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Autore: Miss One Direction    22/11/2013    10 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MANUELA'S POV.

 
- Manu! Il treno non aspetta noi! - 
- Se me lo ripetete di nuovo, giuro che vi ci faccio salire a calci in culo! - 

Il weekend di pace era finito, ci trovavamo a lunedì... e tutti magicamente si erano risvegliati col ciclo. 
Sia i ragazzi che le ragazze quella mattina si erano svegliati tutti arizilli, fin troppo, e perché? "Perché se perdiamo il treno siamo fottuti!". Erano come minimo dieci volte che mi stavano chiamando, dieci volte in cui puntualmente rispondevo con almeno una parolaccia in ogni frase. Ero nervosa anch'io, parecchio, ma non per la loro stessa ragione loro: ero nervosa per le mancate ore di sonno. 
La sera prima, dopo aver ringraziato Harry, non ero riuscita a dormire nemmeno per cinque minuti... tutta colpa sua. Sua e della sua presenza nel letto, accanto a me. Non ero abituata a dormire con qualcuno ma, per quanto il mio criceto cercasse di giustificarsi in questo modo, sapevo perfettamente che non fosse quella la ragione. 
La pura e semplice verità: dopo una notte passata tra le sue braccia, il solo pensiero di dover dormire culo contro culo mi aveva tormentato la testa fino a quella mattina. 
Se si aggiungevano anche le urla dei ragazzi, bhe: tra non molto avrei potuto tranquillamente camminare per strada rivolgendo entrambi i medi alzati a chiunque avessi incontrato, bambini e cani compresi.  
Chiusi l'ultima cerniera del borsone sbadigliando ma, una volta lungo le scale, non feci in tempo nemmeno a mettere a fuoco la situazione: Liam mi aveva appena afferrato il polso, facendomi quasi volare per quei pochi scalini che stavo per scendere. 
Iniziavo a sentire le guance rosse e calde e, statene certi, l'imbarazzo o il caldo non c'entravano niente. 

- Dobbiamo sbrigarci, il treno non aspetta noi! - strillò Louis come una femminuccia, per la centesima volta.

Lui già aveva la voce acuta, se si impegnava in questi acuti avrebbe potuto tranquillamente spaccare i vetri. 

- Allora: mettiamo in chiaro una cosa, okay? Se qualcun altro, chiunque sia, si azzarda a urlare ancora... Vi do così tanti calci in culo da farvi diventare il didietro quadrato, a tutti quanti! - sbottai furiosa, sbattendo un piede a terra. 

Non avevo la minima intenzione di immaginare la scena da un altro punto di vista: mi sarebbe uscito il fumo dalle orecchie per la rabbia. Non appena misi le cose in chiaro, tutti mi guardarono con un sopracciglio alzato: sembrava avessero a che fare con un alieno. 

Ma che minchia avete da guardare?

- Sistah, calmati o ti si alza la pressione. – mi consigliò dolcemente Daniela, avvicinandosi per accarezzarmi il braccio.

Mi stavano palesemente prendendo in giro, non stava succedendo davvero... non potevo avere amici così idioti, diamine. 

- ... Alla fine sono io la nervosa? - chiesi chiudendo gli occhi, cercando di non saltare addosso a nessuno.

Non sapevo esattamente come mi stesse trattenendo in quel momento, sapevo solo che, se mi avessero detto anche solo un'altra parola, li avrei presi a schiaffi uno per uno. 

- Mi state dicendo che, dopo tutte le vostre urla, quella nervosa sono io? - continuai, sospirando rumorosamente per calmarmi ulteriormente. - Sapete che vi dico? Se avete il ciclo, cazzo, non prendetevela con me! -

Mi avviai a grandi passi fuori dalla casetta ma, prima di uscire, un Harry tutto sorridente, e con il borsone in spalla, mi si parò davanti esclamando un allegro: - Buongiorno, Puffa. -.

- Non mi rompere i coglioni. - risposi brusca, superandolo con una mini spallata per poi dirigermi in mezzo agli alberi, dalla parte opposta alla discesa. 

Mi ero appena dimostrata maleducata, soprattutto agli occhi dello spilungone, ma non mi importava: mi ero svegliata di mal umore e i ragazzi, forse senza volerlo, avevano peggiorato solo la situazione. 
 
 
 
 





HARRY'S POV.


Ci stavo provando. Giuro, ci stavo davvero provando ad andare d'accordo con lei, per far contenti tutti, ma come si fa ad essere amorevoli davanti a una così? Perfino un santo perderebbe la pazienza, prima o poi.
Avrei potuto capire se si fosse svegliata di cattivo umore, quella mattina era successo anche a me, ma il fatto che lei si comportasse in quel modo praticamente 24 ore su 24... bhe, mi stava facendo preoccupare e innervosire allo stesso tempo. 
Mi girai verso i ragazzi con un'espressione stralunata prima di chiedere esasperato: - Si può sapere che si beve, insieme al latte, la mattina? - 
Sia i ragazzi che le ragazze alzarono le spalle, forse già abituati a queste scenate, e fu Louis a rispondermi: - E chi lo sa, certe cose l'uomo non le capirà mai: lei è una di queste. - 
Non potei fare a meno di dare ragione al mio migliore amico e, dopo aver chiuso la porta di casa a chiave, ci riunimmo in cerchio per cercare una strada alternativa a quella discesa così ripida che ci si presentava davanti: mi sentivo molto Dora l'Esploratrice
Come se mi avessero tutti letto nel pensiero, l'intero gruppo decise di mettere Liam al comando e alla fine optammo per una stradina alternativa che poi avrebbe dovuto ricollegare al sentiero verso valle. Sarebbe andato tutto bene... se Mara non si fosse azzardata a domandare: - Okay, ma Manu? -. C'era uno strano silenzio in giro, stranamente, ma non avevo intenzione di andarla a ripescare in mezzo al bosco: mi aveva già fatto innervosire abbastanza quel giorno. 

- Oddio, che palle. È mai possibile che per colpa sua arriviamo sempre tardi? - sbraitò Margaret, sbuffando rumorosamente. 

La sola idea di arrivare tardi o, peggio ancora, perdere il treno mi stava facendo ribollire il sangue nella vene: sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. 

- Qualcuno deve andarla a cercare. - esclamò Louis, sotto un leggero annuire generale. 

Mi abbassai un attimo per scrollare un po' di fango secco dagli stivaletti ma, quando mi rialzai, mi trovai gli sguardi di tutti puntati addosso: iniziavano a farmi sentire a disagio... 

- Che avete da guardare...? - chiesi con un po' di incertezza, guardando tutti con un sopracciglio alzato. 
- Una mezza hippie ha sentito il richiamo della natura, chi meglio di te può andarla a ripescare? - rispose sarcastico Zayn, avvolgendo un braccio intorno alle spalle di Mara.

Oh, no: era fuori discussione. Non avevo la benché minima voglia di infangarmi ancora di più solo per quella nana squilibrata; che trovasse anche da sola la strada o, meglio ancora, che perdesse direttamente il treno. 

- Non ci pensate nemmeno, che tornasse da sola. - ribattei secco, sistemandomi meglio il borsone in spalla.

Avrei voluto continuare a fare la parte dell'orgoglioso ma, per quanto quel briciolo di dignità rimasta continuasse a ripetermi di non mollare, alla fine dovetti cedere sotto gli sguardi di tutti: litigare con loro era l'ultima cosa che volevo, soprattutto quel giorno. Prima di avviarsi verso la stradina alternativa, Daniela mi informò della partenza: avevo solo tre quarti d'ora per trovare Manuela, tornare in stazione e salire sul treno. Sarebbe stata un'impresa ardua, ma ci avrei come minimo provato solo per i miei amici. 
Con questa convinzione ancora in testa mi avviai nella direzione opposta alla loro, in cerca di qualcuno che avrebbe potuto essere considerato un tesoro... ma che invece, per me, rappresentava solo un'enorme presa per il culo. 
 
 


 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                    *******


 
 


 
Buona parte del tempo a disposizione la "sfruttai" spostando rami, camminando per cespugli di ortiche, evitando pozzanghere di fango e il tutto per quale motivo? Per cercare una hippie mezza matta che, di sicuro, ci provava gusto a farmi esplodere ogni singolo nervo presente nel corpo. Persi il conto di tutte le volte in cui mi punsi con foglie d'ortica ma, stranamente, una minima parte di me non stava vedendo la situazione come "fastidiosa": mi sembrava di star partecipando a una sorta di caccia al tesoro. L'unica differenza era che non stavo cercando un tesoro, bensì Manuela. 
I miei piedi, al contrario, non si stavano affatto divertendo. Un altro, al posto mio, se ne sarebbe già andato da un pezzo ma io no: volevo riportare Manuela su quel fottuto treno, a qualunque costo. Dovetti lottare contro me stesso per non ammettere che, purtroppo, stavo iniziando anche a preoccuparmi di dove fosse finita: avevo avuto un assaggio della sua reazione alla vista di un serpente e iniziai a provare ansia al solo pensiero che sarebbe potuto succederle qualcosa di brutto. Non conoscevo il motivo di tutta quella preoccupazione, sapevo solo che la stavo provando, ma non lo avrei mai ammesso ad alta voce. 
Mi fermai per un attimo, già esausto, e dovetti fare i conti con la realtà: mi stavo altamente rompendo i coglioni. Sarei di certo tornato indietro se non avessi sentito un improvviso: - Scoiattolo di merda, io ti voglio accarezzare e tu mi mordi. Ma vaffanculo. - alle mie spalle. Quella voce, esattamente come quella finezza, poteva appartenere a una sola persona e no: Tarzan non abitava lì. 
Sospirai sollevato all'istante e, senza perdere nessun altro minuto, mi diressi a passo spedito in direzione di quella voce. La scena che mi si presentò davanti mi fece calmare leggermente: Manuela, seduta su un ramo abbastanza basso di un albero, intenta a stringersi un indice con l'altra mano. Per quanto stronza possa risultare questa frase, una cosa c'era da dire: quello scoiattolo, da quel momento in poi, avrebbe avuto tutta la mia più totale, profonda e sincera stima. 

- Allora sei viva!  - esclamai avvicinandomi, attirando in un attimo la sua attenzione.

Non appena di girò verso di me, i suoi lunghi capelli castani sembravarono volteggiare nel vento: somigliava molto a una modella per la pubblicità dello shampoo. 

- Non eri tu quello che voleva che mi perdessi per strada, quando siamo arrivati? - mi domandò in risposta, rivolgendo di nuovo l'attenzione verso il suo dito leggermente sanguinante. 

Stava facendo riferimento alla mia frase sarcastica alla stazione, nel momento in cui avevamo messo piede qui, ma la cosa che mi soprese di più fu il fatto che se lo ricordasse: a quanto pare non era poi così svampita come voleva far credere. 

- Sì, ho la memoria lunga. - continuò, non guardandomi ancora negli occhi. 

Quella ragazza stava diventando inquietante, sul serio. Allo stesso tempo, però, non vedevo l'ora di sedermi su quel maledetto sedile per tornare a casa. Lasciando cadere le braccia lungo i fianchi le domandai un sarcastico: - Preferisci aspettare che escano i personaggi di Teen Wolf, e quindi far preoccupare ancora di più i ragazzi, o tornare a Londra? -, per poi appoggiarmi con una spalla al tronco dell'albero dove era seduta. 
Non appena sentì le mie parole, si girò a tutti gli effetti verso di me e lasciò ciondolare le gambe; dopo qualche minuto rispose alla mia provocazione con un sopracciglio alzato, in un'espressione di pura sfida: - Tralasciando il fatto che Scott, Derek e compagnia bella sono in America e non qui, davvero guardi Teen Wolf? Io, al tuo posto, inizierei a farmi qualche domanda sul mio vero orientamento sessuale. - 
In quel momento non riuscii davvero a crederci: nemmeno i ragazzi erano mai riusciti a tenermi testa così, come poteva riuscirci una... femmina? Mi stavo giocando quel briciolo di dignità rimasta, ammettendolo... ma cazzo, mi aveva appena chiuso. Ridacchiai di gusto, non sapendo in che modo riattacare, ma mi uscii spontaneo un: - Ehm... - molto incerto. Sapevo che, qualunque cosa avessi detto, lei mi avrebbe sempre messo a tacere, sempre. 

- A parole tue, tranquillo. – scherzò, lasciando spazio ad un piccolo sorriso.

Rimasi a fissare la sua fossetta per qualche minuto di troppo e, senza nemmeno rendermene conto, le rivolsi un sorriso sincero: quando voleva lei, sapeva anche essere simpatica. Questo non faceva di noi due amici, ma, se avessimo continuato così, saremmo anche potuti diventarlo. 
Quando ricambiò di nuovo il sorriso, mi resi conto di trovarmi in un momento davvero imbarazzante: avrei dovuto dire altro? Quella fossetta mi sembrava abbastanza, non serviva complicare di nuovo le cose. In un gesto istintivo, afferrai il cellulare per controllare l'ora e sgranai del tutto gli occhi quando un enorme 12,45 mi si parò davanti. Okay, mi ero dimenticato del treno e dei ragazzi per una stupida fossetta: grandioso. 

- Che c'è? Il tuo orologio da un milione di sterline si è fermato? - continuò a scherzare Manuela, come se niente fosse.

Dopo aver rimesso il cellulare nella tasca, la presi subito per i fianchi per poi farla scendere: i ragazzi ci avrebbero ucciso, ne ero sempre più convinto. 

- E tutta questa confidenza? - domandò con le braccia incrociate sotto il seno prima che, in un'azione di mezzo secondo,
non le afferrai una mano per iniziare a correre. 

I nostri borsoni non facevano che sbattere in continuazione sulle nostre gambe ma, in quel momento, risultò il mio ultimo pensiero: volevo solo arrivare a quella maledetta stazione. Manuela sembrò capire abbastanza in fretta l'intera situazione, grazie al cielo, e mi stupii tantissimo quando notai la sua incredibile velocità: per essere una ragazza di appena un metro e sessanta, correva davvero veloce. 
Non appena tornammo sul sentiero principale, mi sentii leggermente più sollevato: da lì si poteva vedere il paesino a valle e, di conseguenza, la stazione. Eravamo ancora molto in alto rispetto alla zona urbana ma non mi persi d'animo: per questo motivo strinsi ancora di più la piccola mano di Manuela e riniziai a correre insieme a lei con tutta l'energia che avevo in corpo. 
 
 
 
 




MANUELA'S POV.


In tutta sincerità? Il fatto di dover correre, mano nella mano, con Harry per raggiungere una stazione... non mi sarebbe mai saltato nemmeno per l'anticamera del cervello. Eppure ero lì, con i muscoli a fuoco, e le guance di un rosso fin troppo acceso: un po' per lo sforzo, un po' per la forte stretta del ragazzo accanto a me. Era stato carino a cercarmi, nonostante tutto, e in più avevo trovato un ottimo motivo per essergli amica: guardava Teen Wolf, gente. 

Derek è mio, sia chiaro. 

Va bene, criceto: io mi prendo Scott, se proprio insisti. 
Non appena varcammo l'entrata della stazione, avrei voluto tirare un sospiro di sollievo ma una potente voce metallica me lo impedì quando disse: - Il treno diretto a Londra è in partenza sul binario 2. –.
Sia io che Harry stavamo andando nella più completa confusione: non facevamo altro che guardarci intorno, come se se aspettassimo che quel maledetto aggeggio ci apparisse davanti. Una parte di me non faceva altro che scalpitare, volendo urlargli contro un "è tutta colpa tua!" ma non potevo: ero stata io la causa di tutto, sarei stata patetica se avessi incolpato qualcun'altro. Continuammo a far vagare lo sguardo nel vuoto, finché una dolce vocina non esclamò: - Scusate, quello è il vostro treno? -. Mi girai di scatto verso uno dei tanti binari, ringraziando subito dopo la dolce bambina dalle lunghe trecce bionde che ci aveva appena avvertiti, e afferrai la manica della camicia di Harry senza pensarci: eravamo davvero vicini, non avrei sopportato di perdere. 
Il treno stava iniziando a muoversi, mentre noi non facevamo altro che correre in quella direzione. Era stata colpa mia, toccava a me rimediare.

E ora si fa alla maniera di Manuela. 

- Ehi, ferma! Lo abbiamo perso, ormai! - iniziò ad alzare la voce Harry, cercando di fermarsi.

Continuai a strattonarlo, costringendolo a correre, e non mi fermai neanche quando sentii un: - Sistah! - da uno dei finestrini. Rivolsi una sorta di occhiolino a Daniela, superando il suo vagone più fretta che potessi, prima di ritrovarci davanti al limite del tratto percorribile: ci rimaneva una sola da fare e non stavo provando nessun tipo di paura, solo adrenalina pura. Iniziai a guardare il treno passarci accanto, sempre più veloce, fin quando non afferrai saldamente la mano di Harry: era una bella sensazione, ma non avevo tempo per pensare ai miei sentimenti. 
Non appena anche l'ultimo vagone ci superò, saltai direttamente sul binario, facendo saltare qualche sassolino intorno alle mie Converse: inutile dire che tutte le altre persone, compreso il ragazzo accanto a me, mi guardassero con la bocca a dir poco spalancata. 

- No... Oh, no: è una totale pazzia! - mi urlò contro, in un'espressione a dir poco rabbiosa. 
- Senti, gambe lunghe. - risposi minacciosa, perdendo del tutto la calma. - Non ho corso con te, mano nella mano, per niente. Okay? Quindi, ora, o stai zitto o ti faccio finire al posto delle ruote del treno che stiamo per rincorrere. Chiaro? -. 

Continuò a guardarmi sconvolto per qualche altro minuto, non sapendo nemmeno lui cosa dire o fare: voleva tornare a casa come me, ma stava comunque ragionando sulla pazzia che stavamo per compiere. Da un lato, lo capivo: chi mai oserebbe rincorrere un treno in corsa? 
Fatto sta che, forse per tranquillizzarlo, mi scappò un mezzo sorriso: mi stavo rendendo conto della minaccia che gli avevo appena urlato contro, e stavo iniziando  ad accorgermi di dover essere risultata un specie di maniaca ai suoi occhi. Avrei voluto spronfondare. 
Iniziai ad arrendermi, non notando nessun segno di risposta da Harry, ma mi salì un brivido lungo la schiena quando mi strinse con più forza la mano per poi sorridermi a sua volta: quelle fossette ai lati della bocca avrebbero dovuto essere illegali. 
Rimasi senza parole quando iniziò a correre, con me al suo fianco, cercando di rincorrere quel treno che stava prendendo sempre più velocità: sarebbe stato rischioso e a dir poco assurdo, ma, stranamente, mi resi conto di non voler vivere quell'esperienza con nessun altro sul pianeta Terra se non con lui. 
 
 
 
 





HARRY'S POV.


Nemmeno nei miei sogni più selvaggi avrei mai immaginato una tale pazzia: stavo correndo sui binari, dietro un treno in corsa, mano nella mano con una nanetta isterica. La cosa ancora più incredibile e strana? Se all'inizio avevo osato negare davanti a una così grande avventura, in quei momenti non feci altro che sentire adrenalina pura scorrermi all'interno delle vene: sarei sempre stato l'ultimo a fare una cosa del genere, eppure ero lì. Non appena Manuela mi aveva letteralmente trascinato su quel tratto sassoso, le gambe avevano iniziato a tremarmi: un po' per la fatica e un po' per il terrore di dover essere coinvolto. 
Ma era bastato solo un attimo a farmi cambiare idea: quell'attimo dove intravidi quella fossetta così tenera sulla guancia. In un certo senso, stava cercando di darmi un po' di fiducia: lei, che ci metteva anni a donare un solo briciolo di fiducia. 
Mi ero sentito uno dei ragazzi più fortunati della Terra, al solo pensiero che quel sorriso fosse rivolto a me. 
Fu questa la principale ragione per cui le strinsi la mano e le sorrisi di rimando: avrei avuto altri momenti e altre circostanze per fare il noioso, ma non lì.  
Continuammo a correre senza sosta per un tempo che mi sembrò non finire mai, sentendo i muscoli a fuoco e il respiro sempre più affaticato, finché il mezzo davanti a noi non sembrò fermarsi. Non avevo idea delle conseguenze che ci sarebbero state ma non mi importava: dovevamo prendere quel treno, a qualunque costo. Non appena notammo il capotreno venire verso di noi, sia io che la ragazza accanto a me poggiammo le mani sulle ginocchia per riprendere fiato mentre un sacco di gente cercava di affacciarsi ai finestrini per vedere cosa stesse succedendo.

- Si può sapere qual è il vostro problema?! - ci urlò contro l'uomo in divisa davanti a noi. - Vi sembra divertente rincorrere un treno?! Potevate ammazzarvi! - 

Avrei voluto rispondergli a tono, per cercare di farlo calmare, ma mi uscii solo un lieve: - La prego, dobbiamo salire su questo treno... - dovuto al troppo sforzo. 
Avrebbe continuato a urlarci contro se Manuela non lo avesse afferrato per il colletto della camicia, con fare molto minaccioso, e non gli avesse spudoratamente detto: - Senti, ciccio: abbiamo corso peggio di Flash dalla cima della montagna, ci siamo tenuti per mano, stavo per mandare a fanculo una bambina e non mi sento più le gambe. Tu ora ci fai salire, okay?! -.
I passeggeri stavano guardando la scena divertiti, facendoci anche delle foto, mentre il capotreno non faceva altro che guardare spaventato la ragazza che lo teneva ancora stretto: non avrei saputo dire se la scena fosse comica o meno. 

- Avete i biglietti? - ci chiese infine, scatenando un applauso da tutti, e facendo fuoriuscire un sospiro di sollievo sia da me che da Manuela.

Dieci minuti dopo, grazie al cielo, eravamo seduti ai nostri posti e non facevamo altro che sorridere e respirare con affanno: era stata l'esperienza più incredibile della mia vita. Non riuscivo ancora a spiegarmi come avessi fatto a cambiare atteggiamento così velocemente: non ero il tipo di ragazzo da bravate simili, non più. Perché Manuela era riuscita a farmi tornare, anche se per pochi attimi, quel ragazzo spensierato che ero stato una volta? 
Mi girai per qualche secondo verso di lei e la vidi impegnata a guardare fuori, una sorta di mezzo sorriso era ancora presente sul suo volto: forse l'avevo giudicata male all'inizio, non sembrava poi così patetica, in fondo. 

- Comunque sì. - 
- Mmh? - mugugnò di rimando, girandosi di nuovo verso di me. 
- Ho guardato le prime 2 stagioni di Teen Wolf con mia sorella. - esclamai sorridendo, fin quando non la vidi ridacchiare di gusto. 
 



 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                           *******





 
Avete presente quello stato di dormiveglia, dove puoi sentire tutto ma ti sembra di dormire? Ecco, ero proprio in quella fase. Ricordavo solo di essermi buttato a peso morto sul divano, non appena avevamo vercato la porta di casa e poi boom: buio totale. Non avevo precisamente idea di quanto tempo fossi rimasto lì, fatto sta che iniziai ad avere un contatto col mondo esterno solo quando sentii delle voci. 

- Sono la tenerezza, punto. - sussurrò qualcuno, che mi parve di riconoscere come Mara. 

Il chiacchiericcio continuò fin quando un forte flash non mi fece stringere di più le palpebre: non avevo idea di cosa stessero facendo e la cosa mi stava leggermente intimorendo. Dopo uno sbadiglio non proprio dei migliori, aprii finalmente gli occhi e mi si presentarono davanti tutti i miei amici, con dei sorrisi a dir poco inquietanti.
Mi stavano facendo paura, davvero.

- Ehi... – mugugnai, dopo una grattatina ai capelli, per poi sistemarmi meglio sul divano. 

Non appena notai la presenza di qualcuno accanto - quasi addosso - a me, mi voltai nella sua direzione e notai una Manuela addormentata, con la testa poggiata sulla mia spalla e le labbra leggermente socchiuse. Le spostai una ciocca di capelli dal viso e la presi in braccio stile principessa, per non svegliarla: sapevo quanto fosse stanca, dopo la mini maratona compiuta, e mi sarei sentito in colpa a vita se l'avessi disturbata. 

- Che stai facendo? - mi chiese Niall, tornando finalmente normale.
- Non voglio svegliarla, la porto a letto. – risposi con voce ancora impastata dal sonno, iniziando a salire le scale. 

Aprii la porta di camera mia con il piede e non accesi la luce - facendo regnare la stanza nel buio -  ma lasciai la porta aperta, solo per essere certo di dove poter mettere i piedi. Manuela, nel frattempo, aveva appoggiato la guancia contro il mio petto e il respiro era ancora regolare: riuscivo a sentire le sue labbra socchiuse, anche se non a diretto contatto con la mia pelle, e mi salirono più volte dei brividi lungo la schiena. La poggiai delicatamente sul letto, dopo averle sfilato le Converse, e le avevo anche rimboccato la coperta per non farle avere freddo; successivamente le accarezzai la testa, sorridendo, e mi avviai verso il corridoio. 
Sarei tornato dai ragazzi, lasciandola così riposare in pace, se non avessi sentito un: - Harry... - mugugnato alle mie spalle. 
Mi girai di nuovo verso Manuela, reggendomi alla porta, e la guardai con fare interrogativo: mi stava sognando, per caso? La vidi rigirarsi nel letto, come in cerca di qualcosa, e mi riavvicinai subito: sembrava stesse avendo un incubo, piuttosto che un sogno.

- Sono qui... - le sussurrai, prendendole d'impulso la mano.

Riavere quel minimo contatto con quella mano così piccola in confronto alla mia, mi fece sorridere all'improvviso: che effetto strano che mi faceva quella ragazza...

- Non te ne andare... - sussurrò ancora più agitata, rigirando la testa sul cuscino più e più volte. 

Quando sentii quelle parole, rimasi un po' perplesso: non avrei voluto andarmene ma, allo stesso tempo, sarebbe stato strano se proprio io fossi rimasto con lei. In fondo non eravamo nemmeno amici, come potevo esserle d'aiuto? Passai i minuti successivi a torturarmi il cervello con continui "sì" o "no"  e alla fine presi una decisione: se fossi rimasto qualche minuto, solo per farla tranquillizzare, non sarebbe di certo morto qualcuno, no? 
Mi stesi al suo fianco e, dopo averla avvolta con un braccio, iniziai ad accarezzarle i capelli: era così tenera mentre dormiva... La ragazza accanto a me, in quel momento, non era la solita pazzoide infantile dalle felpe enormi: sembrava così fragile e delicata, quasi come un fiore appena sbocciato. Iniziai a guardarla per minuti e minuti dei quali non mi accorsi nemmeno, mi stavo sentendo benissimo; sfiorai leggermente quei capelli così lisci e morbidi, per poi passare a quelle guanciotte liscissime e leggermente arrossate, fin quando non arrivai alle labbra. E cavolo, che labbra: da una forma perfetta, di un rosa caldo, pieno, senza nemmeno un difetto. 
Fissai quelle lebbre leggermente schiuse, forse per troppo tempo, tanto che mi ci avvicinai senza nemmeno rendermene conto: stavo agendo d'impulso, il cervello mi si era completamente annebbiato. 
Una scossa d'adrenalina pura, anche più forte di quella durante la corsa, mi iniziò a scorrere nelle vene non appena poggiai la bocca sulla sua.
Non avrei mai nemmeno lontanamente pensato a una cosa simile fino ad allora eppure, non appena iniziai a godermi a pieno quella morbidezza, mi dimenticai di ogni cosa: era una sensazione a dire poco meravigliosa, un'emozione che non mi sarei mai aspettato di provare nei suoi confronti. Il cuore rischiava di uscirmi dal petto, per quanto forte stesse battendo velocemente: avrei potuto avere un infarto da lì a poco. 
Quel bacio era perfetto, le nostre bocche unite lo erano ancora di più. Pura e semplice perfezione.
Ma bastò un suo semplice movimento del corpo a farmi tornare lucido: ma che diavolo stavo facendo? No, no, no: non avrei dovuto nemmeno essere lì. Mi staccai bruscamente, respirando con la bocca, e mi passai una mano tra i capelli: non potevo averlo fatto davvero... 
Mi alzai delicatamente dal letto, guardandola un'ultima volta prima di uscire dalla stanza, e strusciai contro la superfice della porta fino a sedermi a terra. Il cuore non la smetteva di martellare, riuscivo ancora a sentire quel contatto sulle mie stesse labbra e mi sembrò una cosa fin troppo irreale: come diavolo mi era saltato in mente? Io, uscito da poco da una relazione fin troppo importante e che non volevo più avere niente a che fare con il genere femminile, avevo appena baciato quella che doveva essere la mia peggior rivale. 
Il vero problema? Quel bacio, anche se di pochi secondi, mi aveva fatto provare cose fino ad allora ignote e la cosa, bhe, mi spaventava parecchio. 






             
            

 
                                                                 It was crazy! Crazy but... funny!





Spazio Autrice: Domande del giorno:
1) il bacio come ve lo aspettavate?
2) qual è la battuta che vi fa più ridere o la parte?  
3) cosa vorreste che succedesse nel capitolo n 7? 
Peace and Love
Xx Manuela
   
 
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