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Autore: cranium    21/11/2013    3 recensioni
Raccolta di brevi One shots dedicate ai fratelli di Suna, AU e completamente slegate temporalmente tra loro, che vanno dal demenziale all'angst peso.
#1. Di assorbenti, destino infame e bionde terribili: i due uomini di casa devono fare la spesa e si ritrovano con seri problemi.
"Fissa il fratello da sotto la frangia rosso fuoco: con quel vistoso trucco viola sul volto e il cappuccio nero calcato sulla testa, pare un delinquente più di quanto non lo sembri lui; ciò nonostante sono lì, il carrello pieno di schifezze, cibi in scatola, dentifricio alla mela, ad aspettare che le luci al neon gli indichino la strada da seguire."
#2. Buona condotta: Gaara e il suo passato incontrano Naruto Uzumaki.
#3. Good morning, Kankuro! Kankuro viene svegliato troppo presto "Kankuro sbatte la spalla contro la porta, il mignolo contro lo spigolo di qualcosa di indefinito, nella sua vista offuscata della mattina.
Ha la bocca impastata, la lingua che sa ancora di Montenegro e fragole, le dita appiccicose, il trucco evidente sulle guance e i capelli indecenti: lo scenario perfetto per spaventare chiunque sia riuscito a portarlo giù dal letto."

Peace, Love and Sabaku no Brothers! ♥
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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Deliri e chiarimenti: Seconda breve One shot della raccolta! Finalmente sono riuscita a postarla (fiuu!), però vi devo alcuni chiarimenti: è ambientata prima della precedente (per la regola già accennata in precedenza “la raccolta non seguirà l’ordine cronologico degli eventi, ma solo quello malsano del mio cervello”), e forse Gaara nella seconda parte potrà sembrarvi un po’ OOC, ma volevo evidenziare il prima, e il dopo Naruto “vi salverò tutti, perché siete come me” (fatemi sapere se ho esagerato troppo).

Seconda cosa: io non ho idea di come funzioni i carceri minorili e le visite ai parenti, ma vi prego di perdonarmi eventuali inesattezze, l’unica cosa di cui sono certa è che i boys scout a volte entrano per fare attività con i ragazzi (o almeno questo succede nel carcere minorile della città vicino al mio paese), se avete più informazioni a riguardo fatemele pure presenti:)!

Questo capitolo è a rating verde, nessun avvertimento (non è presente l'incest).

E passiamo alla parte dei deliri: ma quanto è bello Naruto???? *-* Cioè non è di certo il mio personaggio preferito del manga, però non potevo non inserirlo! Lui che ha cambiato così tanto Gaara, che lo ha reso il Kazekage intelligente e fighissimo che è ora!

Grazie Naruto kun *-* ti dobbiamo tante belle cose! Speriamo tu riesca a conquistare il tuo bel Sasuke!

Vi lascio il mio profilo facebook :)

Detto ciò, vi lascio alla lettura!

Peace, Love and Sabaku no Brothers!

 

 

ANOTHER BRICK IN THE WALL

Buona condotta.

 

 

 

Dietro la schiena di Gaara, un muro alto e sormontato da filo spinato, fa da barriera tra lui e il rumore caotico della città.

Ci si schiaccia contro con forza, fino a sentire sulla schiena la forma dei mattoni ruvidi e rossi, si graffia la felpa troppo vecchia e troppo grande, distingue tra le costole le fughe e il cemento, si fa del male, perché l’inferno gli ha lasciato solo questo per sentirsi vivo.

L’unica, terribile e allo stesso tempo dolcissima coscienza è il dolore, in quel mare grigio e indistinto che è il carcere minorile.

Stringe le ginocchia al petto e le circonda con le braccia magre; gli fa male la testa, molto male, e i ragazzi, che davanti a lui continuano a giocare a pallavolo gridando e schiamazzando, peggiorano la situazione.

Se fosse per lui avrebbe già tappato loro la bocca con un pugno, ma le guardie, che da ogni parte del cortile li fissano e seguono i loro movimenti, lo fanno desistere.

Odia questa situazione, odia il riformatorio, e a dire la verità ci sono poche cose che non odia, così poche che stenta a credere di poterle contare sulle dita di una mano: la sabbia tra le dita dei piedi, i Pink Floyd e sua madre, probabilmente solo perché non se la ricorda.

Quelle che odia, invece, sono impossibili da tenere a mente, ma al momento, sicuramente, in cima alla classifica ci sono i boys scout.

Loro, con le quelle dannatissime uniformi beige, tutte uguali, quei tovaglioli rossi e imbarazzanti, portati con fierezza al collo, e il loro ostentato finto buonismo del cazzo, che li porta, ogni tanto, a tentare di rallegrare il carcere.

Come se le loro vite non fossero già abbastanza patetiche.

Ha sedici anni lui, uno dei quali già passato in riformatorio; dicono tutti che se non fosse così aggressivo potrebbe uscire in un paio di mesi, ma è certo che ce lo vogliono seppellire dentro a quello schifo.

Perché lui è “un soggetto socialmente pericoloso, recidivo, e violento” scrive lo psicologo sul suo taccuino nero “sembra non provare rimorso per ciò, che ha commesso”.

Una persona, alla fine, non è altro che la somma di ciò, che gli altri gli fanno credere si essere, e per quanto ci abbia pensato, Gaara, sa di non poter staccarsi da quei paletti posti intorno a lui, ci si è chiuso dentro da solo e ci rimarrà schiacciato dentro.

Qualcosa gli sfiora la spalla e si schianta contro il muro.

– Palla! –  qualcuno grida, e il ragazzo si accorge dell’oggetto a terra che ha rischiato di spaccargli la testa.

Il sorriso dei ragazzi, che gli fanno cenno con le braccia, lo fa infuriare tremendamente: prende il pallone tra le mani e quasi vorrebbe lanciarla al di là del muro, solo per vederli urlare, solo per sentire i freni di una macchina stridere contro l’asfalto, dopo esservi vista un bolide schiantarsi contro il parabrezza.

“Sarebbe magnifico” pensa, ma un biondino dalla faccia scema si è già appropriato della sua arma e lo guarda con un sorriso.

– Ehi! Tu non vieni a giocare? – chiede allungando la mano per tirarlo in piedi, ma Gaara la rifiuta scortese.

– Stavo solo cercando di essere gentile – continua un po’ sconsolato, alzando gli occhi azzurri al cielo –  tutti hanno bisogno di un po’ di compagnia. Tu che ci fai qua tutto solo?

La divisa gli tira un po’ sul petto, le spalle sono troppo larghe e muscolose per un viso così giovane e fresco, tiene la bandana legata alla fronte come un completo deficiente, un ninja o un marines, e quasi quasi glielo direbbe, ma per farlo allontanare decide di tacere.

Peccato che Gaara non conosca ancora la leggera impetuosità di Naruto Uzumaki.

 

È passata solo un’ora e sa già tutto di lui: dei suoi genitori morti, dei suoi voti a scuola, della ragazzina sempre arrabbiata e musona, che gli piace tanto, del suo tutore -vecchio amico del padre- e di tante altre cose che si sono perse in un vortice fumoso di parole sconnesse.

  E io sarei finito qua con te – dice quel ragazzo pieno di tatto e finezza – se non fosse stato per i miei amici e per Itachi, che mi ha convinto a fare il boy scout.

Agli occhi chiari di Gaara, Naruto, sembra risplendere di una luce bellissima, come se solo con quelle parole possa davvero tirarlo fuori dall’inferno, e un poco di illude di non essere solo un delinquente, forse scavando in fondo alla melma, anche in se stesso può trovare un piccola fiammella.

E non si stupisce, quando in una pausa tra i vaneggiamenti del biondo, riesce a trovare il coraggio di parlare.

– Io non volevo fare del male a mio padre – sussurra cupo – tornava tutte le sere ubriaco, senza un motivo, se la prendeva con me, perché ho ucciso mia madre quando sono nato. Non ne potevo più, i miei fratelli avevano paura, di lui, di me, nessuno provava a capirmi.

I ricordi di quella sera si accavallano: i piatti rotti, il sangue, tanto sangue, Temari che urla, chiama l’ambulanza, Kankuro impietrito di fronte al padre senza sensi, ma non può fare a meno di non sentirsi in colpa.

Se lo meritava, se lo meritavano tutti.

Naruto annuisce, sembra incoraggiarlo a continuare, a sfogarsi, ad abbracciare una nuova idea.

– Forse se tu dessi una possibilità ai tuoi fratelli, loro ne darebbero una a te. Forse tornerebbe tutto come prima.

Ma nel prima di Gaara, c’è poco di diverso, la sua condizione di delinquente se l’è cercata così presto, che non era nemmeno punibile per legge.

 Un ragazzo moro, dall’aria arrogante e sfacciata, si avvicina a loro, a grandi passi.

– Baka ce ne dobbiamo andare, mio fratello sta dando di matto perché non sapeva dove ti eri cacciato.

Naruto si alza dal cemento, si spolvera i pantaloncini, che gli arrivano fino al ginocchio, sorride al nuovo arrivato e lo stringe in un abbraccio.

– Dillo che ti sono mancato brutto musone! Itachi san non c’entra nulla!

L’altro di divincola, cerca di sfuggire alla presa dell’altro, – Idiota, stammi lontano – gli intima, ma Naruto lo stringe ancora più forte.

Gaara li fissa stranito, se avesse avuto lui tutto quell’amore, non sarebbe lì adesso, sarebbe a casa, e disprezza l’amico di Naruto, che sembra non accettare la sua dannata fortuna.

– Ehi tu! Ricordati sempre dei ragazzi di Konoha! Vi torneremo a trovare presto.

Il biondo fa il saluto militare e lo lascia, per trotterellare allegramente dietro all’altro.

“Che buffo” pensa, quel ragazzo potrebbe persino stargli simpatico.

 

 

Il secondino gli fa cenno di poter entrare.

Sono passati cinque mesi dal suo primo incontro con Naruto, e i boys scout sono tornati altre tre volte.

Dal vetro della porta riesce a vedere una figura tutta ingolfata, e raggomitolata nella sciarpa, nel piumino viola: persino al chiuso riesce a soffrire il freddo.

La ragazza si sposta i capelli biondi dalla fronte, qualcosa la infastidisce, continua a tormentarsi le dita delle mani.

Sono mesi che non si vedono, ogni volta lui decideva di non presentarsi all’ultimo secondo e adesso non sa in che modo comportarsi.

La stanza è completamente bianca, il pavimento è pulito, limpido, e tutti parlano sottovoce, per trattengono le emozioni, però sente che c’è qualcosa di sbagliato in quell’atmosfera asettica, distorta ed artificiosa.

La guardia lo accompagna fino al tavolino. Davanti a lui, Temari, sorride delicata come un fiore.

Da quando sua sorella è diventata delicata?

Fa cenno di sporgersi per toccarlo, ma si ritrae immediatamente. È troppo presto.

– Ciao – accenna – Kankuro non è potuto venire, ha un lavoro adesso, e sono i primi giorni, non può prendersi ancora permessi. Ha detto che gli dispiace, e che tornerà la prossima volta.

Kankuro ha un lavoro? Ha messo la testa apposto?

Quante cose si è perso?

Vorrebbe dirle che non ci sarà una prossima volta, tra un mese uscirà, eppure ritarda la notizia, perché non ha idea di come la prenderà la sorella.

– Come stai? – prova ancora, visto che il fratello non risponde.

– Piuttosto bene, voi?

E queste sono le prime parole non ostili, che sente uscire dalla sua bocca da anni, le verrebbe quasi da piangere se non fosse per quel briciolo di dignità rimastale.

– Ce la caviamo, la nonna è morta due mesi fa.

Lo dice come se fosse una cosa della massima importanza, come se ne valesse della loro vita, ma il ragazzo non capisce e la fissa con curiosità: a quella donna, non è mai importato nulla di loro, anche lei sta nascondendo qualcosa, lo sa, però decide di scoprire le carte per primo.

Si alza dalla sedia e una guardia si allarma, anche se lui fa cenno di stare tranquilla.

La sedia di Temari stride contro il pavimento, ora è in piedi anche lei, forse per difesa, che mantiene alta anche quando il fratello le si getta tra le braccia, cercando quell’affetto mai ricevuto.

L’abbraccio di lei è tiepido, come se si aspettasse qualcosa di negativo, di essere strozzata o trattata male, eppure lui le si appiccica addosso come un francobollo alla busta, nonostante ciò è restia a ricambiare.

– Uscirò tra un mese. Buona condotta. – dice sprofondando di più nella sciarpa nera di lei, che sa di casa, dolci e Temari.

Lei non è abituata ad associare a ciò che riguarda il fratello la parola buono, è un collegamento difficile, quasi impossibile, ma passa una mano tra i suoi capelli rossi, come se fosse la cosa più normale del mondo.

– Otouto – sospira – la vecchia ha lasciato tutto a quei “ragazzacci in difficoltà” dei suoi nipoti. Quando sarai fuori ce ne andremo per sempre da Suna.

– Portami a Konoha.

È l’unico appiglio che conosce: Naruto e adesso anche un poco d’amore.

Andrà bene, andrà tutto bene adesso che ha Temari.

  
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