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Autore: Yumeji    22/11/2013    5 recensioni
“E all’ultimo posto della classifica troviamo lo Scorpione! Consiglio a tutti gli amici di questo segno di fare particolarmente attenzione essendo per voi una giornata estremamente sfortunata… E per oggi la vostra Oha Asa vi saluta!”
Mai dubitare delle grande astrologa Oha Asa, difatti, il povero Takao dopo questa previsione è finito all'ospedale, e ora si annoia terribilemente. Chissà chi andrà a fargli visita?
Il titolo è idiota, ma sono pessima in questo xP ... comunque si dice che il verde sia il colore della speranza.
[MidoTaka - shonen-ai]
Avvertenza: NON è un Raccolta di ONE-SHOT
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Una volta compiuto tutto il possibile, possiamo solo affidarci al volere delle stelle.*]  



Per anni aveva convissuto con il suo fantasma.
Per un tempo lunghissimo, che nel viverlo gli era parso eterno, era rimasto legato a doppio filo a quell'ombra, a quella misera facciata che più non era il suo Takao.
Spesso era arrivato ad odiare, a maledire se stesso per tutti quei momenti in cui ne aveva desiderato il risveglio. Mai, neppure una volta, aveva riflettuto sul prezzo che avrebbe dovuto pagare per la realizzazione di quell'egoistica richiesta.
Infine, nel giorno della sua morte, Kazunari aveva riaperto gli occhi, cosi come sempre aveva immaginato Midorima nei suoi più rosei sogni.
Purtroppo, la vita era assai più crudele di una dolce chimera dettata dal sonno. Per quanto un miracolo era avvenuto e il ragazzo avesse salvato la propria vita destandosi finalmente dal coma, nulla toglieva che un danno al cervello ci fosse veramente stato.
Autismo.
Il coma aveva portato il ragazzo a chiudersi in se stesso, a cadere in un mondo tutto suo incapace di riconoscere le persone che gli stavano attorno (amici o familiari che fossero), di interagire con loro. Come se una bolla invisibile lo avvolgesse, tenendolo separato dal resto dell'umanità, completamente isolato. Fortunatamente possedeva ancora una certa autonomia che lo lasciava in grado di occuparsi da solo della sua persona, le cose principali come mangiare, pulirsi o vestirsi, erano azioni che ancora riusciva a compiere senza bisogno di assistenza.
L’interazione con gli altri era il problema. Per quanto una persona gli parlasse o gli stesse vicino, lui non sembrava percepirla. Quel Takao che un tempo possedeva la capacità di scorgere anche un uomo fantasma ora non avvertiva più neppure chi gli stava di fronte.
A quel tempo Midorima si disperava chiedendosi perché quel dio normalmente tanto menefreghista avesse deciso di porgere orecchio proprio a quel desiderio.
Perché non aveva semplicemente ignorato le sue preghiere? Era forse una sorta di punizione?
Shintaro si sentiva un verme, il senso di colpa lo attanagliava ferendolo più volte come la lama affilata di un coltello, e non tanto per Kazunari, il quale pareva non rendersi neppure conto di essere al mondo, ma verso i suoi genitori, le vere vittime di tutta la faccenda.
Già da qualche tempo i coniugi Takao si erano arresi all'idea di perdere il figlio, ma quando esso era tornato a loro svegliandosi dal proprio profondo sonno, per un momento, entrambi sembravano aver ritrovato felicità e speranza in quel loro piccolo miracolo.
Quegli istanti ebbero però vita breve.
Lo stato in cui versava il ragazzo era assai più problematico di quanto non lo fosse il precedente e occuparsene cercando di fornirgli tutte le cure adeguate si rivelò difficile, estenuante per due persone che mai avevano preso in considerazione la possibilità di cadere in una situazione tanto tragica. Nonostante l’immenso amore che provavano per il figlio non ebbero alternativa e, su consiglio dei medici (i quali non lasciavano intendere molte possibilità di miglioramento), fecero ricoverare Kazunari in un istituto di igiene mentale. Lì, gli avrebbero fornito le giuste attenzioni e tutto ciò di cui avesse avuto bisogno, o almeno cosi si convinsero.
Sarebbe stato comunque molto di più di quanto avrebbero potuto dargli loro.

Inizialmente, per vederlo, Shintaro era costretto ad accompagnare i genitori del ragazzo nelle loro visite, non essendo un parente e minorenne gli infermieri dell'istituto gli vietavano di incontrarlo, ma alla lunga assistere alla riunione della famiglia Takao era divenuta una scena straziante e insopportabile ai suoi occhi. L'insensibilità di Kazunari di fronte ai suoi familiari, alle lacrime perenni di sua madre e alla frustrazione (causata da un senso d’inutilità), del padre, era qualcosa di troppo crudele alla quale assistere. Ancor più struggente se ci si accorgeva di quel velo di speranza che gli riempiva occhi, in essi vi era sempre il muto desiderio che prima o poi Kazunari gli accogliesse sorridendo, chiamandoli finalmente per nome, riconoscendoli. Vedere come quella speranza venisse brutalmente soppressa ad ogni nuova visita era un dolore angosciante.
Midorima non si sentiva partecipe di quella sofferenza, a confronto, ciò che provava lui doveva apparire cosi vuoto, nullo, da non dover neppur essere preso in considerazione.
Allo stesso modo però non sembrava pensarla il padre del moro il quale, quando Shintaro compì i diciotto anni di età (pur non avendo ancora raggiunto la completa maturità), ottenne per lui una delega, in modo che potesse far visita al figlio quando più desiderava. Midorima rimase stupito da un simile gesto, ma ancora più dalle parole che, insieme a quel dono, ricevette dall’uomo: "quando i loro figli diventano adulti, i genitori, devono capire che è il momento di farsi da parte... Per quanto Kazunari ci possa voler bene, non siamo noi adesso le persone per lui più importanti." e il suo sguardo era carico di sottointesi - impregnato com’era di quell’immensa paura che assilla ogni genitore quando teme per il futuro del proprio figlio -, l'espressione costantemente velata da una profonda malinconia.
Shintaro capì che con quel gesto il signor Takao gli stava facendo una richiesta: "Non abbandonare mio figlio, adesso più che mai ha bisogno di te"; non essendo però l'indole giapponese rivelare i propri veri sentimenti quelle parole rimasero in sospeso, espresse solo dal volto sofferente di un padre che si sentiva completamente inutile.
Da quel giorno, Midorima incontrava Kazunari ogni qual volta avesse un momento libero. Aveva deciso di non deludere le aspettative di quell’uomo, improvvisamente divenuto cosi vecchio e stanco in quei pochi anni. In qualche modo si sentiva divenuto responsabile del destino di Takao e per nulla al mondo lo avrebbe lasciato solo. Se era stato veramente dio a realizzare il suo desiderio, riportandogli indietro il ragazzo, allora lui avrebbe preso le proprie responsabilità, occupandosene finché ne avesse avuto bisogno, anche per il resto della vita.



Con il tempo Shintaro non aveva smesso di portargli dei regali e, nonostante si fosse ripromesso di farla finita con gli oroscopi, ancora continuava a collezionare i lucky item del giorno e seguiva diligentemente i consigli della sua Ona Asa.
In quella data il portafortuna dello scorpione era un Tanuki, e nel saperlo Midorima non aveva potuto evitarsi di sorridere, in un giorno di non poi tanti anni prima quello stesso Tanuki era stato spettatore della sua prima sconfitta con lo Shutokun, e l'inizio del suo cambiamento come giocatore.
Da quel momento era partito un profondo esame di coscienza che l'aveva spinto a far coppia con Takao, a stringere con lui un vero legame di amicizia.
Sarebbe stato triste fare quel dono ad una persona che più non serbava simili ricordi, ma si era rassegnato ad non riavere più indietro il proprio compagno.
Gli avrebbe raccontato lui quegli avvenimenti, pur sapendo di non essere ascoltato.

A passo sicuro Midorima si diresse nella stanza dell’amico, ormai i muri dell’istituto gli erano divenuti familiari come una seconda casa, abbastanza perché gli infermieri che incontrò lungo il corridoio lo salutassero con familiarità, quasi fosse un loro collega.
Fatto in realtà non molto lontano dalla realtà, essendo divenuto da qualche tempo uno specializzando in medicina.
- Ciao Takao – lo salutò annunciandosi, varcando lentamente la soglia della camera temendo altrimenti di spaventarlo nel giungere all’improvviso, la statuetta del vecchio procione stretta forte al petto sino a rendesi le nocche bianche. Un leggero malessere aveva preso a torturagli la bocca della stomaco, rendendolo teso e coprendogli la fronte di un leggero strato di sudore.
Come sempre il corvino non gli diede risposta, lo sguardo perso, incantato ad osservare i granelli di polvere che danzavano di fronte a lui. Gli ultimi raggi di un sole morente penetravano di sbieco nella stanza, grazie alla larga finestra che occupava la parete di fronte (protetta da inferiate), illuminando e facendo brillare di un intenso color aranciato quelle piccole scorie di pelle morta.
- Come ti senti? – era sua abitudine fargli della domande, cercando di imporgli una conversazione, ma  l’altro rimaneva tacito ed immobile nel suo mutismo, - Ti trovo bene – menti avvicinandosi, sedendosi al suo fianco.
La camera in cui Kazunari aveva passato quei suoi ultimi anni di vita non aveva a disposizione molto mobilio: una poltrona (in quel momento occupata da Takao), una scrivania con sedia annessa (quella su cui era solito prendere posto Midorima), e un letto; non vi era altro, né alcuna decorazione, accessorio o gingillo inutile che potesse dare un qualche indizio sul carattere della persona che l’occupava.
Takao sembrava limitarsi ad aspettare, gli occhi completamente vuoti e privi di vita, solitamente rimaneva seduto e attendeva, che cosa poi nessuno l’aveva mai compreso. Forse semplicemente l’arrivo di qualcuno in grado di rompere quella spessa armatura di cui era ricoperto, estraendolo cosi finalmente da quell’isolamento nel quale era piombato.
Questo era però il pensiero di Midorima, che sempre tendeva a dare un tono quasi fiabesco (o comunque romantico), alla situazione, quasi in realtà Takao fosse un principessa da salvare.
Era il suo metodo di difesa per non impazzire, per non cadere nella depressione come era invece accaduto al padre del ragazzo che, sentendosi un incapace nel prendersi cura del figlio, aveva finito con il cadere nel vortice dell’alcool e degli psicofarmaci.
E al meno quell’idea gli faceva credere che Kazunari avesse una qualche possibilità di essere liberato, risvegliato dal malevolo incantesimo di cui era vittima.

- Oh… Si è fatto tardi – commentò Shintaro guardando l’orologio, aveva trascorso le ultime due ore a raccontare all’amico quegli eventi che li avevano portati al terzo posto della Winter CUP.  
Come un vecchietto si era perso nel viale dei ricordi, ritrovandosi a rivangare, dopo tutto quel tempo, quelle memorie che più non aveva toccato da quando aveva perso chi in quei momenti gli era stato affianco. Il passato gli faceva male, poiché il presente gli pareva cosi misero se messo a confronto, ma per una volta il suo cuore non sembrò soffrirne. Anzi, la nostalgia si era di colpo tramutata in un sentimento piacevole e poco importava se nessuno delle sue parole avesse realmente raggiunto Takao. Lo aveva appena incontrato (ma sta volta quello vero), nella sua mente.
Con divertimento aveva parlato di quei allenamenti estenuanti, in cui avevano sviluppato la loro affinità e quella fiducia tipica che si creava tra compagni di squadra (anche se a dire il vero la loro l’aveva sempre considerata un po’ speciale), cosi da creare un attacco invincibile con cui sfruttare le sue abilità di tiratore e smorzarne il difetto del tempo - non era semplice calcolare la traiettoria di simili lanci in una manciata di secondi.
Ora una luna d’argento solcava una notte le cui nubi ne occultavano a tratti lo splendore, e delle luci al neon illuminavano la stanza.
- Quasi dimenticavo di darti questo – aggiunse Midorima facendo per alzarsi dalla sedia, porgendogli allo stesso tempo il Tanuki che aveva portato con se, glielo appoggio sulle gambe, in modo che ne avvertisse la presenza, e subito Kazunari sembrò provare nei suoi confronti un certo interesse.
Nel guardarlo il ragazzo dalle ciglia lunghe avverti una stretta al cuore e un sorriso colmo di rammarico gli solcò le labbra, per lo meno i suoi lucky item sembravano renderlo felice, constatò, seppur consapevole che simili oggetti avevano vita breve. Takao finiva sempre con il distruggerli.
– Bene… Ciao Takao – si congedò prendendo la porta, dandogli le spalle mentre il ragazzo esamina colmo di meraviglia quell’oggetto a lui sconosciuto.

- Quando uscirò di qui, ti va di allenarci un po' a basket, Shin-chan?-

Di colpo Midorima si bloccò sulla porta, il corpo rigido, la mano ancora sulla maniglia, un senso di gelo gli aveva attraversato le vene.
- Mi stai ascoltando Shin-chan?.. Ehi, ma dopo tutto questo tempo ce l’hai ancora il risciò?
Con lo stomaco colmo di pietre Shintaro si voltò verso il compagno e un altro sorriso gli si dipinse sul viso.
Takao non aveva pronunciato parola, rimaneva ancora fermo a giocare con il procione che gli aveva regalato. Il cuore mente e la mente illude.
Nuovamente Shintaro fece per andarsene.

- Allora Shin-chan!.. Hai voglia di giocare un po’ a basket o no?

Perché creare simili bugie?.. Per sopravvivere, si rispose.
Il sorriso di Midorima si allargò mentre le lacrime gli pungevano gli occhi, sta volta non cedette, e facendo forza su se stesso si impose di rimanere a fissare la superficie della porta.
Non voltarti, non voltarti, non voltarti, si ripeteva mentalmente come una litania.  
Girarsi e ammettere nuovamente che tutto fosse solo una menzogna faceva troppo male.
Vedere per l'ennesima volta quell'espressione vuota, completamente assente, incapace di percepirlo in alcun modo era qualcosa di troppo terribile da sopportare. Non voleva scoprire come quella voce che aveva udito altro non fosse se non il miraggio di un suo ricordo, evocato da una mente pronta al collasso.
Allucinazioni uditive causate dalla stress.
Gliene aveva parlato una volta un suo professore, non erano poi cosi rare per chi come lui era appena divenuto uno specializzando.
La mente tende a crearle quando si trova incapace di affrontare ciò che gli si para di fronte.
Aveva commesso un errore. Ricordare il passato non era mai un bene. Il suo cervello finiva con il trascinarsi dietro quelle crudeli illusioni, le quali apparivano cosi reali da sembrare che bastasse allungare una mano per afferrarle e renderle tali.
Forse proprio per questo se ne era volutamente scordato.

- Certo Takao, quando uscirai di qui faremo tutto ciò che vorrai – rispose al nulla.

Cosi da poterle rievocare.
Midorima pianse nel lasciare la stanza, ma nessuno parve accorgersene.
Nessuno vedeva la voragine oscura in cui il ragazzo rischiava di perdersi.
Vedere Kazunari lo stava distruggendo, poco a poco, eppure non poteva evitarsi di venirlo a trovare. Qualcosa in lui continuava a credere che un giorno Takao, il SUO Takao, sarebbe tornato.
Nella parte più profondo di sé lo credeva ancora.


[Sperare é nella natura dell'essere umano.
Qualcosa di radicato nel suo animo che, per quanti tentativi si facciano, non ci si può impedire di fare.
Siamo tutti condannati a sperare sempre in un domani migliore, ad un futuro più prospero, è il nostro modo di sopravvivere. L’unico che conosciamo.]


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*: Questa frase non centra nulla con la storia, ma mi sembrava rispecchiasse a pieno la natura di Midorima xP

E finalmente ho finito!
Ciò lavorato una vita, e ancora vorrei cambiarlo un altro centinaio di volte, ma credo che per quanto m’impegni non troverò mai qualcosa che mi soddisfi del tutto.
Il problema è che io non sono un grande esperto di storie tristi (di solito le evito) e, quindi, mi sono trovato un po’ in difficoltà nel creare questo finale.
Spero di non avervi deluso e che, questo capitolo, sia degno delle volte aspettative.
Come ultima cosa RINGRAZIO chi mi ha seguito fin qui, a Dihanabi e ad Elsa Maria che hanno messo questa mia misera FF tra le preferite; a        G3nny-sama e a Lord Okita per averla aggiunte tra le ricordate e a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di leggerla, DAAAAAAAAaaanke!!
Alla prossima (^3^)//
e Godetevela!
  
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