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Autore: Fanelia    20/11/2013    5 recensioni
Questa storia parte dalla fine del manga/anime che dir si voglia e sviluppa una what if, anche su alcune informazioni lette in rete sul Final Story. E' una what if in cui uno dei protagonisti soffre di amnesia a causa di un incidente e solo grazie al ritorno nella sua vita del suo grande amore, ricomincerà a riappropriarsi di frammenti del proprio passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXXII
La lontananza sai, è come il vento

 
La lontananza rimpicciolisce gli oggetti all'occhio, li ingrandisce al pensiero.
Arthur Schopenhauer

 
Candy non aveva fatto altro che ripensare al contatto fra le proprie labbra e quelle di Terence, durante il tragitto verso casa.
Quel bacio, il suo sapore, lo avrebbe dovuto conservare come un prezioso ricordo in quei mesi di lontananza.
La notizia di quella partenza così improvvisa in qualche modo l’aveva destabilizzata.
Si era quasi abituata a quella presenza così costante nella sua vita, almeno nell’ultimo periodo, nonostante sapesse che girava spesso l’America e l’Europa
 
In fondo al cuore, conosceva bene il motivo di quello strano nodo alla gola e di quella sensazione di vuoto allo stomaco.
Per quanto cercasse di negarlo anche a sé stessa, poteva definire con una semplice ma difficile parola ciò che sentiva.
Pensò che sarebbero stati quattro lunghissimi mesi e sperò che la lontananza non influisse su quanto stava lentamente crescendo fra di loro.
Era rimasta sconvolta di trovare così tante fans in stazione: sapeva che lui era famosissimo e amatissimo ma, per qualche strano motivo, aveva sempre cercato di scacciare quel pensiero dalla propria mente.
Sapere che in molte lo desideravano, non faceva che minare l’autostima di Candy che non era decisamente fra le più alte. Ovunque vedeva donne più belle di sé e migliori, donne che avrebbero sicuramente assolto al ruolo di “compagna”, per l’attore, meglio di lei.
Al solo pensare la parola “compagna”,  il suo cuore cominciò a fare delle assurde capriole. Cercò di calmarsi e di ridarsi un contegno, perché il taxi si era fermato davanti alla residenza Andrew e non poteva certo rientrare con le guance arrossate e il battere del cuore che si sentiva da lontano un miglio, se non voleva destare sospetti.
Non vide l’auto di Albert e si chiese che fine avesse fatto.
Nel frattempo, sul treno, due persone era assorte nei propri pensieri.
A Karen quella partenza improvvisa non era andata proprio giù. Amava il suo lavoro ma avrebbe tanto desiderato poter rimanere in città e prendersi cura, in prima persona, di tutti gli aspetti relativi all’imminente matrimonio.
Non credeva ancora a quanto era successo e  ricordava con un enorme sorriso di soddisfazione le facce allibite dei giornalisti, quando aveva dichiarato alla stampa che stava per convolare a nozze.
L’avevano tempestata di domande circa il futuro sposo, anche se in molti avevano tratto immediatamente le giuste conclusioni.
Non si era mai sentita così felice e soddisfatta nella propria vita.
Aveva trovato dei nuovi amici, che presto sarebbero diventati anche la sua nuova famiglia, la carriera procedeva per il meglio e l’amore… beh, finalmente la vita le aveva regalato l’Amore con la A maiuscola.
Non le piaceva molto l’idea di aver lasciato Albert da solo a organizzare il tutto, anche se era grata ad Annie, Archie e Candy, che si erano offerti di dare loro una mano.
Avevano da poco “scoperto” di amarsi e già dovevano separarsi per un periodo fin troppo lungo per i suoi gusti.
Se ripensava al segreto che le aveva svelato  Albert il giorno precedente, non poteva non sorridere. Sapere che lo aveva fatto per lei e Terence, le aveva fatto comprendere maggiormente quanto il suo futuro marito fosse un uomo speciale.
“Vorrei dirti una cosa. Non voglio che ci siano dei segreti fra di noi, anche se ho paura a metterti al corrente della verità, temo una tua reazione.” erano state le parole di Albert che l'avevano inizialmente allarmata.
Non capiva cosa potesse esserci di così destabilizzante nella rivelazione che intendeva farle.
“Mi fai preoccupare.” aveva risposto lei, con il cuore che le batteva a mille.
“Vorrei che non raccontassi a nessuno quanto sto per dirti, me lo prometti?”
“Signor Andrew, non crede che forse mi sta chiedendo troppo? Pretendere un mio silenzio senza che io sappia quale sarà l’argomento di conversazione. Comunque, se la tranquillizza, glielo prometto.”
“Ti ricordi quando avevate dei grossi problemi con quel mecenate da strapazzo? Quando Candy è quasi scappata di casa per assicurarsi che Terence stesse bene... beh, al suo ritorno mi disse che avrebbe voluto cercare qualcuno che potesse scalzare Griffiths dal ruolo di sovvenzionatore. Non ti ho mai raccontato che abbiamo discusso aspramente perché voleva che svincolassi il suo trust per poter aiutare la compagnia. Ma non potevo permetterglielo, non potevo permettere che qualcuno le ricordasse il suo passato, che venisse fuori la storia di Susanna e che qualcuno, in qualche modo, scoprisse che Candy e Terence erano andati a scuola insieme.”
“ Certo, capisco.”
“Però comunque potevo fare qualcosa… insomma Karen sto cercando di dirti che”
“Sei tu, lo so.”
“Sono io?”
“Il nostro nuovo sovvenzionatore. Lo sapevo. O meglio lo avevo immaginato. Ma adesso che me ne dai la conferma, sono ancora più convinta che tu sia un uomo stupendo. Altruista e generoso. E ti amo anche per questo.” gli aveva detto lei lasciandolo senza parole e facendolo arrossire lievemente.
“Sono così scontato?” aveva detto lui ridendo.
“No, ma hai un cuore grande.”
“Beh, se questo ti aiuta ad amarmi, che ben venga.” aveva risposto lui malizioso.
“Avrei anche una ricompensa per te.” aveva detto lei avvicinandoglisi pericolosamente alle labbra.
Fu un bacio diverso, quello che si scambiarono, c’era una maggiore consapevolezza, una maggiore certezza di ciò che provavano l’uno per  l’altra.
Karen stava ricordando quel bel momento quando sentì bussare alla propria porta.
“Ti aspettavo, sai?” disse prima che la porta si aprisse.
“Come sapevi che…”
“Che saresti passato? Con chi altri parli, oltre a Robert e me?” disse lei ridacchiando.
“Touché!”
“Come va?” chiese lei.
“I viaggi in treno ultimamente mi sfiancano. Forse sto diventando vecchio.”
“O forse, come me, non avevi assolutamente voglia di lasciare New York e non per un periodo così lungo.”
Aveva colto nel segno, come sempre.
Terence doveva ammettere che, oltre ad essere una buona compagnia, Karen godeva di una certa perspicacia.
“So che non ti piace parlarne ma, che ti preoccupa?”
“La lontananza.”
“Pensi che possa innamorarsi di qualcun altro?”
“Ma Karen!” disse lui seccato e lei scoppiò a ridere.
“Mi diverto a prenderti in giro.”
“Io decisamente di meno. E comunque, ho paura che ricordi in mia assenza. Se dovesse accadere voi essere lì, per spiegarle …”
“Non ricorderà senza di te. Non l’ha fatto fino ad ora, perché dovrebbe cominciare proprio adesso?”
“Forse hai ragione.”
“Graham, io ho sempre ragione.” disse lei ridendo.
Terence invidiava Karen e la sua solarità. Rideva spesso, non si lasciava fermare da nulla, ed era sempre propositiva. Erano i due opposti eppure lentamente avevano cominciato a sviluppare qualcosa di simile ad un’amicizia.
Rimasero a chiacchierare per un po’ senza addentrarsi nuovamente in quel discorso. Parlarono della tournèe, delle città che avrebbe toccato, dello spettacolo …
Eppure nessuno di loro era presente al cento per centro, perché un angolo della loro mente era occupato da quel pensiero fisso, dal posto nel loro cuore che era spettava dalla persona amata.
 
Albert non aveva creduto che sarebbe stato così difficile separarsi da Karen.
Aveva sempre saputo che il lavoro si sarebbe frapposto fra loro e che, prima o poi, avrebbero dovuto passare del tempo separati, ma aveva preferito non pensarci, almeno fino  a quando il problema non si era presentato.
Avrebbe dovuto immaginare che prima dell’estate  la compagnia Stratford sarebbe stata chiamata ad inscenare i propri spettacoli in giro per l’America, eppure, quando Roberto lo aveva informato di quella opportunità,  in un certo qual modo non era stato particolarmente felice.
Certo, era contento che la compagnia fosse richiesta e che la carriera di Karen procedesse a gonfie vele, ma non era pronto a separarsi da lei, non in quel momento in cui avrebbero dovuto dedicare molto tempo all’organizzazione del matrimonio.
 
Fortunatamente il lavoro, i preparativi e la vita di tutti i giorni lo assorbivano completamente, senza lasciargli troppo tempo per pensare ad altro.
Sia lui che Candy si buttarono a capofitto ciascuno nelle proprie attività, per aiutare il tempo a scorrere il più velocemente possibile.
Albert si stupiva ogni giorno di tutto l’impegno che Candice riusciva a mettere nella gestione dell’orfanotrofio e nella ricerca dei fondi per poterlo mandare avanti.
Per quanto le avesse dato il via libera per attingere al patrimonio di famiglia, Candy era sempre intenta a cercare di fare conoscere la causa per cui combatteva, nel tentativo di diffondere una maggiore presa di coscienza da parte della collettività.
 
Il telefono suonò riportando Albert alla realtà.
“Oh, Terence sei tu.”
Terence rise di cuore.
“Scusami se non sono la tua futura mogliettina.” lo prese in giro.
“ Quando imparerai a portare rispetto a quelli più grandi di te?”
“Credo  mai. Ma dimmi, come stai, come vanno lì le cose?”
“ Relativamente bene, se non fosse per lo scorrere del tempo che mi pare avere rallentato.” ammise ridacchiando.
“Credo di capire. Candice è in casa?”
“Certo, te la chiamo. A presto, e non ti preoccupare, ci sono io a prendermi cura di lei.”
“Lo so Albert.” rispose Terence impaziente, poi attese quel breve tempo che parve durare un’eternità, prima di udire finalmente la voce di Candy all’altro capo del telefono.
“Ciao Candy!”
“Terence! Mi fa piacere che tu abbia chiamato. A breve sarei uscita, mi hai trovato per poco.”
“ Sono un uomo fortunato.” rise lui.
“E mi sembri di ottimo umore.”
Attese qualche istante prima di risponderle. Non era affatto di ottimo umore ma il solo sentire il suono della sua voce aveva migliorato decisamente l’andamento della giornata.
“ Tu come stai?” le chiese, cambiando volutamente argomento.
“Impegnata. Mi sono buttata a capofitto nel lavoro. E sto ottenendo dei buoni risultati. Quando tornerai prometto di aggiornarti.”
“Sono passati solo due mesi.”
“Sì, lo so.” rispose lei, consapevole che ne mancavano altrettanti prima di poterlo rivedere. Avrebbe voluto chiedergli di più, sapere come stava passando quelle giornate ma poi aveva temuto di sentirsi dare risposte a cui non era pronta.
“ L’importante è che tutto proceda per il meglio. Il tuo lavoro intendo.”
“Oh, certo. Ma tu dimmi, come procede con gli spettacoli? Sempre acclamatissimi e amatissimi dal pubblico? Immagino che avrai incontrato molta nuova gente e starai partecipando a molte feste.”
Terence intuì dove Candy volesse andare a parare e non poté non esserne felice. Quelle dimostrazioni indirette di gelosia andavano a nutrire la sua speranza che lo contraccambiasse.
“I fans sono sempre entusiasti, non ti nego che a volte qualcuna ha tentato di intrufolarsi nel mio camerino ma, per fortuna, ogni tentativo è stato sventato. Ogni tanto debbo concedermi per qualche intervista e qualche autografo ma niente di più. E’ solo lavoro per me, anche se è una delle mie passioni, ma niente di più. Lo sai che tengo separata la vita privata da quella lavorativa, motivo per cui ho partecipato a pochissime feste e solo quando obbligato.”
“Anche io ho partecipato a diversi eventi per la raccolta fondi. Sai, non credo che mi abituerò mai alle feste. Mi piace stare in compagnia ma stare in mezzo a tutte quelle persone con la puzza sotto il naso, beh, non fa per me.”
“Certo, tu preferisci arrampicarti gli alberi e lanciarti di ramo in ramo.” la prese in giro lui scoppiando a ridere.
“Ma possibile che finisci sempre col prendermi in giro. E poi, ti ricordo che dei due, sei tu che è stato definito l’asociale del secolo e non io, caro il mio signor Graham.” Scherzò lei.
“Touchè!” rispose lui ridendo. Era così bello sentirla ridere, era contagioso.
Non riusciva a smettere di sorridere e quella sensazione di calore che si era impadronita del suo stomaco e del suo cuore, non appena aveva udito l’argentina risata di lei, stava lentamente espandendosi al resto del corpo. Solo lei riusciva a farlo sentire bene, solo con lei si sentiva  a proprio agio e poteva essere completamente sé stesso.
“Terry, perdonami ma ora devo andare. Spero di sentirti presto però.”
“Ti chiamerò domani, se per te va bene.” lo aveva chiamato Terry, un’altra volta. L’udire quel nomignolo con il quale solo lei e sua madre erano soliti chiamarlo, aveva fatto spiccare nuovamente il volo al suo cuore.
“Ti aspetterò.” gli disse lei, non riuscendo assolutamente a dirgli quel “mi manchi” che le era rimasto incastrato in gola e che pareva non volere uscire.
Poteva essere più difficile dire quelle due semplici parole?
Perché non riusciva ad essere sincera?
Perché aveva paura di dirgli la verità?
Del resto, cosa c’era di male nel sentire la mancanza di una persona cara?
Candy rimase qualche minuto in silenzio, dopo aver riagganciato, persa fra le sue mille domande.
Erano giorni che pensava di dirglielo ma, immancabilmente, ogniqualvolta parlassero, finivano per scherzare, senza riuscire mai ad affrontare discorsi seri.
Certo, non potevano certo definire telefonicamente ciò che li legava, ma era davvero difficile continuare ad andare avanti, facendo finta di nulla.
Non aveva alcun diritto di essere gelosa, ciò nonostante, non poteva impedire al suo cuore di provare quel fastidioso sentimento e quella seccante sensazione.
Il rumore dei passi di Albert, che si avvicinava nuovamente allo studio, interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Candy lo salutò e uscì di fretta.
L’aspettava una lunga giornata, così come l’attendevano due lunghi mesi.
 
Sia aprile che maggio, fortunatamente, passarono con una certa celerità.
L’unico giorno in cui Candy sentì in maniera ancora più forte la mancanza dell’attore, fu quello del proprio compleanno. Era il secondo che celebrava da quando si erano conosciuti, ed era la seconda volta che lui si trovava lontano.
Certo, l’anno precedente non si potevano nemmeno definire amici, motivo per cui la sua assenza era più che giustificata, mentre, quell’anno, quel qualcosa che c’era fra di loro rendeva la sua assenza ancora più evidente, ancora meno sopportabile.
L’anno precedente aveva ricevuto un mazzo di fiori con un bel biglietto che, anche se inizialmente, non le era risultato particolarmente chiaro, dopo la telefonata di Terence aveva assunto uno stupefacente significato.
 
Quella sera ci sarebbe stata la solita cena al ristorante.
Aveva chiesto espressamente allo zio di non esagerare perché non era in vena di festeggiamenti.
Ma anche Albert era del suo stesso avviso, da quando Karen era partita, l’ultimo suo pensiero erano le feste, anche se non voleva certo lasciare passare il compleanno di Candy senza celebrarlo.
Annie quella mattina era parsa particolarmente strana a tutti loro.
Se Archie non lo avesse creduto possibile, avrebbe sicuramente sospettato che gli stava nascondendo qualcosa.
Mesi addietro, Annie aveva ricevuto un incarico particolare da una persona.
“ Speravo di poter essere qui per il compleanno di Candy ma vista la nostra partenza improvvisa… saresti così cortese da darle questo?” le aveva chiesto Terence porgendole una scatolina.
Dallo sguardo curioso di Annie aveva intuito che voleva sapere di cosa si trattava.
“È solo un paio di orecchini.” le aveva detto per soddisfare la sua tacita curiosità.
“Oh, sono sicura che le piaceranno molto.”
“Puoi anche aprire la scatola se vuoi.”
“Oh no, figurati.”
“Posso contare sul tuo aiuto?”
“Assolutamente.”
“ Ti lascio anche il bigliettino. Credi di poterlo nascondere ad Archie? Non vorrei che cadesse nelle sue mani.”ammise ridendo ed Annie si limitò ad annuire perché era troppo impegnata a ridere insieme a lui.
Annie corse dal signor Miles e gli chiese la cortesia di conservare quel pacchetto per lei.
Avrebbe dovuto tenerlo nascosto sia a Candy che ad Archie per un bel po’, ma le piaceva l’idea di essere partecipe di quella piccola sorpresa per la sua amica e per Archie … beh, dopo quanto era successo alla festa di fidanzamento, Annie aveva consapevolmente optato per delle semplici omissioni per quanto riguardava Terence e Candy, così da evitare problemi.
Non le piaceva mentire ad Archie, ma aveva deciso di tenerlo all’oscuro di alcune piccole cose di cui lei, con il suo attento occhio femminile, a volte si accorgeva, mentre al marito sfuggivano.
Quella mattina Annie aveva chiesto al maggiordomo la restituzione del prezioso pacchetto.
Era curiosa di sapere che ci fosse scritto in quel biglietto, eppure non erano affari suoi. Ma forse Candice glielo avrebbe fatto leggere …
“Allora, sei pronta per andare a cena?” le chiese Annie dopo essere entrata nella sua stanza.
Candice sbuffò leggermente, stava combattendo con un’onda più ribelle delle altre dei suoi ricci.
“Forse è il caso che li tagli di nuovo?!”
“Che dici, stai benissimo. Hai dei capelli stupendi, sono così belli e voluminosi…”
“Mmm, se lo dici tu. A me sembrano un ribelle cespuglio.”
“Sei bellissima, non essere sciocca.”
“Sarà…”
“Beh, che sono tutti questi dubbi?”
“Oh, niente.”
“Pensi di potermi mentire? Erro o il telefono non ha ancora suonato?”
“In realtà ho ricevuto molte telefonate.” Cercò di glissare lei.
“Candice White Andrew!” Annie in qualche modo cercò di sgridarla ma Candy scoppiò a ridere. Era davvero troppo ridicola quando cercava di fare la maestrina.
Annie venne contagiata dalla sua risata e si ritrovarono a ridere come facevano quando erano bambine.
“Vedrai che il telefono squillerà. Ti aspetto al piano di sotto.”  Le disse senza lasciarle modo di replicare.
Poco dopo, Candice sentì il telefono squillare.
Annie, in un modo che davvero non era da lei, urlò un “Candice è per te!” che rimbombò per tutta la casa. Archie la guardò esterrefatto, la sua Annie era davvero ricca di sorprese.
Candy corse verso l’ufficio di Albert, rischiando di inciampare nel proprio vestito.
“Pronto.”
“Auguri mia bella principessa! Perdonami l’orario ma siamo stati in viaggio e poi ci sono state le solite prove.”
A sentire il suono della sua voce, il cuore di Candy si librò felice in aria, svolazzando inarrestabilmente.
“Terence! Grazie. Stavamo per andare a cena…”
“ Ho sempre un tempismo pessimo.”
“No, insomma, hai rischiato di non trovarmi.”
“Appunto. Come l’anno scorso. Non ho certo dimenticato che sono riuscito a farti gli auguri per tempo, per un soffio.”
Candy rimase sorpresa di come ricordasse tutto. Forse Annie aveva ragione, forse davvero era riuscita a conquistarsi un piccolo posticino nel cuore del bell’attore.
“Ma quest’anno ce l’hai fatta. E te ne ringrazio, davvero.”
“Posso chiederti una cosa? Mi potresti chiamare quando torni? Ti lascio il numero dell’hotel.”
Quella strana ed inaspettata richiesta in parte la insospettì ma fu felice di avere un pretesto per richiamarlo.
“Vorrei parlare un po’ con te ma ora mi pare che siamo entrambi di corsa… io per le 23 rientro.”
Terence le dettò il numero di telefono.
“Chiedi del signor Paul Gray.”
“Ok, ti chiamerò. Beh, buon lavoro allora. E grazie ancora per avermi chiamata.”
“Buoni festeggiamenti, mi spiace non esserci.”
“Sì, anche a me, a dopo.” ammise lei prima di salutarlo e di riagganciare.
Aspettò qualche minuto prima di raggiungere gli altri, giusto il tempo di ricomporsi e di cancellare,o almeno camuffare, quel sorriso che la faceva sembrare una stupida e nel quale aveva sentito le labbra tirare per poi distendersi.
“L’attore non si è dimenticato di chiamare, eh?” esordì Archie che poco dopo si massaggiava dolorante lo stomaco,  la sua dolce futura moglie gli aveva tirato una bella gomitata.
“Quando imparerai a tacere?!” gli si rivolse Annie, quasi sussurrando.
“Forza, andiamo!” Albert riportò l’attenzione sul motivo per cui erano vestiti di tutto punto e pronti per uscire.
Albert era un po’ nervoso, Karen non lo aveva ancora chiamato. Sapeva che non doveva preoccuparsi, eppure la cosa lo infastidiva, si era abituato a sentire la sua voce almeno un paio di volte al giorno. Lo aveva avvertito che probabilmente non sarebbe riuscita a chiamarlo, se non dopo lo spettacolo, motivo per cui non aveva motivo di preoccuparsi ma sicuramente la cosa non gli faceva piacere.
“ Che bello questo posto!” esclamò Candy, una volta entrata nel ristorante.
Albert aveva prenotato un tavolo in un posto esclusivo, nella parte del giardino, sotto ad un piccolo gazebo. C’erano candele a rischiarare la serata e l’atmosfera era decisamente troppo romantica.
“E’ romanticissimo Albert, complimenti per la scelta!” aggiunse Annie.
“Sì, forse troppo romantico per una cena di compleanno.” aggiunse Archie prendendosi una pedata da parte di Annie.
“Hai intenzione di picchiarmi per tutta la sera? Avvertimi perché inizio ad avere lividi sparsi ovunque.” scherzò lui e tutti scoppiarono a  ridere. Archie era sempre lo stesso, non cambiava mai.
Era cresciuto, maturato, ma quella brutta abitudine di dire sempre la cosa sbagliata, nel peggiore dei momenti, beh, non lo aveva certo lasciato.
Mentre cenavano cominciarono a parlare del lavoro di Annie e Candy.
“Sono davvero entusiasta. Certo, c’è ancora molto da fare, vero Candy? Però pian piano credo che ci stia riuscendo di coinvolgere sempre più persone.”
“Sì, Annie ha ragione, però c’è davvero molto da fare. Riuscire a smuovere le coscienze altrui … beh, è un’impresa abbastanza ardua, ma direi che ne vale la pena per la nostra causa. Quei bambini hanno bisogno di una famiglia, di persone che li amino e si prendano cura di loro.”
“State facendo un ottimo lavoro voi due. E sono proprio contento che anche tu stia partecipando attivamente.” disse Archie rivolgendosi ad Annie.
“Grazie Archie. Per me è un piacere aiutare tutti i meno fortunati. Poi, la consapevolezza di essere stata anche io un’orfana, seppure un’orfana fortunata, per me è una motivazione in più.”
“Sono orgoglioso di voi.” aggiunse Albert sorridendo loro.
Effettivamente sapeva che, quando Candy si metteva in testa una cosa, non c’era verso di farle cambiare idea o di distoglierla dal suo progetto, ma non aveva mai visto Annie impegnarsi così a fondo in qualcosa di così importante.
La serata trascorse per il meglio e Candy fu davvero felice dei regali che ricevette.
Annie evitò di consegnarle il regalo di Terence fino a quando non rincasarono.
“Potresti venire un attimo nella mia camera? Avrei bisogno di farti vedere qualcosa.” Le aveva detto, non facendo altro che aumentare il mistero di quel suo comportamento così particolare di quella giornata.
Diedero la buonanotte ad Archie e Albert e si incamminarono verso la camera da letto di Annie.
“Per te.”
“Annie, non dovevi.”
“Non è da parte mia. Prima partire mi ha chiesto di dartelo. L’ho dovuto tenere nascosto ad Archie, è per questo che oggi ero così nervosa. Sai come fa quando si tratta di Terence.”
Candy ridacchiò.
“Hai fatto bene. Sì, Archie si comporta in maniera bizzarra quando si tratta di Terence, anche se non ho ancora capito il perché.”
“C’è anche questo con il regalo.” Le disse porgendole un biglietto.
“Oh, grazie.” Il cuore di Candy fece un’altra capriola.
Era davvero incredibile che Terence si fosse organizzato per tempo per farle quella sorpresa.
Poi si ricordò di quella richiesta di chiamarlo e capì il motivo.
“Se non ti spiace …”
“Certo, va pure.” Le rispose Annie che ovviamente aveva intuito che l’amica voleva leggere il biglietto ed aprire il regalo nell’intimità della propria camera.
“Grazie ancora.” le disse prima di uscire dalla stanza di Annie e di recarsi nella propria.
Affrettò il passo, entrò nella propria camera e si chiuse la porta alle spalle.
Guardò quel biglietto e lo portò vicino alle labbra: le venne istintivo baciare quel pezzo di carta e stringerlo a sé.
Era così felice ed emozionata, eppure non aveva ancora letto il messaggio.
Si fece forza ed aprì la busta prima ancora di aprire la scatola.
 
“A quanto pare anche quest’anno il lavoro mi tiene lontano il giorno del tuo compleanno.
Mi spiace, avrei voluto festeggiarlo con te.
Spero di averne l’occasione negli anni a venire.
Auguri Candice.
 
T.G.”

 
Candy si asciugò quell’unica lacrima a cui aveva concesso di rigarle il volto.
Era triste, sentiva decisamente la sua mancanza, più di quanto si sarebbe aspettata.
Rilesse il biglietto e, solo ad una seconda lettura, si rese conto di quanto ci fosse scritto.
Quel “negli anni a venire” sembrava una promessa, che lui ci sarebbe stato, che non l’avrebbe lasciata, sembrava una richiesta, come se sperasse di esserci nel suo futuro.
Possibile che fosse davvero così o stava semplicemente fantasticando troppo?
Decise di aprire la scatolina e ,quando vide quei bellissimi orecchini, color zaffiro si sentì un po’ più vicina a lui. Non potevano non ricordarle gli occhi stupendi dei quali si era irrimediabilmente innamorata.
Li indossò subito, così avrebbe avuto sempre qualcosa di lui con sé.
Guardò l’orologio, erano ormai le undici passate.
Inspirò profondamente, cercando di calmarsi, poi si diresse verso lo studio di Albert.
Compose il numero di telefono nervosamente, e quando il receptionist le passò l’interno desiderato il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
Non aveva pensato a cosa dirgli, ma un ringraziamento era dovuto.
“Pronto.” La voce virile e sensuale di Terence la fece trasalire.
“Ciao. Disturbo?”
“Attendevo la tua telefonata.”
“Com’è andata stasera?”
“Benissimo. Ma avrei preferito essere altrove.” confessò lui.
“Ti manca New York?” domandò lei.
“Se vogliamo metterla così.” - rispose lui, rimanendo vago e poi aggiunse- “ la tua serata com’è andata?”
“Bene, Albert ci ha portate in un ristorante stupendo. Ho ricevuto molti bei regali anche se il più bello mi è appena stato dato da Annie.”
“Oh, immagino che sia riuscito a nasconderlo a Cornwell allora.” disse ridacchiando e la risata di lei gli fece eco.
“Grazie. Gli orecchini sono stupendi, il loro colore … quando li ho visti non potuto fare a meno di pensare ai tuoi occhi.” disse quasi in un timido sussurro e, nel contempo, sentì le proprie guance avvampare.
“Sono felice che ti piacciano.”
“Terence… avrei voluto che tu fossi qui. Capisco che non ti è stato possibile. Cioè, so che il tuo lavoro è importante ecco, non che stia dicendo …”
“Candice “ - la interruppe lui - “ ho capito, non preoccuparti. Se avessi potuto, non c’è altro posto in cui avrei voluto essere stasera, se non lì con te.” Trovò il coraggio di dirle. La lontananza e il potersi nascondere dietro il telefono, in qualche modo gli rendevano meno difficile dirle ciò che pensava.
Non era mai stato un codardo, ma aveva sempre fatto un’immane fatica ad esternare a parole ciò che sentiva.
Candice era quasi tentata di saltare di gioia. Era felice. Che altro poteva desiderare per il suo compleanno? Certo, se lui fosse stato presente forse… caspita, a cosa stava pensando? Arrossì e scoppiò a ridere e solo la voce di Terence la riportò alla realtà.
“Candy, perché ridi? Dai, rendimi partecipe.”
“Oh, perdonami, stavo solo pensando che mi avrebbe fatto davvero piacere che tu fossi stato presente per assistere sicuramente ad una delle scaramucce divertenti fra te e mio cugino.”
“Tuo cugino non perde mai l’occasione di provocarmi.”
“Lo so, lo so. Però siete divertenti, giuro.”
“Sono contento di riuscire a farti sorridere.”
“Lo sono anche io. Beh, che mi racconti di bello?” gli chiese lei e così passarono oltre un’ora al telefono a raccontarsi cosa avevano fatto negli ultimi tempi.
Terence era sempre impegnato a lavorare, nonostante non fosse la prima volta che mettevano in scena quella tragedia, per lui era sempre come la prima volta.
Candy lo aggiornò di tutti i progetti e le idee che aveva avuto. Era un vulcano di idee, era così bello per Terence sentirla così emozionata e coinvolta. Sapere che si stava impegnando in qualcosa che la distraeva e la faceva sentire viva, non poteva che renderlo felice.
Quando posero fine alla loro conversazione, entrambi andarono a dormire col sorriso sulle labbra, molto più sereni e contenti.
Una bella chiacchierata ci voleva proprio dopo tutti quei mesi di lontananza.
 




NdA: Chiedo scusa se non ho ancora risposto alle recensioni, tra venerdì e sabato lo farò! Scusatemi, in questi gg vado di fretta!
Se vi va di farmi sapere che ne pensate, come sempre, ne sarò felice!
Grazie e vorrei ringraziare Engel, non preoccuparti se non puoi recensire sempre!
   
 
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