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Autore: KeyLimner    24/11/2013    0 recensioni
"Questo racconto è per chi ritiene la coerenza un indice di sanità. Per chi crede che il mondo sia un insieme di tasselli destinati a combaciare l’uno con l’altro, e che i tasselli che non trovano un posto in quel disegno debbano essere gettati via onde evitare che rovinino quella composizione armonica.
Ora vi mostrerò la pazzia in tutta la sua coerenza"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Eravamo a un seminario sull’oncologia di un tale dottor  Fusco… o Fuschi… (onestamente non ricordo più il suo nome, sebbene fosse un personaggio di una certa notorietà nel suo campo). All’epoca stavo ancora studiando alla Facoltà di Medicina per coronare il mio sogno di diventare chirurgo.
«In realtà non ho mai capito perché fosse lì. Di certo non aveva alcun interesse in ambito medico, né aspirava ad attività di volontariato di qualche genere. Ma del resto, Angela faceva molte cose senza alcuna ragione apparente… o, quantomeno, senza una ragione che fosse riconoscibile. Ci sono molte cose del suo carattere che ancora oggi mi restano oscure. Ma tutto ciò è irrilevante. Non farmi perdere il filo.
«Dunque… Angela sedeva mollemente sprofondata nella sua poltroncina, con le gambe accavallate e il mento immerso alla mano con aria annoiata. Indossava un abito rosso scarlatto, con una scollatura così generosa da meritarle diverse occhiatacce delle signore presenti… e anche qualche sguardo diversamente interessato da parte della popolazione maschile della sala. Il dottor Fusco (o Fuschi) stava blaterando qualcosa riguardo i più recenti progressi nell’ambito della radioterapia quando posai lo sguardo su di lei, a più di tre file da dove mi trovavo io… che ovviamente mi ero posizionata molto più indietro per mimetizzarmi il più possibile tra la gente. Qualcosa nella sua figura elegante e così sfacciatamente sensuale mi colpì fin dal primo istante, spingendomi a soffermare lo sguardo su di lei più a lungo di quanto avrei osato in altre circostanze. Dopo qualche secondo, Angela sollevò il volto e per un attimo eterno i suoi occhi… quegli occhi languidi e penetranti, oceani di un verde palpitante più ricco di sfumature di un’intera foresta… guardarono dritto nei miei. Rimasi paralizzata per qualche secondo, il fiato sospeso e la mente incapace di formulare qualunque pensiero. Poi la consapevolezza mi piombò addosso di colpo e divenni rossa come un peperone. Mi affrettai a distogliere lo sguardo, col cuore a mille.
«Terminata la presentazione, Angela si alzò dalla sua poltrona e se ne andò con disinvoltura, i passi che rimbombavano lungo il corridoio per via dei lunghi tacchi a spillo. Io osservai la sua schiena che si allontanava con un misto di fascino e timore. All’epoca non mi sarei mai sognata che una creatura simile avrebbe degnato mai una come me di un’attenzione superiore a quello sguardo freddo e svogliato… né, a dirla tutta, che l’avrei mai rivista.
«E invece la rividi. E non molto tempo dopo.
«Ero a un ricevimento. Quello organizzato dai genitori di Derek per il nostro fidanzamento. Ah. Non ti ho ancora parlato di lui. Be’… era un giovanotto come ce ne sono tanti; allora ero convinta che il massimo  della perfezione risiedesse nella sua bellezza un po’ canonica, nella tenera dolcezza del suo sguardo, nei suoi modi di fare affabili, nell’intonazione impeccabile della sua voce (a dire il vero, se ci ripenso adesso, ricordo che il suo tono era leggermente mellifluo). Ma gli occhi di quella ragazzina ingenua erano ancora facili da accecare… non essendosi ancora trovati di fronte a una luce abbastanza forte da temprarli. Ad ogni modo, all’epoca ci eravamo appena fidanzati. Ed io ero così stupidamente, innocentemente felice… che a ripensarci ora quasi stento a riconoscermi. Ah, se solo avessi potuto lasciare tutto com’era allora… se solo mi fosse data la facoltà di disfare ogni cosa e tornare a quell’istante in cui me ne stavo ancora al sicuro tra i confortanti limiti del mio piccolo mondo… quando ancora non ero stata forzatamente indotta ad uscirne… Adesso che ho avuto modo di sbirciare oltre quelle pareti, so bene che non riuscirò mai a ritornare dietro di esse senza sentirmi soffocare. È questa la mia condanna. La mia punizione per essere stata tanto impudente. Ma non tutto quello che mi è successo è interamente colpa mia. Anzi. Direi quasi che la mia parte di colpa non è stata che una conseguenza di una colpa a me precedente, e che con me non aveva nulla a che fare… Ma non voglio cercare attenuanti. Proseguiamo.
«Fui così sorpresa, quel giorno, di venirmela venire incontro attraverso la folla di invitati che ci misi un po’ a capire che stava parlando con me, e per qualche secondo rimasi a fissarla imbambolata.
«“Allora… Tu devi essere Sofia”.
«“Come…? Ah! Sì… Sì. Sono io Sofia”.
«“Lieta di conoscerti”.
«La sua voce era incredibilmente seducente. Era piuttosto bassa: le sue corde toccavano quelle frequenze gravi con una delicatezza che faceva accapponare la pelle. Sembrava sempre che sussurrasse. Ma non per questo quel che diceva acquisiva meno potenza. Anzi.
Strinsi la mano che mi porgeva con cautela… la stessa che si userebbe davanti alle fusa di una tigre.
«“In realtà ci siamo già viste, a quel seminario… Ricordi? Allora però non abbiamo avuto occasione di presentarci”.
«“Sì, è vero…”, balbettai, sbalordita dal fatto che se ne ricordasse. Io ovviamente non me l’ero dimenticato.
«In quel momento Derek, che era a fianco a me, rise per una battuta del suo interlocutore, e mentre questi si allontanava si voltò verso di me. Non appena vide chi gli era di fronte, il sorriso gli morì sulle labbra.
«Cercai di dare un senso a quella reazione, ma dal suo sguardo a metà fra l’irritato e l’intimorito non riuscii a carpire granché.
«“Ah, ciao Derek”.
«“Angela. Quanto tempo”.
«“Già. Il mondo è piccolo, ma a quanto pare non abbastanza”.
«Angela gli fece l’occhiolino… il che non parve andargli particolarmente a genio. Poi, siccome lui non accennava a fare le presentazioni, si voltò di nuovo verso di me. “Io e il tuo Romeo frequentavamo la stessa università. Strano che non ti abbia mai parlato di me”.
«“Già. Strano”, dissi, un po’ timidamente per via dell’ostilità crescente nello sguardo di Derek.
«“Be’, del resto io e Derek non avevamo molto in comune, a parte l’appartenenza a due famiglie di origine inglese. Difatti è curioso che due persone così diverse abbiano finito per stringere amicizia. Ma la vita è piena di imprevisti… non tutto va come ci si aspetterebbe che vada. Ed è proprio qui il bello, no? E difatti… dopo tre lunghi anni… eccoci di nuovo qui. E ora tu stai per sposarti! Chi l’avrebbe mai detto?”.
«Non vi fu risposta.
«Angela non pareva far molto caso al clima di tensione che permeava il nostro bizzarro trio, anche se doveva certamente percepirlo perché l’aria era così spessa che la si sarebbe potuta tagliare a fette. In quel momento - come tante volte in seguito - la ammirai e la invidiai per quella disinvoltura… che io non sarei mai e poi mai riuscita a sfoggiare.
«“Oh, ma vedo arrivare qualcuno che conosco. Ci sono tanti volti familiari in giro. Mi dispiace lasciarvi così presto, ma la vita in società impone di rispettare una certa etichetta. Com’è noioso tutto ciò. E tuttavia, è un qualcosa a cui non sento ancora la necessità di ribellarmi. Bye bye piccioncini. Godetevi la serata. Dopotutto è la vostra serata, non è così?”.
«E se ne andò, con la stessa grazia di quando era venuta.
«Quella sera, a letto, cercai di avere delle spiegazioni da Derek riguardo quella ragazza misteriosa, ma non ottenni grandi risultati. Derek rispose alle mie domande in modo insolitamente laconico, e di fronte alle mi insistenze finì per innervosirsi… ragion per cui lasciai cadere la questione.
«Per qualche settimana non la vidi più, e anche se ritornai ancora a lei con la mente qualche volta, presto il suo pensiero fu cancellato da altre questioni più immediate.
«Quando ricomparve, lo fece ancora una volta in modo quasi fortuito, mentre ero al parco.
  
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