Ebbene… sei mesi
sono ormai trascorsi dal giorno in cui, svegliandomi dal mio sonno, ho potuto
abbracciare di nuovo mio fratello…
La vita mi ha
sorriso ancora una volta; spesso penso di essere stata molto fortunata della mia
conversione in cyborg… può sembrare assurdo, ma è così. Se non fosse accaduto,
adesso probabilmente non sarei felice…
Joe è tornato
quello di prima, mi vizia un po’ più del solito… ma credo sia normale nelle mie
condizioni e poi… adoro essere coccolata da mio marito…
Jean non mi
lascia sola un istante da quando ci siamo ritrovati… sta prendendo molto
seriamente il ruolo di fratello maggiore, continua a ripetermi che deve
recuperare il tempo perduto…
Finalmente
abbiamo chiarito tutto ciò che è accaduto ed io ho capito i motivi che lo hanno
spinto ad agire contro la sua volontà… non posso biasimarlo… se fossi stata al
suo posto mi sarei comportata nello stesso modo…
Da quando hanno
scoperto che sono incinta, i miei amici stanno letteralmente incollati a me,
seguendo un preciso ordine di 007 che recitava più o meno così: “Ehi, noi siamo
gli zii del pargolo! Quindi non ci perderemo neanche un secondo della sua vita
pre e post parto!”
Il sole era ormai
calato sulla mia città… Parigi… non è cambiata affatto… al contrario di me: sono
una persona nuova ora, molto più matura della ragazzina che una volta poteva
solo sognare quello che possiede adesso…
Istintivamente
porto le mani sul mio pancione… La mia bambina nascerà qui, perché in fondo io
sono parte di Parigi ed anche lei lo sarà…
“Sento il rumore
dei tuoi pensieri…” dissi, volgendomi verso mio marito dal balcone della nostra
camera.
Joe si avvicinò a
me e mi abbracciò… o almeno tentò di farlo…
“Accipicchia…
sono diventata una balena…”
Lui baciò la
punta del mio naso poi rimase un momento con la fronte poggiata sulla mia “Stai
scherzando? Amore mio… non sei mai stata così bella…”
Sorrisi… Joe
continuò “Dovremmo riposare… è molto tardi sai?”
“Sì, ma adoro
guardare la città di notte… e poi… anche tua figlia deve imparare a
conoscerla…”
Joe alzò un
sopracciglio “Ma come fai ad essere così sicura che sarà una femmina? Non hai
mai voluto fare neanche un’ecografia…”
“E’ solo che… lo
so ecco… lo sento…” Ne ero certa… grazie a mia madre… la mia creatura sarebbe
stata una bellissima bambina…
Mio marito
sorrise “Non ci resterai male se sarà il contrario?”
“Oh no! Ci
mancherebbe altro! Però… ti ripeto… sarà una bambina”.
“Ok mi sta bene”
disse, prendendomi per mano e conducendomi verso il letto “adesso però a nanna…
tutt’e due!”
Mi lasciai
avvolgere dal caldo abbraccio di Joe e, pian piano, caddi in un sonno profondo e
tranquillo…
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Mi svegliai di
soprassalto, con una strana sensazione di caldo-umido al basso ventre… compresi
immediatamente ed iniziai a scuotere mio marito, che dormiva beatamente accanto
a me…
“Tesoro… tesoro…
apri gli occhi, presto…”
Niente…
“Amore… mi si
sono rotte le acque…”
Un bofonchio
incomprensibile “Non preoccuparti, pulirò io domani
mattina…”
“Joseph
Shimamura! Svegliati subito!” gridai.
Joe scattò a
sedere sul letto, ancora stravolto dal sonno, con i capelli scomposti e gli
occhi socchiusi…
Riuscii a stento
a contenere le risate “Dobbiamo andare subito in ospedale… ahia!” una
contrazione ed il dolore che seguì mi impedirono di continuare a
parlare…
“Accidenti!” si
alzò come un razzo, raccogliendo la valigetta già pronta per l’occasione e
correndo a chiamare gli altri…
Intanto, seppur
con fatica, mi alzai ed infilai una lunga vestaglia da notte sopra il pigiama;
scesi al piano sottostante, dove mi accolsero le facce confuse dei miei
coinquilini… incredibile, e pensare che dovrei essere io quella in preda al
panico!
Ivan disse “Posso
teletrasportarvi tutti…”
“No!” esclamai
“sei impazzito? Vuoi farmi partorire in mezzo allo spazio
tridimensionale?”
“Scusa… non ci
avevo pensato…”
Joe intervenne
“Ok… noi due andremo con la mia macchina… voi raggiungeteci pure come
preferite…” non terminò neanche la frase che mi trovavo già seduta in auto… mio
marito partì a tutta birra…
“Ehm… amore…
vorrei arrivarci viva in clinica, se non ti dispiace…”
“Ma sì
tranquilla, sono pur sempre un pilota di Formula Uno,
ricordi?”
Così, tra
sgommate e curve varie, finalmente giungemmo all’ospedale della dottoressa
Fourier che, nel frattempo, era già stata avvisata del nostro arrivo dal
Professor Gilmoure e ci attendeva sulla porta d’ingresso, insieme a due
infermiere.
Alla vista di mio
marito in preda al panico, mi strizzò un occhio in cenno d’intesa “Ma non sei tu
quella che deve partorire cara?”
Cercai di
sorridere, ma le contrazioni aumentavano ed il mio sorriso si trasformò presto
in una smorfia di dolore…
“Oh… sembra che
il nostro piccolino abbia fretta di vedere il mondo” disse “diamoci da fare
allora!”
Mi portarono
velocemente in sala parto, dove la dottoressa Fourier mi depose semisdraiata
sopra un lettino ed ordinò a Joe di posizionarsi dietro di me per sostenermi la
schiena, dopodichè tolse i pantaloni del mio pigiama e sollevò la
vestaglia…
“Ehi… ma qui vedo
già una bella testolina…” esclamò.
Intanto provavo
dolori sempre più forti e lancinanti, non mi ero neanche resa conto di
stritolare letteralmente le dita di Joe che, stoicamente, non fiatò neppure;
tuttavia, la dottoressa, notando che il suo volto stava diventando viola, disse
ridendo “Cara… sarà meglio che tu lasci la mano di tuo marito se vuoi rivederlo
vivo più tardi…”
“Scu… scusate”
allentai la presa… non resistevo davvero più…
“Coraggio
Françoise… un ultimo sforzo e ci siamo…”
“Avanti tesoro…
avanti…” la voce di Joe al mio orecchio mi spronava a non
mollare…
Gridai con tutta
la voce che avevo in corpo… una spinta… sentii qualcosa sgusciare via da me…
poi… il vagito di un neonato…
La dottoressa
Fourier teneva tra le braccia una piccola creatura… mi sentii
mancare…
“Eccola qui… una
bellissima e sanissima signorina!”
Udii la voce
rotta dall’emozione di mio marito che diceva “Avevi ragione amore
mio…”
Non risposi… era
accaduto tutto così velocemente… ero stanchissima ma dentro provavo una grande
felicità, quella felicità che ti spacca il cuore e ti fa sentire al settimo
cielo… tesi le mani e la dottoressa poggiò la mia bambina sul mio petto… era
semplicemente perfetta, meravigliosa… le sue manine, i suoi piedini, i suoi
capelli chiari…
Non riuscii più a
contenermi… piansi… piansi a lungo fino a sciogliere tutto il dolore che avevo
sempre portato con me per lasciare il posto ad un’immensa
gioia.
La dottoressa
Fourier disse “Allora, ragazzi… avete scelto il nome da
darle?”
Mi resi conto di
non averci mai neanche pensato un attimo in tutti questi lunghi nove mesi, ma…
un barlume si accese nella mia mente e prima che Joe potesse parlare, esclamai
“Sì… la chiameremo Caroline… vero tesoro?”
Mio marito annuì
sorridendo… la donna di fronte a me era visibilmente commossa… “Oh santo cielo…
non so che dire… se non… grazie… ne sono molto onorata… grazie
davvero…”
Joe prese in
braccio sua figlia, cullandola dolcemente, come solo l’amore di un padre può
dimostrare…
Rimasi a
guardarli non so per quanto tempo… le mie due ragioni di
vita…
Ecco… questa è la
mia storia finora… questo è ciò che il fato ha riservato per me… un destino che
non ringrazierò mai abbastanza… ciò che il futuro ha in serbo per le nostre
esistenze non mi è concesso sapere adesso… da parte mia cercherò di vivere il
presente, giorno per giorno, vicino alla mia famiglia e alle persone a me care…
in fondo non sono così diversa da tutte le donne di questa terra… come loro ho
sofferto, ho lottato, ho amato e come loro continuerò forse a soffrire,
probabilmente a lottare, sicuramente ad amare… perché sono io… Françoise… sono
003… sono un cyborg… sono un essere umano…
Nota
dell’autrice: Salve! Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno seguito,
letto e commentato questa fanfic. Inoltre, ringrazio tutti i membri del
meraviglioso forum dei Cyborg (www.cyborg009.it), in particolare
Nicoletta, Lucia e Laura che mi hanno sempre sostenuta ed incoraggiata. Grazie
davvero ragazze e grazie ancora a chi vorrà seguirmi nelle mie prossime storie.
Con affetto – Michi.