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Autore: Evelyn Doyle    24/11/2013    2 recensioni
Avvertenze: la storia contiene un alto tasso di battute ironiche e sarcasmo, si consiglia di dosare attentamente le pagine.
Cosa potrebbe succedere se un giorno qualcuno osasse sfidare Nathalie, quindici anni, mente brillante e sarcasmo alle stelle?
Nessuno lo sa, almeno finché Edoardo non diventa il nuovo alunno della 3^A scientifico del Liceo Statale A. Manzoni, che, da amante della letteratura classica, di World of Warcraft, delle Converse fluo, degli abiti multicolori e di Star Trek, viene ben presto etichettato da Nathalie come "Tizio Luminescente" o "nerd-in-erba".
I loro mondi entreranno presto in collisione, scatenando in un batter d'occhio un conflitto combattuto a colpi di fogli protocollo e matite fluorescenti, anche se, per loro sfortuna, il destino ci metterà; presto lo zampino, facendoli stare troppo spesso vicini.
Senza contare che Nathalie ha da combattere anche un altro conflitto, precisamente con Leonardo, migliore amico del suo migliore amico, dal comportamento più ambiguo di un'incognita elevata all'ennesima potenza.
E poi entra in scena anche Mattia, atletico e affabile con tutti e, tra l'altro, anche fratello maggiore di Tizio Luminescente.
- So far away, and yet so close together -
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 2. Questa selva selvaggia.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura!

[Divina Commedia, Inferno I, vv 1-6]


Oggi alle quattro.
Le sue parole mi risuonavano nella mente mentre uscivo di casa esattamente alle quattro meno un quarto.
A quanto avevo capito, non abitava poi così lontano da me, così non uscii di casa troppo presto.
Susanna era entrata in paranoia dopo che le avevo detto del mio incontro-ravvicinato-del-terzo-tipo con appunto Tizio Luminescente, mentre Daniel aveva alzato un sopracciglio e aveva sbadigliato senza dire una parola.
Insomma, quando trovai finalmente la sua casetta, fissai la porta per cinque minuti buoni.
Perché tutto quello stava accadendo a me? E pensare che mi ero sempre comportata bene con il prossimo... Sì, magari! Il mio cinismo era sconfinato e quella era la mia punizione divina, basta.
Finalmente mi decisi a suonare il campanello.
Stai calma, comportati normalmente e vedrai che andrà tutto bene.
Qualcuno aprì la porta.
Qualcuno che non era esattamente Edoardo.
Era un ragazzo anche lui, ma più alto di Edoardo, con i capelli al vento di un color miele caldo.
Gli occhi erano fin troppo simili a quelli di Tizio Luminescente, il che mi fece intuire una qualche parentela e non che io avessi sbagliato casa.
Insomma, non sono mai stata una frivola adolescente con gli ormoni a mille, ma quando vedevo qualcosa degno di nota, lo riconoscevo.
E lui era abbastanza degno di nota.
Non troppo.
«Ciao, posso aiutarti?» mi chiese accennando un sorriso.
«Ehm, c’è Edoardo?» risposi.
«Oh, certo. Vieni, entra pure che te lo chiamo» entrai, mentre quello saliva le scale e andava a chiamare il mio carissimo compagno di banco.
Dopo qualche secondo tornò, mentre io ero ancora in piedi sulla soglia di casa come un’emerita rincretinita.
«Arriva subito, non preoccuparti. Intanto puoi sederti lì» mi disse, indicando una poltroncina poco lontana.
«Oh, no, no, rimango in piedi» risposi.
«Come vuoi. Comunque sono Mattia, piacere» mi porse la mano sorridente.
«Nathalie» risposi, stringendo con la mia poca forza la sua mano, che si rivelò grande il doppio della mia.
«Sei suo fratello?» chiesi senza pensarci.
Mi squadrò un secondo, poi rispose: «Esatto. E tu sei...?»
«Una condannata a morte» risposi, anche questa volta senza pensare alle mie ciniche parole.
Mattia mi guardò divertito, poi si mise a ridere sul serio.
«Quanto ti capisco. Ricerca scolastica?»
«Eh, già. Ed io che credevo di star avendo fortuna quest’anno...»
Come vedete, non ero timida per niente e, anzi, ero così abituata a spargere benzina sul fuoco che ormai qualunque persona avessi davanti, dicevo ciò che pensavo senza riflettere.
Dopo ancora qualche risata, Edoardo arrivò.
Era vestito con gli stessi abbaglianti colori, aveva su anche quei deliziosi occhiali blu elettrici, che però non coprirono la sua espressione scocciata.
«Mattia, non avevi da fare?» chiese al biondo.
«Sì, vi lascio – disse lui guardandomi ancora divertito – La tua amica qui è proprio una bella tipetta» aggiuse a bassa voce, ma evidentemente non così bassa perché io non la potessi sentire.
E poi, non lo disse con malizia, ma con una sorta di simpatia, ed ebbi la gradevole sensazione che quel “bella” fosse riferito per una volta al mio carattere e non detto sarcasticamente al mio aspetto.
«Hai conosciuto Mattia, il rompipalle – mi disse Edoardo, con voce monotona – Comunque vieni pure su, Dante ci aspetta» mi disse, mentre ci accingevamo a salire le scale per arrivare alla sua stanza.
La casa non era malaccio, era “normale” diciamo.
Ovviamente, in mezzo a tutti quei muri dipinti di colori tenui, lui e la porta della sua stanza – giallo canarino accecante – erano le uniche cose che stonavano.
Senza soffermarci troppo su tutti gli adesivi “Keep Out”, “Off Limits”, “Divieto di accesso”, “Lavori in corso”, “Zona radioattiva” – a quest’ultimo per poco sussultai – e tutta la miriade di altri adesivi e nastri sulla porta, entrammo.
«Prego» mi disse, invitandomi ad entrare.
La stanza era ordinata, ma allo stesso tempo il caos era sovrano.
Una libreria immensa faceva capolino, con tutti i volumetti di letteratura classica annessi.
Poster di ogni tipo di saga fantascientifica o videogioco tappezzavano quella povera stanza.
Sulla scrivania era adagiato un enorme Mac – anch’esso con qualche adesivo attaccato, ma per lo più lindo e splendente.
«Siediti pure, io intanto prendo la... ehm, Divina Commedia» balbettò, mentre si dirigeva verso la sua immensa libreria.
Okay, in quel momento ebbi la certezza che ricordasse ogni minimo dettaglio del nostro piacevolissimo incontro in libreria.
«Eccomi... » si sedette sull’altra sedia e iniziò a smanettare col suo enorme Mac.
Non mi soffermerò troppo sulla ricerca, avevo già avuto occasione di lavorare con gente che non mi stesse troppo a genio e sapevo l’approccio che bisognava prendere con queste persone.
Più o meno, insomma.
Si dimostrò piuttosto istruito sull’argomento “letteratura”, ne parlava come se fosse la sua materia preferita.
Susanna sarebbe morta all’istante, ne sono certa.
Com’è che li chiamava...? Nerd, ecco cos’era.
Uno di quei poveri sfigatelli prolissi con vita sociale meno di zero.
So a cosa state pensando e avete ragione.
Chi sono io per giudicare la loro vita sociale? Dopotutto, la mia è ben peggiore!
E sapete cosa vi rispondo? Che non mi importa.
Dopotutto, se dovessi guardare me stessa prima di giudicare gli altri, farei prima a stare zitta e passare per un’idiota.
In ogni caso, dopo una buona ora e mezza finimmo quella stupida ricerca sui temi principali della Commedia.
«Non credevo che avremmo finito così in fretta» commentò il nerd-tizio-luminescente pulendosi gli occhiali.
«Ma guarda, anche io» risposi, trasudando una qualche ironia.
Quello mi guardò qualche secondo con un’espressione più che neutra.
«Sai, mi ricordo di te» disse con un accenno di sorriso.
«Onoratissima» risposi più sarcastica che mai.
«Sei sempre così affabile?» mi chiese, alludendo alla mia scarsissima inclinazione alla gentilezza.
Scollai le spalle.
«Io non ti vado molto a genio, vero?» chiese all’improvviso.
Ma guardate un po’, come aveva fatto a capirlo? Non mi sembrava di essere stata così meschina.
«Si nota così tanto?» risposi ironica, mettendo una mano sotto al mento, come per meditare.
«Sai cosa diceva Francesca a Dante nella Divina Commedia?» mi chiese, con quel tono che si usa quando si fa una citazione celeberrima di un qualche poeta.
«Esattamente verso 103 del Canto V, Amor, ch'a nullo amato amar perdona» rispose, senza lasciarmi il tempo di riflettere.
Lo guardai come si guarda uno psicopatico.
«Vale anche per il non-amore» mi spiegò, incrociando le braccia e accennando un sorriso di trionfo.
Ma per quale trionfo? Per aver saputo uno stupido verso? Bah!
Sorrisi.
«Interessante, molto istruttivo. La mai vita non sarà più la stessa adesso che ci sei tu con le tue citazioni» gli dissi sarcastica.
Dopo qualche altra battutina idiota da parte sua, si decise a congedarmi, mandandomi verso l’uscita.
«Giornata costruttiva, ci vediamo domani» disse, prima di sbattermi la porta in faccia senza nemmeno darmi il tempo di formulare una qualche battuta.
«Va’ al diavolo» sibilai, sapendo benissimo che non avrebbe potuto sentirmi.
Mi incamminai nuovamente verso casa mia, mentre pensai a che razza di vita avevo.
Mi sembrava di vivere in un qualche cartone animato, dove qualcuno lassù ce l’aveva con la sottoscritta, una povera anima destinata a vivere l’inferno in terra.
Perché, insomma, tutto ciò era inconcepibile: io incontro una persona – almeno, spero sia una persona – poi questa persona me la ritrovo in classe e per di più come compagno di banco e di ricerca!
Basta, chiunque lassù ce l’avesse con me, basta.
Quando arrivai a casa, mia madre era arrivata da poco.
«Buon pomeriggio, Nathalie, eri a studiare?» mi chiese, mentre entravo in casa.
So che voi state storcendo il naso a quel “eri a studiare?”, ma c’è una spiegazione a tutto.
Insomma, io non ero quel tipo di ragazza che esce con i ragazzi, va in discoteca e fa tutte quelle cose che ne conseguono, ero diligente, studiosa e soprattutto sapevo come prendere gli adulti.
E poi i ragazzi non si interessavano ad una piccola pulce come me, tranne forse qualche idiota (vedesi la discussione del giorno prima tra la cricca di Daniel).
Senza contare il fatto che ho sempre odiato le feste e il clima dentro esse.
Probabilmente i miei ormoni erano andati in vacanza o, anzi, non avevano mai lavorato, mentre le mie celluline grigie erano sempre indaffaratissime a trafficare qua e là.
La mia cara mammina lo sapeva, forse anche lei era stata così... forse, dico, perché adesso era una giornalista di quelle riviste di moda che tanto piacevano a Susanna e che non indossava spesso "robe da mercatino", come le chiamava lei.
Non avevo preso molto carattere da lei, in questi termini.
Certo, non mi vestivo come tizio-che-conosce-a-memoria-la-Commedia, insomma, un po’ di dignità ci vuole, ma non mi vestivo nemmeno come di solito si vestono le ragazze della mia età.
Niente tacchi, per quanto fossi bassa li odiavo, indossavo solo sneakers.
Niente maglie scollatissime, non avevo nulla da mostrare, se non una prima scarsa.
Niente trucco, per carità! Quella schifezza era messa in faccia solo per poter piacere a dei trogloditi ed io non avrei mai fatto una cosa così stupida.
Insomma, il modo in cui mi vestivo non contribuiva a farmi sembrare una quindicenne.
Il mio aspetto era più da neo-dodicenne, se proprio vogliamo abbondare.
Con quei tratti del viso fin troppo dolci per un tornado come me e con quelle lentiggini accennate sul naso, ereditate dal mio caro papà, non avevo esattamente l’aspetto di una cinica e bisbetica ragazza che critica il mondo assiduamente.
Ad ogni modo, non potevo farci nulla e non mi importava del mio aspetto.
Susanna aveva tante – troppe – volte tentato di farmi vestire “come una ragazza della mia età”, ma il risultato era stato una serie di battutine sarcastiche poco carine.
Ma, insomma, quella ero io, io che mi trovavo in mezzo a quella tanto spaventosa selva selvaggia – tanto per rimanere in tema dantesco.
E, sì, il pensiero di questa selva selvaggia la rinnova, la paura.
Potrei scriverci una Commedia anche io, magari potrei farci soldi.



Note autrice.
Salve! È una vita che non aggiorno, me ne rendo conto, ma la scuola impegna tantissimo!
Comunque, in questo capitolo abbiamo visto la “rivalità” e l’astio fra Nathalie ed Edoardo, abbiamo conosciuto Mattia, il caro fratello di Edo, anche se per ora è solo accennato.
Più avanti avrà un ruolo rilevante, comunque.
Inoltre, abbiamo conosciuto ancora un po’ di più Nathalie e la sua mentalità.
Come avrete notato, è piuttosto stramba, consapevole e critica.
Ovviamente, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate della storia, per cui le recensioni sono, come al solito, ben accette.
Alla prossima!

Evelyn.

   
 
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