Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Wave__    25/11/2013    1 recensioni
Janelle Ravenwood, 17 anni, popolare e con una migliore amica che per lei è tutto. Janelle ha sempre avuto tutto nella vita, non s'è mai lamentata. L'unico suo difetto? Nascondere la reale sè stessa.
La sua vita improvvisamente cambia, quando entra a contatto con Ryan Brexton, un ragazzo al quanto misterioso che lavora nella scuola come sostituto dell'allenatore della squadra di football.
Janelle ne resta incantata, eppure qualcosa di ancora più grave sta per abbattersi su di lei.
Tutto inizia con un incubo, che ogni notte non le lascia scampo.
Un incubo con un orrore ben più profondo, con una realtà ancora più spaventosa.
..E' questo quello che accade quando si diventa l'ossessione di qualcosa con un'anima più oscura della notte stessa.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DOPO UNA DISCUSSIONE E’ MEGLIO NON LASCIARE NULLA IN SOSPESO - CAPITOLO 3

Prima ora: chimica. La materia che odiavo di più al mondo. Ma chi l’aveva inventata? Entrai in classe, sbuffando. Quell’argomento era a dir poco insopportabile. Feci scorrere il mio sguardo in lungo e in largo alla ricerca di qualcuno che conoscessi. Il mio sguardo si puntò su Stephanie Rinaldi, nuova arrivata, origini italiane e capelli colore rosso fuoco. Era già seduta al suo posto con aria seccata. 
Le voci che circolavano a scuola su di lei, non erano delle migliori, anzi. Si diceva che aveva gravi problemi famigliari e che sua madre fosse morta quando lei era ancora piccola. Non volevo neanche immaginare che cosa significasse vivere senza una madre, non volevo proprio immaginarlo.
Non avevamo un vero rapporto, insomma, non che io simpatizzassi tanto per i nuovi arrivati. Però potevo pur sempre fare un’eccezione, no?
Mi ricordai la prima volta che l’avevo vista aggirarsi furtivamente tra i corridoi della scuola, la precedente settimana, con un cappuccio a coprirsi la testa. Non avevo mai visto una ragazza con i capelli naturali rossi in quel modo. 
Avrei dovuto integrarla, il mio essere empatica nei confronti delle persone in difficoltà, mi portava ad avvicinarmi a tutti quelli che avevano problemi. Ero fatta così, non potevo farci nulla e quella parte di me stessa non l’avrei mai e poi mai cambiata. Non vedevo di buon occhio la sua integrazione nel duo mio e di Charlie, anche perché eravamo state per ben undici anni solamente noi due. In quei giorni, comunque, ci avevo riflettuto. Si, mi sarebbe piaciuta averla come amica. Assolutamente. 
Il suo carattere era forte, lei era una forza e, anche se la conoscevo semplicemente in maniera superficiale, avevo capito che sarebbe potuta nascere una grande amicizia.
Mi avvicinai al banco dov’era seduta, in terza fila, posando la mia borsa proprio sul tavolo, afferrando la sedia e mettendomi comoda, proprio al suo fianco, stampandomi sul viso un bel sorriso. Il sorriso che mi rispecchiava e che era sempre solare. 
«Hei, buongiorno Red.»
“Red” era il soprannome che io stessa le avevo dato, pochi giorni prima, quando davanti a tutta la scuola l’avevo chiamata così. Era stata una mossa di pessimo gusto, la mia, ma l’importante era imparare dagli errori, no? 
Per poco non ci prendevamo a schiaffi, davanti a tutti. Ed ora, dopo neanche una settimana, eravamo seduta l’una al fianco dell’altra a parlare.
Volevo chiarire le cose con lei. Avevo sbagliato, totalmente.
I suoi occhi mi fulminarono, fissi su di me.
«La smetti di chiamarmi in quella maniera? Non mi piace, per nulla. Chiamami che ne so Stef, Steffy.. O come vuoi tu, ma non usare quel soprannome. Mai più.»
Okay, avevo perfettamente capito che odiasse quella parola che riprendeva il colore rosso dei suoi capelli.
«Red non è mica così male, devi solamente farci l’abitudine.. Forse.» le sorrisi, divertita, accavallando le gambe, 
«Dici te. Vedremo. Comunque sia, tutto normale. Insomma, il solito. Tu, invece?»
«Mi sento abbastanza uno schifo, ma.. Mi passerà.» Sospirai, posando i gomiti sul banco. 
Non rispose a ciò che dissi, anche perché, che cosa poteva fare? Chiedermi che problemi io avessi? No, non mi conosceva neppure bene ed inoltre, io mi sentivo ancora abbastanza a disagio per ciò che le avevo fatto precedentemente. 
Non volevo fare la doppiogiochista con lei e non volevo neppur lasciare questioni in sospeso, se fossimo diventate amiche in un tempo più lontano.
Presi coraggio e aprii la bocca, lasciando le parole uscire da sole. 
«Red, senti.. Vorrei chiederti ancora scusa per averti preso in giro, sai per.. I tuoi capelli. Voglio chiarire le cose, non voglio lasciare niente in sospeso.. Ho sbagliato e ho fatto una cazzata, per cui ti porgo ancora le mie scuse..» 
Lasciai cadere la frase, non sapendo come continuare. Io non ero una persona che si scusava, non mi ero mai scusata in tutta la mia vita, perché avrei proprio dovuto iniziare a farlo in quel momento?
Per quanto stronza potessi essere, nonostante tutto, anch’io avevo un cuore.
«Senti non importa okay? Per me il passato non è importante, adesso lo è, il presente. Ti chiedo solo di non farlo più. La prossima volta non esiterò a tirarti uno schiaffone in piena regola, sono stata chiara? Non parliamone più, intesi? Quel che è fatto è fatto!»
Le sue parole mi spiazzarono, non pensavo ad un’uscita in quel modo, in piena regola. Mi guardò un istante, per poi voltarsi a guardare fuori dalla finestra, facendo perdere il suo sguardo nella limpidezza del cielo. Chissà a cosa stava pensando. 
Stephanie sapeva il fatto suo, era in gamba, caratterialmente tosta, sapeva come farsi rispettare anche mettendosi contro la ragazza più popolare della scuola. Nessuno l’aveva mai fatto e dovevo ammettere che la faccenda mi aveva lasciata al quanto perplessa, ma non mi ero di certo fatta abbattere. 
«Ricominciamo proprio da capo, dunque.» 
Allungai la mia mano nella sua direzione, aspettando una sua azione. L’avrebbe stretta, in segno di “resa”, oppure avrebbe continuavo ad ignorarmi?
«Janelle Ravenwood, ma tutti mi chiamano Ever.»
Restò un attimo perplessa da quel mio gesto, sicuramente inaspettato. Sbatté le palpebre, ripetutamente. Alla fine si decise. 
Allungò la sua mano verso la mia, stringendola. 
«Piacere mio. Stephanie Rinaldi, appena arrivata in Italia. Una volta tutti mi chiamavano Steffy, ma dopo una brutta discussione con una ragazza, di cui non ricordo il nome, il mio soprannome è diventato Red.. Forse. Credo che tu possa immaginare il motivo.», rispose in modo sarcastico, indicandosi i capelli, ridendo.
Scossi la testa, come a non capire a che cosa si riferisse.
«Uhm, non ne capisco proprio il motivo» le feci l’occhiolino, sorridendo e scompigliandole i capelli. 
«Ehi, ehi, ehiii! Giù le mani dai miei capelli, ferma! Non mi piace che me li tocchino.» 
Se li aggiustò con le mani, facendoli tornare in ordine. Oltre a essere una ragazza dal comportamento eccezionale, era anche una ragazza dal portamento impeccabile. Possedeva tutte le caratteristiche per diventare mia amica e finire sotto la mia ala protettiva.. Anche se non ne aveva assolutamente bisogno. 
Sapeva difendersi da chiunque l’avesse toccata su un nervo scoperto.
Che strano, il professore non era ancora arrivato. Meglio. Meno seguivo quella materia, meglio era. 
Mi riscossi dai miei pensieri quando con la coda dell’occhio, vidi arrivare in classe, correndo come suo solito e con un abbigliamento disastrato come sempre, la mia peggior nemica. Amanda Fox. 
Saputella impertinente che vedevo ogni santo giorno dal primo di elementari.
Ragazza che cercavo di sopportare come meglio potevo, anche se proprio non la potevo vedere. 
«Ecco che arriva Miss-so-tutto-io.» dissi seriamente, lasciando andare anche uno sbuffo, guardando nella sua direzione, fissa. Dio, quanto non la sopportavo. 
Stef lasciò perdere –finalmente, aggiungerei- il cielo oltre il vetro, voltandosi verso di me, con le sopracciglia aggrottate. 
«Chi? La bionda appena entrata che sembra Barbie, ma che non ha niente della Barbie?»
Le feci cenno con il capo, indicandola con un dito, osservando ogni suo gesto. Abbassai la voce notevolmente, in modo che solamente Stephanie potesse sentirmi.
«Si, proprio lei. Sembra tanto Barbie, ma non ha proprio nulla della bambolina. Si chiama Amanda Fox, ma tutti l’hanno sempre chiamata Mandy. E’ in classe con me praticamente da sempre. Non ci sopportiamo, o meglio, non ci possiamo proprio vedere.»
Sospirai, scuotendo nuovamente la testa, alzando gli occhi al cielo, imprecando mentalmente. Perché semplicemente non poteva sparire? 
«La verità è che ha l’aria di un pasticcino al cioccolato. Ma da come la racconti tu, sembra davvero odiosa.»
Scoppiò in una risata soffusa, portandosi una mano alle labbra. 
A quanto notavo, sembrava che pure a lei, piacesse prendere in giro qualcuno. 
Avevo una nuova alleata dalla mia parte.
Avrei tanto voluto allungare un piede e farla cadere a terra. Lei assieme a tutti quegli stupidi libri che si portava appresso. 
Speravo vivamente che se ne andasse al suo posto, due banchi dietro il mio, ma si fermò a fissami, l’espressione stupita sul viso e ne capii anche il motivo. 
Non ero mai puntuale alle lezioni, eppure non avevo mai preso una nota in tutta la mia vita. Il bello di essere anche la cocca dei professori. 
Doveva volatilizzarsi, la sua semplice presenza m’innervosiva. 
Abbassai lo sguardo, per prendere dalla borsa il mio quaderno e l’astuccio, quando la sua voce, quella odiosa e gracchiante voce che evitavo come se fosse peste, mi trapassò i timpani. 
«Ciao ragazze. Io.. Io non voglio disturbarvi ma.. Ever, avrei bisogno di chiederti una cosa.»
Alzai la testa, inclinando un lato del labbro. Come mi aveva appena chiamata? Ever? Io e lei non eravamo amiche, né tanto meno conoscenti. Quel soprannome lo usavano solamente le persone che mi conoscevamo.
«Forza parla, sono qua. Cosa stai aspettando? Un fulmine a ciel sereno?»
Sospirai, impertinente. Sapevo d’essere sempre stata odiosa e dispettosa nei suoi confronti, ma era come se non potessi farne a meno. 
«Volevo solamente chiederti se avessi per caso visto o trovato il mio quaderno di matematica. L’ho chiesto alla classe, ma nessuno sa niente. Forse l’hai visto tu, Stephanie.»
La fissai, con uno sguardo a dir poco indispettito. Mi stava accusando, per caso? Nessuno accusa mai la ragazza più popolare della scuola e tanto meno le mie amiche.
Mi voltai verso Red, la mia espressione stava a significare un tacito: “te l’avevo detto che era odiosa”.
«Mi spiace Amanda, ma.. » feci una breve pausa, in cui mi fissai le unghie laccate di rosso, battendole un attimo sul tavolino, lasciando passare differenti secondi di silenzio. «Non ho visto il tuo quaderno, sorry baby.» 
Rispetto alle altre volte che parlavamo, sembravo un mare in quiete, come se una calma glaciale si fosse impossessata di me. Ma non durò a lungo: come mio solito, quando c’era lei nei paraggi, iniziai a sghignazzare, abbassando gli occhi.
«Non l’hai visto? Va bene, grazie lo stesso.»
Fece per andarsene, ma quando era così vicino a me, quando c’incontravamo, non riuscivo mai a trattenermi, le parole uscivano dalla mia bocca senza pensare. 
Ero sempre stata una persona impulsiva e parlavo anche quando non dovevo. 
Forse in quel caso era meglio che io stessi zitta ma, ahimè, non lo feci. 
«Devo dire che non sei per niente cambiata in questi anni.. Sei sempre la solita secchiona, vestita male e puntuale a tutte le lezioni.»
Si fermò di botto. Potei giurare di aver sentito il suo respiro fermarsi un istante. Pensai che avrebbe ricominciato a camminare, senza dire nulla e invece, invece si voltò verso di me.
«Beh se è per questo neppure tu sei cambiata di una virgola.. Charlotte non c’è? Dove l’hai lasciata?»
Risi, una risata proruppe dalla mia gola, senza freni. 
«La vedi per caso qui con me? Dormi ancora? Hai bisogno di un paio d’occhiali nuovi, uhm?» mi girai sulla sedia, accavallando le gambe in modo sensuale, sentendo i pochi compagni che erano in classe ridere anch’essi.
«Oh, e per tua informazione, è un piacere non cambiare mai, restare sempre quelli di una volta. Ed io, sai, non ho intenzione di modificarmi, per nulla al mondo.» 
La guardai di sottecchi, con aria di sfida, alzandomi in piedi, fronteggiandola. 
Sentivo il suo imbarazzo palpabile nell’aria, la sua vergogna salire sulle guance che piano piano diventavano rosse. Sapevo di essere la prediletta. 
Quello era il mio territorio e tutti mi amavano. Che cosa poteva fare una come lei contro di me? Nulla. 
Avevo reso la sua vita un inferno personale, lo sapevo, ma lei faceva esplodere dentro di me quella parte cattiva che avevo, senza saperne il motivo. Forse la sua voce, i suoi modi di fare, ma tutto, tutto di lei mi dava il nervoso. 
Improvvisamente Stephanie, che era rimasta tutto il tempo a osservare la scena senza dire una parola, mi tirò per una manica, come per richiamarmi all’ordine, ma non le badai. Non avevo tempo di parlare con lei, adesso. 
Le avrei spiegato tutto, ma non adesso. Quello non era di certo il momento adatto. 
«Beh, la mia era una semplice domanda, non c’è bisogno di fare l’acida ogni volta, non credi? E poi, cambiare? Oh no, tranquilla, sei perfetta così.» 
Fece una smorfia, accennando una risata. 
Da quando in qua lei, cercava di insultare una come me? 
Certe cose non le sopportavo, nessuno aveva mai osato così tanto. Non riuscii più a trattenermi. Alzai le spalle, in modo strafottente. Decisamente strafottente.
Avevo perso la pazienza. Già non ne avevo, poi mi capitavano persone come lei, che me la facevano perdere proprio del tutto.
«So di essere perfetta, Miss-culetto-sodo. E se te lo domandi, io sono acida perché con te riesco a comportarmi solamente così.» 
La frase che avevo detto fece ridere ancora tutti. La classe, nel frattempo, si era riempita di studenti. Tutti erano li a guardare quello che avevamo da dirci. Alcuni ragazzi perfino sbirciavano dalla porta, ammassati. 
Sicuramente la voce dell’ennesima litigata tra me e Amanda, in pubblico, era giunta anche fuori dall’aula.
Dopo la mia ultima uscita verbale, sarebbe doveva scoppiare in lacrime, come faceva sempre dopo una nostra discussione e invece.. 
..Quella volta fu diverso, Amanda restò li.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Wave__