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Autore: inca25    25/11/2013    3 recensioni
Questo è la mia storia; di come la mia vita normale ad un tratto non c’era più, ma sono andato avanti.
Questa è la storia di mio fratello; che ha visto scomparire tutto ciò che c'era di bello nel suo mondo, ma non si è arreso.
Questa è la storia della mia migliore amica; a cui devo la vita, spero sia felice nonostante tutto.
Una semplice giornata di scuola che si é trasformata nella distruzione totale,
poi solo sangue, macerie e polvere.
Riusciremo a sopravvivere all'apocalisse?
Dal 1° capitolo:
“Finì anche il resto della mattina, e da li tutto cambiò.
I ricordi sono confusi... ero uscito dall'aula e mi stavo dirigendo al cancello...poi...
bianco, buio, un rumore assordante.
Urla e grida, confusione, panico.
Chiusi gli occhi senza accorgermene, quando li riaprii vidi una ventina di studenti che correva disperata.
Erano ricoperti di rosso e nero, erano ricoperti di sangue e cenere.
Una polverina bianca aleggiava nell'aria.
Mi guardai attorno e non vidi niente, o meglio, vidi tutto ma era distrutto.
Ebbi un solo pensiero: starà bene?”
[Temporaneamente sospesa]
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sollievo di aver ritrovato Boris svanì praticamente subito, perché mi resi conto di quanto la situazione fosse ingestibile:
lui era sotto le macerie, probabilmente ferito; e noi eravamo solo in due, con le mani sanguinanti per aver cercato disperatamente fra le macerie, senza la forza necessaria a spostarle.
-Dobbiamo tirarlo fuori di lì!-  Gridò.
Aveva ragione, annuii e mi feci largo fra le macerie fino a raggiungerlo.
-Boris!- Non rispondeva, sembrava svenuto.
-Aiutami a tirarlo fuori, tu sposta le macerie mentre io cerco di trascinarlo. – Mi ordinò.
Non risposi, non avevo idea di quanto potesse suonare spaventata la mia voce, ma mi misi al lavoro.
Per prima cosa esaminai bene la situazione, per quanto il panico me lo permettesse:
Era sotto un masso di medie dimensioni, sopra c’erano due lastre enormi, che avevano formato una specie di tetto, e l’avevano protetto dalle altre macerie.
Il che era un bene, ma anche un male: se spostavamo la pietra sbagliata e crollava tutto… non doveva succedere.
Mi calai vicino a lui, e mi inginocchiai.
Puntellandomi con le ginocchia cercai di sollevare il masso più piccolo, che era comunque pesante.
Boris si mosse e gemette di dolore, almeno era vivo.
-Ci dispiace, resisti! Ti tireremo fuori di qui! Ne io ne tuo fratello ti lasceremo morire, te lo prometto!-
Lei afferrò mio fratello da sotto le ascelle e cercò di spostarsi piano.
La cosa sembrò funzionare, finché le due lastre più grosse non iniziarono a cedere.
-Dobbiamo sbrigarci, tiralo fuori in fretta.- Urlai.
Lei mi sentì e si spostò molto più in fretta, deve avergli fatto male ma si è salvato.
Poco dopo che ci spostammo tutto crollò. Fu una cosa terribile pensare che un attimo prima eravamo tutti e tre lì; non so perché nei libri dicano che si prova sollievo dopo che si è scampati al pericolo, io in quel momento non provavo di certo nessun sentimento positivo, anzi.
Smisi di guardare le macerie e mi voltai verso gli altri:
Vidi sangue, c’era una ferita sulla sua gamba.
-Controlla la ferita, il sangue esce lento oppure a zampillo?- Mi disse,
scostai il tessuto strappato dei pantaloni dalla ferita, poco sopra al ginocchio sinistro.
Provai una paura e un ansia mai sentite prima di quel momento.
Il sangue usciva piano, lento come se non volesse abbandonare il corpo del suo proprietario; il taglio non sembrava profondo.
In quel momento ripresi a respirare, non mi ero accorto di aver trattenuto il fiato.
-Esce piano.- Anche lei riprese a respirare.
-Ok… togliti la giacca e tamponiamogli la ferita, poi cerchiamo un posto in cui medicarlo meglio e se c’è una cassetta del pronto soccorso in giro. -
Non me lo feci ripetere due volte, mi sfilai la giacca e la premetti dove usciva il sangue.
Rosso sul blu. La nostra divisa scolastica è.. era blu:
una giacca blu, una camicia bianca e una ridicola cravatta a quadretti rossa; che però in quel momento tornò molto utile: la usai per legare la fasciatura improvvisata.
La ferita era veramente poco profonda.
-Dove andiamo?- chiesi.
-Ehm.. l’infermeria non è lontana, vado a vedere com’è ridotta.- La guardai preoccupato.
-Torno in cinque minuti, tranquillo. In ogni caso l’infermeria è la seconda porta a destra, dopo aver attraversato il corridoio e svoltato l’angolo. D’accordo?-
Annuii, per la terza quel giorno.
Lei usci in fretta dalla porta, e io rimasi lì, a guardarmi in torno smarrito.
Boris stava sdraiato per terra, pallido, prima era svenuto ma ora si stava riprendendo.
 Mi avvicinai a lui e controllai di aver fasciato nel miglior modo possibile la gamba.
- Fra poco ti portiamo in infermeria.-
Aprì lentamente gli occhi e provò a mettersi a sedere, lo aiutai.
Si appoggiò a me, poi mi fece un sorrisetto sarcastico, anche se sforzato.
-Sai che mi fa paura l’infermiera.. sembra un militare-
Scherzò, cercando di nascondere il dolore nella voce.
Tipico di Boris: sarcastico, spiritoso, sempre pronto ad affrontare qualsiasi cosa e indifferente a tutto. Sicuramente lo invidiavo qualche volta, ma erano rare occasioni; soprattutto per il fatto che riusciva a pensare solo ai suoi interessi… so che è un difetto ma è molto utile.
Lui era molto diverso da me, ci assomigliavamo solo d’aspetto; se dovessi descriverlo direi che assomigliava..a un gatto: scaltro, veloce, agile, menefreghista e pigro per le cose che non gli interessano.  Riusciva a stregare le persone col suo modo di fare.
Il nostro rapporto si poteva descrivere come.. amicizia, ma non migliori amici o quegli amici di vecchia data a cui affideresti tutto senza preoccuparti; amici come due persone che si incontrano ogni tanto  per strada, e poi vanno in un bar a fare due chiacchiere; perché lui non era un di tipo a cui riuscivi ad affezionarti veramente, semplicemente era lì.. e poi spariva a seconda di cosa lo divertiva. Saranno state almeno un centinaio le volte in cui l’ho visto smettere di colpo qualcosa e andarsene in giro: senza meta e senza pensieri, ma sempre con un piano B in mente… si questa mi sembra una buona definizione per lui.
- Hei fratellino? fratellino?! Liam!!!!!!-  Mi riscossi dai miei pensieri, era la prima volta in quel giorno che sentivo il mio nome… io mi chiamo Liam, ma odio quel nome, senza una valida ragione, lo odio e basta, lei lo sa e non lo usa.
-Cosa succede Boris?- Lui mi guardò storto… -Ti sei incantato di nuovo.-
 Sospirai –Oh… scusa.- Lui come risposta rise; ecco un'altra differenza abissale fra noi due: io sono apatico, lui ride o sorride quasi sempre, qualsiasi siano le circostanze.
- Dov’è andata?- Con quella domanda tornai completamente alla realtà, e mi voltai verso la porta.
-Oi? Yvie dov’è?- Ripetè.
Yvie… quel nome mi piace molto, non so perché ma credo la rappresenti; però non lo uso quasi mai, mi viene strano chiamarla per nome… un po’per abitudine; un po’perché mi sembra di rovinalo a usarlo troppo, come le mandorle pralinate in fiera.. sono buone, ma se le mangi troppo spesso perdono la loro particolarità e diventano meno… speciali.
In quel momento lei rientrò, mi fermai ad osservarla:
i capelli lunghi e rossi, quasi quanto il sangue di Boris ma di una tonalità meno lugubre.
Gli occhi color acqua marina, limpidi anche se adesso riflettevano la sua paura.
Si era tolta la giacca e la teneva come un sacchetto;
-Boris! Stai bene?-
-Sono stato meglio principessa, ma grazie per avermi tirato fuori da li sotto.-
 Indicò le macerie con lo sguardo.
-Cos’hai portato?- chiesi, lei in risposta appoggiò la giacca per terra e la aprì:
bende, cerotti, un antidolorifico, del nastro isolante, del disinfettante.
- L’infermeria è praticamente un cumulo di macerie, è stata una fortuna che abbia trovato queste cose. Chi è capace di medicare una ferita?Io so solo le cose di base..  quel poco che mi ricordo del corso di pronto soccorso di due anni fa. –
Non mi ricordavo quasi nulla, probabilmente dormivo.
-Dicevano di chiamare i numeri d’emergenza e un ambulanza- Affermò Boris.
Slacciai il bendaggio di fortuna mentre lei preparava disinfettante e bende.
Yvie si mise a disinfettare la ferita, quando finì si sedette di fronte a lui, mentre io fasciavo la gamba, e parlò:
-Il cellulare non prende… appena ti sei ripreso dobbiamo uscire di qui.-
-Quando hai controllato?- Non ricordavo che avesse mai usato il cellulare.
-Tu eri addormentato… Io ho provato a chiamare dopo essermi calmata, poi sono rimasta lì a riflettere su quello che stava succedendo.-
Credo che fissare il vuoto o camminare avanti e indietro fosse il suo modo di superare i traumi e distendere i nervi, mentre dormire era il mio.
Anche Boris si rilassava dormendo, o nei posti alti.. una volta, alle elementari, dopo una rissa con due bulli lo abbiamo trovato addormentato su un albero, nel cortile della scuola; con un occhio nero e un espressione rilassata in volto.
Boris rise.
–è proprio da te, piccoletto.-
 -Grazie tante.- Risposi, lui agitò la mano facendomi segno di lasciar perdere.
-Come fai a ridere in un momento del genere?- Chiesi,
-Disperarsi serve a qualcosa?- 
-Hai la serietà.. di un comodino!-
-Sempre a fare battibecchi, voi due!- Ci riprese sorridendo Yvie.
-Non è vero, sai che voglio taaaaaaaanto bene al mio fratellino.-  Scherzò Boris.
Come risposta gli strinsi troppo la fasciatura.
Una volta finito di bendarlo lei bloccò tutto con il nastro isolante.
Abbiamo avuto fortuna a trovarlo.
Rimanemmo lì un altro po’;  per dare tempo a Boris di riprendere le energie, almeno in parte.
Dopodichè si decise di uscire dalla scuola e andare a vedere com’era la situazione… in giro.
Yvie raccolse i resti della “cassetta di pronto soccorso” e me li passò, io li distribuii nelle tasche-
Per fortuna quel giorno avevo i miei Jeans pieni di tasche stile militare e non i pantaloni della divisa scolastica.
Non era rimasto molto: il nastro isolante, poco disinfettante e qualche cerotto,
dubitavo che sarebbero serviti a qualcosa; ma portarli non mi costava nulla.
Mio fratello zoppicava, la ferita non era profonda ma faceva male, quindi si appoggiò un po’ al muro e un po’ a me.
-Come raggiungiamo l’uscita?- Chiesi.
 –Ehm… cerchiamo un buco nel muro..?- Propose Yvie titubante;  mi sembrava un idea abbastanza sensata.
-Per l’uscita di sicurezza più vicina si deve andare dritti fino all’infermeria, poi è la terza porta sulla destra.- Lo guardai scettico, -E se è crollata?-
Boris alzò le spalle – Vedere non ci costa nulla. Andiamo.-
La raggiungemmo in fretta.
Era ancora in piedi, fra le macerie era resistita abbastanza bene.
Una porta beige, robusta, senza finestre e con un maniglione antipanico rosso.
-Usciamo?- chiese Yvie, con la mano appoggiata alla porta e la voce un po’ spaventata.
Boris fece cenno di si con la testa. Io ero molto preoccupato.
-E se troviamo qualcosa di orribile?- Dissi.
 Lui strinse la presa attorno alle mie spalle, lo stavo ancora aiutando a stare in piedi.
  –Non possiamo rimanere qui per sempre, giusto? E poi ho fame.-
Yvie scosse la testa e sorrise
 –Qualunque cosa troviamo, qualsiasi catastrofe, la affronteremo insieme.-
 Sarebbe stata una frase parecchio scontata se fossimo stati in un film, tuttavia suonò molto rassicurante.
 Lei aprì la porta e guardammo quello che ci attendeva fuori.
Non so come dirlo, non credo che si possa nemmeno immaginare quanto impossibile fosse
la visione che si parò davanti ai nostri occhi; era qualcosa di meraviglioso e di terribile allo stesso tempo.
Qualcosa di incredibile.
 

-----------Angolino dell' "autrice" ----------------------------------- 
Ecco il capitolo! In ritardo di un giorno sui tempi previsti, causa verifiche *brividi di paura*.
Però è bello lungo!
Grazie ai coraggiosi per essere arrivati fin qui! Spero che sia stata una lettura piacevole... fatemi sapere! (Le critiche sono sempre ben accette)
Dalla prossima volta ci sarà il cambio di ambientazione! ..la scuola iniziava a mettermi tristezza.
Cosa troverà Liam? (sì i nomi li ho aggiunti ora per... ragioni personali... ecco >.< )
Lasciate una recensione se vi va (potrebbe essere una miaccia..forse..)
Ci rivediamo al prossimo aggiornamento, 
Au revoir! 
  
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