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Autore: MrsCrowley    23/11/2013    2 recensioni
Resti stupita invece nel notare che è entrata una persona che non conosci, tu che cataloghi tutti per liste e che trovi orribili difetti anche per le persone più belle. A lei non riesci a trovare un difetto, ti concentri solo sui suoi occhi, gli occhi di Caronte, gli occhi di qualcuno che sembra disperato come te.
''Caron dimonio, con gli occhi di bragia.''
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre a te, solo a te, solo per te.
 
Sei seduta su di un prato, l’erba fresca bagna appena i tuoi pantaloni, ma per fortuna sono neri, come ogni cosa dentro di te.
Il nero si allarga a dismisura, a macchia d’olio, il nero è diventato una delle poche cose ad essere costanti nella tua vita.
Eppure qualcosa da salvare ancora la trovi, in tutto questo oblio ancora c’è qualcosa per cui ti alzi la mattina alle sei, metti i piedi nelle ciabatte e vai avanti senza troppe bestemmie.
Fai colazione con il tuo caffè immancabile, e ti sbrighi per prendere il pullman sempre in ritardo, quello stesso pullman così pieno che neanche gli ebrei ai campi di concentramento viaggiavano in quelle condizioni.
Quello stesso pullman dove un autista un poco esaurito guida spericolatamente, guida veloce come se dentro all’autobus non ci fosse nessuno, che rischia di fare due incidenti al giorno in media e se la ride al telefono con i compari, come se fossimo bestie.
A volte vorresti ricordare ai gentili signori di FSE,che Forse Siamo Esseri umani, noi ragazzi che viaggiamo ogni mattina e ogni mattina incrociamo le dita per arrivare sani e salvi a scuola.
Davvero, non lo sai neanche tu dove trovi la forza per andare avanti in tutto quel nero che hai intorno, in tutto l’acido che ti corrode dentro.
Eppure da qualche parte la trovi, quella forza.
Forse sono gli occhi di quella persona che poggia insieme a te la schiena contro quel grande albero, quell’albero che nella sua vita chissà quante cose ha visto, quell’albero che è scampato ai ragazzini che incidono le loro iniziali sulle cortecce, a quegli amori così finiti e diffusi.
È scampato a quel tipo di amore, o forse si è negato ad esso, ma non si sta negando a quell’amore reale che lega le vostre menti.
Con la schiena poggiata contro la corteccia dell’albero, riesci quasi a sentire la sua schiena, il suo essere, lo senti scorrere attraverso la linfa di quest’albero sul quale tutte e due vi poggiate.
State cercando un appiglio, qualcosa che vi aiuti, state cercando qualcosa più grande di voi.
Il cielo è grigio all’orizzonte e il vento soffia forte, eppure tu non riesci a sentire il freddo.
È per istinto che ti avvicini a lei, è per istinti che lei allunga la tua mano per cercare la tua.
È per istinti che le poggi la testa su una spalla e chiudi gli occhi, ti lasci cullare da quel momento, e vorresti che durasse per sempre, che nulla lo spezzasse.
Restare in silenzio, lasciare che siano le vostre anime a parlare, lasciare che le menti si accarezzino piano, poco alla volta, fino ad aggrovigliarsi l’una nell’altra.
Fino a non riuscire più a distinguere dove inizi una e dove finisca l’altra.
Hai sempre pensato che riuscire ad essere una cosa sola con un’altra persona fosse pressoché impossibile.
In questo giorno autunnale però ti devi ricredere, non puoi farne a meno.
Non puoi farne a meno perché tu sei convinta di essere una cosa sola, con lei.
E a dimostrarlo è il fatto che quando pensi a un futuro senza di lei sorridi, perché sai che non è possibile.
Resterebbe dentro di te, qualsiasi cosa la vita possa decidere di far succedere tra di voi.
Ti conosci, sai di essere una persona difficile e lunatica, sai di sbagliare ripetutamente e sai anche che lei accetterà e perdonerà i tuoi sbagli, ma ogni tanto ti prende il dubbio che possa andare via.
Ogni tanto torni alla realtà e ti rendi conto che una cosa del genere è troppo bella perché possa andare avanti, ed è troppo oltre ogni canone perché tu sappia gestirla e definirne i limiti.
Lei non ha bisogno di chiederti a cosa stai pensando in questo momento, lo capisce dal ritmo del tuo battito cardiaco e dai tuoi respiri irregolari, lo capisce dalla morbidezza con cui hai lasciato che la tua testa si abbandonasse su di lei.
E tu sai che lei lo ha capito, lo sai dal modo in cui accarezza i tuoi riccioli, dalla tenerezza con cui cerca lenta la tua mano, e dalla rassegnazione con cui ti lascia giocare con le sue nocche.
Sai anche che ha la tua stessa identica paura, lo sai senza bisogno che lei te lo dica, sai che anche lei ha paura di svegliarsi un domani e scoprire che tutto è finito, e scoprire che il nero è tornato e che stavolta nessuno può darle una mano a combatterlo.
Il nero ti piace, ti da forza e sicurezza, ti culla e ti protegge, ma il nero non ti può bastare adesso che sai cosa significa avere qualcosa di più prezioso, qualcosa in grado di darti ancora più forte.
Niente e nessuno potrà più bastarti adesso che sai cosa significa avere una persona come lei accanto.
Non una semplice persona, neppure qualcuno che le somigli, ma lei in carne ed ossa.
È tutto quello che vuoi, l’unica per cui hai imparato a metterti in gioco.
Hai coniato il vero ‘amare’, lo hai fatto in funzione di lei, per merito o colpa sua, ancora non hai deciso.
Non hai ancora deciso se sia una cosa bella o meno, non hai ancora capito se questa debolezza che dimostri nei suoi confronti ti piaccia o se invece vorresti redimerla.
Se anche volessi però, non puoi tornare indietro e lo sai bene.
Non ci riusciresti, non sapresti stare neanche un secondo senza pensare ai suoi occhi e alla luce propria di cui brillano.
-“Sembri quasi dolce” ti sfotte lei, dal suo tono riesci a percepire un sorriso, ma ancora non vuoi aprire gli occhi, persa in quel languore.
-“Ti piacerebbe!” la canzoni, ma hai fatto la scelta sbagliata.
Lei ti scosta con delicatezza i capelli dal viso, e tu la lasci fare, non intuendo le sue intenzioni.
Nella tua ingenuità, ti era sembrata quasi una carezza, e invece le sue labbra soffiano sul tuo collo, e prima ancora che tu possa sorriderne i suoi denti affondano nella tua pelle.
Non è un morso giocoso, come i soliti che vi scambiate, è un morso di rabbia, amore e appartenenza.
È bisogno di possesso e sicurezza, quello stesso impulso che provi tu ogni volta, di morderla fino a farle male non per sadismo, ma per bisogno di sentire che è davvero tua, che non si tira indietro neanche di fronte al dolore.
È un bisogno di sentire in bocca il suo sapore, di sentire il suo profumo sulla lingua, di percepire nello stomaco la sua essenza.
Ne sei più che sicura, che anche lei ti morde per questo.
-“Dicono che il morso sia la massima espressione dell’erotismo, sai?” le chiedi massaggiandoti il collo, sotto le dita riesci a sentire i due buchi che hanno lasciato i suoi denti.
È una piccola assassine, e tu la guardi trucemente, aprendo gli occhi soltanto perché vuoi incontrare i suoi.
-“Io dico che il morso sia la massima espressione dell’amore” ribatte, non è passato neanche un anno da quando vi conoscete.
Neanche un anno, eppure fin dal primo giorno lo avete capito entrambe che eravate destinate a trovarvi, che eravate destinate a diventare quello che siete.
Con lei, sai di essere.
Essere, non esistere, non semplicemente esistere.
Una delle cose più belle che ti abbia regalato è questa consapevolezza, è forse il dono più bello che una persona ti possa fare, insegnarti ad essere per davvero.
-“Quindi vuoi dire che un poco mi ami?” le chiedi, cadendo nel romanticismo più assoluto, ci manca soltanto che adesso vi guardiate negli occhi profondamente, come nei film stucchevoli che hai sempre evitato di guardare, con grande accuratezza.
-“Certo che no, che te lo fa pensare?” il suo tono è duro, asciutto, canzonatorio.
È una brava attrice, ma non ci caschi, e se lo fai non lo dai a vedere.
Ti getta smpre nello sconforto ogni volta che dice di non amarti, o quando dice di volere più bene a qualcun altro, ti fa sentire abbandonata all’improvviso.
La tua non è gelosia, non è qualcosa di razionale, è un sentimento che va ben oltre: è anche più del bisogno di possesso, della voglia inspiegabile di morderla per farla gridare che sì, ti ama e ama solo te.
-“Meglio, perché nemmeno io ti amo” le rispondi, stai al gioco e speri dentro di te che sia solo un gioco.
Magari un giorno scoprirai che lei non ha mai scherzato, e se tu fossi credente pregheresti perché quel giorno non arrivi mai.
Invece sei solo una piccola masochista, e se la verità è quella tu vuoi che quel giorno sia oggi, e non preghi nessuno perché questo avvenga, lo vuoi e basta, lo vuoi e ti basta volerlo.
-“Non ti crede nessuno” dice sorridendo, lei non sembra farsi problemi quando le dici queste cose, a volte è come se non le importasse molto e forse è così.
Forse a lei non importa quello che provi tu, forse a lei basta quello che prova lei.
O magari è solo un’attrice migliore di te, o ancora una persona più sana di mente di te.
-“Nessuno può dire niente, nessuno sa davvero quello che provo per te” glielo dici e sei sincera, glielo dici e non riesci neanche a guardarle negli occhi, le fissi i lobi delle orecchie e pensi ai cento uno modi per vendicarti del suo morso.
Hai deciso che il lobo sinistro è il prescelto, non t’interessa se ha l’orecchino e se potenzialmente rischi di pungerti, non t’interessa se è così piccolo e magro che c’è poca carne da stringere sotto i denti.
Sai che dietro i lobi profuma ancora di più, c’è il suo vero profumo, quello della sua essenza, quello che sa di misticismo e di Oriente, di fiori e di candele, di tende arancioni abbassate che riparano da un sole infuocato.
Se dovessi descriverla con un colore, forse sarebbe l’arancione, un arancione mistico e Orientale, quello delle tuniche dei monaci buddhisti, quello del profumo di fiori che sprigiona la sua pelle, quello della cera di candele che esistono solo nella tua mente e bruciano solo per lei.
-“E cosa provi per me?”
Curiosa. Egocentrica. Con tanto bisogno di affetto e di sentirsi ripetere più volte al secondo che è la tua vita.
Forse la vizi un poco troppo, ma davanti a quei suoi occhi grandi non riesci a dire di no.
Ti potrebbe chiedere qualsiasi cosa, ma se ti guarda in quel modo la risposta è affermativa è assicurata.
-“Tante cose, ma è troppo complicato da spiegare” sei evasiva, e non perché tu non voglia dirglielo.
Non sai neanche tu cos’è che provi, non conosci bene questo sentimento che ti scorre dentro, sai che è la cosa più bella e assurda che potresti provare, e che è la cosa più vera che possa esistere.
-“Che stupida sei!” sbotta incrociando le braccia al petto e guardandoti male.
Ti guarda male, e a te viene in mente quel passo dei Baustelle che tanto ti piace, quello che ti evoca un’immagine quasi trascendente in testa.
“Arrivi e dici dolcemente ‘che vecchio stupido che sei’, ed accarezzi con la mente le rughe che ti regalai”.
È quasi come se ti stesse accarezzando con la mente, lo riesci a sentire, percepisci la vibrazione.
-“Non saprei da dove partire” provi a giustificarti, con un mezzo sorriso.
-“Perché per te partire dal principio è così impossibile?” chiede scuotendo la testa, i suoi capelli corti ti accarezzano le spalle per qualche secondo, e tu sorridi istintivamente, ti piace starle così vicina.
È una prerogativa che ha solo lei, un diritto che hai concesso solo a lei, quello di poterti stare così vicina, a suo piacimento e senza chiedere nessun permesso.
-“Perché ci tieni così tanto a saperlo?” chiedi di rimando, ma non trovi nessuna risposta.
Ti guarda e sorride, sa già di aver vinto, sa che ti sei arresa, sa che le dirai tutto, tutto quello che vuole sentirsi dire e quello che neanche tu sai ancora con precisione di provare.
-“Io so che tu sei per me l’unica cosa per cui valga davvero la pena andare avanti. Non so bene come spiegarti questo concetto, ma so che se dovessi perdere te, non saprei più trovare un senso a quello che mi circondano.
 So che se per qualche assurda ragione ci perderemo, nessun altro potrebbe prendere il tuo posto, mai” non sai bene da dove iniziare, vorresti che sapesse già tutto senza dire mezza parola, vorresti che fosse a conoscenza di ogni cosa, e invece non lo è, finge di non esserlo, e tu la vuoi compiacere, come al solito.
-“Perché? Ci sono così tante persone al mondo, perché io?” chiede, e io lo so che quella è la domanda che si pone ogni santo giorno, che è quella che a volte anche tu ti poni.
Perché tra tutte le persone al mondo proprio lei? Cosa hai visto in questa ragazza che nessun altro ha saputo darti? Che cos’ha lei più di tutti gli altri?
-“Perché forse eravamo destinate ad incontrarci, perché certe cose non le puoi decidere. Forse ci eravamo già conosciute in una vita parallela, e ci stavamo cercando, volevamo ritrovarci. Forse in ogni vita ci cerchiamo fin quando non ci ritroviamo, per sentirci complete”  
Lo pensi davvero, questa è la sola e unica risposta che ti sai dire, la sola cosa sensata che la tua mente ingarbugliata riesce a partorire.
-“Ti ho dovuta cercare, ma finalmente ti ho trovato, il mio pezzo mancante del puzzle. Ora sono completa” le dici, il suo silenzio è familiare, sa di quiete dopo la tempesta, è un silenzio che aspetta di essere cullato e colmato dalle parole, dalle tue parole, da te.
È il silenzio di chi ascolta aggrappandosi ad ogni sillaba, di chi ad ogni suono che esce dalle tue labbra risale in superficie, è il solo silenzio di cui ho bisogno per poter dire cose di questo tipo.
Non sono le solite idiozie tra innamorati, non sono le solite cose che si dicono per convenzione, per abitudine, le frasi fatte e rifatte e ascoltate mille volte, quelle delle canzoni una uguale all’altra.
Sono le frasi che ti vengono spontanee dal cuore ogni volta che la guardi, quelle frasi che ti fa paura dire, ti fa paura sapere che anche una sociopatica come te è arrivata a provare qualcosa di così forte.
-“Io ho paura, di tutto questo. Ho paura di te, di noi. Accettare una presenza significa anche renderci conto che un domani potrebbe trasformarsi in un’assenza, bisogna essere preparati. Io ho paura di legarmi per questo, Ana. Oggi siamo amici, e domani? Domani cosa saremo?”
Forse la sente la disperazione, il bisogno di sapere, la voglia di certezza, il tono di necessità con cui dici queste parole, forse lo sente quanto vengono dal cuore.
Ti accarezza piano la mano, allungandola di nuovo verso la tua, stringendola con tenerezza e girandosela tra le sue, questi piccoli riflessi spontanei che ha, che ti fanno sempre stringere il cuore.
-“Amore fra cinque anni dove andrò? E tu chi sarai e chi saremo noi?” canticchia lei, piano, con un leggero sorriso dipinto sulle labbra.
Il suo sguardo e il movimento leggero della sua testa ti incitano a continuare, ad andare avanti, a parlare fin quando non ce la faccio più, fin quando per te diventerà troppo anche solo pensare di andare avanti.
-“Io tipo la mia vita senza te non me la saprei immaginare” ti dice piano, te lo dice come se mi volesse rassicurare, come se volesse farti capire che anche lei è sulla tua stessa barca.
Ci state troppo dentro, fino al collo.
-“Io sto male anche se mi rispondi più distaccata. Ho sotto la pelle la paura di perderti, la paura che qualcosa ci possa allontanare.”
Glielo sussurri piano, lasci che la tua voce accarezzi appena queste parole, e poi ti tuffo tra le sue braccia, l’unico porto sicuro che hai in questo mare burrascoso che è la tua vita.
-“Non sapevo che nascondessi anche tu un lato così dolce” ti canzona, e tu sorridi.
-“Non sono tanto dolce. A volte provo a dire qualcosa di dolce, ma finisce che dico cose contorte e gli altri non le capiscono, solo tu riesci a cogliere la sfumatura.”
Prende un largo sospiro, largo quanto il sorriso che ti regala dopo le parole che hai appena detto.
-“Sappi che io ci sarò comunque, dovesse succedere il diluvio universale tra di noi, ci salveremo, ti salverò, ci salverò. Io non riuscirei ad andare via da te. E neanche tu riusciresti a farlo, vero?”
E te lo chiede anche, te lo chiede con quel tono solenne e d’importanza, te lo chiede come se lei davvero non lo sapesse, sembra che abbia qualche dubbio a riguardo.
Non sai neanche che cosa risponderle, ma ancora una volta è lei a parlare.
-“Io ci tengo a te. Sei la parte più bella di te, allontanarti sarebbe come uccidere l’unica parte buona di me”
E’una risposta così semplice, alle tue orecchie suona così bene che te la ripeti come un mantra, ne sei sicura che te lo ripeterai giorno e notte, ogni santa volta che avrai qualche dubbio su qualsiasi cosa, ogni santa volta che non starai bene, ogni secondo perché tu ne hai bisogno ogni secondo.
-“C’è chi ha definito il nostro amore, ma io dico che è molto di più. E’qualcosa che ancora nessuno ha scoperto e che stiamo inventando noi. Non mi ero mai sentita così prima, fondamentalmente perché non avevo mai permesso a nessuno di conoscermi, prima di te. Io non riesco nemmeno a dirtelo quanto ci tengo a te e quanto mi faccia paura tutto questo, quanto mi destabilizzi davvero anche solo una piccola discussione, anche una parola detta scherzando.”
Glielo dici tutto d’un fiato, e stavolta la guardi negli occhi mentre parli, riesci a trovare la forza di farlo, riesci a poggiare il mento sulla sua spalla puntellandoti su di essa e fissandola negli occhi, in quegli occhi così grandi e che sembrano volerti risucchiare da un istante all’altro.
Ti stringe forte, ti stringe così forte che senti le sue unghie premere contro le tue ossa, ti fa quasi male ma non ti lamenti, è un dolore piacevole, è un dolore intenso, è un dolore che proveresti anche per tutta la vita.
-“E tu credi che sia amore il nostro?” lo chiede con una vocina che quasi non riconosco, quasi non è la sua.
-“Indubbiamente” la risposta è decisa, è la sola che potevi darle del resto.
-“Mmmh” Lo sa che odio i suoi monosillabi, lo ha sempre saputo.
-“Ana, quando ti dico che sei la mia vita io lo intendo per davvero, è qualcosa che va oltre me. Non sei mia amica, non sei la mia migliore amica, te l’ho sempre detto. Sei tutto, sei anche più di semplice amore per me. L’amore è qualcosa di effimero, che dura il tempo che può.
L’amore con il tempo può passare o trasformarsi, quello che provo io per te non può neanche crescere, visto quanto è enorme. Quello che provo io per te è la cosa più vera che esista. Non è innamoramento, non è qualcosa di così semplice, magari si potesse ridurre ad un concetto così facilmente esprimibile”
Parli troppo, dici più di quanto dovresti ma lo sai che tanto lei ti capisce.
Lo sai che non può farne a meno e glielo leggi nello sguardo tutto ciò.
-“Credo sia la cosa più strana, affascinante e vera che mi abbiano mai detto.” risponde con un sorriso arcuato, leggero, che le brilla negli occhi.
-“E ti ci rispecchi?” chiedi tu, trattenendo quasi il respiro.
-“Non avrei saputo dirlo con parole migliori. E’amore di sicuro, ma è un amore strano il nostro” ammette, e abbassa la testa.
Abbassa la testa non per vergogna, ma per paura. Lo riesci a capire, riesci a capire che tutto questo la spaventa quanto spaventa te, che tutto questo è più grande di voi due messe insieme.
-“E’un amore spirituale, credo” dici a labbra strette.
-“Tu non credi nello spirito!” quasi ti accusa e tu ne ridi.
-“Non hai capito, idiota” dici scuotendo la testa, ma sai che ha capito, sta solo facendo la pagliaccia.
-“Cos’è un amore spirituale?” chiede tornando seria.
-“E’amore vero, ma di quelli che non si possono esprimere, non è l’amore che puoi comunicare con un bacio o una carezza, con una parola dolce, con una sorpresa. È qualcosa che parte dalla mente, non dal cuore, e che ti possiede tutta, che ti scoppia dentro e tu non lo puoi controllare”
Non ne sei del tutto sicura, non sai se la definizione sia giusta, ma è quella che più si avvicina alla realtà delle cose, sebbene imperfetta.
-“E questo cosa significa?”
Se si aspetta una risposta da te, allora ha davvero sbagliato strada.
-“Non ne ho idea, ma a me va bene così. A me va bene vivere le cose giorno dopo giorno, comunque vada. Non mi interessa se sei un’amica, la mia migliore amica o la mia ragazza, mi interessa che tu sia mia”
Lo capisci che è arrivato il culmine, lo capisci perché più avanti di così non sai andare.
-“Tua, sempre.”
Ha un tono solenne, annuisci piano. Suonano bene, quelle parole.
-“E non te lo chiedo neanche se vuoi essere mia sempre, non ti lascio scelta.”
Non mi ha mai lasciato scelta, fin dal primo giorno in cui i nostri occhi si sono incontrati in quello specchio, lame affilate di uno stesso coltello.
-“Lo sai che sono tua, tanto” le rispondi, con dolcezza.
-“Ti meriti un bacio, sei stata particolarmente brava oggi” ti prende in giro, dandoti un buffetto sulla guancia, piano.
Tu ti avvicini a lei, e le dai un bacio sul collo, poi pian piano sali su, riempiendola di baci.
E alla fine la mordi, sul lobo sinistro, e lei ti stringe la schiena, come se ti stesse chiedendo di più.
-“Mi aspettavo questa dolce vendetta” sussurra, attorcigliando un tuo ricciolo nel suo dito.
  
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