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Autore: Misaki Ayuzawa    22/11/2013    3 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 12: Non piangere

Tessa si voltò di scatto per trovarsi accanto la giovane preside dell'Istituto.
L'aveva vista solo una volta, il primo giorno, e le era sembrata molto più vecchia della sua reale età a causa di quel suo volto immutabile per non parlare del suo portamento e dei suoi vestiti, eleganti si ma sicuramente non adatti ad una ventitreenne.
Ora invece la vedeva veramente. Una ragazza esile e bassina. I capelli lisci castani lasciati sciolti sulla spalla destra e un vestito insolitamente giovanile: di lana grigia decorata che arrivava a metà coscia e il polpaccio coperto dagli stivali attillati neri. Le mani, arrossate, le tremavano leggermente nonostante le braccia fossero coperte dalle maniche del vestito e la parte di gambe scoperta rivestite da un invisibile collant.
"Preside ... io ... io non sto piangendo" rispose fiaccamente ma effettivamente grazie al consiglio datele precedentemente era riuscita a ricacciare indietro le lacrime.
"Certamente" e le rivolse un sorriso. "Allora tu sei Theresa Gray giusto? Come ti trovi qui, tutto a posto?"
"Mmm ... si è tutto bellissimo grazie. Le lezioni sono tutte molto interessanti, soprattutto quelle del professer Enoch, il suo modo di spiegare filosofia è ... illuminante!" Tessa non stava mentendo semplicemente aveva omesso la parte in cui avrebbe dovuto spiegare il perchè della sua tensione durante quelle lezioni, ossia il fatto che Enoch non spiccicava parola bensì usava una voce artificiale del suo iPad su cui digitava in continuazione.
Charlotte parve però riuscire a "leggere tra le righe" e le lanciò un'occhiata di rimprovero al che Tessa arrossì lievemente.
Poi un clacson suonò e Charlotte, come riscossasi, disse frettolosamente "Ora devo andare!" e corse verso la Volvo che aveva parcheggiato proprio lì davanti. Tessa notò che sembrava contemporaneamente allegra e tesa. Scrollò le spalle e si incamminò verso la sua stanza.

Charlotte si rifugiò nell'ormai familiare tepore della macchina di Woolsey che sapeva vagamente di vaniglia. Il ragazzo la salutò con un sorriso bianchissimo e a trentadue denti e poi le stampò un leggero bacio sulla guancia.
Si frequantavano da circa due mesi ma ancora non erano andati molto in là. Fosse stato per Woolsey probabilmente sarebbero già stati al quinto bambino ma Charlotte non voleva correre e aveva paura.
"Buonasera ma chèrie! Mi dispiace moltissimo ma per stasera non ho trovato nessun locale libero, cosa da non crederci!"
"Ma allora perchè non mi hai chiamato? Avremmo potuto rimandare!" Charlotte vide uno spiraglio di luce e vide il divano del suo appartamento farsi sempre più vicino e nitido nella sua mente ...
"Ma no, ma no! E sprecare una serata con Charlotte? Ho preparato a casa mia! Spero gradirai la mia cucina." La sua voce era pura musica e la brillantezza dei suoi occhi verdi la rapiva ogni volta che li guardava. Intanto però l'immagine del suo amato divano era scomparsa, travolta da un enorme buco nero.

Quando arrivarono a destinazione Charlotte aveva i palmi delle mani sudaticci per il nervosismo. Non voleva entrare in quella casa che non aveva mai visto, non voleva entrare nella tana del lupo e di certo non voleva servirsi su un piatto d'argento innanzi alle sue fauci. Insomma  ... Woolsey, per quanto galante, era pur sempre un uomo e lei, per quanto non gli si buttasse tra le braccia, accettava le sue avance da due mesi. Le venne da vomitare mentre, cercando di passare inosservata, si asciugava i palmi sul vestito.

Woolsey le fece fare un veloce giro della casa, modernissima e minimalista, che sembrava quasi vuota a causa del troppo ordine e delle pareti biache che abbracciavano le stanze spaziosissime. Non potè fare a meno di confrontare quel luogo allo stanzone di Henry, troppo confusionario e semispolto da carte e viti. A quel pensiero sorrise.
"Sono felice che ti piaccia! Beh, la cena è pronta, da questa parte." Woosley aveva ovviamente totalmente frainteso ma le passò ugualmente un braccio sotto le sue braccia e così con la mano di Woolsey sul finco di Charlotte, quest'ultima venne scortata in sala da pranzo.
La cena fu ottima e piano piano Charlotte comiciò a sentirsi a suo agio. Le chiacchere di Woolsey la mettevano a suo agio, non lasciando spazio a silenzi imbarazzati. 

A pasto finito i due si spostarono in salotto dove si sedettero accanto sul divano. Qui Charlotte notò, con grande disappunto, che le dita affusolate di lui giocherellavano in modo troppo malizioso con le ciocche di lei e che la distanza tra i loro corpi si stava via via assottigliendo "inspiegabilmente".
Quando Charlotte stabilì che la bocca del ragazzo era fin troppo vicina al suo orecchio guardò l'orologio e annunciò, con un pò troppo di sollievo nella voce "Oh mio Dio! E' tardissimo, è Mezzanotte!"
Il capo di Woolsey si abbassò con fare sconfitto e un sorrisetto malizioso gli tinse il viso "E quindi la carrozza ritorna zucca?"
"Temo proprio di si. A Mezzanotte i topini ritornano topini." Lo disse con fare scherzoso ma in realtà era quello che pensava realmente di se stessa. 
Il viaggio di ritorno fu silenzioso. Charlotte sentiva di dover dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Woolsey le piaceva e la faceva sentire bella, nonostante lei fosse convinta e più che certa del contrario. Non si sentiva affascinante, menchemeno interessante. Era solo una ragazzina che giocava a fare l'adulta responsabile, ruolo per cui si sentiva adattissima non essendo avvenente e dunque non avendo nulla per cui si potesse distrarre.
"E' stata un bella serata, mi sono divertita. Grazie." Disse infine quando ormai la macchina stava accostando davanti all'edificio che era per Charlotte potere e catene.
Woolsey non rispose. Uscì dalla macchina e fece il giro per andarle ad aprire la portiera e per aiutarla ad uscire a sua volta. La accompagnò fino ai gradini dell'ingresso, illuminati da una tenue luce gialla emanata da un lampione.
Aspettò che Charlotte fosse al primo gradino per bloccarla e farla girare verso di lui. Ora la fronte della ragazza era solo di pochi millimetri sotto la sua e si potevano parlare senza che nessuno dei due dovesse alzare al cielo il collo o curvarlo esageratamente. I loro visi erano a distanza di un paio di centimetri. L'espressione di Charlotte era interrogativa, il suo viso leggermente inclinato verso destra. 
Ora si che sembra un passerotto, altro che un topino. Pensò Woolsey. E glielo disse. Woolsey pronunciò a mezza voce queste parole cosicchè nessun altro apparte loro due, le sentissero, anche se il cortile era vuoto. 
Gli occhi di Charlotte si spalancarono e così anche la bocca, aperta per dire qualcosa, un grazie magari ... ma le parole vennero sostituite dalle labbra di Woolsey.
Charlotte non potè fare a meno di ricambiare il bacio e il senso di tradimento venne sostituito presto dalla consapevolezza che una volta aperta la porta del suo appartamento non vi avrebbe trovato Henry. Non vi avrebbe trovato nessuno.
Le lacrime urlavano e supplicavano di uscire fuori, dopo anni di reclusione, ma Charlotte era una carceriera insensibile e, chiudendo gli occhi e concentrandosi sul bacio, ricambiandolo e cingendo la schiena di Woosley con le braccia, riuscì a non versarne nemmeno una.

Angolino dell'autrice: Persistendo nel mio progetto suicida di far diventare Charlotte e Woolsey una sorta di coppia ho scritto di getto questo capitolo. Spero abbiate gradito. Al prossimo capitolo!! :) P.S. Quasi dimenticavo! Ho notato che quasi nessuno "vota" per riuscire a inserire nella categoria personaggi più personaggi appunto. Io ne ho votati alcuni perchè penso che anche loro abbiano tante storie da raccontare, non da me ovvio, ma da tutti! Se volete fatelo, ovvio non è una imposizione solo una sorta di "post it" per ricordare. Io stessa fino a poco tempo fa non sapevo che si potesse fare ciò. Ok propaganda conclusa XD Arrivederci :)
  
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