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Autore: KeyLimner    24/11/2013    0 recensioni
"Questo racconto è per chi ritiene la coerenza un indice di sanità. Per chi crede che il mondo sia un insieme di tasselli destinati a combaciare l’uno con l’altro, e che i tasselli che non trovano un posto in quel disegno debbano essere gettati via onde evitare che rovinino quella composizione armonica.
Ora vi mostrerò la pazzia in tutta la sua coerenza"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questo racconto è per chi ritiene la coerenza un indice di sanità. Per chi crede che il mondo sia un insieme di tasselli destinati a combaciare l’uno con l’altro, e che i tasselli che non trovano un posto in quel disegno debbano essere gettati via onde evitare che rovinino quella composizione armonica.
Ora vi mostrerò la pazzia in tutta la sua coerenza.
Dunque. Come ogni storia, anche la nostra deve necessariamente avere una cornice, un ambiente in cui svolgersi. E dov’è che ci troviamo? In una cattedrale gotica, carica di mistero e alterigia? In un’elegante sala da ballo ottocentesca? In un campo di concentramento nazista, dove le vite umane scorrono in un cupo e raccapricciante dramma?
No. Non siamo in nessuno di questi luoghi. La nostra vicenda - strano a dirsi - ha inizio nel luogo meno ricco di pathos che ci si potrebbe immaginare: un bagno pubblico. E neanche un bagno particolarmente lussuoso: una semplice toilette dalle tinte color panna, le pareti piastrellate, i gabinetti in fila dietro anonime porte di plastica e un grande specchio - non proprio limpido - al di sopra dei lavandini.
Questo particolare bagno risulta collocato tra le mura di un ristorante non molto frequentato… probabilmente avviato verso la chiusura (come testimoniano le ragnatele all’angolo del soffitto, segno che il proprietario non può permettersi di pagare qualcuno che venga a dare una bella ripulita)… ragion per cui la nostra protagonista avrà poche probabilità di essere disturbata nelle azioni che seguiranno.
Ma eccola che arriva. È giunto il momento per questa voce invadente di tacere, e di lasciare invece spazio ai suoi personaggi… le sue creature.
La porta del bagno si apre con un cigolio. Evidentemente è un bel po’ che non viene oliata. Ma la nostra eroina - che d’ora in poi designeremo col suo nome, Sofia, onde evitare il ripetersi di macchinose perifrasi - non sembra farci molto caso. Deve avere altri grilli per la testa.
Finalmente fa capolino dall’entrata. Ha l’aria molto provata: i folti ricci castani sono sparsi disordinatamente attorno al viso a cuore, e gli occhi color cioccolato sono spalancati e iniettati di sangue, leggermente strabuzzati. Anche il vestito di raso - dal taglio semplice, ma raffinato - appare piuttosto sgualcito.
La ragazza si avvicina come in trance al lavandino. Una volta giuntavi di fronte si appoggia al piano con entrambe le mani, scaricando su di esso tutto il proprio peso, quasi volesse aggrapparvisi. Il suo respiro è affannoso. Le occorre un po’ di tempo per farlo tornare ad un ritmo normale.
Quando si è calmata, alza lo sguardo.
Osserva a lungo l’immagine che la fissa di rimando dallo specchio con il suo stesso sguardo trepidante e sconvolto. Si passa una mano sulle labbra, sfiorando il lieve alone di rossetto rimasto sulla loro superficie inaridita e grinzosa, e la sua sosia fa lo stesso. Senza staccare per un secondo gli occhi dai suoi.
Non saprei dire esattamente quanto a lungo duri quel silenzioso scontro di sguardi. Sofia è la prima a cedere.
«Ok. D’accordo», sbotta, lanciando allo specchio uno sguardo di sfida (che quello ricambia senza problemi). «Ti racconterò tutta la storia fin dall’inizio, se proprio insisti. Sei contento?».
Ovviamente lo specchio non si esprime. Ma attende pazientemente.
«Tutto è cominciato quando i nostri occhi si sono incontrati per la prima volta.
  
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