britta, cercando di non ridere forte mentre stava al telefono con
quello che ormai considerava il suo “cognato alla lontana”.
Si era confuso con il fuso orario, così l’aveva chiamata alle tre del mattino, mentre a Hanga Roa erano le otto di sera.
“Guarda che qui è ora di cena…” la corresse il ragazzo.
“Sì, da te, in mezzo alle statue! Qui è l’ora in cui Gustav
ronfa come un orso in letargo… ma perché non sei a cena, piuttosto?”
“Oh, stai zitta, mi sono preso un virus per colpa di quella
robaccia che danno a tavola! Marion ne mangia a quintali da tre giorni e non le
succede niente, io ho assaggiato uno spiedino di pesce e mi sto contorcendo dal
dolore da almeno 24 ore! E sto qui a letto mentre lei è a mangiarsi tutto il
ristorante!”
“A me quelle statue mettono ansia…” ribattè il ragazzo,
perplesso.
“Ma quanto sei indisposto! E poi quelle sono statue
importanti, hanno una storia alle spalle!”
“Sì, Marion me lo ha spiegato durante il viaggio… ma io
continuo a pensare che ‘ Isola di Pasqua ‘ sia un nome da parco-
divertimenti…”
“Ma cosa vuoi di più, avete il mare, avete questi uomini di
pietra che vi fissano dalla mattina alla sera, avete una fede al dito…”
Dall’altra parte del telefono, Georg sorrise e aggiunse: “E
abbiamo una sorta di bagaglio a mano da trasportare, al ritorno…”
Britta alzò un sopracciglio, dubbiosa, e disse: “Cosa?”
“Ti ho chiamato solo per parlarti di statue e del mio mal di
stomaco secondo te?!”
“Ma che ne so, Georg, è da una settimana prima del
matrimonio che sei diventato peggio di Alice nel paese delle Meraviglie!”
Il ragazzo rise e ribattè: “Ti ho chiamato anche per
un’altra cosa, una cosa importante…”
“E’ successo qualcosa?”
“Sì! E ti suggerisco di tenere pronto il vestito che hai
messo al matrimonio, perché tra un annetto lo dovrai utilizzare ancora!”
Sul viso di Britta si allargò un sorriso.
“Britta? Sei ancora lì?”
“Sì, stavo pensando…” rispose lei, gli occhi lucidi per
l’emozione “Stai parlando di quel che penso?”
“Se ti stai chiedendo se è maschio o femmina… sì…” le
rispose il ragazzo, ridacchiando.
Britta balzò in piedi, trattenendo a fatica un urletto di
gioia! Cominciando a girare freneticamente per la stanza, iniziò a chiedere:
“Ma quando è successo? E quando l’avete capito?”
“Qualche settimana prima del matrimonio… Mi ha fatto
prendere un colpo! Ero con i ragazzi, stavamo provando e lei mi manda
un
messaggino che diceva… aspetta, che te lo leggo… ah,
eccolo! ‘ Ho ingoiato un
cocomero, vieni subito a casa ‘! Pensavo di trovarla in
chissà quali condizioni, poi ho creduto che fosse uno scherzo e
invece me la ritrovo tutta pimpante a casa che
mi dice che è incinta!!!”
Britta si lasciò cadere sulla poltrona con un sorriso ebete
sulla faccia e ribattè: “Non ho parole, Georg, è bellissimo! Tra nove mesi
sarai papà!!!”
Georg sospirò e disse, con voce un po’ tremula: “Sì, ma… non
so, ho un po’ paura, sai?”
Britta sorrise intenerita: le sembrava incredibile che quel ragazzone possente e con la faccia da duro potesse avere paura di un bambino, di quello che sarebbe stato il SUO bambino. Ma del resto, in passato aveva avuto paura anche a prendere in braccio Elsa.
Si alzò dalla poltrona e disse: “Puoi aspettare un attimo in
linea? Vado a chiamare qualcuno di competente!”
“Oh, fai pure, tanto a Gustav non è mai piaciuto dormire!”
ribattè l’altro con una risatina.
Britta incrociò le braccia sul petto, fingendosi arrabbiata,
e Gustav si giustificò dicendo: “Volevo farmi due risate anch’io, sentivo che
ti trattenevi! So cosa dirgli comunque, e vorrei un po’ di privacy per
conferire con il poveretto, se non ti dispiace…”
“Parli tu di privacy, eh?... Quando avete finito, dimmelo!”
gli disse di rimando la moglie, chiudendosi la porta alle spalle con un sorriso
divertito.
“Paparino, mi affido ai tuoi consigli… e non chiamarmi
Hobbit!” lo ammonì l’altro.
“Scherzi a parte, Georg… sarò breve, perché su certe cose
non c’è molto da dire. C’è tutto da fare, piuttosto! E io sto ancora imparando…
però ti posso assicurare che appena lo vedrai… o la vedrai… ti sentirai come…
come… insomma, come quando abbiamo suonato al Maracanã!”
“Esattamente quattro
anni… quattordici giorni… e un’ora fa…” ribattè il bassista con tono estasiato.
“Già… ti ricordi?
Bill ha pianto come un bambino per metà concerto!”
“E tu, che non
sapevi se fare l’assolo o no perché ti tremavano le mani?!”
“Lasciamo stare!” si
difese Gustav ridendo “Comunque, hai capito cosa intendo?”
“Sì, credo di aver
capito… mi sento meglio, grazie…”
“Di niente,
figurati… la prossima volta me le paghi, queste consulenze notturne! Stammi
bene e non mangiare pesce! Ciao, ti ripasso Britta!”
Prontamente, la
diretta interessata entrò come un fulmine nella stanza e s’impossessò della
cornetta, facendo la linguaccia al marito: aveva origliato tutto il tempo.
“Georg, ci sei, mi
senti?”
“Forte e chiaro,
Britta…”
“Ti senti meglio
ora?”
“Sì, mi è anche
passato un po’ il mal di pancia…”
“Ti fanno bene
queste chiacchierate notturne!” commentò la ragazza sorridendo.
“Già, a me sì, al
mio portafoglio un po’ meno… e Marion m’imbottirà di pesce avariato quando
vedrà la bolletta nel conto dell’albergo…”
“Credo sia meglio
chiudere qui allora! Il nostro dovere lo abbiamo fatto, no?”
“Sì, come sempre… vi
ringrazio, ragazzi, davvero… ah, e ora posso dire tranquillamente che ringrazio
te in particolare, come ti avevo promesso!”
“Già, direi che me
lo merito!!! Mi raccomando, riposati, non mangiare schifezze e abbraccia forte
Marion da parte nostra, ok?”
“Lo farò… scusate
per l’ora!”
“Ma figurati, anzi,
con una notizia del genere potevi chiamarci anche.. che ne so…”
“Durante una
tempesta monsonica?” chiese ironico il ragazzo, facendola sorridere.
“Esattamente! Mi
raccomando, state bene e tornate integri! Ciao, Georg, un abbraccio!”
Si salutarono,
dopodiché Britta tornò a letto con uno sbadiglio e un entusiasmo incontenibile
addosso.
“Ti rendi conto???
Diventeremo come degli zii!” disse a Gustav che, tranquillo sotto le coperte,
ribattè soddisfatto: “Sì, sono contento anch’io, se lo meritano!”
“Adesso mancano Bill
e Tom…” insinuò Britta, abbracciandolo.
“Perché mi viene da
ridere se penso a quei due scellerati con dei bambini a carico? Magari diventano ragazzi- padri,
perché le fidanzate fuggono disperate…”
Risero di gusto
insieme per poi addormentarsi come sassi. Dovettero intervenire Will, Thomas e
Moritz per tirarli giù da letto.
Senza contare Elsa
che reclamava con insistenza che le venisse cambiato il pannolino.
Un anno dopo…
Esclusivamente di celeste pastello.
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Un paio di informazioni e aneddoti!
Lo stadio Maracanã citato da Gustav è a Rio de Janeiro ed è il più grande del mondo: può ospitare infatti 160.000 persone. Personaggi come Madonna, Frank Sinatra e i Kiss vi hanno tenuto concerti.
Bill ha vestito tutta la "brigata" di celeste ispirandosi non solo al sesso del figlio di Georg, ma anche al suo secondo nome che, tradotto in italiano, vuol dire "Celestino" :)
E anche per questa FF siamo giunti alla fine. Non fatevi venire la voglia improvvisa di fare figli o cose simili :)! Ringrazio chi ha recensito e apprezzato questa storia, in cui ho messo la passione che ho sia per i TH che per i bambini!
Un bacione a tutti e a presto!
Silvia