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Autore: Mia4ever_TheBest    23/11/2013    3 recensioni
Il Mito di Shakespeare non a nulla a che fare con questa storia: il titolo ha solo l’ispirazione. Qui c’è solo la tentazione di risolvere un interrogativo di una Whovian decisamente troppo tra le nuvole, anzi, tra le stelle è il caso di dire: hai mai guardato il cielo nel periodo delle stelle cadenti, dopo aver saputo del Dottore? Se lo hai fatto, forse tra quelle stelle cadenti avrai scorto un bagliore più intenso degli altri. Se l’hai fatto ma non è mai successo o se non l’hai mai fatto..bhè, caro whovian o lettore di passaggio..forse, continuerai a confondere il rumore del Tardis con la suoneria dei messaggi del tuo cellulare..
Ambientato dopo "The Snowmen", settima stagione, con un Dottore profondamente sconvolto per la seconda morte di Clara, ma ormai speranzoso nel ritrovarla da qualche parte..se non fosse per un Tardis in fumo e un'ora da passare in compagnia di un'umana.
(Nessun spoiler, assicurato)
Genere: Comico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Epilo… Nessun finale quando compresi perché al Dottore non piacevano


-Che cosa??!! Nono caro mio te lo puoi scordare-pensai, anzi urlai dentro la mia testa.
“Non se ne parla proprio” dissi fredda. E non pensai a lui e alle conseguenze che si sarebbero create, in quel momento.
“Allora dovrò rimanere per sempre intrappolato qui, per uno stupido desiderio, a condurre una vita normale. Tutte cose con cui non sono mai andato d’accordo e con cui non sono mai stato bravo” disse triste, profondamente assorto nella sua riflessione sul prossimo futuro imminente, portandosi la mano alla fronte.

E capii cosa avevo fatto. Mi sciolsi. Come non potevo? Lui aveva sfoderato una delle sue armi migliori, per me micidiali, da viaggiatore errante che non ha il tempo di fermarsi.
-Il suo posto è tra le stelle e sulla Terra- constatai. Non le due cose separate. Ne sarebbe morto, e magari nel suo caso, rifiutando pure la rigenerazione. Che creatura orribile che sarei stata, pure peggio di un Dalek.
Ma ciò non lo dissi, avrei peggiorato ulteriormente la situazione se avesse saputo la mia conoscenza a riguardo. Quindi agii subito.

“Ok” mormorai quasi con un filo di voce. “OK” dissi più forte, amareggiata.

Già mi pentii di quello che stavo per fare, anzi per dire. “Va bene, che devo fare?” chiesi preoccupata.
Lui tirò fuori orgoglioso il suo cacciavite. –Ecco, un’altra performance, non vedo l’ora-pensai.
“Ora, Mia, vorrei che tu mi ponessi QUELLA domanda. disse con l’umore all’ennesima potenza.
Quale, Dottore?” chiesi incredula. Mi ritrovai spaesata. Insomma con lui bisognava far lavorare il cervello con gli straordinari.

“Ce ne sono tante di domande che ti si possono fare..” borbottai.

Poi posai nuovamente lo sguardo sul suo cacciavite, di un verde insolitamente abbagliante, e capii..
“Oh Dottore, tu sei..” dissi entusiasta. Provai per circa due secondi a trovare il termine giusto e nel frattempo gesticolai come una forsennata, con il Dottore che si stimava. E infatti lo trovai.
“..GENIALE”. Immediatamente dopo ero lì che infatti mi pentivo di quello che avevo fatto e detto, a tal punto che avrei voluto cancellare quegl’ultimi cinque minuti della mia vita. Poi formulai quella domanda che il Dottore attendeva..

“Puoi far cadere una stella con il tuo cacciavite?”
Senza perdere tempo lui trafisse il cielo con il suo aggeggio sonico (perché dentro di me continuavo a chiamarlo così), come la spada di Zorro, e il suo movimento fu accompagnato da un fievole bagliore luminoso, meno del primo, anzi di tutti gli altri.
Come avrebbe potuto esserlo se avrebbe portato in seno un desiderio doloroso? Ma questa era la sua unica salvezza, la cosa più importante in quel momento nell’universo. Per cui non esitai ad esprimere il desiderio di lasciarlo andare. Libero come uno spirito selvaggio.

“Questa sì che era una stella cadente! Uh ahahah!” esordì il Dottore, facendo salti che esprimevano la gioia di un bambino che aveva appena vinto una partita a calcio.
-Altrochè se lo era, Dottore. In tutti i sensi- fu il mio pensiero malinconico che ne seguì. Ma non riuscivo ad essere triste se lui era così felice.
“Ora posso ripartire, grazie Mia! Ti ricorderò come la ragazza che sa cose di me che non so..oppure come la ragazza che ha desiderato andassi via..non ne ho mai incontrata una!”
La sua eccitazione era alle stelle, così vicino a quei corpi celesti a cui stava per ricongiungersi.
“Oh Dottore, tu mi hai costretto a farlo. Io non volevo essere un’ennesima porta nel tuo corridoio, dal lato dei ricordi dolorosi” dissi con quella punta di malinconia scaturita dal pensiero.
“Oh, mia cara, ma tu sarai sull’altro lato perché non mi hai procurato nessun dolore” rispose comprensivo.

Basta non ce la facevo più.
Mi scese una lacrima.

“Tu lo sapevi, vero? Quella porta non l’hai semplicemente dimenticata aperta, per caso. Sei stato TU a lasciarla così. Hai voluto che guardassi dentro, che vedessi cosa vi si nascondeva. Ho visto una parte del tuo passato di cui pochi sono a conoscenza. Ho sentito grida e risate di persone che hanno vissuto con te. Persone che ti chiamavano..Perché l’hai fatto? Perché proprio io?” chiesi risoluta.

“Perché Mia” chiese ad un tratto “Non è il tuo vero nome, l’ho visto nella tua mente. Una porta del tuo inconscio di secondo livello che hai lasciato aperta. Perché ti fai chiamare così?” disse, senza dare risposta. C’era da aspettarselo. Avevo creduto per un attimo di essere stata l’eccezione. E vedere quell’arancione intenso lo era stato, eccome. Ma non fino a quel punto. Chissà quanto ancora il suo passato sarebbe rimasto nascosto dentro quella porta.

Forse per sempre.

"E tu Dottore, qual è il tuo vero nome? Non lo è nemmeno il tuo e la porta che apre la stanza in cui è chiuso, è chiusa a chiave. Come tutte le altre d’altronde. Ma di questa mi chiedo se tu abbia ancora le chiavi o le hai perse.” L’avevo vista di sfuggita, piccola e grande allo stesso tempo, ma diversa dalle altre. Sigillata e senza nessun bagliore che fuoriusciva. Il senso di smarrimento e di terrore che mi aveva dato, era stato tale da non riuscire a soffermarmi. Dopotutto, ero anche guidata dalla forza del pensiero del Signore del Tempo, in quel momento.

“Dottore chi?” chiesi infine. Ecco. Finalmente l’avevo chiesto.
Lui rispose voltandosi e correndo verso il Tardis.
“Augurami almeno buona fortuna, solo per questa volta” disse in tono speranzoso.
“No” risposi.
“Ahah, cosa devo fare con te allora? Non lascerò mai questo pianeta per colpa tua..”

Dottore io ti ho liberato. Tu lo sapevi . Hai lasciato quella porta aperta come esca, perché io vi potessi entrare e tu tranquillamente vedere il mio collegamento a te. Quel desiderio giusto? Sì, davvero meraviglioso il tuo pianeta Gallifrey..” dissi in tono solenne.
Era..quasi da impazzire” sottolineo un Dottore assorto nei ricordi.
“Grazie per avermelo fatto vedere..” dissi. “..Dottore di mondi”.
“é stato un piacere Mia..” rispose facendo un saluto galante con un cappello invisibile. “..che appartiene solo a sé stessa.”

Tornò nel Tardis a prendere un qualcosa. Lo sentii cercare tra rumori strani e imprecazioni del tipo “Ahi!” e “Dove si è cacciato? L’ultima volta era qui..”.
Una volta tornato fuori vidi un oggetto strano tra le sue mani, che si rivelò essere un ciondolo e che mi mise al collo.
“Così, non avrai più bisogno di desiderare e io non dovrò più tornare indietro. Consideralo come un patto di alleanza. Ha qualche annetto, ma la vecchiaia indica la serietà del patto. Quindi ogni volta che lo guarderai potrai pensare che io e te ci capiamo” disse serio, indicando prima sé stesso poi me.

-Mi serviranno gli anni di questo coso, per capirti veramente Dottore- pensai immediatamente.

In realtà quel “coso”, era tra le cose più belle che avessi mai visto. Una collana con un semplice ciondolo a forma di cabina blu. Eppure bellissimo.
“Guarda. Ti faccio vedere un cosa. Molto divertente.” Disse ad un tratto un Dottore che mi stava lasciando il tempo per ingranare l’importanza del dono che mi stava facendo.
Prese tra le mani la cabina junior appesa al mio collo e vi soffiò sopra.
Il contatto di quel soffio con il ciondolo scaturì un minuscolo bagliore di energia arancione.
“Ora soffia tu” ordinò. E io non feci altro che obbedire, quasi osannata. Produsse lo stesso effetto e il ciondolo si illuminò per il breve istante di quell'energia.
“Grazie Dottore, grazie infinite” dissi con tutta la gratitudine del mondo. Mi commossi e la mia lacrima scesa prima, decise di non voler scendere sola, ma accompagnata da altre sorelle.
“Così sarò sempre con te..però solo quando lo terrai nascosto tra le mani” disse solennemente.
Lui tornò al Tardis per l'ennesima ed ultima volta, con la sua aria spavalda.
“Ci vediamo, giusto?” dissi ricomponendomi, speranzosa, guardandolo negli occhi.
Lui sbiancò per un secondo.

“Ahah Dottore, scherzavo.” dissi tornando in me. “Addio” lo salutai con la mano.
Continuavo a guardarlo negli occhi.
Lui rispose sorridendo, affacciato al Tardis. Poi arretrò e chiuse la porta, che produsse il solito scricchiolio. E poi..
Woom-woom..il vento si sollevò imperioso..
Woom-woom..l'imponente cabina cominciò a rifiutare i suoi dettagli alla realtà che divennero sempre più invisibili..
Woom-woom..et voilà..cabina smaterializzata.

E questa volta seppi che non era un semplice messaggio del cellulare. Ma qualcosa che andava via.
Per sempre, ma non del tutto. Lui sarebbe rimasto nel mio cuore e nella mia mente ancora per un bel po' di tempo.
Sorrisi, quasi come fosse una risposta in ritardo a quello del Dottore.
Al desiderio più bello che avessi mai espresso e al sogno migliore che si fosse realizzato nella mia vita.

A un tratto sobbalzai. Sentii un voce che mi chiamava.
Era mia madre venuta a richiamarmi al rapporto. Dovevo tornare alla vita di tutti i giorni.
Corsi da lei svoltando l'angolo della casa e abbandonando quel luogo, divenuto ormai sacro per me.
“Ma dov'eri finita?!” disse il caporale stizzito. “é un'ora che ti chiamo!”
“Scusa mamma, mi sono addormentata!” risposi cercando di difendermi. E con una scusa che appariva alquanto banale.
-Non male nemmeno questa, direi- E lo pensai, perchè nonostante tutto, avevo ancora seri dubbi se tutto ciò che era accaduto, lo era stato realmente. D'istinto portai la mano al ciondolo.
-Bene- sospirai -Almeno questo è concreto..ma la cosa di soffiare e dell'energia dorata?- e passai a verificare. Lo chiusi tra le mani proprio come mi aveva detto di fare.

Una polvere dorata scaturì da quell'azione, come se pulsasse di vita.

 

E seppi che era vero, tutto lo era.

 

Angolo dell'autrice: Shiao raga!! Non riesco ad esprimere la mia gioia per essere riuscita a pubblicare proprio il giorno dell'uscita del 50° anniversario! Che dire..in questo modo posso non solo ringraziare tutti coloro che hanno avuto pietà di questa povera anima, arrivando a leggere fino a qui e pure di recensire, ma tutti gli whovian e non che hanno anche solo semplicemente letto qualche capitolo di sfuggita, con una sola occhiata o la storia intera :)
Non posso fare altro quindi che dedicarla a tutti voi questa storia, alla meravigliosa serie tv che Doctor Who è (tutti tranne a Moffat..muahahahahah!) e le emozioni che è in grado di regalare. Forse avrò deluso le speranze di molti con questo finale (stavolta davvero), ma ho voluto dare la speranza che il Dottore incarna in sé, al di là del semplice viaggio nel tempo e nello spazio che lui compie. Dopotutto lui è il sogno e il desiderio che vive dentro di noi e diventa sempre più grande..un desiderio che ha probabilità di avverarsi più degli altri in un particolare periodo dell'anno..un desiderio di una notte di mezza estate. :)

Ci si tardisizza :)

MiaXD

 

  
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