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Autore: Georgesmonkej_    23/11/2013    11 recensioni
"Tu menti, riconosco il cambiamento in te, George! Ti conosco da una vita” abbasso il tono riducendolo ad un lamento mentre le lacrime continuano a cadere ed il mento trema, mentre stringo i denti.
“Ehi, piccola, non piangere” cerca di scostare il ciuffo da davanti ai miei occhi ma io glielo impedisco con un movimento brusco della mia mano che spinge via la sua e continuo ad osservarlo arrabbiata.
“Sai George? Non pensavo di dirtelo in questo modo ma io ti amo, ti amo da 16 anni, ma tu non te ne sei mai reso conto, no? Te vai dietro a Brook!” gli dico per poi girarmi per andar via ma una mano blocca il mio polso spingendo a girarmi e lo vedo pararsi a due centimetri da me.
Sento il suo respiro addosso, il suo profumo sa di caffè e non è mai stato così buono quanto in quel momento.
“Non dire stupidaggini e vieni qui” mi sussurra per poi baciarmi.
Mi sento così bene in questo momento che non voglio sciogliermi mai più da questo bacio.
Ora ci siamo solo io e lui, in un’altra dimensione.
È così bello poter baciare le sue labbra ed assaporarne ogni angolo.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12- Sorry not sorry…

 

20.25 pm.
George sta tornando a Londra ed io non faccio altro che camminare avanti e dietro per il piccolo spazio della cucina, mentre mi mordo le unghie nervosamente.

 

Sto per arrivare, sono appena entrato a Londra.
G. xx

 

Bene.
Passano altri dieci minuti e sento suonare il campanello.
Il cuore fa un tuffo in petto ed io mi blocco e chiudo gli occhi, con i nervi a fior di pelle, ed un’altra lacrima parte.
Dopo questa breve pausa mi dirigo verso la porta per aprire e lo trovo davanti a me.
Non sembra molto contento probabilmente non è contento di rivedere me: non ha tutti i torti, lo so, come biasimarlo, d'altronde?.
Anche io mi faccio schifo per ciò che ho fatto, non sono stata una madre degna.
Certo, avrò protetto mio figlia, ma sono stata sleale e disonesta.
-Allora?- sta aspettando, è impaziente.
È comprensibile il suo comportamento ed io sono maturata in queste ore che sono trascorse dalla sua ultima chiamata.
-Voglio essere sincera con te, nella buona o nella cattiva… sorte- dico facendo una pausa e distogliendo lo sguardo.
Ecco che il mento trema e le lacrime si fanno spazio impetuose.
-Kate…- mi chiama lui, sembra addolcito.
Come fa? Forse un altro non avrebbe mai avuto pietà di queste lacrime da coccodrillo.
Lo guardo.
-Come fai ad esserti addolcito?- domando io.
-Io non so neppure qual è la vera verità, aspetto solo che sia tu a dirmi cos’è vero, perché dovrei essere arrabbiato?- mi dice calmo.
Chiudo gli occhi e abbasso la testa in segno di piena resa e prendo aria a sufficienza per poi risollevare il capo e espirare.
-Ebbene… verità avrai- sorrido mentre un’altra lacrima parte.

 
Camminiamo entrambi in silenzio per le strade di Londra.
Io, a destra, con le mani sepolte in un cappotto bianco e lungo, il capo abbassato, una sciarpa bianca con alcuni motivi floreali ed un cappello nero in testa.
George è alla mia sinistra e aspetta solo me, ma con estrema calma e pazienza.
-Ricordi quando un mese esatto prima che tu decidessi di partire per venire qui e andare a XFactor facemmo… insomma quello che facemmo? - mi fermo io riprendendo aria,  decisa a cominciare e cercando di rammentargli quel fatidico giorno in cui concepimmo Maya.
-Ehm… intendi quando decidemmo di…?- domandò lui, anche lui un po’ scandalizzato.
-Si, quel giorno- rispondo io annuendo con lo sguardo rivolto verso il basso.
-L’abbiamo concepita quel giorno, vero?- mi chiede lui sbuffando.
Annuisco, poiché mi manca la forza per rispondere a parole, mentre l’osservo.
Sta reagendo allo stesso modo di come me l’ero già immaginato.
Butta il capo indietro e sbuffa.

 

-Il bello che mai mi sarei immaginata che sarei rimasta incinta quel giorno, è accaduto tutto così... insomma è stata una sorpresa inspiegabile anche per me- inizio a raccontare sorridendo nervosamente mentre lui mi segue passo per passo: non sembra malintenzionato, come aveva minacciato poche ore fa, dicendomi che me l’avrebbe portata via, anzi sembra calmo e commosso.
-È iniziato tutto quel fatidico giorno in cui mi sentii male a scuola, ricordi?- raccontavo mentre io avevo già chiara l’immagine nella mente.
Il flashback parte mentre io racconto.
Era un giorno normale di novembre, esattamente 6 giorni dopo che io e George lo avevamo fatto.
Ero accasciata dietro all’ultimo banco, mentre i miei compagni della classe di letteratura parlavano del più e del meno.
Uno dei tanti libri di letteratura inglese era aperto sul tavolo, insieme al quaderno.
Continuavo a studiare ma il capogiro non mi faceva capire nulla, quando poi scattò il primo conato di vomito che riesco a sedare subito.
Ad un tratto il capogiro e la nausea si fanno più violenti, quando poi, esasperata, non reggo più e mi accascio sul tavolo senza più capire niente, chiudendo gli occhi.
-Kate!- mi chiamò sorridendo Lilith Collins, una delle mie compagne di classe.
Non rispondevo, né muovevo un singolo arto.
-Kate?- iniziò a scuotermi diventando seria –Owh, Katelyn!-.
-Ragazzi! Oddio, aiuto!- urlò richiamando l’attenzione dei miei compagni di classe, che si avvicinarono lì.
-Katelyn Talia Williams! Sappi che non è per niente divertente, svegliati ora- sbraitò uno dei rappresentanti, convinto che sia uno scherzo, ma sa che sono abbastanza seria.
-Deficiente! È svenuta.. aspettate si sta riprendendo!- dichiarò la Collins appena notò che mi stavo riprendendo.
-Datemi una mano a farla stendere sul banco- esclamò mentre cercava di farmi alzare.
-Ragazzi…- dissi io con le mani alla testa.
-Calma- disse la Collins facendomi stendere sul banco e mandando qualcuno a prendere una bottiglietta d’acqua, dello zucchero ed un bicchiere e a qualcun altro di chiamare un professore o un bidello.
-Ehi, ma sto bene- mento, ma è evidente, perché tremo come una foglia e sono bianca cadavere, con delle sfumature nere sugli occhi.
-Che succede qui?- sentii la voce di una donna, probabilmente Mrs. Henderson, che varcava la soglia della porta per dirigersi verso di me.
-O santo cielo! Bisogna chiamare un’ambulanza qui- esclamò.
Ebbi uno strano presentimento così le presi la mano e gliela strinsi piuttosto forte.
-No, la prego!- la supplicai mentre lei si voltava verso di me confusa.
-Come sarebbe a dire? “No, la prego!”? ma te devi essere matta, ragazza mia!- mi rimproverò ridendo ed aiutando ad alzarmi per uscire fuori.
-La prego, chiami chiunque della mia famiglia, ma non l’ambulanza! La scongiuro- era come se avessi previsto quella ‘sorpresa’.
-E chi chiamo tesoro? Dimmi! Basta che mi dici che c’è qualcuno a casa- mi aiutò a sistemarmi sulla poltrona dell’aula dei professori mentre gli altri insegnanti bisbigliavano e si allarmavano.
-No! l’ospedale, no!- urlai dimenandomi.
La preside, mrs. Henderson, si girò dietro di lei e fermò il professore con il telefono in mano, che stava componendo il numero dell’ospedale, e lo posò giù annuendo.
-Va bene, ora chiamiamo tua madre o a casa-.
In quel momento sperai con tutte le mie forse che lei fosse a casa in quel momento, ma non c’era nessuno.
-A casa non c’è nessuno, Katelyn! Siamo costretti a telefonare l’ambulanza- disse lei tirando giù la cornetta.
-No!! chiamate la signora Shelley, per favore, è mia vicina ed amica intima di mamma! E  quando mi sento male e mamma non c’è lei si prende sempre cura di me, chiamate lei!- supplico.
-La signora Shelley intendi la madre di George e Harriet Shelley?- chiese lei perplessa.
-Si si! Lei!- annuisco mentre tasto la testa con il panno umido che mi aveva posto una professoressa.
Mrs. Henderson indugiò un attimo, poi prese la cornetta e cercò il numero con l’indirizzo di casa Shelley.
-Pronto? Signora Shelley!-
-Salve, chiamo dalla scuola di suo figlio George, la King of Wessex High School!-
-Si, sono Mrs. Henderson-
-No no, non è per suo figlio tranquilla… neanche per Harriet! Si figuri. L’ho chiamata perché la signorina Williams…-
Ad un tratto ebbi modo di sentire come un –CHE E’ SUCCESSO A KATELYN?-.
Lei sapeva benissimo che era una ragazza quasi modello a scuola, quindi le uniche cose che potevano succedere potevano essere solo semplici malori.
-Ecco, si! La giovane oggi ha avuto un malore ed è svenuta e la signorina Collins, tentando di chiamarla, si accorse del suo collasso. Adesso è qui cosciente di tutto, volevamo solo che magari potesse venire per prenderla da scuola! La ragazza ci ha implorato di non chiamare l’ambulanza e la madre a casa non c’era, tanto meno il padre, quindi…-
-Oh, ok! Arrivederci-  posò la cornetta al suo posto.
-Tesoro tranquilla, arriva subito la signora Shelley- mi sorrise tranquillamente accarezzandomi la testa ed io annuii, non tanto convinta veramente.
Passarono esattamente una quindicina minuti e Toni arrivò precipitandosi, tra l’altro estremamente preoccupata, nella sala dei professori.
-Katelyn!- boccheggiò sorpresa e stanca.
-Ciao Toni!- le sorrisi debolmente chiudendo gli occhi e continuandomi a tastare la testa.
-Oh santo… tesoro mio, sei bianca da morire e che occhiaie! Che ti senti, tesoro?- mi chiese sedendosi accanto a me e prendendomi la mano, mentre io gliela strinsi.
-Nausea, conati di vomito e sento di collassare a momenti e anche giramenti di testa- le racconto debolmente.
-Va bene, ora andiamo a casa tesoro su- disse lei sollevandomi dal divanetto e lasciandomi accompagnare fuori di là.
Mi portò fuori e mi fece prendere posto nel sedile anteriore mentre caricava lo zaino nel portabagagli per poi mettersi in macchina alla postazione del volante e poi azionare l’automobile e dirigersi a casa.
-Allora, mo che arriviamo a casa ti stendi e ti riposi. Comunque io dovrei necessariamente…- la interruppi, sapevo cosa voleva dire.
-Non mi porterete in ospedale, Toni! Né ora né mai. Io sto bene, solo che sta mattina non ho mangiato molto e ieri sera avevo un mal di pancia abbastanza forte, tranquilla, passerà- la rassicurai, sicura di quello che dicevo.
-E se si trattasse di glicemia?- mi domandò lei.
-Allora, se così fosse, i rimedi sono il farmi mangiare- dissi seria slacciandomi le cinture e scendendo dalla macchina velocemente ma, date le poche forze, ebbi l’ennesimo capogiro che mi spinse a chiudere gli occhi e poggiare le mani in testa per poi ricadere seduta sul sedile.
-Kate!- si allarmò Toni.
-Sto bene, davvero, grazie mille- ripeto scendendo dalla macchina.
-D’accordo, va bene- disse lei.
Mi accompagnò dentro casa e mi portò in camera di George e mi fece stendere sul suo letto e mi coprì con una coperta di lana.
-Ti preparo una tazza di brodo vegetale e te lo porto subito, okay?- mi disse dolcemente accarezzandomi la testa ed io le annuii sorridendo dolcemente.
Lei si alzò dal letto ed uscì dalla stanza lasciandomi sola, così chiusi un po’ gli occhi e presi sonno.
Un paio d’ore dopo furono delle voci a svegliarmi, erano George e Harriet che tornavano dal college.
-Ma’! siamo a casa- sento George salutare la madre e poi dirigersi verso le scale per venire qui.
La sua voce, a sentirla sorrido.
-Ehi George, vedi che in camera tua c’è Kate che non sta molto bene e sta riposando quindi…- viene interrotta.
-Katelyn? Cosa le è successo? Kate!- mi chiamò correndo in camera e spalancando la porta e osservandomi con aria preoccupata.
L’urto della porta contro il muro fu talmente violento che mi fece tornare l’emicrania più forte che mai.
-Amore, per favore, fai piano!- sorrido ma sofferente.
-Oh scusa, che hai fatto cucciola?- mi domanda in un sussurro, precipitandosi vicino al letto mettendosi ad accarezzarmi la testa.
-Non ne ho idea: questa mattina non avevo molta fame e non ho mangiato molto e ieri avevo mal di stomaco, ma… non è niente sto bene! Domani starò meglio tranquillo- lo rassicuro sorridendo.
-Ma che se sei bianca cadavere e hai due occhiaie che si vedono a distanza di anni luce, come fai a dire che stai bene?- ironizzò lui.
-Sto bene, George, fidati di me- lo guardo convinta e sorridente.

 

 

To be continued…



 

Angolo Autrice

Hey Cupcakes! :D
How ya doing? Okay dopo questa mia ‘favolosa’ performance di inglese vi dirò…
I’m back! Lalalalaaaa
Allora premettiamo una cosa: il cambiamento di carattere è perché questa è una fase di fondamentale importanza, da quanto avrete capito, Kate ha vuotato il sacco, sì, ed ora sta raccontando tutto ;).
Questo che scriverò ora è il flashback di tutto ciò che le è successo fino a quando non ha scoperto di essere incinta poi vedrete.
Come la prenderà o cosa farà in fine George quando lei finirà di raccontare la storia? Lo scoprirete nella prossima puntata ;).
Okay, detto questo… vi sono mancata? Voi si molto! Poi sapere che c’è sempre qualcuno che ama leggere le mie storie mi da’ un motivo in più per continuare la storia <3.
Alla prossima xx

 

Lily

 

 

 

  
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