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Autore: Tra I Fiori Il Ciliegio    20/11/2013    2 recensioni
[Larry]
Sente ancora le impronte delle sue dita sul corpo, se si concentra. Gli basta ascoltare la sua voce intonare una qualsiasi canzone, che fosse loro o di qualcun altro, registrata o dal vivo, che sente i suoi polpastrelli scorrergli sulla schiena, tracciare le forme dei tatuaggi sulle braccia, passare tra i suoi capelli.
Ricorda la consistenza della sua pelle, le sfumature dei suoi colori, il rumore delle sue ossa sotto le dita: le costole che scricchiolavano sotto al cuore, le ginocchia che sbattevano contro il divano, le vertebre che strusciavano sull'aria.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattro
(parte1) 


I see what it's like for day and night
Never together 

“Scusa…”
Quello di Harry è un sussurro, ma risuona nel corridoio come uno sparo e sembra quasi che le rondini sul braccio di Louis fuggano via spaventate, quando lui allontana la mano. Si risveglia da un sogno, un attimo di presenza in anni di mancanza, un salvagente in quella distesa d’apatica monotonia in cui sta annegando.
“Non importa,” dice, di nuovo freddo, e a Harry sembra di essere a Glasgow e non sa dove sia Louis, cosa stia facendo, se lo pensa, magari è in Giappone, dove gli piaceva andare insieme, perché sentivano il guinzaglio intorno al loro collo allentarsi.
“Louis…”
Harry fa un passo verso di lui, chiude gli occhi, respira a fondo. Anche quel respiro riecheggia tra le mura che sembrano stringersi su di loro, incastrati in mezzo, tra la voglia di abbracciarsi e quella di mandarsi a fanculo.
Louis rimane fermo, ma non lo guarda. Non lo guarda più, non lo guarda mai, perché sa che non è in grado di sopravvivere a quegli occhi, che sono grandi e spalancati e lui percepisce la paura e la sua stessa incertezza.
“Stai bene?”
Non era la domanda che si aspettava. Non è quello che vorrebbe sentirsi chiedere, non è quello a cui vorrebbe rispondere.
Mi ami ancora?
Sì, Louis lo ama ancora, lo ama sempre, come se non ci fosse altra possibilità per lui che rimanere incatenato alla sua assenza.
Mi perdoni?
Sì, no, forse, no, Harry, no, sì, andiamo via, ti prego.

Ma non può dirgli che sta bene né che sta male, non può dirgli che sogna la notte di vederlo tornare, a casa loro, con una valigia enorme e quei regali strani che inventava lui, arrabattando pezzi da oggetti fatiscenti di ogni luogo in cui era stato, nessun souvenir, solo le sue mani e la sua fantasia e i suoi occhi che gli sorridevano per dirgli che era lì e non andava più via. Non può dirgli che ha lasciato Eleanor in stanza e forse sta piangendo e lui non vuole tornare, perché non vuole mentire ancora.
Non voglio mentire più, Harry, non a te.
“No.”
Harry apre la bocca, mostra i denti in un vano tentativo di fare domande o dare risposte, ma c’è qualcosa incastrato nella trachea che lo blocca e non è più il suo dolore, ma quello di Louis.
E per la prima volta capisce davvero che non ha solo chiuso la loro storia, ma anche la loro amicizia e la loro vita insieme, senza neanche una parola d’addio, solo rimpianti e domande a cui non potrebbe rispondere neanche se volesse, perché non ha risposte da dare, solo altri dubbi da sciogliere per se stesso, nessuno per Louis.
“Mi dispiace…”
“L’hai già detto,” lo interrompe l’altro, con gli occhi piantati al centro della sua fronte, vuoti, tra le zampe di gallina più marcate, ora, anche se non sorride più.
Harry annuisce e lo lascia fare un passo indietro, mentre guarda il pavimento e vorrebbe sciogliersi in quella macchia sotto i suoi piedi che ha visto appena uscito.
“C’è Eleanor,” dice. “Mi aspetta.”
“Sono contento… che stiate ancora insieme.”
Prova a sorridere, ma Louis ha visto smorfie di dolore più gioiose e ha visto i veri sorrisi di Harry Styles, quando a Natale si scambiavano i regali, quando la mattina si svegliavano insieme, quell’unica volta che gli ha detto ti amo.
Avrei dovuto dirglielo di più e farlo ridere di più e amarlo di più.
“Anche io.”
E non è vero, perché non la vorrebbe in Florida con lui, tra i suoi amici, non la vorrebbe accanto a sé durante il matrimonio, con la testa piena di speranze, con l’amore negli occhi. Non la vorrebbe mai più, se Harry fosse lì e gli ricordasse cosa significa essere felici.
Harry fa un passo indietro e finalmente Louis lo guarda negli occhi e vorrebbe abbracciarlo davvero. Ma non dice nulla e si allontana.
La sua fidanzata lo attende.


Niall è soddisfatto dell'organizzazione della festa di quella sera: una suite solo per loro, tanto alcol, una spogliarellista con cui, se tutto fosse andato secondo i piano, avrebbe potuto concludere la serata e un ancora per poco celibe Zayn a ridere tra i suoi migliori amici.
Tutti.
Non può credere che ci sia anche Harry, in quell'hotel. Sono passati anni, troppi, e forse non dovrebbe neanche salutarlo, fare finta che non ci sia, perché li ha abbandonati senza una parola, ma lui queste cose le lascia agli altri.
Rimuginare, rinfacciare, perdere occasioni. 
Harry è lì, l'importante è quello, e allora non ha importanza se non c'è stato in passato, se il giorno dopo il matrimonio salirà su quell'aereo per tornare a Glasgow a ignorare le loro chiamate e i messaggi.
Non ha intenzione, lui, di perdere neanche un minuto insieme all'amico, a maggior ragione se non dovesse tornare mai più.
E ora che è lì, davvero Niall vorrebbe che non andasse via o che andasse dove vuole, con un telefono in una mano e un dannatissimo computer per sentirsi almeno una volta a settimana, per gli auguri di Natale, il compleanno e Pasqua.
Ma chissene frega, si dice, che a lui basterebbe che si portasse via Louis e le sue occhiaie marcate, lo chiudesse in una casa lontana da Eleanor e anche da loro, se necessario, che lo convincesse che non c'è niente di male ad amarsi e volersi e che la vita è troppo breve perché possano sprecarla a far finta di non essersi già perdonati nel momento in cui si erano rivisti.
"Tutto pronto per stasera?"
Liam, accanto a lui sembra ansioso più di Zayn, per questo matrimonio.
"Sì, mancano solo gli altri," annuisce. "Stai bene?"
Ha sempre quell'aria malinconica, da qualche mese a quella parte. Non sa se è perché il suo migliore amico si sta sposando o perché tutto quell'amore nell'aria gli ricorda l'assenza di Sophia. Ma vede i suoi occhi cercare spesso Zayn, anche quando nella stanza sono solo tre e non c'è possibilità di perderlo tra la folla. Un riflesso involontario, forse, qualcosa di abitudinario che faceva quando si preoccupava per ognuno di loro, sempre il più responsabile e il più ansioso.
"Sì," annuisce e Niall è stanco di amici che fanno finta di stare bene quando è palese il contrario. Prima Harry e poi è scomparso nel nulla, senza mai chiamare; poi Louis e la sua depressione latente e le sue bugie, a se stesso, Eleanor, a loro...
"Non sei mai stato bravo a dire bugie," sorride incoraggiante, perché sappia che con lui può parlare. Ma forse non è la persona adatta con cui confidarsi, lui che è il primo a nascondersi dietro battute e sorrisi pur di non farsi vedere vulnerabile.
"È solo strano..." sussurra, come se fosse un segreto o se ne vergognasse. "Zayn che si sposa, sai. Cambierà tutto."
E forse è per quello che indossa sempre quella maschera di allegria, Niall, perché quando viene preso sul serio non sa mai come comportarsi; cosa dire. La verità è che è cambiato tutto anni prima, alla velocità della luce. Che ogni grande passo di qualcuno di loro ha segnato un allontanamento, fisico o psicologico. Loro tre erano rimasti il nucleo ancora unito di quella che un tempo era una famiglia allargata e stupenda. E ora che Zayn convolava finalmente a nozze con Perrie, sarebbe stato tutto diverso. Ancora una volta, lui e Liam si sarebbero dovuti arrangiare a una situazione che li avrebbe solo feriti.
"Zayn non sparirà, si sposa e basta," prova comunque a dire. Forse per convincersene lui stesso, o forse una parte di lui ci crede davvero a questa bella bugia.
Liam non sembra convinto, ma annuisce, prima che Harry appaia sulla porta con un sorriso quasi timido e i capelli sistemati all'indietro. Non sa, Niall, cos'abbia di diverso: forse l'aria più seria, quasi sofferta. Forse è lo stesso, ma a lui è mancato davvero troppo.
"Ehi," sorridono di più sia Niall che Liam quando lo vedono. Ha ancora quell'aria da ragazzino, nonostante tutto.
"Ciao, ragazzi," la sua voce è più profonda, se possibile, di quando cantava. Probabilmente se una vecchia fan lo sentisse parlare adesso pretenderebbe di portarselo a casa senza lasciarlo più andare. Che poi, anche se per motivi diversi, è quello che vorrebbe fare anche Niall. Costringerlo a restare.
"Avete addobbato bene... Chi ha organizzato tutto?"
"Niall," risponde Liam, subito scaricando il barile sull'amico, come se non volesse essere accostato a una festa simile.
Il biondo lo guarda male un attimo, poi ride. "Siamo solo noi cinque, come ai vecchi tempi. Alcol, un paio di chitarre, cibo spazzatura..."
"Solo noi?" La voce di Harry si innervosisce. Forse l'idea di passare una notte in una stanza con Louis senza possibilità di evitarlo non lo rende euforico. O forse lo è troppo e ha solo paura che qualsiasi aspettativa possa farsi vada in frantumi.
"Sì, come ai vecchi tempi. Poi ci sarà una sorpresa, ma non penso ti interessi," sorride e Liam gli da una gomitata nel fianco, cercando di non ridere.
"Lo sai che non sono gay," ribadisce per la centesima volta, Harry, divertito.
Era un teatrino quotidiano, quello. Niall che lo prendeva in giro, lui che rispondeva tranquillo, senza nessuna vergogna per il suo orientamento sessuale ambiguo. Lo stesso gioco che dava fastidio a Louis, ogni volta, che era capace di chiudersi in un mutismo infastidito per ore.
"Posso?"
A interrompere le loro risate è la voce di Louis. Seria, quasi tetra. Ha le occhiaie più profonde del solito e l'umore sotto le scarpe, gli altri possono capirlo anche da quell'unica parola pronunciata.
Harry smette improvvisamente di sorridere e si fa da parte per farlo entrare in stanza, mentre Liam lo accompagna nell'altra stanza, spiegandogli come si svolgerà la festa.
"Sarà una lunga serata.”


Un’ora dopo, Zayn è già ubriaco e sta tentando di sconfiggere alla playstation un Liam che non riesce a smettere di ridere. La spogliarellista era stata degnata di uno sguardo sin troppo divertito da Zayn e Harry, uno annoiato di Louis e uno interessato di Niall. Hayley – così si chiama – ha ballato qualche minuto, poi, offesa dalle risate dei ragazzi, aveva smesso e si era messa a chiacchierare con Harry.
Ed è ancora lì, seduta sul divano accanto a lui, senza smettere di tenergli gli occhi addosso. Gli ha confessato che da piccola aveva una cotta per lui e i suoi capelli e Harry non era riuscito a far altro che ridere, a quell’osservazione, cosa che aveva infastidito ancora di più la ragazza che però non si era spostata di un millimetro. A lui fa piacere parlare con lei, è una ragazza sveglia e che sa il fatto suo, ma non è il suo tipo.
Forse perché il suo tipo è seduto su un altro divanetto e ogni tanto lancia delle occhiate malevole a Hayley.
L’ha evitato tutta la sera, per questo a Harry fa piacere poter parlare con qualcuno che finalmente non usi i guanti con lui o cerchi di incenerirlo con lo sguardo. Qualcuno che non gli ricordi che lui, in mezzo ai suoi più grandi amici, non si trova più a suo agio, ma si sente come se li avesse persi per sempre.
“Allora, Harry… dove vivi adesso?”
“In Scozia,” risponde, evitando di guardare verso Louis. “Sto lì da un paio d’anni, mia madre e mia sorella vengono spesso a trovarmi.”
Sente gli occhi di Louis addosso e beve l’ennesima birra. Nessuno di loro è lucido in realtà, se n’è accorto quando ha cominciato anche lui a ridere per una battuta senza senso della spogliarellista. Forse Louis è l’unico sobrio, o forse è così nervoso proprio perché ha esagerato con l’alcol. Succedeva spesso che bere troppo lo facesse diventare più scorbutico e permaloso del solito e Harry doveva sempre tentare di mediare tra lui e Zayn ed essere accondiscendente.
“Dev’essere bella… fredda, ma bella.”
“Beh, sì, sono partito che stava nevicando… Non sopravvivrei in un paese come questo, dove non esiste l’inverno.”
“Come fa a piacerti l’inverno?”
Hayley si avvicina di qualche centimentro, Harry può sentire il calore del suo corpo attraverso la maglietta senza maniche che porta. Forse è troppo vicina e dovrebbe spostarsi, ma d’altronde non sta facendo niente di male e nessuno lo sta guardando.
“Non posso pensare di passare più di tre giorni senza bere tè caldo…”
Lo sussurra quasi sulle labbra di lei, con gli occhi pesanti per l’alcol e il bisogno di dimostrare che sta bene, nonostante sia lì e ci sia Louis a pochi passi di distanza ed Eleanor in una stanza lì vicino. Per dimostrare che può stare bene, magari non ora, ma in futuro. Per sperare almeno che in qualche modo possa riuscirci.
Ma il rumore di un bicchiere che cade lo fa allontanare di scatto, con gli occhi spalancati. Louis si è alzato dal divano in cui era fino a pochi attimi prima e Harry riesce a vedere solo le sue spalle mentre escono dalla porta.
È un riflesso involontario quello di alzarsi, senza neanche guardare Hayley o le facce dei ragazzi; fa due passi verso la porta, poi però pensa che deve almeno scusarsi.
E gli sembra di non saper fare altro che chiedere scusa, per essere scappato, per averli lasciati, per aver voltato le spalle a tutti loro e per combinare solo guai, anche all’addio al celibato del suo migliore amico. Forse ha fatto bene ad andare via, anni prima; forse sono stati tutti meglio senza le sue patetiche giustificazioni e i suoi problemi.
“Scusate,” è un sussurro, rivolto verso i suoi amici di sempre, occhi negli occhi con Zayn che lo ha voluto con sé in quel giorno e lui è riuscito di nuovo a rovinare tutto.
Lo dice e poi esce, perché smetterà di scusarsi solo quando sarà Louis ad averlo perdonato.

 


   
 
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