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Autore: Lady Liv    22/11/2013    1 recensioni
Ciao a tutti! :D Questa è al prima volta che pubblico, spero venga fuori qualcosa di buono! Dunque, la storia è questa: parla di una ragazza, una principessa, di nome Adelle che sta per sposarsi con un uomo che ha visto solo una volta ma di cui è convinta di essere innamorata. Ma scoprirà ben presto e a proprie spese che non solo che si è innamorata solo dell'idea che si è fatta di questa persona, ma che potrebeb persino essere innamorata di un altro... e cosa succederebbe se la principessa dell'intera galassia si innamorasse del proprio sarto squattrinato? Sarebbe uno scandalo! Riuscirà Elle a rinnegare la propria vita precedente, passata a cercare di compiacere il regno e sua madre, la gelida e intransigente regina Tullia? E soprattutto, questa volta l'amore è quello vero o è ancora tutta un'illusione? Scopritelo leggendo! Spero tanto che vi piaccia, grazie mille comunque! :)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tuttiiii!!!! :D Scusate, prima di iniziare a leggere vorrei ringraziarvi per aver dato un'occhiata alla mai storia! è la mia prima ff e spero davvero tanto che vi piaccia, quindi vi prego, se avete un po' di tempo e voglia, lasciatemi una piccola recensione! Solo per sapere se vi piace o no, e per capire quali parti modificare per migliorarle.

Un'altra cosa: sicuramente ci sarà qualche errore di battitura, siate pazienti! :) e infine volevo ringraziare anche tutte le persone che hanno letto il primo capitolo, anche quelle a cui non è piaciuto! E anche Lady Yoru per aver recensito, grazie mille :) Detto questo smetto di annoiarvi... buona lettura! ^^





CAPITOLO 2

Bertie dal fiocco rosso





Avevo ragione a chiedermi come sarebbe stato l'abito visto dal vivo.

Perchè con questo addosso sì che sembro una vera principessa, ed è la prima volta che non mi trovo meno carina di Janet. Piroetto ancora una volta davanti allo specchio dello spogliatoio della stanza da cucito e poi lancio uno sguardo alla porta. Noah ha detto che deve vedere come mi sta per fare le ultime modifiche, perciò sono costretta ad uscire... ma il punto è che non ci riesco! So che probabilmente è passata un'eternità da quando sono entrata nel camerino, ma la verità è che sono così imbarazzata! E non è da me! Insomma, chi se ne frega di quello che pensa il sarto di come sto, no? NO! È questo che continuo a pensare: cosa penserà di me Noah una volta che uscirò da quì e mi vedrà con addosso il suo capolavoro? Arrossisco all'istante e, nonostante sia sola, mi porto istintivamente le mani al viso per nasconderlo. Poi tiro un respiro profondo e mi richiamo sull'attenti. Faccio qualche passo in direzione della porta dello spogliatoio e la mia mano trova senza di me la maniglia.

Apro e vedo Noah appoggiato allo schienale della sedia che studia in silenzio quella che deve essere una sorta di mappa. Sembra molto concentrato e i capelli color miele gli ricadono davanti agli occhi. Mi avvicino curiosa e vedo che la cartina comprende dei luoghi che non ricordo appartengano al regno. Aggrotto le sopracciglia, pensando che sono la più brava in geografia tra le ragazze che partecipano all'incontro educativo del mercoledì. C'insegna una donna grassa di nome Mrs Agnes, severissima. Lo si capisce anche solo dal fatto che la regina la ritenga un'ottima professoressa. Sto osservando la carta ingiallita e mezza strappata della mappa quando Noah alza lo sguardo, facendomi sentire come se mi avesse beccata a spiarlo. E in effetti è così.

Sgrano gli occhi. -Io... stavo solo...- balbetto imbarazzata.

La faccia di Noah è attraversata da emozioni contrastanti mentre mi guarda. Dapprima m'indirizza uno sguardo strano, come chiedendosi da quanto lo stessi guardando, poi assume subito un'espressione ancora più strana, un po' sconcertata, e infine una gentile, mentre, con gesto fulmineo, mette via la mappa nella sua bisaccia di cuoio.

-Complimenti, milady,s ite incantevole... e non è solo merito del vestito.

Aaaah! Non doveva dirlo! Adesso sono diventata un pomodoro umano e lui se n'è già accorto! Nooo, che imbarazzo, no, no, no!

Si accorge della mia reazione e la sua espressione gentile e affascinata vacilla e scompare all'istante. -Perdonatemi, Altezza.- dice a disagio distogliendo lo sguardo. -Non volevo apparire insolente.

Sono sorpresa. -E perchè mai dovreste apparirmi insolente, signore?

Ma Noah cambia di nuovo espressione mettendosi a ridere, ma nella sua voce c'è uan nota dura e gelida che mi turba. I suoi continui sbalzi d'umore mi lasciano perplessa. -Signore? Nessuno mi chiama così, milady.

-Preferite che vi chiami per nome?- dico confusa.

-Noah va benissimo. Era il nome di mio padre.

Per un attimo mi sento terribilmente a disagio davanti al suo sguardo duro, ma poi so cosa dire. -Anche Elle va benissimo. Mia sorella mi chiama... mi chiamava così.

Lui mi fissa a occhi sgranati. Già, molto probabilmente non si aspettava che la principessa dell'intera Galassia gli dicesse tranquillamente di chiamarla con il suo diminutivo. Elle. Mi è sempre piaciuto, ma mi chiedo se ho fatto bene ad espormi in questo modo. Cosa penserà adesso? Vengo colta da un attacco di panico. Poi noto qualcos'altro indurire lo sguardo di Noah e lui serra la mascella. -Non mi permetterei mai di...

-Non preoccupatevi,- lo interrompo. -Noah. Ormai nessuno più mi chiama così e sarebbe piacevole se voi lo faceste. Non credete che potremmo comportarci da... amici?- perchè improvvisamente mi sento così timida? Non lo sono mai stata! E, ripensandoci, la mia ultima proposta di chiamarci per nome non mi sembra più tanto geniale... e se lui non volesse essere mio amico? Oddio, cosa starà mai pensando mentre mi fissa con quegli impossibili occhi di dicembre? Mi sento sprofondare dentro me stessa mentre sostengo il suo sguardo, paonazza.

E sento la sua voce dire: -Perdonatemi, milady, ma non mi sembra molto appropriato. Qualcuno potrebbe non apprezzarlo.

È come se mi avesse sbattuto una porta in faccia. A questo punto, non riesco più a sostenere il suo sguardo, così chino il mio e dico imbarazzatissima: -Ehm. Ecco, forse... forse avete ragione- sussurro insieme a qualcos'altro di meno comprensibile. Ma la sua voce mi pietrifica un'altra volta. -Non volevo darvi l'impressione di non essere d'accordo, principessa. Ogni vostro desiderio è un ordine. Se volete farvi chiamare Elle vi chiamerò così.

Sospiro. Non è proprio quello che voglio, però mi accontento più che volentieri. Lo guardo, sorrido e faccio una piroetta su me stessa, facendo volteggiare la gonna del mio splendido vestito. -Ho deciso, allora. Scelgo questo.

Noah mi restituisce il sorriso, con un'unica punta di stupore. -Sono contento che vi piaccia, Alte... ehm, Elle... siete sicura di non voler nemmeno vedere gli altri?

Faccio cenno di no con la testa, ma subito dopo annuisco. Cosa mi prende? Non posso assolutamente indossare questo abito! I suoi occhi che mi persegitano mentre danzo al ballo del mio matrimonio... cerco di scacciare questo pensiero e, nel farlo, assumo un'espressione neutra. -In effetti, credo che non lo sceglierò.

Sorpreso, il sarto commenta con un: -Oh. Bè, allora permettete che vi mostri gli altri, milady.

Gli lancio un'occhiata e lui capisce al volo. -Elle- si corregge.

Rido soddisfatta e lo seguo mentre si dirige verso un enorme guardaroba, ma la risata mi muore in gola quando lo vedo serrare i pugni. Quando apre uno degli scomparti, un turbinio di seta, raso e taffetà candido mi travolge. Rose di stoffa, inserti dorati e perle cospargono gli abiti. Noah scorre le grucce e ne tira fuori una. Regge un magnifico abito bianco, fatto interamente di pizzo, con una gonna lunga e aderente che si allarga intorno alle caviglie in uno strascico. Ha le maniche tutte traforate e termina sotto il collo con un meraviglioso merletto trasparente. Ne sono estasiata e accarezzo la stoffa senza parole.

-Avete buon gusto- commento in un sussurro.

-Bè, sono solo un sarto. Questo non l'ho disegnato io, l'ho solo cucito.

Per qualche arcana ragione, non riesco a fare a meno di pensare che deve aver disegnato lui l'abito celeste e grigio perla. Così glielo dico: -Però quello che indosso sì, vero?

Il ragazzo mi guarda confuso e preso contropiede. -Ehm, io... non-non ho...- capisco che spotrebbe trovarsi nei guai se si scoprisse che ha infilato una sua creazione senza permesso nel corredo di abiti nuziali della principessa. -Tranquillo- dico con un occhiolino. -Non lo dico a nessuno.

-Mmm, grazie... Elle.- ma lo dice con un'espressione che mi lascia perplessa. È come se la mia gentilezza lo irritasse. Spazzo via questo esniero, convincendomi che è solo una mia impressione e sorrido radiosa indicando il vestito di pizzo bianco. -Bene! Dunque, posso provarlo subito?

-Certo. Vi accompagno al camerino.

Appena esco dalla stanza da cucito mi precipito nell'ingresso dove trovo una guardia che incarico di mandare a chiamare Mara, la mia migliore amica. Ho bisogno di parlare con qualcuno di questa specie di strano disturbo del cervello che mi ha colpito dal primo momento in cui ho visto quel maledetto sarto. Aspetto impaziente seduta tra i cuscini del letto della mai camera, mentre mi tormento un lembo dell'abito, ansiosa. Sento bussare e mi affrettò ad esclamare: -Avanti!

Mara entra, con indosso un delizioso vestito turchese, bianco e beige. Indossa la mantella di lana color porpora di sua madre, una delle principali protagoniste dell'aristocrazia del regno, di nome Dyna. Le onde molli dei suoi setosi capelli castano scuro rivelano che le suea ncele hanno ceracto per l'ennesima volta dia rricciarglieli, ma con scarsi risultati, dato che sono così lisci che i boccoli resistono a malapena per uan ventian di minuti. Sono i suoi occhi a dettarne la vera belleza: brillano vispi e lucenti di un vitale color mogano, incastonati in un viso ambrato. Mara ha la mia età ed è costretta come mea presenziare a noiosi ricevimenti e balli di gente supponente e ricca sfondata, ma io so che in cuor suo desidererebbe – proprio come me – fare tutt'altro nella vita. E con tutt'altro intendo davvero tutto fuorchè ciò che fa, a una sola condizione: che riguardi Finn, il ragazzo con cui si vede spesso e di nascosto. Ma questo è un segreto e nessuno lo dovrà mai sapere, perchè Finn è il figlio del mugnaio del villaggio e finirebbe sotto la frusta se qualcuno lo accusasse di essersi avvicinato a Mara.

-Insomma, May, si può sapere perchè mi hai fatta chiamare?- dice in questo momento venendomi incontro. -Tra parentesi, ti sono debitrice: ero a lezione di cucito... e sai quanto può essere noiosa Mrs Lewtton!

-E tu sai bene che odio essere chiamata con il mio secondo nome, Eliza- la scimmiotto io utilizzando il suo, ma le faccio comunque segno di sedersi accanto a me battendo con una mano sul letto. Storce il naso infastidita per come l'ho chiamata, ma accetta l'offerta.

-E allora? Sputa il rospo!

Sospiro. -Ecco, in un certo senso ha a che fare con la tua lezione di cuicito...

Mara assume un'espressione delusa. Poi scatta sull'attenti. -Aspetta un attimo... non mi dire che hai scelto il tuo vestito da sposa! IO VOGLIO VEDERLO- strilla eccitata mentre i suoi occhi si accendono come lucciole.

-Bè... sì, ma non è di questo che ti volevo parlare.

-Quindi? Di che cosa volevi paralrmi?

-Oggi sono andata a scegliere l'abito con Janet, e...

-Quella vipera! Ha strappato quello che avevi scelto, vero? L'ho sempre detto che è impossibile che siate gemelle... voglio dire, vostra madre l'avrà trovata da qualche parte nel paese delle streghe, di sicuro, perchè è proprio...

-Mara, frena quella lingua un mometo!- la interrompo priam che continui a ruota libera. Quando iniziava a paralre non ce la si cavava più.

La mia amica mette su il suo tipico broncio alla non-mi-ascolti-mai-sono-una-povera-ragazza-incompresa-e-molto-offesa, ma io la ignoro. Poi arrossisco e mi volto per non farmi scoprire. Ma, ahimè, non sono abbastanza veloce! Mara mi osserva stupita ed esclama maliziosamente: -Non dirmi che il tuo principe ti ha fatto una visitina prima del matrimonio...

Questo mi fa arrossire ancora di più e allo stesso tempo sentire in colpa, pensando al nuovo sarto. -Ehm... no.

-Insomma!- sbraita. -Si può sapere cosa diavolo è successo?

A quel punto inizio a balbettare, pericolosamente simile a Mr Martin: -Io, ecco... la sarta... ritardo... sostituto carino... troppo carino...

-Troppo carino chi? E che cosa centra la sarta?

-Il sostituto della sarta!- sbotto rossa di vergogna. Ma ho bisogno di parlarne qualcuno o scoppierò, percui non mi pento di aver fatto questa scelta. E poi io e lei ci conosciamo praticamente da sempre e sarebbe inconcepibile tenere nascosto qualcosa all'altra. A volte mi chiedo se non sia lei la mia vera gemella dal momento che si sentiamo talmente unite che è come se fossimo l'una parte dell'altra e che non so davvero cosa farei se lei non ci fosse. Arrischio una timida occhiata al viso della ragazza e vedo con imbarazzo che è rimasta pietrificata, con la bocca aperta e gli occhi che mi fissano sbalorditi.

-Aspetta una ttimo- ripete, cercando di darsi una calmata. -Vuoi dire che...

Annuisco sconfortata e crollo affondando al testa nella sua gonan vaporosa. Mugolo qualcosa di poco comprensibile e dico: -Mara! Aiuto!

-Aiuto un cavolo!- la sento sbottare mentre sobbalzo. Immaginando la faccia di sua madre se la sentisse parlare in questo modo mi scappa da ridere. E poi penso a quella che assumerebbe mia madre se sapesse ce parlo con qualcuno di quanto sia carino il mio sarto e scaccio un brivido. Meglio che non la sappia, quindi. -Elle, ti rendi conto che è un sarto? E che tu sei al principessa? E, soprattutto, che oggi ti sposerai con un altro tizio? E della faccia di tua madre se scopre anche solo che hai espresso un apprezzamento su un operaio?

-Sì...- biascico al sicuro con la faccia premuta tra le balze di morbida stoffa. -è per questo ne sto parlando con te! Sei la mia migliore amica... Mara, dimmi, sto impazzendo? È per questo che da quando ho visto i suoi occhi non riesco a pensare ad altro che a lui? Mi sento così superficiale!- Mi lascio sfuggire uno sbuffo di frustrazione e, facendomi forza, emergo dalla gonna di Mara, la quale sembra essersi leggermente addolcita. Mi accarezza la testa con fare materno come fa di solito con il suo barboncino Borotalco quando cerca di indurlo a non azzannare chiunque gli si avvicini. È tempo sprecato, sia con lui che con me, me ne rendo conto e la cosa mi sconvolge talmente che la lascio fare senza una parola.

-Ehi, non preoccuparti così! Tanto cosa potrà mai succedere? Già questa sera sarai sposata con l'uomo dei tuoi sogni e non ci penserai più. Quindi adesso fammi un bel sorriso e raccontami TUTTO dell'abito che hai scelto!

Le regalo un sorriso incerto e inizio a parlare miomalgrado. Qunato vorrei che succedesse davvero ciò che ha detto Mara! Ma qualcosa mi dice che non sarà così facile cancellare i ricordo degli occhi di quel giovane dalla mia mente... e dal mio cuore. Sì, percè anche se lo conosco da meno di mezza giornata, il pensiero dels uo viso, del suos orriso, della sua voce mi perseguitano e non posso farci niente, nonostante mi senta terribilmente stupida e continui a ripetermi di dimenticarmi di lui.

Mara si ferma a mangiare con noi e anima il pranzo con le sue ciacchiere gioiose. Janet passa la durata della pima portata a lancairmi frecciatine sui soliti sciocchi argomenti con cui mia ssilla quotidianamente, come ad esempio il fatto che mi abbuffi in amniera poco educata e della seconda a parlare del nuovo vestito su misura che indosserà alla mia cerimonia. Quando il cameriere novello serve un grosso vassoio colmo di dolci il mio radar incorporato individua l'obiettivo del giorno, ovvero una enorme ciambella ripiena con panan montata e fragole. I miei occhi scintillano, lo stomaco tambureggia a ritmo della melodia celestiale che mi risuona nelle orecchie e la caimbella si avvicina lentamente alle mie fauci spalancate quando...

-Adelle, si può sapere dove si è cacciata tua sorella?

Arrossisco fino alla punta delle orecchie e chino lo sguardo borbottando qualcosa d'incoerente. Poi, prima che mia madre possa rimproverarmi di nuovo, dico: -Non so, forse è andata a caccia con le sue ancelle.

La regina scuote la testa corrucciata e riprende a mangiare silenziosa. Sto per imitarla, la ciambella mi sta chiamando a sè con voce melodiosa e...

-Stavo pensando una cosa, sorellina cara.

Fulmino Janet con uno sguardo assassino e abbaio: -Cosa, mia adorata sorellina?

Lei si prodiga in un sorrisetto diabolico e fa: -La tua espressione nel vedere il nuovo sarto è stata alquanto, mmm, spiazzante, direi...

La ciambella si blocca a mezz'aria e con orrore scorgo mia madre voltarsi a fissarmi a occhi socchiusi e lanciarmi una lunga occhiata penetrante. -Spiazzante in che senzo, mai cara?- domanda molto lentamente.

-Janet voleva solo dire che ero affascinata dai modelli che produceva, madre...

-Non intendevo quello, sorellina- replica la mia gemella guardandomi con falsa innocenza. -Mi è sembrato che fossi piuttosto affascinata dalla sua persona, più che altro.

La regina apre la bocca proprio nel momento in cui imploro il sedile imbottito della sedia su cui sono seduta di risucchiarmi, ma inaspettatamente chiunque ci sia lassù in cielo mi vede e per la seconda volta oggi il ciambellano fa irruzione in sala da pranzo, sudato, rosso e balbuziente come al solito.

-E ora cos'è successo, si può sapere?!- tuona Tullia balzando in piedi e battendo furiosa le mani contro il piano del tavolo. Le posate cadono a terra tintinnando e un paio di cameriere si affretta a raccoglierle e sostituirle.

-Mia regina... addolorato d'interrompere... Lady Dyna, chiamato... Lady Mara Eliza, andare a casa... carrozza pronta per accompagnarla...

Fornisco al traduzione con voce apatica, ancora terrorizzata da ciò che mia madre avrebbe voluto dirmi. -Lady Dyna ha fatto arrivare una carrozza per scortare Lady Mara Eliza a casa propria- poi vedo Mr Martin che si trastulla il bordo del cappello con sguardo basso mentre si morde il labbro e aggiungo: -E lui è terribilmente addolorato di averci interrotto... maestà.

Mia madre non fiata per un attimo, poi si ricompone, si scrolla dignitosamente l'abito, si risiede a tavola con grazia e impugna la forchetta con fare molto raffinato. Dopodichè si schiarisce la gola un paio di volte e annuncia rivolta alla mia migliore amica: -Mia cara, credo che tu debba andare. Sono stata lieta di averti ospitata per pranzo e ricordati di portare i miei saluti alla tua famiglia.

Mara sorride educatamente e si inchina, facendomi di nascosto un occhiolino. Fa per andarsene ma io colgo la palla al balzo e la fermo. -Madre, desidero accompagnarla fino a casa! Tornerò in tempo per i preparativi delle nozze, lo prometto.

-Ah, no, signorinella, non credere di scamparla!- squilla la voce della regina. Mi affloscio su me stessa. Addio alla mia unica remota possibilità di eviatre il peggio e di farla franca ancora una volta. E ora come mi comporto? Opto per la versione innocente e dura di comprendonio. Sbatto un po' le ciglia, faccio la faccia dolce, inclino il capo da un lato e chiedo candidamente in stile cucciolo di foca abbandonato: -Scampare cosa, maestà?

Dio deve avermi proprio preso a cuore, perchè per la seconda volta mia madre non fa in tempo a parlare. Infatti Mara interviene: -Vostra altezza, vi prego... avevo intenzione di fare un salto alla fiera del paese prima di tornare a casa... mi farebbe molto piacere se la principessa mi accompagnasse, anche perchè ho visto l'altro giorno uno splendido fermaglio per capelli che si abbina perfettamente all'abito che ha scelto vostra figlia.

Sono sicura che non acconsentirà, ma con mio grande stupore Tullia fa un cenno rassegnato con la testa e sospira. Sgrano gli occhi sbalordita alla stessa maniera di Janet, che lancia un'occhiata indispettita alla madre e prende a rassettarsi con gesti stizziti la gonna e i capelli già perfetti.

-Vi ringrazio, madre!- trillo tutta contenta, e un attimo dopo sto saltellando allegramente al fianco di Mara lungo le vie del paese, mentre passeggiamo tranquille ammirando le bancarelle variopinte della fiera. La gente mi osserva stranita mentre saltello con aria beata e Mara mi sibila di contenermi, ma per tutta risposta mi limito a sorriderle radiosa, prima che scuota il capo rassegnata. Cerchiamo un fermaglio per capelli per dimostrare le sue parole e ne troviamo uno magnifico, con una piccola libellula fatta di perle che davvero si abbina al mio vestito nuziale. Soddisfatta, accompagno Mara a casa sua e mi avvio sovrappensiero verso la strada del ritorno, rimuginando sul dialogo che ho avuto con Mara riguardo alla partenza di mia sorella e risento le sue parrole che mi dicono che forse sarebbe stato meglio per il mio bene che fossi partita con lei, nonostante le sarei mancata terribilmente. A questo punto incomincio a chiedermi se quella che ho fatto sia stata la scelta giusta. Mara mi ha anche messo di fronte ad un altro aspetto della faccenda: infatti ora che Scarlet se ne è andata il trono spetterebbe a me dal momento che sono più grande di Janet di venti minuti... cerco di focalizzare l'immagine dellla regina e riesco a pensare solamente a quanto l'idea che un giorno dovrò diventarlo mi terrorizzi. Questo soprattutto perchè essere autoritaria e imparziale non è mai stato il mio forte e neanche sono mai stata la persona più responsabile e organizzata di questo mondo...

Ho quasi raggiunto le mura che circondano la reggia quando alle mie orecchie giunge una voce familiare. È un tuono e un battito d'ali nello stesso momento. Morbida e possente insieme. Dolce e rofonda.

Non ci sono dubbi su a chi appartenga.

E neanche sul fatto che provenga da dietro le mie spalle.

Faccio dietro front senza pensarci per imboccare uno stretto vicolo secondario, solitamente deserto, ma poi mi blocco. Cosa sto facendo? Cosa voglio fare? Devo tornare a casa a prepararmi per il mio matrimonio, non fermarmi a chiacchierare in un vicolo con il mio sarto! E se anche fosse lui, cosa gli direi? Non ho nemmeno idea di cosa parlare! Ma quando sento il grido di una guardia del palazzo il mio corpo scatta reagendo senza il mio consenso e mi precipito verso la voce. Un paio di guardie stanno ceracndo di fermare un carro bestiame che corre a velocità ultrasonica lungo la via intricata. Riesco solo ad appurare che Noah è alla guida. Poi un particolare leggermente più pressante si fa strada nel mio cervello annebbiato.

Il carro sta per travolgermi.

Con un gridolino spaventato mi butto a lato della strada e capitombolo lungo il marciapiede. Il cuore mi batte all'impazzata e mi sembra di avere al gola in fiamme per quanto mi manca il respiro. Mi costringo a calmarmi e rialzarmi da terra, ma non faccio in tempo a fare un passo. Vedo che il carro si è schiantato contro un muro, ma non sembra aver subito gravi danni. I due cavalli che lo trainavano annusano tranquilli il terreno in cerca di qualche ciuffo d'erba, mentre le guardie circondano il veicolo e urlano a Noah di scendere. Io seguo la scena a bocca aperta come una completa cretina, finchè non vedo il suo sguardo disperato schizzare verso di me e incrocio i suoi occhi di cielo dicembrino.

Succede tutto così in fretta che la mia mente non riesce a realizzarlo: il sarto sferra all'improvviso una gomitata nello stomaco della guardia che gli stava legando i polsi e ne atterra una seconda con un calcio.Ne evita un altro paio e corre nella mia direzione. Non mi rendo conto di ciò che ha intenzione di fare finchè le sue mani trovano le mie braccia, ma non sono delicate e morbide come me le immaginavo. In questo momento sono piombo che m'impedisce qualsiasi movimento e non importa quanto mi dimeni o strepiti ordinandogli di liberarmi. Non lo fa. Poi mi accorgo che mi sta puntando la lama di un pugnale contro la gola. Spalanco gli occhi incredula e passo in rassegna freneticamente le guardie di palazzo, che ora mi hanno accerchiato e fissano con orrore l'arma di Noah. È allora che la sua voce vibra accanto al mio orecchio: -Un solo passo falso e potete dire addio alla vostra principessa, signori.

Dopo un attimo di silenzio, in cui l'unico rumore è il battito impazzito del mio cuore nel petto, il capo della gaurdia reale si fa avanti e dice: -E dunque, cosa vuoi?

Con la coda dell'occhio noto il sorriso che increspa il volto del sarto, che risponde: -Niente di più semplice: che mi lasciate uscire dal paese senza arrestarmi.

-E ci ridarrai sana e salva Lady Adelle May?- chiede titubante l'uomo mentre aggrotta le sopracciglie. Trattengo il fiato. Perchè anche mentre Noah mi tiene un coltello puntato alla gola non riesco a fare a meno di sentirmi elettrizzata dalla sua vicinanaza? È assurdo!

-Certo- assicura lui mantenendo il suo sorriso. Ma la sua presa non si allenta. Mi sta stritolando i polsi, che percepisco incandescenti sotto il suo tocco. -La farò scendere dal carro non appena avrò varcato le mura della città.

-Sarà meglio per te, giovanotto- borbotta la guardia immusonita. La conosco: è il capitano Katan, il padre di Daddish, un tizio stempiato e massiccio con occhi porcini e grossi baffi grigi che scorazzano da tutte le parti mentre parla. Nonostante abbiamo vent'anni e passa di differenza una volta era uno dei miei principali pretendenti. No l'ho mai potuto vedere, soprattutto perchè oltre ad avere la fastidiosa abitudine di sputacchiare mentre conversavamo amabilmente, è sempre stato presuntuoso e supponente peggio ancora del figlio. Lo guardo indossare una smorfia di disapprovazione. Non gli capita tutti i giorni di essere messo alle strette. Infine sospira e con un cenno infastidito acconsentisce: -E sia. Ma guai a te se le torci un capello, chiaro?

Noah annuisce con un sorrisetto e passa tra le guardie con noncuranza, come se stesse passeggiando traquillo in un parco. Un agile balzo ed è all'interno del carro, tendendo la mano libera dall'arma per cingermi la vita in modo da aiutarmi a salire, ma la mia reazone è istintiva gli mollo uno schiaffo indignato e faccio da sola. Ha pure la faccia tosta di offrirmi il suo aiuto mentre la lama del suo pugnale è ancora ad un soffio dalla mia gola! Com'è possibile tutto questo? Lui indirizza un'occhiata divertita e serra la porta del carro, prima di recuperare una pezzo di corda con cui mi lega i polsi allacciandola ad un gancio appeso alla parete, in uno dei gabbiotti destinati agli animali

-Mi perdonereste, milady, se sapeste quanto è necessario- sussurra. Involontariamente ricomincio a trattenere il fiato. Il suo volto si trova a pochi centimetri dal mio. Posso vedere il mio non tradire alcuna emozione mentre è riflesso nelle sue pupille. È così vicino che potrebbe baciarmi... ma poi si allontana e io deglutisco a fatica. Poi sbuffo a gran voce per dissipare l'imbarazzo. Come se non bastasse mi prude la testa e non posso grattarmela perchè ho le mani legate. La strana sensazione di eccitazione che mi ha provocato la sua vicinanaza è sparita, sostituita da una fredda indignazione. Solo questa mattina mi ha trattata con gentilezza complimentandosi addirittura per il mio aspetto e ora mi trovo rinchiusa in un carro bestiame come ostaggio! E non posso nemmeno grattarmi la testa! Ridicolo. Una vocina dentro di me mi ricorda che è anche colpa mia se mi trovo in questa situazione: se non fossi stata tanto stupida da infilarmi in quel maledetto vicolo ora non sarei quì. Mentre Noah induce al galoppo i due cavalli che trainano il carro, una puzza nauseabonda a cui non avevo fatto caso mi investe le narici. Trovo il coraggio di sollevarmi in ginocchio e sbircio oltre il gabbiotto in cui mi ritrovo, solo per vedere una specie di piccolo animale roseo che grugnisce felicemente immerso tra ciuffi di paglia. Al collo ha un fiocco rosso accartocciato ed emette un debole grugnito soffocato, molto tranquillo, come se stesse borbottando qualcosa fra sè e sè. Arriccio il naso. Ecco da dove proviene la puzza.

-Oh, hai notato Bertie- esclama Noah dal suo posto alla guida. Da quì riesco ad intravedere la macchia bionda dei suoi capelli scarmigliati e la camicia di lino.

-Bertie?- chiedo scettica inarcando un sopracciglio prima di rendermene conto.

-Allora ce l'hai la lingua.

-Parlavo anche questa mattina a Palazzo, ricordi?

-Già. Ma adesso non siamo a palazzo.

Abbasso lo sguardo sul maiale e sospiro. -No, non siamo a palazzo- ripeto in un sussurro. Ma mi faccio coraggio pensando che non appena questo maleodorante carro uscirà dal paese sarò libera di fare ritorno a palazzo.

-Non ti sembra la porcellina più carina che tu abbia mai visto?- chiede Noah strappandomi ai miei pensieri. Bertie mi rivolge un soave grugnito incoraggiandomi la risposta, ma LA ignoro.

-È il maiale più puzzolente che abbia mai visto- lo correggo gelidamente. Poi aggiungo, quasi tra me e me: -Non che ne abbia visti tanti, di maiali...

Il ragazzo ridacchia amaramente. -Ci scommetto, principessa.

Distogliendo lo sguardo faccio una smorfia. -Perchè lo fai? Perchè scherzi così con me? Non mi hai forse minacciato con un coltello e legata in una.. una... cabina per suini?

Noah smette di ridere e si volta verso di me, mentre i suoi occhi incontrano i miei. Non li abbasso, lo guardo con sguardo di sfida, fiera come non sono mai stata. Esigo una risposta e lo sa bene. Sospira. -Non credete che mi faccia piacere minacciarvi e legarvi da qualche parte, milady. Ma è necessario.

-Questo lo avete già detto- replico. Ma intuisco che questa è l'unica risposta che riceverò. Infatti il sarto torna a rivolgere la sua attenzione alla strada e per il resto del tragitto non mi degna di un'occhiata. Mi sa' che Bertie si è offesa, perchè ha smesso di grugnire e se ne sta accovacciata nell'angolo più lontano da me. Stupido maiale permaloso.

Finalmente le possenti mura della città si delineano ai nostri occhi insieme alle torrette delle guardie, che ci scrutano accigliate. Katan deve avergli comunicato il loro accordo, perchè le gigantesche porte di legno e ferro si aprono con cigolii strazianti finchè non ci ritroviamo il desolato paesaggio desertico ad accoglierci fuori dal paese. Il carro avanza con calma e ci lasciamo le porte alle spalle. Inizio a inquietarmi. Non dovrei già essere libera di andarmene a questo punto? Decido di mantenere il sangue freddo e attendo in silenzio per un altro po'. Dopo che abbiamo percorso qualche decina di metri inizio a tamburellare nervosamente con le dita sul pavimento di legno scadente. Ma inutilmente. Passano i minuti. Manciate piene di minuti. Scatto in piedi e protesto con voce stridula: -E allora? Non ti sembra di aver messo abbastanza distanza tra noi e il paese?

Noah non risponde. Attendo con il cuore in gola, ma niente.

-Tu- ringhio a quel punto. -Apri quella boccaccia e parla, muoviti.

-Cosa vi aspettate che dica?

-Lo sai.

-Volete che vi dica che fermerò il carro e che vi lascerò scendere? È questo che volete, vero?- Lo fisso in silenzio, confusa, e annuisco. Il suo sguardo si fa duro, ma percepisco un fondo di triste pietà nel grigio celeste delle sue iridi, così enigmatiche. La sua voce è talmente bassa che quasi non la sento quando dice: -Questo non succederà, mi dispiace.

Resto senza parole. Mi ci vuole un istante prima che realizzi cosa ha intenzione di fare: infrangere l'accordo. Non fermerà il carro. Non mi farà scendere. Non sarò libera di nuovo. Non tornerò a palazzo.

Non sposerò Lord Tradeshire.

Una rabbia gelida si impossessa lentamente in tutti i miei arti e i muscoli s'infiammano. Una vampata di orgoglio mi pervade la mente e sbraito: -Chi ti credi di essere a decidere per me la mia vita? Ognuno è libero di scegliere da sè cosa fare e qual è il suo posto, e il mio è a palazzo! Non può essere altrimenti! Tu non puoi farlo, non puoi!- Inveisco contro di lui in ogni modo immaginabile, sferro pugni alla parete del carro, calci alla staccionata che delimita il mio gabbiotto, tiro con tutte le mie forze la fune che mi trattiene, grido, strepito, ma è tutto semplicemente inutile.

-Lasciami andare, hai capito? LASCIAMI ANDARE! Subito!- urlo a squarcaigola. -AIUTOOOOOOOOO- Qualcuno dovrà pur sentirmi, no? -AIUTATEMI UN PAZZO MI HA RAPITA E LEGATA IN UN CARRO INSIEME AD UN MAIALE, AIUTOOOOOOO- Niente. Niente di niente. Ma cosa diavolo sta facendo quell'idiota di Katan?! Che voglia di... di...

-Lasciamiandarelascamiandarelasciamiandareeeeeee! Lsciamilasciamilasciamiandareeeee!!!- cantileno urlando come un'ossessa. Ho uno strepitoso talento nello stressare la gente fino all'esasperazione. Scarlet lo diceva sempre. Pensando a lei e a come solo quella mattina voleva portarmi via con sè una lacrima mi scivola lenta lungo la guancia, ma la lascio lì, non me ne importa niente. Poi però cambio idea e me la asciugo: quello che voglio di meno è mostrarmi debole agli occhi del mio rapitore. No, non succederà! Stringo i denti, mi ricompongo, mi dò un contegno e... -Lasciamilasciamilasciamiandare, lasciamiiiiii- riprendo gridando. Ma Noah sospira, strappa un fazzoletto in due parti e se le ficca rispettivamente nelle orecchiee. Spalanco la bocca indignata e sbalordita. Non posso crederci! Questo non era mai successo! La mia tecnica di esaspearzione non aveva mai fallito prima d'ora! Ma non mi dò per vinta. Mi rimbocco le meniche rosa confetto del mio abitino e indosso un'espressione quanto più possibile combattiva. Apro al bocca e incomincio a sparare insulti a raffica, ma sfortunatamente non sembrano scalfirlo nemmneno un pochino. Perfetto, me lo aspettavo... è per questo che ho creato un piano C! Mi butto per terra e inizio a lamentarmi fingendo di essermi slogata la caviglia. Questo funziona sempre con Louise. Sogghigno diabolica, attenta a non farmi vedere.

-Ahi! Credo di... credo proprio di essermi slogata una caviglia!- esalo tenendomi disperatamente per il piede. -CHE MALE- scandisco ad alta voec a beneficio di Noah, che ha ancora il fazzoletto nelle orecchie. M'imbroncio quando dice: -Principessa, smettetela con queste scene ridicole. Vi trovate in un metro quadrato di spazio, è impossibile che vi siate slogata una caviglia.

Mi sgonfio come un palloncino bucato. Sospiro e mi accascio contro la parete, facendomi scivolare fino a toccare il pavimento col sedere. Mi raccolgo le ginocchia al petto e resto zitta, a pensare, a occhi chiusi. Con il silenzio arriva la paura. Che cosa succede adesso? Cosa succede? Dalla finestrupola in cima alla parete il cielo appare bruno e violaceo, aspro. È sera. Passerò al notte in questo carro? Nessuno mi verrà a ceracre? Certo che sì, mi dico. Ti troveranno... ma perchè non ci credo nemmeno io? Inizio a piangere e non mi fermo più.


Devo essermi addormentata.

Sento qualcosa di ruvido sfiorarmi la guancia e sobbalzo a occhi sbarrati. Noah è vicino a me e mi sta sistemando uno straccio sulle spalle. Deve essere la sua idea di coperta. Una sensazione di calore e tenerezza m'invade la pancia, ma la scaccio subito. Lui è la persona che mi ha rapita strappandomi dalla mia famiglia e dalla mia città, impedendomi di sposare colui che a quest'ora doveva già essere mio marito. Non merita che io provi queste sensazioni così assurde nei suoi confronti e al cosa è malsana anche per me. Soprattutto per me.

-Non volevo svegliarvi- sussura Noah. È accovacciato nel mio gabbiotto e mi guarda con una strana espressione. Devo essere patetica: non devo dare il meglio di me seduta lì raggomitolata tra la paglia, con la gonna spiegazzata e i capelli che Louise mi aveva pazientemente intrecciato in cima alla testa che ora scivolano via in riccioli dall'acconciatura. La cipria è stata lavata via dalle lacrime. Oh, e mi manca un guanto: l'ho lanciato a Bertie in un moto di disperazione per cercare di far cessare i suoi brontolii e miracolosamente ha funzionato.

Mi sento insopportabilmente fragile ridotta in questo stato: non mi è mai capitato in tutta la mia vita che il mio aspetto non sia impeccabile e non ho mai nemmeno fatto caso a quanto la cosa potesse essere rassicurante.

Rabbrividisco e mi stringo convulsamente nella coperta. Evitando lo sguardo del sarto, gracchio: -Cos'hai intenzione di farmi?


Ooookay, che dire? Spero vi sia piaciuto ma non mi offendo se mi fate notare un errore, anzi ne sarei contenta! Quindi vi richiedo di recensire! Lo so, sono asfissiante u.u Pazienza! :) Oh, dunque, devo fare una nota: ho recentemente cambiato il mio ID in Lady Liv, ma prima mi chiamavo BiancaWriter e prima ancora BiancaWriterIncallita, quindi.. non so, solo per farvelo sapere! (?) Ok, allora un bacio e spero a presto :D Bianca

  
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