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Autore: LORIGETA    29/04/2008    8 recensioni
FIC dedicata ai miei adorati Bra&Goten ^^
“Wow…dunque vediamo, ho duecentoquaranta zeni e …” pensò mordendosi un labbro.
Con quella cifra, la possibilità di scelta calò vertiginosamente; rimasero solo tre creazioni molto semplici: un anello con incastonata un'acqua marina, una fascia d’oro con inciso un cuoricino bianco e un'altra intrecciata con un filo d’argento.
Chissà quale di quei monili sarebbe potuto piacere a Valese: lei sfoggiava spesso abiti sofisticati e accessori d’alta moda e Goten tentò di focalizzare nella mente la sua mano sottile con indosso gli anelli, ma deglutì amaramente, pensando che ne sarebbe rimasta molto delusa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Valese
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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San Valentino …Gioie e dolori.

Parte: sesta.

Goten rivide tutto come in un lampo: l’incontro casuale con Bra nella piazza di fronte alla gioielleria, la loro capatina al bar e l’emozionante bacio all’interno del tunnel dell’amore, la romantica attrazione del Luna Park cittadino.
Erano stati momenti a dir poco emozionanti, che gli avevano fatto scoprire qualcosa di nuovo, giacché prima d'allora non si era mai reso conto di quanto lei fosse dolce e sensibile, oltre che bellissima.
In poche ore si era innamorato perdutamente della sorella del suo miglior amico e, inoltre, non smetteva di pensare all’abbraccio ricevuto dal proprio padre.
Era difficile capacitarsi d’aver solo sognato, poiché sentiva ancora un piacevole velo di calore sulla pelle ed era certo che fosse stato proprio quel contatto ad avergli fatto rifluire forza e coraggio nelle vene.
Goku gli aveva dato quell’appoggio che per anni gli era mancato, una stretta paterna a lungo voluta; ed era grazie a lui se adesso stava sfrecciando a tutta velocità verso la capitale per raggiungere la Capsule Corporation.
Il bisogno di rivedere la sua principessa stava accrescendo ad ogni istante e gli sembrò di esplodere di gioia, quando si accorse di essere arrivato. 
Bra aveva appoggiato le braccia sul parapetto di cemento della grande terrazza: di fronte a lei si stendeva il giardino, che appariva privo di colori, avvolto dall’oscurità della notte. I raggi lunari donavano appena qualche riflesso alle foglie degli alberi e ai petali dei cespugli di rose, che abbellivano le tante aiuole.
Il suo viso era pallido: il ricordo di quel pomeriggio con Goten le stava scavando dentro l’anima e le sembrava inaccettabile non potergli dare tutto l’amore che le divampava nel petto. 
Tante volte, negli anni passati, aveva litigato con lui anche per questioni banali ed altrettante volte si era limitata ad ignorarlo ritenendolo egoista e superficiale.
Adesso però qualcosa era cambiato e, per ironia della sorte, proprio nel giorno di San Valentino.
Ogni gesto, ogni movimento, ogni parola che si erano scambiati durante la giornata trascorsa assieme le avevano fatto comprendere la sua vera natura: sotto quella maschera da seduttore incallito v’era in realtà un ragazzo dolcissimo e pasticcione, che lei adorava.
La giovane tornò a guardare i fiori e cercò qualche stella tra nuvole che veleggiano sospinte dalla brezza, che ad un tratto però la fece rabbrividire.
Con quella temperatura piuttosto rigida rischiava di prendersi un malanno e, tremante di freddo, decise di rientrare al calduccio. Sarebbe stato meglio rifugiarsi sotto al piumino, dove già giaceva l’orsacchiotto regalatole dal Son e che adesso voleva stringere fra le esili braccia.
Sospirò, pensando che avrebbe potuto far uso della fantasia per immaginare di fare l’amore con Goten, per sfuggire ad una realtà che la faceva soffrire, poiché lui certamente, in quello stesso momento, si stava deliziando in compagnia della sua ragazza.
Entrò spedita e richiuse la portafinestra facendo ruotare alla svelta la maniglia d’ottone, camminò fino alla specchiera e sedette sullo sgabello rivestito in tessuto lilla, osservò la propria immagine riflessa e poi afferrò la spazzola, che cominciò a far scorrere sui lunghi capelli color dell’oceano.
Con la prontezza di un esperto equilibrista, Goten scavalcò la ringhiera del terrazzo: era levitato lentamente, timoroso d’affrontare quel momento tanto agognato e si bloccò dinnanzi al vetro appannato, rimanendo a guardarla seduta, mentre si spazzolava la folta chioma.
Il mezzosangue aveva dei brividi incessanti in tutto il corpo, ma non poteva dar colpa al freddo; protese un braccio e chiuse a pugno la mano per bussare, ma appena sfiorò la finestra sentì l’impulso di allontanarsi e deglutì rumorosamente.
Che imbecille! Cosa stava aspettando? Che sopraggiungesse l’alba per farsi avanti?
Lei era lì, a pochi metri da lui, e sarebbe semplicemente bastato farsi avanti, eppure sembrava imbalsamato: una mummia millenaria avrebbe mostrato più vitalità, era paragonabile ad una statua di cera.
“Non ci riesco, lei riderà di me!” si disse scrollando il capo, poiché l’insicurezza tornò a manifestarsi e lo avvolse come in una morsa. Le ginocchia gli tremavano e non riusciva quasi a reggersi in piedi; sconfortato, ripensò al semplice anello che aveva riposto nella tasca della giacca.  “Sono uno scapestrato, senza un soldo e per giunta troppo adulto per lei. Cosa potrei offrirle? Non può funzionare e non credo al detto: due cuori e una capanna. Lei è abituata ad una vita agiata, a togliersi ogni capriccio: non potrei mai renderla felice.”  
Affranto, voltò le spalle: si era illuso di poterle aprire il cuore, ma era stato uno sbaglio. Se ne sarebbe andato in punta di piedi e a testa bassa.
Goten si mosse verso la ringhiera e guardò vero l’alto, pronto a spiccare il volo, ma fu in quel momento che d’improvviso si alzò un vento tremendo: era talmente forte che riuscì a sospingerlo all’indietro senza fatica, facendolo barcollare.
Una tromba d’aria gli ruotava vorticosamente attorno e gli spettinava l’increspata chioma scura, obbligandolo a socchiudere gli occhi.
“Perdinci, ma cosa sta succedendo? La fine del mondo! Possibile che…papà sei tu, per caso?” esclamò cercando di muovere un passo in avanti, ma invano.
Pareva che una grande mano gli premesse sul petto e volesse farlo indietreggiare a tutti i costi, spingendolo con forza contro l’ampia finestra, che all’impatto si spalancò di colpo, facendolo ruzzolare all’intero.
Goten cercò di reprimere un'imprecazione: l’ultima cosa che avrebbe voluto accadesse era di ritrovarsi a gambe all’aria sul pavimento di parquet. Bianco come la morte, imbarazzato oltre l’inverosimile, liberò qualche colpetto di tosse.
“Oh cielo! Bra, scusami tanto!” disse poi con aria smarrita.
Lei si era voltata con estrema lentezza, sgranando prima gli occhi e poi spalancando la bocca: vederlo lì disteso le aveva tolto il fiato e la indusse a sollevarsi di scatto, la spazzola le sfuggì dalla mano e cadde a terra con un tonfo secco.
“Go-Goten!” pronunciò a fatica, avvicinandosi poi con incedere esitante, quasi avesse paura che lui scomparisse da un momento all’altro.
Sbattè le palpebre più volte: forse era solo un sogno, oppure, per qualche arcana ragione, era riuscita a materializzare il proprio pensiero. Aveva desiderato così tanto di rivederlo, che se l’era ritrovato in camera da letto.
Il Son tentò di alzarsi anche se aveva i muscoli completamente irrigiditi; si mise prima in ginocchio con i palmi appoggiati a terra e infine si sollevò con un colpo di reni per mettersi in piedi.
“Ehm, scusami tanto. Io…” raschiò con la gola, mentre una vocina nella sua testa si complimentava con lui per la figura da imbecille che aveva appena fatto.
Una lieve risata sfuggì dalle labbra della ragazza, che si sforzò di combattere alla tentazione di gettargli le braccia al collo.
La camicia da notte color pesca che indossava era un velo leggero, la stoffa aderiva alle forme del corpo e la stringeva un poco sul seno, facendo scorgere i capezzoli turgidi.
Il giovane la stava ammirando, incantato da tanta grazia.
Se le avesse detto che era bella sarebbe stata un torto; non c’era aggettivo che potesse descriverla e renderle ragione a sufficienza: nella penombra della stanza sembrava una dea giunta a far visita ai comuni mortali.
“Bra…” la scrutò ancora con intensità da capo a piedi ed il sangue nelle vene cominciò a scorrere troppo veloce, facendolo accalorare. 
Temette di perdere la ragione, di farsi dominare dall’istinto, e si chiese se fosse colpa delle loro origini affini se stesse avvertendo una voglia così impellente di farla sua.  
Non riuscì a proibirsi di guardarla e lei abbassò la testa di lato, incapace di nascondere il turbamento provocatole da quei grandi occhi scuri, così ardenti, che scivolavano su di lei e che, se ne avessero avuto la capacità, l’avrebbero spogliata senza indugi. 
“Pensavo fossi con Valese.” disse in modo spontaneo cercando di scambiare qualche parola con lui.
Il cervello del Son rischiava di andare in corto circuito: doveva spiegarle l’accaduto con la massima urgenza. 
“Beh, è andata molto male: quando ha visto l’anello mi ha riso in faccia!” ammise con sincerità e lei lo vide alzare le spalle con indifferenza, come per mostrarle di non essere dispiaciuto.  
Sul viso dai tratti delicati nacque un timido sorriso, quasi di soddisfazione, che immediatamente si affrettò a celare. 
Bra era allietata all’idea che avesse rotto con quella smorfiosa e ancor più che fosse andato a trovarla, anche se in un modo così inconsueto. 
“E… visto che avete litigato, hai pensato bene di far irruzione nella mia stanza come una meteora. Originale come entrata, ma un po’ plateale.” scoppiò a ridere nel guardare la faccia buffa di Goten, che si era colorata di rosso. 
A volte la stupiva: sembrava emozionato come un ragazzino al primo appuntamento.
“A dire il vero non era previsto che venissi qui, solo che ho incontrato una pe-persona e  …”  fu tutto quello che riuscì a sussurrare, lasciando posto ad un lungo silenzio, infranto solo dal fruscio dell’indumento da notte di Bra, che era in piedi di fronte a lui: la sfumatura dei suoi occhi aveva assunto una tonalità più intensa.
“Ti senti bene? Voglio dire: sei così strano! Non capisco dove tu voglia arrivare e se cerchi conforto posso solo dirti che hai sbagliato finestra: quella di Trunks, lo sai, è dall’altro lato della facciata.” scosse la testa e si mise a riflettere un poco irritata.
“Beh, scusa ma vorrei andare a dormire …vedrai che tutto si aggiusterà, riavrai presto la tua ragazza!” era certa che fosse sconvolto per la reazione antipatica della fidanzata e che cercasse solo un sostegno morale: provò un senso di vertigine all’idea di essere considerata solo un'amica.
“Non vorrà per caso che mi metta a consolarlo? A dirgli: oh, povera Valese, sii comprensivo, forse era solo un po’ stressata, ma ti vuole molto bene. Domani risolverete tutto! Eh no, caro Goten, arrangianti! Ho i miei problemi da risolvere e, guarda caso, sei tu la causa!” dedusse tristemente, mentre il giovane a sua volta meditava in silenzio.
“Non sono dispiaciuto perché mi ha lasciato.” l’interruppe improvvisamente. 
Mancava mezz’ora alla mezzanotte e gli sarebbe piaciuto dichiararsi in quella giornata: cominciava a detestare meno quella festa; in fondo San Valentino poteva anche finire in bellezza.
“Non sei dispiaciuto?” ripeté Bra mordendosi un labbro. 
Accipicchia, questa sì che era una notizia! La storia era imbrogliata, ma stava prendendo un risvolto interessante.
“No, anzi, mi reputo fortunato: solo oggi ho capito quanto fosse superficiale quella ragazza. Non mi ha mai voluto veramente bene, ero solo un diversivo. Nemmeno io però ne ero innamorato, me ne sono accorto poco prima di arrivare all’appuntamento. In verità amo un’altra e …” le gambe non lo reggevano più, barcollò e si appoggiò sul ripiano della scrivania, una goccia di sudore scese lenta sulla pelle del viso fino al leggero velo di barba. 
Bra dovette sedersi: sprofondò di peso sul materasso ed avvertì un giramento di testa quando vide lo sguardo di Goten accendersi in un largo sorriso.
“Tu ami un’altra? Chi è questa ragazza?”  l’atmosfera si riscaldò, lui la inchiodò con i suoi occhi magnetici.
Avrebbe voluto inginocchiarsi e farle una dichiarazione a regola d’arte, ma si accorse di essere a corto d’ispirazione: l’emozione gli stava giocando brutti scherzi, riusciva solo a balbettare.
“Io…mi- mi sono accorto di am- amarti. Lo giuro, non mi sono mai sentito così: il mio cuore non ha mai avuto certi sussulti. E' la pr- prima volta che provo un tale coinvolgimento.” era spontaneo come un bambino e all’improvviso il tempo parve essersi fermato. Non attese risposta, ma si avvicinò: voleva disperatamente stringerla tra le braccia.
Lei, con un gesto rapito e istintivo, aveva portato una mano sulle labbra, frenando così un'esclamazione di gioia e stupore.
Ora tutto girava: i mobili, le lampade appese alle pareti, i libri poggiati sulle mensole, persino il tappeto sembrava essersi sollevato per compiere assurde evoluzioni.
Era così felice che stava per mettersi a piangere di gioia, sentiva le ciglia umide e un fiume di lacrime pronto a sgorgarle dai grandi occhi azzurri.
“Dimmi qualcosa, ti prego. Mandami a quel paese se vuoi, ma non stare in silenzio, fammi sentire la tua voce ...” era preoccupato nel vederla così immobile, prossimo ad un attacco di panico. 
“Facile a dirsi, mio caro!” si disse lei con un pizzico d’ironia. Cosa ci poteva fare se le parole le restavano impigliate nella gola? Se non riusciva a spiccicare nemmeno una frase banale, sebbene sentisse il bisogno di urlargli che anche lei lo amava?! 
“Goten…” mormorò alzandosi in piedi.
“Sì?” chiese con nervosismo il mezzo saiyan, giocherellando con la stoffa della giacca. 
“Oggi pomeriggio quando ero con te…” la giovane si fermò per prendere fiato, ma si accorse di quanto lui fosse agitato e cercò di arrivare al dunque.
“Anch’io mi sono accorta di …” non era pronta e dovette chiudere gli occhi, respirava il suo profumo maschile che la stava inebriando.
“Di?” continuò lui, giacché non resisteva più: gli sembrava di essere di fronte ad una giuria, pronto a ricevere un verdetto da cui dipendeva la propria vita e faceva la differenza tra l’ essere felice o vivere nella più cupa disperazione. 
“Anch’io mi sono accorta di amarti.” riuscì a dire tutto d’un fiato, lo sguardo fisso su di lui che, incredulo, ma felice, aveva spalancato gli occhi colto da un leggero tremore.
“Oh, Bra!” sembrava vacillare, cercava le parole giuste ed era indeciso se prenderla per stringerla al petto, ma superato il primo momento non esitò oltre: l’avvolse fra le braccia con delicatezza e cercò le sue labbra donandole un bacio interminabile.
Ogni ostacolo fra loro sembrava finalmente rimosso: avrebbero potuto amarsi e scoprirsi liberamente, essere felici insieme.
Volevano accarezzarsi e restare a lungo in quella stretta, che dava loro una commozione ed una contentezza indescrivibili.
“Ti amo piccola, mi dispiace se non sono il partito che ti saresti meritata, ma ti prometto che riuscirò a laurearmi e a farmi strada nel mio campo, sarai fiera di me.” le baciò la fronte e prese fra le dita i suoi capelli azzurri, che tanto gli piacevano e le asciugò una lacrima: una delle tante che le rigavano il volto.
“Sono già fiera di te Goten. Non vorrei nessun altro al mio fianco, ti adoro, adoro la tua spontaneità, la tua allegria e persino la tua sfiga. Amo tutto di te.” rispose Bra, ma non fece in tempo a continuare giacché tornarono a baciarsi, non erano mai sazi.
Totalmente presi dal loro trasporto non si accorsero che qualcuno aveva spalancato la porta ed osservava la scena rigido e impettito, una vena sulla sua fronte spaziosa pulsava in modo preoccupante.
Accadde tutto in pochi attimi, non ebbero nemmeno il tempo di rendersene conto: Bra si ritrovò seduta a terra, gli occhi chiusi e lo sguardo angosciato. Il suo respiro si fece ansante: era stato come essere travolti da una tempesta.  
“Papà!” urlò e per un istante, prima di sollevare le palpebre, pregò di essersi sbagliata, ma c’era un solo individuo capace di emanare una tale energia: Vegeta, suo padre, il principe dei saiyan.  
“Lascialo stare papà, no, ti prego!” vedeva Goten oppresso dal corpo del guerriero, veniva colpito con forza e non riusciva a difendersi, ad ogni fendente stringeva i denti e un nuovo livido violaceo gli spuntava sulla pelle.  
“Brutto schifoso! Ti spezzo le ossa, come ti sei permesso di toccarla?! Ti faccio ingoiare la palle! Rimpiangerai amaramente quello che hai fatto!” Vegeta tuonava, gli sbraitava in faccia e sputava insulti via via più feroci.
Lo percuoteva con estrema violenza, sfogando tutta la propria furia.
Immagini di gioia e dolore confondevano la mente di Goten: venire ucciso dopo aver appena assaporato la felicità era una terribile beffa, uno scherzo del destino. 
“No, fermo!” la vista di Bra iniziava ad annebbiarsi ed ebbe la sensazione di svenire.
“Basta! E' venuto per dirmi che mi ama, ci siamo fidanzati. Smettila di fargli male, ti prego!” lo implorò, resasi conto che lui dopo due minuti era già conciato molto male e lei temeva seriamente per la sua incolumità.
Vegeta fece una risata cupa e profonda, facendola rabbrividire.
“Fidanzati? Ma non dire eresie: questo è un buono a nulla, è solo un donnaiolo, ma la sua carriera di seduttore è giunta all’epilogo! Ti faccio passare io la voglia d'importunare le ragazze!” urlò fuori di sé e gli centrò in pieno lo stomaco, facendolo contrarre dal dolore.
Il giovane strinse i pugni e ripensò alle parole del padre, al suo sguardo sereno, al suo sorriso che aveva saputo rassicurarlo.
“Papà…fa qualcosa, altrimenti finisce male: sono troppo debole per reagire!” non se la sentiva di opporsi alla forza di lui, non era in condizioni di tenergli testa.
“Ve-Vegeta, lasciami spiegare: ho intenzioni serie con tua figlia! Sono innamorato di lei e non volevo approfittarmene.” cercò di spiegargli, ma peggiorò solo la situazione: il principe lo sollevò e lo gettò con forza contro l’armadio, le ante cedettero al violento urto e il mezzosangue si ritrovò all’interno del mobile che, ormai traballante, stava per crollare su se stesso. Un reggiseno di pizzo della sua amata si era posato sul suo viso terrorizzato.  
“E’ finita, mi ammazza! Papà, santo cielo, se puoi vedermi datti una mossa!” la disperazione prese il sopravvento e pregò gli Dei a mani giunte quando vide Vegeta risplendere d’oro, invaso della potenza di supersaiyan.
Goten si pentì d’aver oziato per anni, evitando di allenarsi e, offuscato dal dolore, non poté far altro che abbandonarsi alla rassegnazione ed accettare l’amara sorte.
“Addio, amore mio …” mormorò lottando per non scoppiare a piangere.   
Gli occhi del principe bruciavano di rabbia ed erano assetati di vendetta: stava per decretare la fine della sua breve esistenza. 
Allargò il palmo della mano dando vita ad una sfera d’energia luminescente che cresceva a dismisura. 
“No!” Bra non sapeva cosa fare per salvare Goten, urlò a squarciagola e poi si gettò addosso al padre e lo afferrò per la vita, cercando di trattenerlo; cominciò a singhiozzare, ma venne allontanata con un semplice movimento: non c’era modo di fermarlo.
“Addio, rammollito!” Vegeta scoccò un’occhiata sussiegosa al figlio di Goku e non esitò a puntargli contro la propria energia. 
Ancora pochi istanti e tutto sarebbe finito.
“Nooo!”  urlò lei, provata dall’immenso dolore.
Le palpebre del giovane si abbassarono, la voce di Bra gli sembrava così melodiosa anche se spezzata dai singhiozzi: poteva sentire il suo profumo in mezzo a tutti quei vestiti, sarebbe morto, ma non avrebbe mai smesso d’amarla.
 “Muori!” gridò il saiyan maturo, ignaro di ciò che stava per accadere.
“Ehi…Vegeta! Uuuhhh!”
Per un attimo lunghissimo il principe trattenne il respiro.
Era solo il sibilo del vento, eppure sembrava una voce distorta, lontanissima, familiare.
“Tu?” era sconvolto come mai in vita sua: spalancò gli occhi e, travolto dallo stupore, strinse la mano per soffocare l’energia.
“Kakaroth!” disse poi ad alta voce .
Un brivido percorse la schiena di Goten nell’udire il nome di suo padre, percepiva la sua aura immensa ed anche se non poteva vederlo, si sentì rasserenato.  
La sua presenza lo stava liberando da un tormento covato per troppi anni e lo faceva sentire finalmente amato.
“Papà, sei qui! Lo sapevo di non aver sognato.” mormorò commosso.
“Ma cosa stanno blaterando quei due?” di colpo lei apparì incredula, ma sollevata.    
Le sembrò che stessero delirando, guardò incredula le loro figure e poi cercò gli occhi neri del ragazzo e li vide lucidi.
Egli aveva le guance inondante dalle lacrime e i capelli scompigliati gli scendeva sul volto tumefatto.
“Goten, papà: cosa centra Goku? Volete spiegami?”
Nessuno dei due proferì parola, si guardavano seri, restando immobili, come in un solenne raccoglimento. 
“Trunks: devo andare da lui! E' l’unico che forse può fermare il folle gesto di papà.” approfittando di quell’attimo di apparente tregua, la ragazza uscì con decisione dalla stanza e attraversò il lungo corridoio, per dirigersi verso la camera del fratello: l’ultima sulla destra.
Le parve di metterci un’eternità: le gambe erano pesanti, la mano stringeva con forza la stoffa della camicia da notte, mentre correva e si mordeva un labbro dall’ansia.
Spalancò la porta senza bussare e, spedita, arrivò dinnanzi al letto dove il congiunto sonnecchiava a braccia allargate, ignaro dell’accaduto. Accanto a lui era rimasto spalancato il fascicolo con illustrate le caratteristiche di una nuova navicella, poiché la stanchezza gli aveva impedito di portare a termine la visone.
“Ehi Trunks, sveglia! Presto! Papà sta per uccidere Goten!” le mani esili di lei scrollavano il corpo muscoloso del presidente, che indossava un comodo pigiama scozzese.
“Bra? Ma cosa…” Trunks aprì lentamente le palpebre e le sbattè più volte, subito non si rese conto di quanto fosse impaurita, delle sue guance inumidite da un torrente di lacrime.
Ragionò alcuni secondi prima di balzare a sedere e di sgranare gli occhi.
“Cosa sta per fare papà?” chiese sperando si trattasse di uno scherzo, le iridi limpide alzate verso di lei, che confusamente cercava di metterlo al corrente su ogni particolare della vicenda. 
“Noi ci amiamo, capisci? Vogliamo fidanzarci e sposarci al più presto!” sconvolto, lui sprofondò il viso fra le mani, rabbrividendo in ogni centimetro del corpo, anche internamente. 
Percepiva l’aura di suo padre e sinceramente dovette ammettere di non avere speranze: chi mai avrebbe potuto fermare una simile furia? Sarebbe stato capace di devastare l’intera capitale con pochi gesti.
“Muoviti, cosa aspetti? Devi tirare fuori Goten dai guai: lo amo, capisci?” ora sembrava una monella capricciosa, lievemente contrariata: come quando da bambina si ostinava a volere che lui la facesse giocare.  
“Farò il possibile, ma Santo Dende, proprio di notte ed in camera tua si doveva infilare Goten? Non poteva aspettare domani, per dichiararsi?” la risposta che poteva darsi era una sola: aveva una sorella troppo bella ed un amico troppo irresponsabile.
“Sbrigati! Se non vuoi che lo troviamo ridotto ad un ammasso di carne fumante, abbiamo poco tempo!” quanto avrebbe dato Trunks per non sentire quelle parole, ma in effetti Bra aveva stramaledettamente ragione.

**********


Era tornato per prendersi gioco di lui!
“Kakaroth!”
L’irritazione gli era salita fino alla cute dell’appuntita capigliatura. 
Vegeta camminò verso il balcone spalancato e guardò dritto davanti a sé, mentre l’aria fredda penetrava con forza ed aveva un qualcosa di sopranaturale.
“Dove sei? Esci fuori! Mi devi ancora una sfida! Avanti, altrimenti faccio secco tuo figlio.” chissà perché al pensiero di vederlo gli si allargava il cuore. Ripensava a quel sorriso e a quella voce infantile; erano passati lunghi anni, ma nemmeno un giorno in cui non avesse desiderato di rivederlo.
Per tante ragioni lo detestava, ma per altre gli mancava da morire. 
Scese uno scalino e si ritrovò sulla terrazza. Istintivamente sollevò il capo e vide il cielo totalmente trapunto di stelle: mai ne aveva ospitate così tante e brillavano tutte di un’intensità quasi accecante. 
In quel momento così carico di tensione, il saiyan fu pervaso da un inspiegabile senso di pace ed era una contraddizione assurda, poiché pochi minuti prima era a dir poco furibondo e ansioso di far fuori Goten. 
Il giovane Son avanzò a passo incerto e si fermò dietro alle sue spalle, a malapena si reggeva in piedi: gli doleva ogni muscolo del corpo e dovette appoggiarsi allo spigolo del muro per non cadere a terra.
Il labbro inferiore bruciava e sanguinava copioso, gocce di plasma avevano sporcato la sua giacca, ormai irrimediabilmente strappata in vari punti.
Un misto di meraviglia e turbamento apparve sul suo volto pallido.
Un sorriso, però, gli affiorò sulle labbra, mentre osservava attentamente quello stupefacente miracolo.
“Papà …oh, papà …” 

 

 

Continua …

 

 

Ciao, vi chiedo scusa per il ritardo, ma ieri ho avuto dei problemi con internet e non sono riuscita a pubblicare il capitolo.

L’ho diviso in due parti, era davvero lunghissimo e avevo paura vi stancasse, il pezzo finale lo posterò domani sera.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, aspetto i vostri commenti.

 

Grazie di cuore ai miei recensori:

 

 
Evelyn_L- Cara Lisa ^^ le tue rece mi fanno davvero piacere, sono lusingata di averti come lettrice. Grazie. TVB

Ishyna- Ciao ^^ sei sempre gentilissima, spero di non deluderti, un bacio.

nana987- Grazie per il tuo commento, sei sempre gentile. ^^

Rayn_88- Ti ringrazio tanto, mi fa piacere che la fic ti piaccia, grazie di cuore. ^^

 rosy_ge- Ciao carissima, sono contenta che la fic ti interessi, spero che il finale non ti deluda. TVB

Alan_k1- Ciao Alan, beh, mi sono convinta che la fic ti ispiri poco, ma comunque grazie per la rece. Ciao.

Gokussola4ever- Ciao cara ^^ piaciuto l’aggiornamento? Spero di sì …a domani per il finale. Un bacio.

miss miyu 91- Wew, ma ciao tesoro…sei sempre gentilissima, grazie. ^^

 giada_chan- Ciao Giadina ^^ tutto bene? Spero di sentirti, grazie per la rece, TVB.

Gobra1095- Ciao ^_^ sei stata gentile a mettere la fic nei tuoi preferiti, grazie e spero di sentirti.

Dream_River- Sei davvero gentilissimo, grazie per le belle parole. TVB

dubhe_91- Te ami le mie storie? E io amo sentirmelo dire, non per vantarmi, ma perché sapere che qualcuno apprezza il mio lavoro mi sprona a cercare di migliorarmi. Grazie di cuore. ^^

carol2112- Grazie per la tua bella rece, mi fa piacere che la fic ti piaccia, spero che sarà così anche per il finale. Un bacio.

nicichan- Nico! Sigh …è un po’ che non ci sentiamo, mi manchi tanto ç_ç spero a presto. TVB.

 

 Un bacio, a domani sera.

 

 

LORIGETA ^^

 

  
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