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Autore: Lily33    24/11/2013    1 recensioni
Elena è costretta a scappare da Mystic Falls per colpa dell'ibrido Klaus, con in grembo il figlio di Damon.
Poi ritorna, tutto sembra sistemarsi, ma la storia si ripete e Damon è nuovamente in fin di vita.
Questa volta però la vittima è Stefan, suo fratello, che pur di salvare la vita Damon è disposta a far risorgere la sua furia da Squartatore di Monterey.
Stefan fugge con Klaus, e va via da Mystic Falls.
Quando torna a casa scopre che Caroline, la sua ragazza, aspettava la sua bambina, Lexi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stefan poggiò gli avambracci sulle gambe, seduto sul ramo più grosso dell'albero parallelo alla finestra della camera di Katherine, osservava la scena con un pizzico di tristezza.
Non riusciva a capire, lui, cosa gli stesse succedendo.
Se aveva spento le sue emozioni, perchè faceva ancora male? Che quella ragazza stava riuscendo a risvegliare i suoi sentimenti?
Mentre i suoi pensieri erano fissi e inghiottiti dai suoi dubbi, guardava sua nipote che piangeva tra le braccia di Elena, ed era tutta colpa sua.
Aveva creato nella mente della piccola Katherine un'idea disgustosamente orrenda e cattiva dei vampiri, e questo, non sapeva come, lo faceva sentire male.
Fece un lungo respiro per calmare i nervi tesi.
Aveva bisogno di sangue.
Saltò giù dall'albero con un salto vampiresco e, quando atterrò con i piedi sull'erba del giardino di Casa Salvatore, iniziò a correre sempre sfruttando le sue abilità da vampiro.
Non percepiva il freddo e l'umidità di quella serata, ma riusciva bene a captare il calore corporeo di quella che sarebbe stata la sua prossima vittima.
Scortò con gli occhi una fanciulla a cui le si era guastata la macchia, e stava al cellulare in cerca di qualcuno che potesse aiutarla.
“ Buonasera” la voce ironica di Stefan rimbombò per quella strada buia e deserta “ cerca aiuto?” domandò poi facendo passi lenti verso di lei.
La ragazza lo guardo spaesata “ sì, mi si è guastata l'auto proprio all'uscita della città, e per giunta non c'è neppure campo” spiegò.
Uno scatto impercepibile dall'occhio umano e Stefan si trovò a pochi centimetri dal viso di lei, che gemette dalla paura. 
“ Non preoccuparti, non ti farò del male” la soggiogò guardandola fissa negli occhi scuri.
Aguzzò i canini e li conficcò nel suo collo, squarciandola e assaporando ogni fiotto di sangue che invadeva la sua bocca.
Non riusciva a fermarsi.
Era troppo il desiderio.
Mentre prosciugava le arterie di quella ragazza, le venne a mente tutti i bei momenti passati con Katherine, Elena e Caroline.
Poi gli occhi di quella bambina.
Gli occhi di sua figlia. Quelli che lui gli aveva donato.
Morse più forte, sempre più forte. Finché sentì come uno strappo.
Si ritrovò tra le mani l testa della povera ml capitata e il suo corpo giacente sull'asfalto freddo.
Un mostro. Lo Squartatore di Monterey.
Si portò una mano la cuore e lo sentì tremendamente debole e tenero.
Non avrebbe permesso che Katherine diventasse come lui.
 
“ Devi nutrirti!” esclamò Elena. In mano aveva una sacca piena di sangue, e stava cercando di convincere Katherine ad ingurgitarne anche solo qualche sorso.
“ No mamma” insisté la ragazza, serrando la mascella e incrociando le braccia sotto al seno “ non voglio essere un vampiro, non voglio essere un mostro”
“ Ah, quindi è questo che pensi di me? Di tuo padre? Di tua zia?” domandò stizzita Elena posando la sacca sul piano della cucina.
“ Di mio zio sì” rispose fredda Katherine, glaciando definitivamente quella stanza.
Elena gettò uno sguardo complice a Damon, che prese coraggio e iniziò a parlare lui “ Vedi Katherine, ci sono vampiri buoni. Ad esempio tua madre o la Barbie”
“ Pensate quello che volete, ma io non mi nutrirò” obbiettò Katherine guardando prima Elena e poi Damon “ e questo non potete deciderlo voi” finì uscendo dalla cucina, spiazzando entrambi i suoi genitori.
Per qualche istante regnò il silenzio.
“ Damon, credo che noi dobbiamo parlare” disse Elena con voce normale, tradendo la quiete che era in quella stanza.
Damon girò la testa così da guardarla negli occhi “ e di cosa? Katherine sta bene ora..”
“ No, Damon” lo interruppe “se Katherine non si nutrirà, morirà... ancora” il suo tono di voce la tradì, cosicché il Salvatore notò la sua agitazione e la sua sofferenza “ e non posso ignorare il fatto che ad ucciderla sia stato tu”
Damon sentì la terra mancargli sotto i piedi. Aveva sperato che il risveglio di loro figlia avrebbe sistemato tutto, ma, evidentemente, si sbagliava.
Elena era ferita, delusa e amareggiata, e questo era palpabile.
“ Ascolta, Elena..”
“ No, Damon, per favore, ascoltami tu. Io sono ancora incredula su quello che è successo oggi, io non posso pensare.. non ci riesco.. tu hai ucciso nostra figlia dopo che le hai giurato amore e protezione”
“ Elena, non è stat..”
“ NO, DAMON, ORA PARLO IO! Tu non riesci a capire che stiamo per perderla, ancora una volta!” urlò stizzita “ io.. io credo che sia meglio prenderci una pausa, per tutti e due.. ma soprattutto per capire se voglio continuare a stare con te” disse a voce più bassa.
A Damon gli si contorse lo stomaco, e provò una sensazione che lui odiava “ che significa? È finita?” le domandò, ma non ricevette alcuna risposta.
“ Va bene, ho capito” ed uscì dalla stanza lanciandola sola.
 
Stefan vide suo fratello uscire da casa Salvatore, sbattendo furiosamente la porta di legno lucido, così decise di avvicinarsi per stuzzicare ancor di più la sua rabbia.
“ Ciao, Fratello” lo salutò ironicamente Stefan, e sentì a pelle l'irritazione che scatenò in Damon.
Gli occhi azzurri e furenti del fratello facevano accantonare la pelle, e anche se in quel momento le sue emozioni erano assenti una scarica gli traversò il corpo.
Che fosse la paura?
Damon rimase per qualche istanti a fulminarlo con lo sguardo, rimanendo immobile sul suo posto e facendo lunghi e profondi respiri, che ugualmente no riuscirono a calmarlo.
Si avvicinò paurosamente con uno scatto vampiresco, afferrò Stefan per la maglietta, i loro volti erano così vicini che potevano condividere lo stesso respiro “ che ci fai tu qui?” domandò Damon, con la voce bagnata dall'odio.
Stefan rise ironicamente “ potrai crederci o no fratello, ma io sono la situazione a tutti i tuoi problemi”
Damon gli lanciò un ultimo sguardo carico d'odio e disprezzo, lo lasciò andare ma non smise di puntargli i suoi occhi azzurri addosso.
“ parla o ti uccido, questa volta per davvero” lo avvisò, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Stefan ridacchiò un istante, calò e alzò la testa in direzione del fratello “ Nostro padre è la soluzione.”
Più nulla, non si sentì più nulla. Il leggero tocco del vento passò attraverso il corpo di Damon, rimasto attonito e senza fiato, con la gola secca e gli occhi svuotati dallo stupore.
Fece un leggero passo indietro, quasi come se avesse paura di Stefan stesso e deglutì quando una scossa partente dal basso ventre lo squarciò in due.
“ Nostro padre è morto” gli ricordò, aprì e chiuse gli occhi più di una volta e si passò una mano sulla fronte per fermare il sudore che stava gocciolando.
“ Lo so” lo rispese Stefan, annuendo leggermente con il capo piegato “ma è per problemi come questi che esistono streghe e stregoni” si affrettò a precisare, guardando con un misto di malizia Damon, che era come sospeso in aria.
“ Vuoi riportare nostro padre in vita? Perchè?” domandò aspramente Damon serrando gli occhi in due piccole fessure così sottili da non riuscire più a vedere l'azzurro delle sue iridi “ sei la causa di tutto questo casino che devo sbrigarmi io, ho già troppi guai per la testa, non voglio anche quell'ipocrita mi stia tra i piedi” finì con tono disgustato e cominciò a camminare verso l'uscita dalla proprietà Salvatore.
“ pensaci Damon, pensaci per un po” gli canzonò Stefan con voce vista, facendo quasi ribollire la rabbia nelle vene del fratello.
 
Katherine Salvatore camminava impacciata nei corridoi della scuola, cercando di trattenere quell'istinto vampiresco che l'avrebbe condotta ad aggredire qualche suo compagno e a farlo morire dissanguato.
Stingeva sempre più forte i libri al suo petto, sudava freddo e aveva tanta fame.
Ma non la semplice fame che aveva sempre provato, ma quel bisogno di.. sangue.
Sentiva le vene secche, la saliva stava cessando di lubrificarle la bocca ed era sempre più stanca.
L'acuto e fastidioso rumore della campanella le pizzicò le orecchie facendola sobbalzare, cercò di muoversi e di camminare verso l'aula ma le forze erano assenti.
Piano piano riuscì a raggiungere il muro adornato da piastrelle rosse e bianche, e vi si accasciò.
Il corridoio era deserto, silenzioso.
Eppure lei sentiva dei rumori, rumori che l'essere umano non sarebbe mai riuscito a percepire.
Si sentiva strana, e male.
Lo schermo del cellulare s'illuminò “ Pronto?”
“ Katherine, finalmente! Ma dove sei? Il professore sta per fare l'appello”
“ Oh, ciao Sheila. Scusami ma vado a casa, non mi sento molto bene”
“ Va bene. Rimettiti”
Gli occhi erano pesanti e stanchi per tenersi aperti. S'abbandonò a quella stanchezza che la portò in un sonno profondo e rilassante, tanto che non s'accorse che qualcuno la stava stringendo tra le braccia.
 
“mhh..” mugolò quando un fiotto di sangue arrivò nella sua gola. Un'espressione di godimento si dipinse sul duo candido volto e afferrò la sacca, per berne di più.
Aprì meccanicamente gli occhi quando si accorse che quel sapore era di sangue, sangue umano.
Si alzò a sedere e sputò quel poco di liquido rosso che era presente nella sua bocca, si pulì il labbro sporco con il polso e si guardò intorno.
Gli alberi, il verde, i fiori, quell'inconfondibile profumo di rose che ancheggiava nell'aria e che ora percepiva meglio di quando c'era stata l'ultima volta, era indubbiamente al parco naturale di Mystic Falls. Ma chi l'aveva portata lì?
“ Buongiorno” una voce solitamente fredda proveniente dal suo fianco la fece tornare alla realtà.
Girò la testa a scatto, e, appena scrutò l'immagine di Nicklaus, sussurrò.
Aveva già incontrato quegli occhi profondi, quel sorriso ironico, quei capelli biondo cenere.
La memoria la portò al giorno della sua “morte”, a quando suo zio l'aggredì.
Sì, c'era anche lui.
“ Chi sei tu?” domandò spontaneamente con voce vibrante “ sei stato tu a darmi questo sangue?” chiese ancora,questa volta con tono più aspro, facendo ancheggiare nell'aria la sacca di sangue semivuota.
Un sorriso aprì il volto dell'ibrido “ Sono Klaus Mikaelson e tu, signorinella, dovresti essermi grato. Stavi morendo e io ti ho salvato la vita, per la seconda volta” la canzonò ridacchiando.
Nella mente di Katherine si aprì come uno spiraglio di luce l'immagine di Klaus che le faceva bere il suo sangue, e lei, in fin di vita, distesa sulla poltrona col il collo sanguinante.
Katherine lo studiò ancora a fondo i suoi lineamenti delicati e perfetti, la sua bocca rossa che come fosse una calamita la stava attirando alle sue labbra e poi quegli occhi azzurri, che le facevano girare la testa.
Aprì la bocca tremante, a corto di parole, così disse soltanto “ stammi lontana” si alzò e camminò verso l'uscita.
 
COMMENTO: EHII!
NON POSSO FARMI SENTIRE SPESSO, PER VIA DELLA SCUOLA ECC.. CERCO DI AGGIORNARE IL FINE SETTIMANA..
CMQ GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO..!
UN BACIONE♥  
   
 
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