Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: nuvole_e_popcorn    25/11/2013    1 recensioni
«Il mio nome -disse, porgendogli la mano dopo aver tolto il guanto -è Anne Boleyn, questi sono mio zio Ian Boleyn e mia sorella minore Mary.» la donna fece un cenno con il viso mentre lui baciava con fare galante la mano di Anne.
«Il mio nome è James Potter -si presentò, per poi indicarla -e questa è Katherine Hooke. Stiamo viaggiando verso la città e ci siamo persi» Anne emise un gridolino eccitato giungendo le mani, una guantata e l'altra no, applaudendo: «Oh che fortuna, che avete trovato noi allora! Sono sicura che potremmo fare il viaggio insieme e magari Sua Maestà vi potrà anche aiutare» James non sapeva che fare così Katherine lo superò e fece una riverenza: «Vi ringrazio. Sarebbe molto gradito il vostro aiuto almeno per giungere in città» Anne sorrise. «Oh che graziosa fanciulla! Ma certo che possiamo fare il viaggio insieme, non è vero zio?» l'uomo annuì. Qualsiasi cosa dicesse Anne era legge, lo aveva decretato il Re.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Katherine era brava a raggiungere i suoi obiettivi. Il problema era che i suoi obiettivi non erano sempre esattamente... come dire, buoni?

 

Prologo

Il vecchio borbottò qualche parola tra sé e inserì nel ciondolino tondo di cristallo della polvere, sembrava una strana sabbia luccicante. Chiuse il ciondolo facendo combaciare la mezza sfera superiore con quella inferiore. Era la prima volta che riusciva a imbrigliare il Potere in un transfer, ovvero in un catalizzatore. Era fiero di sé. «Quando avrò bisogno di una mano -sussurrò appoggiando le labbra sulla sfera -trarrai con te l'aiuto di cui necessiterò» la sfera brillò nella sua mano e il vecchio chiuse gli occhi. Quando li riaprì la sfera era sparita e lui cominciò a saltellare come un matto, poi si fermò e si guardò intorno confuso: cominciò a cercare tra le sue scartoffie. Non c'era! Dov'era finita la gemella della prima sfera?? come avrebbero fatto a raggiungerlo se lui non aveva la sfera gemella?

 

Katherine picchiettò con un dito sulla superficie di mogano del mobile antico, mentre la sua mente vagava anni luce avanti. Si lisciò la camicia e aggiustò la cravatta, perennemente perfettamente annodata, dove risplendevano i suoi colori, verde e nero/argento. Non si degnò nemmeno di guardare il suo compagno di sventura, sapeva già dov'era seduto sulla sedia di fronte alla scrviania, braccia incrociate al petto e gambe distese, lunghe e incrociate l'una sopra l'altra.

Sapeva anche che la stava osservando, come faceva spesso, con quei suoi occhi hazel. Non parlavanopiù come una volta, ma non si odiavano e non avevano meritato nulla per essere convocati in presidenza, ma di certo non poteva non domandarsi per quale assurda ragione la preside si fosse preoccupata di farli arrivare insieme nel suo ufficio mentre lei era occupata al Ministero.

Guardò il mappamondo che la Preside aveva poggiato sulla scrivania, Katherine ne era quasi sicura, quella donna aveva in mente di conquistare il mondo. Fu allora che notò un luccichìo, sulla punta del sostegno del mappamondo c'era una catenina d'oro, fece scorrere le sue dita al di sotto della catenina, tra le sue fini palline d'oro e la superficie del globo e con un gesto delicato la sollevò fino a vedere una piccola sferetta di cristallo.

Sembrava una di quelle palle di neve che sua zia Anna le portava da ogni luogo che avesse visitato, sole che al posto della neve c'era una sabbia luccicante dorata, era molto bella e si domandava dove avesse già visto un ciondolino così bello.

Non si aspettava la sua voce: «Hooke io quella la lascerei giù -disse infatti, alzandosi e passandosi una mano fra i capelli castani spettinati -è una giratempo antica e la McGrannit ci uccide se la perdiamo» Katherine fissò su di lui i suoi occhi color ghiaccio, ma si ritrovò a perdersi nell'intensità di quegli occhi color caramello che ogni volta che li incrociava sembrava volessero leggerle l'anima.

«Oh andiamo Potty -lo apostrofò -non ti va di scoprire se funziona?» lui fece due passi avanti raggiungendola e sovrastandola. Non era giusto. Era sempre stato dannatamente più alto di lei e non le piaceva per niente essere osservata a quel modo da quella distanza con la sua testa che la superava di almeno due spanne.

Le prese delicatamente le mani, come faceva sempre quando si sfioravano, cercando di togliergliela gentilmente: «Sarebbe infrangere le leggi, Ri» alla menzione del suo primo soprannome Katherine avvampò. Odiava essere in imbarazzo, così strattonò la catenina cercando di liberarsi dalla sua presa. Non si aspettava che essa cedesse infragendosi: entrambi guardarono con orrore crescente la sferetta che cadeva a terra, rompendosi in mille pezzi.

Una luce dorata fortissima si sprigionò da terra e Katherine notò che la sabbia sembrava fluttuare di sua iniziativa a lambire il suo corpo, allora sentì una presa sul suo polso e voltò lo sguardo a scontrare il suo, si ritrovò ad annuire impercettibilmente mentre lo sentiva attirarla a sé mentre la sabbia lambiva anche lui.

Aveva paura di quello che avevano scatenato. Tutto si muoveva attorno a loro in rewind a velocità supersonica, quasi aveva la nausea fissando le immagini che si muovevano attorno a loro. Sentì la mano sul lato della testa e si lasciò guidare così che il suo viso restava nascosto nell'incavo tra spalla e collo del suo compagno di disavventure, che chiuse gli occhi e appoggiò la testa alla sua. Katherine si ritrovò a sperare che tutto finisse presto.

**

Finalmente percepirono che tutto era finito e titubante Katherine spostò il viso guardandosi attorno, solo per correre un po' più lontano e vomitare. Dannazione. Odiava viaggiare nei modi magici, le faceva sempre venire la nausea. Sentì una mano gentile spostarle i capelli e trattenerglieli raccolti sulla nuca mentre un'altra mano le massaggiava la schiena. Katherine odiava avere bisogno di aiuto, ma sapeva che lui non avrebbe accettato che lei facesse tutto da sola.

Prese qualche respiro e quando lui le porse un fazzoletto lo prese annuendo grata, era ancora piegata in due e alzò a malapena lo sguardo per osservare l'ambiente intorno a sé.

«Hai idea di dove siamo finiti?» domandò con voce strozzata, lui spostò lo sguardo su di lei e scosse la testa.

«Te la senti di camminare, Ri? -le domandò -credo che sia meglio non rimanere qui fermi» Katherine annuì senza rimbeccarlo per averla chiamata di nuovo “Ri”, le faceva ricordare la loro infanzia e il loro litigio.

Erano immersi in un bosco verde e Katherine aveva male ai piedi quando, parecchie ore dopo decisero di fermarsi.

«Alberi, alberi, alberi e ancora alberi! Merlino speriamo di non essere finiti nel Pleistocene!» esclamò accasciandosi a terra mentre lui continuava a guardarsi intorno.

«Ma dico io, perché, perché, perché...» cominciò a lamentarsi guardando in alto. «Shhh!!» le intimò lui, ma ora era zitta perché il rumore di zoccoli li sentiva anche lei.

Si alzò e lo affiancò, poco dopo tre figure a cavallo fecero il loro ingresso nel loro campo visivo. Un uomo e due donne. Indossavano abiti antichi, una delle donne aveva un viso infantile e una sguardo gentile, aveva lunghi boccoli biondi e labbra gentili, indossava un abito verde scuro e un mantlello ancora più scuro; l'altra donna aveva un visto più austero, labbra sensualmente semiaperte e lunghi capelli corvini raccolti in una treccia che le ricadeva sulla spalla sinistra, indossava un abito bordeaux che metteva in evidenza il seno prosperoso, inarcava un sopracciglio osservandoli con i suoi occhi scuri; l'uomo aveva capelli brizzolati e un volto spigoloso.

Impercettibilmente Katherine lo sentì avvicinarsi a lei con fare difensivo. La donna dai capelli corvini scese elegantemente dal cavallo ridendo: «Oh che brutte facce! -esclamò in inglese, Katherine esultò mentalemente: gente civile che parlava la sua lingua -dovete essere stachissimi, o stranieri, dove siete diretti?»

«In città» rimase vago lui, portandosi ancora un po' a sovrastarla. La donna alzò il viso con stizza: «Il mio nome -disse, porgendogli la mano dopo aver tolto il guanto -è Anne Boleyn, questi sono mio zio Ian Boleyn e mia sorella minore Mary.» la donna fece un cenno con il viso mentre lui baciava con fare galante la mano di Anne.

«Il mio nome è James Potter -si presentò, per poi indicarla -e questa è Katherine Hooke. Stiamo viaggiando verso la città e ci siamo persi» Anne emise un gridolino eccitato giungendo le mani, una guantata e l'altra no, applaudendo: «Oh che fortuna, che avete trovato noi allora! Sono sicura che potremmo fare il viaggio insieme e magari Sua Maestà vi potrà anche aiutare» James non sapeva che fare così Katherine lo superò e fece una riverenza: «Vi ringrazio. Sarebbe molto gradito il vostro aiuto almeno per giungere in città» Anne sorrise. «Oh che graziosa fanciulla! Ma certo che possiamo fare il viaggio insieme, non è vero zio?» l'uomo annuì. Qualsiasi cosa dicesse Anne era legge, lo aveva decretato il Re.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: nuvole_e_popcorn