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Autore: Gens    24/11/2013    14 recensioni
"Si sentiva in apnea. Un’apnea di bugie."
Niente è semplice: la vita non è semplice, la morte non è semplice, l'amore non è semplice.
Dal primo capitolo:
"Harry continuò a fissarlo e la prima cosa che lo colpì furono i suoi occhi: fu come se ci fosse cascato l'oceano seguito dal cielo dentro. Gli occhi brillavano di un azzurro cristallino, erano puri, quasi quanto il cuore del ragazzo. Risplendevano di una luce propria, come le gemme preziose e Harry pensò che fosse sbagliato metterli in mostra in quel modo. Ma poi mosse la testa, come se fosse assurdo pensare a quelle cose."
|| LARRY ||
Genere: Azione, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Blue eyes


Harry pensò che il ritorno a scuola dopo tre mesi di cazzeggio, fosse la cosa peggiore che ti possa mai succedere. È come un brusco risveglio dopo un lungo periodo di sonno: traumatizzante.
Però fece il 'bravo' e si alzò, preparandosi per la prima di una serie di giornate che lo avrebbero soffocato, stancandolo. Non che si impegnasse, ma doveva fare il minimo per passare l'anno, questo era l'accordo con suo padre: lui studiava il necessario e in cambio il padre lo lasciava in pace, dandogli libertà sulla sua vita.
Che cosa contraddittoria vero? Voleva che si impegnasse a scuola, ma poteva fare quel che più gli piaceva della sua vita.
Era come addestrare un cane e poi lasciarlo in mezzo alla strada. Perché infondo Harry non era rimasto in mezzo alla strada, libero di andare dove voleva? L'unica cosa che lo differenziava da un cane, era che lui era libero sulla strada della vita.
Molte volte cercò di capire che senso avesse tutto quello, e lo chiese anche a suo padre, ma da lui non ebbe altro che una risposta muta, il silenzio più totale. Ed Harry non si stupì per niente: era abituato a vedere suo padre come un muro: il muro ascolta, vede, vive, ma rimane lì senza far niente.
Tutti particolari quelli che passavano per la mente di Harry: particolari sulla vita, sul padre, che avevano occupato la sua giornata, fino all'ora di pranzo.
Dire che il cibo della mensa faceva schifo era un eufemismo. Se c'era la pizza e le mele completamente rosse, allora significava che era il giorno in cui la mensa era stata graziata da un qualche miracolo e che si poteva mangiare qualcosa degna di esser chiamata cibo.
Appena entrato Harry si diresse verso il grande bancone della mensa, muovendosi per il ritardo che aveva accumulato per colpa del professore di inglese, perché quello era il giorno in cui il cibo della mensa era mangiabile. I suoi amici, che erano al tavolo e lo aspettavano, lo avevano avvisato per messaggio che oggi era il giorno 'benedetto'.
Arrivato a destinazione, vide alcuni ragazzini del primo anno fare la fila e un ragazzo più grande un po' più avanti. Li superò tutti e, spingendo il ragazzo più grande, prese il suo vassoio dalle mani della signora dietro il bancone giusto in tempo prima che potesse afferrarlo.
Conteneva una pepsi, un pezzo di pizza e una mela. L'ultimo pezzo di pizza. L'ultima mela rossa.
Harry lo faceva spesso, non seguire le file e rubare il pranzo degli altri, e nessuno osava mai contraddirlo.
Ma quel ragazzo non era nessuno.
“Ehi!” esclamò il ragazzo più grande.
Harry, che nel frattempo stava aspettando per pagare alla cassa, si voltò.
La sorpresa che si dipinse sul suo volto, fu ben visibile nel riflesso degli occhi azzurri del ragazzo che Harry guardava.
E tutto fu come un flashback.
Le iridi azzurre di un ragazzo che si era schiantato sul suo petto, i suoi capelli ribelli con le punte più bionde.
Harry continuò a guardarlo fino a quando la signora della cassa non gli disse seccata (come del resto tutte coloro che lavoravano alla mensa) che doveva pagare; allora Harry si voltò, allontanandosi da quegli occhi azzurri così magnetici; lasciò la banconota sul bancone e senza voltarsi indietro, andò al tavolo dove i suoi amici si erano seduti.
Poggiò senza tanta cura il vassoio sul tavolo e si sedette sulla sedia, ancora meditando. A cosa esattamente non lo sapeva neanche lui.
Sentiva il vociare del tavolo dove era seduto e le urla provenienti da tutta la sala, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era quel ragazzo.
Allora lo cercò.
Guardò ovunque, fino a quando uno strano movimento, un po' impacciato, colse la sua attenzione. E fu proprio lì accanto che lo trovò.
Il ragazzo si dirigeva ad un tavolo, con un nuovo vassoio in mano e un'espressione stizzita impressa sulla faccia.
"
È nuovo quello?” disse Harry.
Colse l'attenzione di solo due delle persone che erano sedute al tavolo.
“Quello chi?” chiese un ragazzo moro, accanto a lui.
“Quello con la maglia azzurra che si sta per sedere al tavolo sulla destra, biondino più o meno, occhi azzurri” sbottò irritato.
“No, non è nuovo” rispose il ragazzo di prima.
È di qualche anno in meno di noi?” chiese allora Harry.
Una curiosità morbosa riempiva la sua mente. Curiosità legata ad un filo di sorpresa: se davvero quel ragazzo non era nuovo, perché non l'aveva mai visto?
“No, Harry” rispose il secondo ragazzo di cui aveva attirato l'attenzione.
“E allora chi cazzo è?” chiese inchiodando gli occhi del primo ragazzo che aveva parlato. Ma Harry aveva fatto la scelta sbagliata.
Riusciva a incutere timore anche ai suoi amici, tutti quanti, dal primo all'ultimo. L'unico che gli resisteva era proprio il moro sulla sua sinistra. E infatti lui mantenne il suo sguardo.
“Louis Tomlinson, nostro stesso anno. Se non sbaglio fate il corso di biologia insieme”.
Questa affermazione fece rimanere Harry anche più meravigliato.
Louis Tomlinson.
Stesso anno.
Stesso corso di biologia.
“Zayn, mi stai prendendo per il culo?” disse allora Harry.
Non era possibile che non avesse mai visto quel ragazzo. Fece mente locale, ma fu certo che la prima volta che lo avesse mai visto, fosse quel giorno in spiaggia.
“Assolutamente no” disse il moro, concentrandosi sul suo telefono. “Chiedi a Liam se non mi credi”
Harry allora si voltò verso il secondo ragazzo che aveva parlato. Inchiodò il suo sguardo, proprio come aveva fatto con Zayn poco prima, ma con Liam riuscì nel suo intento: incutere timore.
“S-si, è vero” affermò infatti Liam, cercando di calmare il tremolio della voce.
“Harry smettila di far paura ai tuoi migliori amici. Sei insopportabile e fottutamente irritante” disse Zayn sospirando, continuando col suo gioco sul telefono.
“Ma fatti un po' di cazzi tuoi” gli rispose, seccato dal fatto che qualcuno potesse dargli degli ordini.
Non lo facevano i suoi genitori, figurati se può permetterselo il suo migliore amico.
Lui faceva quel che gli pareva, era questa la condizione.
Minimo impegno nello studio, libertà sulla vita e di certo Zayn non avrebbe cambiato le cose.
“E tu calmati. Sembri una donna incinta” Liam rise e Harry lo squadrò.
Sguardo che bastò a Liam per smettere di ridere e a Zayn per cominciare, invece. Infatti il moro aveva staccato gli occhi dal telefono proprio per vedere la reazione di Harry.
“Mi avete stancato” disse Harry alzandosi, lasciando il suo vassoio ancora pieno e dirigendosi verso l'uscita della mensa.
“Ma Harry!” controbatté Zayn, alzando un po' la voce.
Lui di tutta risposta gli sollevò un dito medio che fece scoppiare tutti a ridere e continuò per la sua strada.
 
Non aveva biologia neanche nel pomeriggio: peccato, adesso che sapeva chi era quel ragazzo, non vedeva l'ora di scambiare due parole con lui.
E gliela farai pagare, anche ricordò una parte del suo cervello.
Sì, perché nessuno si era mai comportato con Harry in quel modo. Nessuno poteva permetterselo. L'unico, forse, era Zayn.
Zayn non era solo il migliore amico di Harry, assolutamente no. Era anche suo cugino e questo significava molto, perché la famiglia era davvero molto importante.
Era importante a tal punto che se qualcuno avesse toccato suo padre, lo avrebbe picchiato, anche a morte.
Perché per quanto non gli rispondesse, lo ignorasse, lo lasciasse insinuarsi in strade buie senza fine, nonostante fosse il padre peggiore del mondo, suo padre era sempre suo padre e faceva quindi parte della famiglia.
La famiglia era intoccabile, qualcosa di troppo sacro e niente avrebbe mai avuto tanta importanza nella vita di Harry.
E questa 'cosa', come lui soleva definirla, valeva anche con Zayn: non importa cosa fosse successo, lui sarebbe sempre stato parte della sua famiglia e niente sarebbe stato più importante di questo.
Zayn e Harry erano cresciuti insieme, i loro genitori li avevano fatti crescere come se fossero fratelli e se solo si somigliassero di più, tutti li avrebbero scambiati come tali, dato il forte rapporto che li legava.
Era come se i loro cuori, le loro menti, fossero legati da un filo invisibile. Ma non un semplice filo, perché il loro era uno di quelli che non si distruggono né con delle forbici, né col fuoco. Il fuoco è potente, molto potente, e se neanch'esso è capace di distruggere un rapporto simile, cosa potrebbe?
E anche se agli occhi di tutti, col passare degli anni, il loro rapporto sembrava allentarsi un po', non era esattamente così.
Anche se non si tenevano più per mano, anche se non passavano tutta la loro giornata insieme, non significava che il loro rapporto fosse cambiato.
Anzi, il loro rapporto era cambiato, era più maturo, e c'erano l'uno per l'altro in un modo che da bambini non si potrebbe capire.
 
Quando Harry rientrò a casa, la sera tardi, dopo essere stato tutto il giorno fuori, in un luogo non definito, evitò di parlare con chiunque e si gettò sul letto, dove un sonno leggero tormentato di occhi blu, lo accolse.




E rieccomi qui.
Finalmente si scopre che il ragazzo è Louis e da qui posso finalmente dire: CHE LA STORIA ABBIA INIZIOOOOOOO!
(perdonate i miei scleri, colpa del 1D Day)
Spero davvero di riuscire a restare a tempo con l'aggiornamento della fanfiction e spero che continuiate a seguirla, lasciandomi una recensione, mostrandomi il vostro appoggio, mostrandomi tutti gli errori, rimproverandomi ogni volta che riteniate sia giusto.
Non posso fare altro che dire grazie e sperare che questo capitolo vi piaccia.
Alla prossima domenica(spero)! :)
  
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