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Autore: BornOfVengeance    24/11/2013    1 recensioni
Raccolta di One shot incentrate sulla mia coppia preferita, la James/Kirk
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hey Baby!

Cambiare città era sempre difficile, non era la prima volta che io e la mia famiglia ci trasferivamo e speravo che fosse anche l’ultima. Odiavo abbandonare tutti gli amici e gli ambienti a me familiari, nelle nuove città non sapevo mai come comportarmi, non sapevo mai cosa dire, ero un tipo davvero timido e per me ci voleva una vita per ambientarmi in un posto nuovo. Arrivammo nella nuova casa, più bella e spaziosa della precedente, ma sconosciuta, io ed i miei fratelli salimmo al piano di sopra per scegliere la camera da letto. Io presi la più luminosa, non era grandissima ma era carina, dietro al letto si estendeva una grande finestra con vetri delicatamente colorati in modo l’uno diverso dall’altro, che filtravano la luce in modo stupefacente. Poggiai il borsone sul letto e chiusi gli occhi, la casa mi piaceva ma come sarebbero stati la scuola e i compagni. Uscii di casa e mi sedetti sulla panchina che si trovava nella veranda all’ingresso, ero davvero preoccupato, odiavo essere sempre “quello nuovo”, avevo sedici anni ma ero cacasotto come un dodicenne.

<< Hey bellezza >>

Mi sentii chiamare, così spostai lo sguardo verso la strada e vidi un ragazzo alto e smilzo con un’aria strana, sembrava stanco di tutto ma stava dritto e camminava come se avesse un doppiopetto, come se grazie a quel modo di camminare potesse sembrare più forte e sano.

<< Dici a me? >>

Lui annuì e si avvicinò lentamente a me, oltrepassando il breve vialetto del mio giardino e raggiungendomi sulla veranda per poi sedersi sulla panchina accanto a me, come se io e lui ci conoscessimo da anni. Mi guardò e mi rivolse il sorriso più cordiale che avessi mai visto in tutta la mia vita, quando sorrise i suoi occhi così azzurri si illuminarono.

<< Hai da accendere, bellezza? >>
<< Si, certo >>

Presi una sigaretta dal mio pacchetto e gliela porsi insieme all’accendino. Lui non perse tempo ad infilarsi la sigaretta fra le labbra e accenderla velocemente, soffiando fuori una nuvoletta di fumo grigio. Quel ragazzo continuò a guardarmi in modo strano per tutto il tempo che impiegò a fumare la sigaretta, poi, quando finì, se la spense sul palmo della mano e mi sorrise come aveva fatto qualche minuto prima.

<< Grazie bello >>

Dopo queste parole si avvicinò a me e mi diede un lieve bacio sull’angolo della bocca, poi si alzò di scatto e riprese a camminare nella stessa direzione di quando era arrivato. Dopo il piccolo bacio io arrossii terribilmente, sentii un’improvvisa vampata di calore e cercai di ricostruire la scena per trovarci qualcosa di logico, ma invano. Quel ragazzo fu il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi.
Non sarei andato a scuola nemmeno il giorno dopo, mi serviva del tempo per sistemarmi come si deve e per metabolizzare il nuovo trasloco, quindi sarei tornato a scuola solo il terzo giorno passato nella nuova città. Il secondo giorno lo passai appunto a sistemare tutte le mie cose, a personalizzare la mia camera, riappendendo i posteri dei Led Zeppelin e di Hendrix alle pareti e facendo un po’ di pulizia. A metà giornata la mia mente tornò su quello strano ragazzo che mi appariva come un enigma, mi sentivo un po’ impaziente, mi chiedevo se l’avrei più rivisto e se andasse nella scuola alla quale ero destinato io, sembrava un po’ sbandato ma era stata l’unica persona che fosse stata gentile e cordiale in tutti i traslochi che avevo fatto, forse infondo avrei voluto rivederlo, così quel pomeriggio, mentre i miei genitori non erano in casa, stappai una bottiglia di birra e la sorseggiai sulla veranda, alla stessa ora del giorno prima. Quando ebbi finito la birra sentii che mi stava per scoppiare un gran mal di testa, chiusi per un momento gli occhi e sentii la testa girare in modo incredibile, quella non era la birra, era l’impazienza. Qualche minuto dopo sentii una frase familiare che mi fece aprire gli occhi di scatto.

<< Hey bellezza! >>

Era proprio il ragazzo del pomeriggio precedente, vedendolo avrei voluto andargli incontro ma mi sembrava una cosa un po’ esagerata, quindi decisi di rimanere al mio posto e di limitarmi ad un sorriso.

<< Hey! >>
<< Hai da accendere? >>
<< Si, vieni >>

Si avvicinò a passi veloci verso di me, accettando di nuovo la sigaretta e l’accendino, poi mi sorrise di nuovo, volevo almeno sapere il suo nome.

<< Come ti chiami? >>
<< James, e tu bello >>
<< Kirk >>
<< Molto piacere! Forse grazie a te non avrò più bisogno di comprarmi il pacchetto >>
<< Non ti ci abituare, non puoi scroccarle sempre a me >>

Lui sorrise e appoggiò la testa sulla mia spalla, poi urtò accidentalmente la bottiglia di birra vuota che avevo lasciato per terra dopo averla finita. Lui la guardò con desiderio, non aveva esattamente l’aria di uno che riceveva spesso qualcosa. Lo guardai quasi con tenerezza e poi, scompigliandogli i capelli, gli feci l’ennesimo favore.

<< Ne vuoi una? >>

Lui mi guardò come se gli avessi offerto il mondo e poi annuì, felice come un bambino a Natale, cosi lo feci accomodare in casa mia con naturalezza, andammo in cucina e gli stappai una birra, che iniziò a sorseggiare con soddisfazione pura negli occhi, poi tornò a guardarmi come se fossi un tesoro che aveva avuto la fortuna di trovare.

<< Kirk, tu devi essere un santo. Vuoi adottarmi? >>
<< Sei proprio scemo! >>
<< Tanto lo so che ti piaccio, ho visto come sei arrossito ieri >>

Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi guardò intensamente, il mio battito cardiaco aumentò visibilmente, tant’è che avevo paura che potesse sentirlo scalpitare. Ad un tratto si avvicinò a me come aveva fatto il giorno prima, solo che mi baciò sulle labbra, situazione che non mi dispiaceva poi così tanto, anche quando decise di aggiungere la lingua a quel bacio che sembrava partito per gioco. Da quando le sue labbra si erano poggiate sulle mie non ero più riuscito a capire nulla, lo lasciai fare anche quando le sue mani si spostarono dai miei fianchi al mio sedere. Per un attimo smettemmo di pomiciare e spostammo la festa in camera mia, dove iniziammo a farci ciò che la gente chiama “coccole”. Per una volta desiderai che i miei genitori non tornassero mai, di sicuro non avrebbero approvato nulla di quello che stavo facendo, e possibilmente non avrei approvato nemmeno io se al posto di James ci fosse stato un altro ragazzo. Da quel giorno James entrò tutte le sere dalla finestra per ripetere quella che era diventata un’abitudine.


E rieccomi dopo diversi millenni! Perdonatemi se mi ripresento con questa schifezza, ma ormai l'avevo scritta e così eccola qui! Buona serata a tutti i miei carissimi lettori!!
  
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