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Autore: ImAFeather    23/11/2013    1 recensioni
[...]E gli occhi parlano più di mille parole dette, sussurrate o urlate; più di mille gesti fatti, gettati o pensati; perché sono occhi, fanno parte dell’uomo, ma non sono controllati da questo… sono come i diamanti scalfiti, solo, da loro simili.
E Beth sapeva che con gli occhi non si può mentire, non si può ferire; ma sapeva, anche, che con gli occhi si può amare, si può morie.
Eppure, doveva ammetterlo, sapeva che ciò che fa innamorare il mondo sono le parole, dolci suoni che compongono eterne melodie.
E sapeva anche che... quelle parole... pronunciate dalle sue labbra... erano state il colpo mortale.
E allora Beth disse addio a quell'ultima scheggia di cuore che le era rimasta; perchè adesso lo sapeva che era completamente, e irrimediabilmente, suo.
| Alec è un musicista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
| Beth è un'artista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
N.d.a. Non è la solita storia d'amore se d'amore vogliamo parlare!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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»Chapter 11

 

Everything... quietAs Ink On Paper

 

 

Il messaggio di James le dava appuntamento al Pulteney Bridge per le 18.00 p.m.
Erano solo le quattro del pomeriggio quando Beth Smith si svegliò con uno sbadiglio, non poco rumoroso, da un lungo sonno durato più di tre ore.
Nella sera che era trascorsa non aveva chiuso occhio poiché la sua mente, come spesso le accadeva, fu invasa da molti pensieri.
Una volta alzata, gli occhi gonfi per il sonno non le resero facile scendere la rampa di scale che collegava la sua stanza, che era in soffitta, al piano terra e più e più volte rischiò di inciampare e tra queste, alcune volte lo fece.
La casa era vuota, la madre Jane era a lavoro e suo fratello Patrick da un amico.
Mai tanta tranquillità le fu così di piacere.


Di certo arrivare in ritardo all'appuntamento non era né nei piani di Beth, né tantomeno nel suo uso abituale.
Certo, avvolte vuoi la fatalità, il destino o in qualsiasi altro modo lo si chiami, accadeva, ma quel giorno no, non doveva accadere.
Dopo lo spuntino obbligatorio per un post-sonno, Beth salì in quella camera, che di camera non aveva nulla, ma di mercato molto.
Panni sparsi sul pavimento, letto disfatto, schizzi su carta un po' ovunque, pennelli dispersi sulla scrivania, CD in qualunque posto disponibile.
Quella era la camera di Beth. La sua camera.
Andò in bagno e aprì il rubinetto della doccia.
Si spogliò e vi entrò.
L'acqua calda e seducente le scese lungo il corpo, si insinuò nei lunghi capelli neri, tra le dita e nella pelle.
Beth Smith adorava quella sensazione, che in un modo abbastanza folle la faceva sentire libera.
Quella sensazione di essere qualcosa, di essere qualcuno. Di esserci.
Amava il modo in cui l'acqua si modellava sul suo corpo.
Il modo in cui vi scorreva come un torrente e poi si trasformava in fiumiciattoli più piccoli per poi cadere sul freddo marmo.
Le goccioline d'acqua che le imperlavano le lunghe ciglia.
Ascoltare i Beatles e rilassarsi.
Essere in un modo abbastanza folle... libera.

Quando Beth uscì di casa aveva tutto il tempo del mondo per arrivare all’appuntamento.
Gli anfibi affogavano nella poca acqua ai margini dei marciapiedi, le gambe avvolte da un paio di calze di lana tremavano un po’, la camicia di jeans con sopra il maglione bordeaux, forse non era stata la scelta migliore, ma d’altronde, Beth, come sempre aveva indossato le prime cose che aveva trovato.
Un cappello e una sciarpa la riscaldavano, e il parka la coccolava con il suo calore.
Le strade di Bath erano vuote, solo il venditore di caldarroste all’angolo della strada, e qualche passante.
Quando Beth arrivò al Pulteney Bridge era puntuale come non mai, e con grande sorpresa vide James ad aspettarla vicino il muretto che dava sul fiume.
Gli andò incontro e si salutarono, James aveva sul volto uno strano sorriso che Beth non seppe decifrare e si sentì un po’ a disagio.
I due ragazzi si incamminarono verso un bar, dove rimasero a parlare del più e del meno per un bel po’ di tempo.
Poi a James squillò il telefono.
<< scusa è mia madre, vuole che le compri delle cose per la cena… >>
<< oh, capisco >> sorrise Beth
<< beh, non so potresti venire con me, se non ti dispiace… >> disse speranzoso, la compagnia di Beth gli piaceva, molto.
<< si, dai… >> rispose la ragazza
Dopo aver comprato tutto ciò che la madre gli aveva chiesto James invitò Beth a casa, la ragazza un po’ titubante accettò l’invito.
Di certo non si sarebbe aspettata una casa così… grande.
Arthur’s Villa si ergeva su un magnifico prato all’inglese ricco di fiori, l’edificio tipicamente vittoriano era in mattoni marroni e bordeaux e l’aria che la circondava odorava di biscotti.
I due ragazzi vennero accolti dalla madre di James:
<< mamma, questa è Beth...una mia amica >>
<< ciao cara >> disse con un enorme sorriso
<< salve signora >>
<< oh, per favore chiamami Julia non signora, mi fai sembrare più vecchia di quella che sono >>
<< certo mi scusi >>
<< e dammi del tu >> e tutti e tre risero
James fece fare un giro della casa a Beth e le raccontò della sua famiglia, lui era il maggiore di tre fratelli, uno di sei e uno di diciotto, che adesso era partito. Le mostrò le foto della famiglia, e tra queste non ne vide neanche una del fratello di età media
<< non ama farsi fotografare, di solito è lui che fa le foto >> Beth sorrise
Finito il giro dell’enorme casa Beth fece per andarsene ma Julia, la pregò di rimanere a cena.
Dopo una piacevole cena all’insegna delle risa, Beth e James chiacchierano un altro po’, poi quest’ultimo la riaccompagnò a casa.


***

I giorni successivi passarono nel più tranquillo dei modi, così come Natale.
Mancava ormai meno di un mese al rientro a scuola e una settimana al suo viaggio a Londra.
Era così emozionata ed agitata che per l’intero lasso di tempo non dormì nemmeno una notte.

 

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Ink Droplets


Care lettrici,
eccoci con un’ altro capitolo, è corto, ma è di passaggio per i prossimi capitoli che saranno più belli e lunghi.
Spero che vi piaccia comunque e ditemi cosa ne pensate.
Vi prego di recensire, queste sono davvero poche e voglio sapere se vale la pena continuare.
Scusate se è da un po’ che non aggiorno ma sono stata a Venezia per la Biennale, se volte vi posto qualche foto, fatemi sapere.

Xx Fil

   
 
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