Chapter 8.
Parte Prima
Parte Prima
Halloween era una delle poche festività che Shawn adorava; il fatto che fosse in un periodo dell'anno in cui gli alberi erano spogli, il clima era freddo, e le nuvole coprivano il cielo, dando un'aria spettrale a tutto, dava a quel giorno 100 punti su tutto il resto.
Il fatto poi, che alla St. Rose&Virgin Mary, organizzassero feste in maschera per quella sera, aveva aperto al ragazzo un leggero spiraglio di luce su quel posto, che, sotto quelle luci e quegli addobbi, non sembrava nemmeno tanto male.
-Dobbiamo starcene nella sala comune?- domandò a Dennis, mentre si passava una quantità (troppo) abbondante di eye liner davanti allo specchio.
Il suo amico mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre si infilava di forza i jeans davvero troppo stretti per lui.
-Ovviamente no, sciocchino- disse, quando riuscì a tirare su la zip di quella trappola a due gambe -Possiamo andarcene in giro tranquillamente. L'importante è che tutti siano in maschera-.
Shawn lo guardò da capo a piedi, con l'aria schifata, ma curiosa -E tu cosa saresti?- domandò, leccandosi un labbro.
Dennis si guardò allo specchio, più che soddisfatto, e tornando a guardarlo, disse -Joey Ramone, è ovvio-
Il ragazzo rise, scuotendo la testa -Joey Ramone? Dio Dennis. Lui aveva i capelli lunghi-
-Ho comprato una parrucca- fece l'altro, posizionandosi sulla testa quell'ammasso di capelli finti -E tu, chi saresti?-
Shawn si guardò allo specchio: si era passato sul viso una buona dose di cerone, completando l'opera con il suo eye liner nero, e delle grosse cicatrici agli angoli della bocca.
Doveva essere più che ovvio chi stava impersonando.
-Jack Skellington- rispose, sistemandosi la camicia bianca, e facendo attenzione a non sporcarla.
Il fatto poi, che alla St. Rose&Virgin Mary, organizzassero feste in maschera per quella sera, aveva aperto al ragazzo un leggero spiraglio di luce su quel posto, che, sotto quelle luci e quegli addobbi, non sembrava nemmeno tanto male.
-Dobbiamo starcene nella sala comune?- domandò a Dennis, mentre si passava una quantità (troppo) abbondante di eye liner davanti allo specchio.
Il suo amico mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre si infilava di forza i jeans davvero troppo stretti per lui.
-Ovviamente no, sciocchino- disse, quando riuscì a tirare su la zip di quella trappola a due gambe -Possiamo andarcene in giro tranquillamente. L'importante è che tutti siano in maschera-.
Shawn lo guardò da capo a piedi, con l'aria schifata, ma curiosa -E tu cosa saresti?- domandò, leccandosi un labbro.
Dennis si guardò allo specchio, più che soddisfatto, e tornando a guardarlo, disse -Joey Ramone, è ovvio-
Il ragazzo rise, scuotendo la testa -Joey Ramone? Dio Dennis. Lui aveva i capelli lunghi-
-Ho comprato una parrucca- fece l'altro, posizionandosi sulla testa quell'ammasso di capelli finti -E tu, chi saresti?-
Shawn si guardò allo specchio: si era passato sul viso una buona dose di cerone, completando l'opera con il suo eye liner nero, e delle grosse cicatrici agli angoli della bocca.
Doveva essere più che ovvio chi stava impersonando.
-Jack Skellington- rispose, sistemandosi la camicia bianca, e facendo attenzione a non sporcarla.
***
La sala comune, era un groviglio di maschere e corpi troppo promiscui ed emancipati per i gusti di Shawn Milke; lui, che era sempre stato contro quel tipo di società e gerarchia, adesso ci sguazzava a causa di sua madre.
-Allora- disse Dennis, guardandosi intorno -Mi raccomando, non prendere caramelle dagli sconosciuti, meno film mentali, e divertiti!-.
Il suo amico lo abbandonò in quella bolgia, prima che potesse davvero rendersi conto di ciò che stava succendendo.
Un ragazzino basso e sudato gli andò a sbattere, facendolo quasi cadere a terra.
-Oddio scusa!- urlò sopra la musica.
Doveva essere un vampiro, o almeno ci aveva provato: la sua statura non proprio imponente non gli permetteva quel gran travestimento che forse si era prefissato, e quel mantello, troppo lungo, lo fece quasi inciampare di nuovo.
Shawn fece spallucce, e lo tranquillizzò dicendo di non preoccuparsi più del dovuto.
Lui lì c'era finito quasi per sbaglio, d'altronde.
-Iero, per favore, fai l'etero- mormorò una voce dal tono basso, ma davvero troppo dolce per quell'inferno.
Il piccoletto si voltò -Cara la mia Sullivan, sono molto più etero di quello che pensi!- disse, con un tono di voce barcollante, probabilmente dovuto all'alcool.
Shawn si voltò.
La sua Sally era arrivata.