Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Vanilla_91    25/11/2013    10 recensioni
Tokyo, centro della cultura, finanza, educazione e politica. Oltre alla grande presenza di quartieri, scuole, college, musei e ferrovie la dinamica e moderna capitale ha un lato di sè che pochi conoscono veramente.
La città è capeggiata da diverse bande a cui nessuno osa ribellarsi. Le organizzazioni criminali si suddividono il potere, ma due sono quelle che esercitano una maggiore influenza.
Kagome è una giovane ragazza di 18 anni che, suo malgrado, si ritrova invischiata in questo brutto ambiente e farebbe di tutto per uscirne. Inuyasha è nato e cresciuto in questo clima e non fa fatica a destreggiarsi tra individui loschi e situazioni difficili.
Due persone così diverse, con sogni e destini contrastanti, due ragazzi costretti a crescere in fretta.
Dal testo:
"Ciò che io ho sempre voluto è diventare qualcuno. Essere potente, temuto e rispettato. Voglio che quando gli altri mi vedano passare sappiano di essere inferiori. Non è ciò che ognuno vorrebbe?"
"No!"
"No? Se non è questo, cos'è che tu vorresti? Cosa c'è di più bello del potere?"
" E' semplice: la libertà!"
Riusciranno i protagonisti a trovare ciò che hanno sempre cercato?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Durante i lunghi anni trascorsi a villa Kumo, nei pochi istanti in cui mi ero concessa di pensarci, avevo sempre creduto che la felicità, quella vera, si nascondesse nei gesti piccoli, semplici.
Insomma, basta poco per essere felici.
Ne avevo avuto la conferma, ora, che starmene tra le braccia di Inuyasha, rannicchiati sul divano in una calda e confortevole casa, mi scaldava il cuore di una sensazione nuova.
Semplice, ma intensa. Quotidiana, ma speciale. Era questo il sapore che avevo sempre associato alla felicità.
Era ormai qualche sera che ci trovavamo nella stessa identica situazione: l’enorme schermo piatto proiettava le immagini di un film incomprensibile, perché coperto dalle urla e dagli schiamazzi dei litigi tra Sango e Miroku.
La mia migliore amica era giunta a villa Paradiso da ormai una settimana.
Quando l’avevo vista, tremante e sconvolta, avevo temuto il peggio, ma mi aveva rassicurata, raccontandomi del tempestivo salvataggio di Miroku. Per me era stata una gioia immensa riaverla accanto, ma Sango inizialmente si era mostrata, comprensibilmente, diffidente e sospettosa nei confronti dei padroni di casa.
Era bastato, però, raccontarle dell’accordo che i Taisho avevano con Kohaku e Sota e le mie rassicurazioni per far emergere il suo vero carattere, quella scintilla di vitalità e determinazione nei suoi occhi che tanto adoravo.
-Non ti sembra che la scena stia cominciando a ripetersi un po’ troppo spesso?- mi sussurrò all’orecchio Inuyasha.
Quel leggero brusio mi riportò alla realtà.
Sorrisi divertita nel vedere la mia migliore amica che scuoteva Miroku, con la faccia stranamente gonfia e rossa, dopo averlo afferrato per il colletto della camicia firmata.
Il ragazzo durante i primi giorni si era dimostrato estremamente premuroso, accorto e protettivo, ma quando aveva intuito la vera tempra della mia amica, le sue manie da pervertito erano venute a galla..e non c’era nulla che Sango sopportasse meno della farfalloneria maschile!
-Non credi che, dopo ciò che quel bastardo stava per farle, le molestie di quello stupido possano infastidirla sul serio?- mi chiese ancora.
-Dici questo perché non hai ancora avuto modo di conoscerla davvero; se Sango fosse davvero infastidita dagli approcci di Miroku, probabilmente lui a quest’ora sarebbe conciato molto male.-
Sollevò un sopracciglio, scettico.
-Ma se non fa che menarlo dal mattino alla sera.-
-Immagino che il loro sia un modo alternativo di conoscersi, di approfondire il rapporto. Ti dirò, nonostante le sue manie da depravato Miroku non è affatto male e credo che a Sango lui non dispiaccia per nulla.-
-Non capisco su cosa si basi la tua teoria, ma mi fiderò del tuo istinto femminile.-
Sorrisi e lo baciai.
Ancora mi lasciava stupita ed esterrefatta il ricordo di come mi fossi lasciata andare con lui.
Non avevo, ovviamente, alcun rimpianto e a distanza di giorni riuscivo ancora a ricordare perfettamente i brividi che avevano scosso il mio corpo, le mani gentili di Inuyasha che mi davano piacere, il senso di leggerezza, voluttà, ebrezza e libertà.
Il rapporto tra noi era strano, sospeso.
Dormivamo insieme, vivevamo insieme, ma non avrei saputo definire il nostro legame, non sapevo quali sentimenti lo animassero e alimentassero.
Non avvertivo, però, la necessità di esprimere a parole qualcosa che sentivo aveva già legato i nostri cuori.
Sentivo di giorno in giorno i miei sentimenti crescere e farsi più forti, e lo scintillio che illuminava i suoi profondi occhi scuri ogni volta che si posavano su di me mi portava a sperare che per lui fosse lo stesso.
Tutto in quella casa era perfetto, ma era fuori che si annidava il male…il gesto di Miroku non era stato senza conseguenze.
Per le strade della città si era scatenata una guerra che non era passata inosservata nemmeno alle tv locali: incendi, minacce, pestaggi..e sapevo che quell’inutile battaglia aveva già fatto anche dei morti.
Inuyasha e Miroku avevano tentato in tutti i modi di tenere me e Sango fuori da tutto, di proteggerci, ma era stato impossibile.
Non potevo e non volevo essere messa da parte, anche se per il mio stesso bene, in questa questione.
Di mezzo c’erano innocenti, mio fratello, Kohaku e tantissime altre persone che conoscevo; in più, mi sentivo in parte colpevole per la guerra che stava insanguinando le strade della capitale.
Tremavo al solo pensiero che Inuyasha o Miroku potessero rimetterci la vita.
Non volevo rischiare di perdere la mia nuova famiglia, quell’accenno di felicità che avevo da poco cominciato a pregustare, ma più d’altra cosa volevo che Naraku pagasse per il male fatto nella sua vita.
-Stai ripensando a quel bastardo, vero?- mi domandò Inuyasha, stringendomi più forte tra le sue braccia, quasi a volermi proteggere dai miei stessi pensieri.
-Come potrei non pensarci?-
-Devi stare tranquilla, Kagome. Ti ho promesso che lui non interferirà più nelle vite tue e di Sango..ha già seminato troppo male.-
-Non è solo per noi che temo. Ho paura per Sota e Kohaku di cui non si sa ancora nulla, per te, per Miroku, per Sesshomaru e per tutti coloro che verranno inevitabilmente coinvolti in questa faida.-
-Non siamo stati noi a coinvolgere chi non c’entrava nulla. Naraku sta cercando di danneggiare  la nostra immagine pubblica, ma non troverà nulla. Sesshomaru è molto accorto.-
-E cosa farà dopo? Conosco Naraku e so che non mollerà. Fin quando non avrà trovato un modo per metterci in ginocchio, non cederà. Lui vi vuole morti, Inuyasha.-
-Non temere, non ci accadrà nulla. Le ricerche di Sota e Kohaku danno sempre maggiori esiti e fin’ora l’unico ad essere stato danneggiato in modo irreversibile da questa guerra è stato proprio Naraku. Sapevi che quel maledetto era già stato condannato? Dovrebbe essere in carcere a scontare una pena, ma i suoi soldi e le sue conoscenze gli hanno concesso la libertà.
Bankotsu ha trascorso gli ultimi giorni alla ricerca di prove che potessero inchiodarlo e sembra molto vicino ad ottenerle. Se riuscissimo a dimostrare che Naraku è l’artefice della bomba che è stata fatta esplodere qualche giorno fa accanto ai giardini pubblici e che ha quasi ucciso quel bambino nessuno riuscirebbe a salvarlo dal carcere.-
-Temo che neanche questo sarà sufficiente. Naraku Kumo non dimentica nulla. Sono sicura che troverebbe un modo per uscirne e a quel punto non si fermerebbe..lui ci vuole morti.-
-Non voglio spaventarti, Kagome, ma non è l’unico ad avere desideri simili. Mandarlo in prigione non mi basta..-
-Tu vuoi la sua testa, vero?- chiesi, rabbrividendo.
-Mettere fine ai suoi giorni è l’unico modo che conosco per fermarlo davvero. Deve pagare, per tutto il male che ha fatto, per ciò che stava per fare a Sango, per la sua falsità e soprattutto per l’infelicità che ti ha procurato in tutti questi anni.-
Sospirai, non sapendo verso che direzione spingere i miei pensieri. Anche io desideravo vedere Naraku morto, sentirmi definitivamente libera dall’ombra delle sue minacce che sembrava gravare sempre su di me, ma non sapevo se volevo che fosse proprio Inuyasha a macchiarsi di quel sangue.
Sapevo ancora poco del suo passato, non sapevo se avesse mai ucciso e preferivo non saperlo. Sarebbe stato ipocrita da parte mia pretendere di cambiarlo, volerlo diverso, mi bastava sapere, per il momento, che la sua famiglia, il suo clan, a differenza di quello di Naraku non si macchiava di delitti efferati e di sangue innocente.
Ero pronta a ribattere, ma un frastuono proveniente dall’entrata mi bloccò.
Tremai, per la paura di un’imboscata.
-Che succede?- urlò Inuyasha, scattando in piedi e facendomi scudo con il suo corpo.
Sentivo solo urla, imprecazioni e fracasso, ma sentivo la mente lontana, freddata com’ero dalla paura.
Deglutii, tentando di mandare giù contemporaneamente il groppo alla gola e il timore, e mi sporsi leggermente di lato, per vedere chi o cosa mi celava il corpo di Inuyasha.
Ciò che vidi, però, mi scoccò ulteriormente. Un senso di salvezza, misto ad uno d’allarme, presero a guerreggiare prepotentemente dentro me.. a ciò che vedevo non riuscivo a dare un senso logico.
La pistola puntata contro Inuyasha incuteva ovviamente timore, ma la mano amica che la stringeva non avrebbe mai potuto causarmi paura.
-Che cosa significa tutto questo?- ringhiò Inuyasha.
Mi sollevai dal divano, pronta a lanciarmi tra le braccia dell’ultimo arrivato, ma la presa salda del padrone di casa me lo impedì.
-Ma..- tentai di oppormi.
-Non vedi che ha una pistola?- sibilò.
-Koga non mi farebbe mai del male.- dichiarai, convinta – e sono sicura che ci spiegherà il perché di quest’invasione di casa altrui così poco galante. Non è vero, Koga?- chiesi, in un velato rimprovero.
Vidi le sue guancie colorarsi tenuamente e poi abbassò l’arma, riponendola nella parte posteriore dei suoi jeans.
Non attesi oltre e mi fiondai tra le sue braccia. Sentii il grugnito non contento di Inuyasha e quello decisamente di vittoria di Koga mentre mi stringeva a sé.
Non so per quanto tempo mi tenne stretta, ma dopo poco mi sentii tirare indietro dalle braccia di Inuyasha che mi serrarono contro il suo di petto, mentre il mio amico abbracciava Sango.
-Allora, Koga, non credi che abbiamo diritto ad una spiegazione per quest’irruzione armata?- domandò in un falso tono calmo Miroku.
-Credo che quello che debba avere spiegazioni sono proprio io. Credevo fossimo alleati.-
-E’ proprio quello che credevamo anche noi. infatti non sono stato io a minacciarti pochi minuti fa con una pistola!- sibilò irato Inuyasha.
-Hai fatto di peggio. Nel momento in cui hai toccato Sango e Kagome è stato come se tu avessi dichiarato guerra anche a me.
Che cosa ti è saltato in mente, Inuyasha? Sapevo che tu e Sesshomaru eravate fortemente contrari al giro della prostituzione e poi vengo a sapere che hai sbattuto Kagome per strada per un tuo capriccio personale. Non riuscirò mai a perdonarti per questo, per il male che le hai fatto. Ora Kagome e Sango verranno via con me e poi, al mio ritorno, faremo i conti.-
Nonostante la potenziale minaccia, sorrisi per il ritrovato senso di protezione che Koga riusciva a trasmettermi.
-Koga- lo richiamai –io e Sango stiamo bene-
-Voi siete state sempre troppo buone, ma Ayame mi ha raccontato ciò che ti è successo..e una cosa del genere non posso sopportarla. Verrete via con me e sarete al sicuro.- dichiarò con enfasi.
-Kagome non andrà da nessuna parte.- negò con enfasi Inuyasha, avvolgendo una mano intorno alle mie spalle e tirandomi a sé.
-Non le hai fatto forse già abbastanza male?- urlò il mio amico.
Notando che la situazione stava precipitosamente degenerando, decisi di intervenire, facendo chiarezza.
-Koga, le cose non sono andate come credi..-
-Non è forse vero che lui ti ha sbattuto per strada? Non è lì che hai incontrato Ayame? Non ti ha forse costretto a prostituirti?-
-S..sì, cioè no, cioè..-
-Lascia stare, Kagome, glielo spiegherò io. Apri bene le orecchie, deficiente, perché parlerò una sola volta. Ciò che hai detto è in parte vero, ma le cose non sono andate come credi. Ho portato via Kagome da quel posto prima che succedesse l’irreparabile..-
Una scintilla di sorpresa e speranza illuminò gli occhi chiari di Koga, che si voltò verso di me in cerca di conferme.
Annuii, in un assenso silenzioso.
-Ho sbagliato con lei, ma adesso Kagome è al sicuro. E resterà qui, con me.- dichiarò, calcando con enfasi l’ultima parte della sua frase.
Arrossii di fronte a quella mal celata dichiarazione di possesso.
La bocca di Koga si spalancò per lo stupore, formando una O. sarei scoppiata a ridere, se per me la situazione no fosse stata tanto imbarazzante.
-Koga, come sta Ayame?- domandò Sango.
-Lei sta bene. Era molto preoccupata per voi e sperava che stasera sareste tornate a casa con me..ma a quanto vedo qui state bene…sbaglio?-
Entrambe negammo con il capo.
-Bene, per il momento mi basta questo. Ma sappiate, brutti stupidi, che se le farete soffrire dovrete vedermela con me.- asserì con aria prepotente.
-Non farti debiti con la bocca. Piuttosto, dimmi, porti buone notizie?-
-Buone notizie quando c’è di mezzo quel bastardo di Naraku? È impossibile. Temo si sia accorto del mio coinvolgimento e ha cominciato a tenermi d’occhio..non si fida di me. Ho trascorso gli ultimi giorni a celare tutte le tracce nette che sta seminando. È talmente accecato dalla rabbia, che non gli importa di essere imprudente.-
-Così non va..bisogna mettere fine a tutto questo il prima possibile, altrimenti quel pazzo finirà col coinvolgere anche noi nel suo vortice di pazzia e brama di potere.- dichiarò Miroku.
-Mi fa piacere sapere che la pensate in questo modo, signori.- gridò una voce gelida.
Sobbalzammo tutti per quell’entrata in scena silenziosa. Ci voltammo a fissare l’atrio e scorgemmo, stupiti, la figura di Sesshomaru.
Dell’altero uomo che avevo conosciuto pochi giorni prima in ufficio, restava poco. I capelli erano scompigliati, gli abiti scomposti, laceri e sporchi di sangue e fango.
-Sesshomaru, cosa ti è successo? Stai bene?- gli domandò il fratello minore.
-Il sangue che vedi non è il mio. Inuyasha, è venuto il momento di mettere la parola fine.. degli uomini armati hanno fatto irruzione nel mio appartamento.-
-Rin sta bene?- chiesi di getto.
L’uomo si voltò a fissarmi, sorpreso per la mia intromissione.
-Sì, si è spaventata un po’, ma sta bene. Comunque, prima di far fuori quei bastardi, ne ho costretto uno a parlare.-
-Cosa hai scoperto?-domandò Miroku, facendosi più attento come il resto dei presenti.
-So dove si trovano Kohaku e Sota. Sono vivi, ma bisogna fare in fretta.-
Le sue parole mandarono in black-out totale il mio cervello. Già vederlo così scombinato e venire a sapere dell’attacco mi aveva fatto tremare le ginocchia, ma apprendere, ora, anche di Sota e Kohaku su rivelò essere decisamente troppo per me.
L’ambiente che mi circondava prese a vorticarmi intorno perdendo nitidezza e consistenza, le gambe cedettero e sarei crollata al suolo se Inuyasha non mi avesse prontamente afferrata.
Sentii il mio nome ripetuto in sequenza da molte voci diverse ma conosciute e mi sforzai di riprendere lucidità.
La situazione era critica ed era necessario intervenire tempestivamente...non c’era tempo per debolezze o altro.
 -Sto bene- brontolai rimettendomi a sedere, ma restando aggrappata alle braccia di Inuyasha per non sfidare la forza di gravità.
-Che cosa sei riuscito a scoprire?- domandò Miroku al maggiore dei fratelli Taisho.
-Sota e Kohaku sono tenuti prigionieri nel vecchio edificio della periferia Est.-
-S..sono ancora vivi?- ebbe il coraggio di chiedere Sango.
-Sì, secondo le parole dello scagnozzo di Naraku, ma non so in che condizioni siano.-
Avrei mentito affermando di non aver timore di ciò che ci sarebbe toccato affrontare, ma ero ancor più impaziente di riabbracciare mio fratello e assicurarmi che lui e Kohaku stessero bene.
-Sarà meglio agire in fretta..- bisbigliai.
-Sì, hai ragione. Koga tu informa gli altri. Sesshomaru, Miroku noi passeremo dal deposito per recuperare ciò che ci serve e poi agiremo..non abbiamo molto tempo.-
Osservai tutti gli uomini presenti cominciare a vorticare per la casa impegnati nelle più svariate attività. La fretta, la furia, l’imminente violenza erano percepibili nell’aria, ma una strana confusione si impadronì di me.
-Inuyasha, non credi che anche io e Sango dovremmo avere qualcosa con cui difenderci?- domandai.
Inuyasha e Miroku si voltarono a fissarci, confusi e sorpresi.
-E perché mai? Qui sarete al sicuro, non dovrete preoccuparvi..in più lasceremo degli uomini a difesa della villa. Bankotsu è via, ma non dovrebbe tardare ancora molto.- annunciò.
Un punto interrogativo enorme si disegnò sulla mia fronte.
Avevo davvero compreso bene le sue parole? Si aspettava forse che io me ne rimanessi nascosta con le mani in mano?
-Stai scherzando, vero?- chiesi.
-Non vi aspetterete mica che noi ce ne rimaniamo qui buone buone!- aggiunse Sango, con tono leggermente irato.
I due si scambiarono un’occhiata, e fu Miroku a parlare.
-E’ proprio ciò che vogliamo. Kagome, Sango, voi resterete qui. Questa è una missione pericolosa, non un gioco.-
Le parole del moretto mi irritarono profondamente.
-Ci hai forse preso per due bambine? Credi che non lo sappiamo?
Verremo con voi!- dichiarai, convinta.
-Non se ne parla nemmeno. Voi resterete ad aspettarci qui. E non voglio proteste, questo è un ordine.- asserì con tono autoritario Inuyasha.
Per un attimo le sue parole mi paralizzarono. Quella voce così impersonale, così dura, carica di potere, mi riportò alla terribile notte di non molti giorni prima, facendomi rabbrividire.
In quegli occhi scuri ogni traccia di affetto, dolcezza e calore erano svaniti, lasciandoli freddi ed inespressivi.
Dov’era finito il mio Inuyasha?
-Io non accetto ordini da te. In gioco ci sono le vite dei nostri fratelli e le vostre. Non lo capisci?- chiesi, singhiozzando.
Odiavo quel lato debole del mio carattere, quell’emotività profonda, ma non avevo tempo di pensare a mantenere la freddezza che per tanti anni avevo esercitato.
Per un istante gli occhi di quello che ormai consideravo il mio compagno si addolcirono, facendomi ben sperare.
-Sango, Kagome, credetemi, lo capiamo. Cercate anche voi però di capire che questo non è un gioco.. ciò che faremo stanotte è estremamente pericoloso.-
Feci per ribattere, ma Inuyasha mi precedette.
-Non ho tempo per discutere con te. Se devo concentrarmi per salvare tuo fratello e tornare a casa sano e salvo, non posso permettermi distrazioni. Tu e Sango sareste solo degli impicci..- chiarì.
Le sue parole non mi ferirono, sapevo che io e la mia migliore amica saremmo state solo d’intralcio.
-Lo capisco e non pretendo di essere lì nel momento in cui salverete mio fratello. Ma portami con te, resterò in un posto sicuro..se mi lascerai qui, a casa, morirò per l’ansia o consumata dall’impazienza.-
-Non sono stato forse chiaro? Ho detto che voi rimarrete qui!-
Il suo tono mi inalberò.
-Con chi credi di parlare? Con uno dei tuoi sottoposti?-
-Pensala come vuoi, ma una cosa è chiara: voi non metterete piede fuori da qui.-
Non aggiunse altro, si voltò e insieme a Miroku andò via.
Serrai la mascella e colpii con un pugno il tavolino più vicino. Non erano stati il suo tono autoritario, le sue parole schiette o i suoi occhi a ferirmi, ma il suo dettare ordini.
La libertà per cui avevo tanto combattuto, che avevo tanto desiderato e che alla fine lui stesso mi aveva donato, mi era stata strappata di nuovo.
Mi aveva concesso il libero arbitrio, solo per poi strapparmelo nel momento in cui davvero intendevo farne uso.
Chi era lui per dirmi cosa potevo o non potevo fare?
Apprezzavo il suo tentativo di difesa, il suo spirito di protezione nei miei confronti, ma non sopportavo che qualcun altro mi avesse in qualunque modo tappato le ali.
C’era mio fratello di mezzo, la mia famiglia, e solo io avevo il diritto di scegliere della mia vita.
Mi voltai a fissare la mia migliore amica e la scintilla di ribellione che accendeva i suoi occhi, mi lasciò capire che anche lei era del mio stesso parere.
-Dobbiamo trovare un modo per uscire da questa casa.- dichiarò.
-Mi piacerebbe, ma temo che la mia sfuriata li abbia messi all’erta e che abbiano preso precauzioni.-
Mi avvicinai ad una delle grandi finestre e a conferma delle mie parole trovai uomini appostati su tutto il perimetro della villa.
Forzai la mia mente in diverse direzioni, nella speranza di formulare un piano che ci avrebbe concesso di eludere quella sorveglianza esagerata. Fui distratta da voci che discutevano a tono alto. provenienti dal giardino e da un gran baccano proveniente dall’atrio. La figura di un Bankotsu pallido e disordinato si presentò a noi.
-Dove sono Inuyasha e Miroku?- domandò frettoloso, guardandosi intorno.
-Bankotsu, cosa succede? Forse dovresti sederti, sei molto pal..- tentai di dire.
-Lascia perdere questo!- urlò, facendomi sobbalzare.
Si portò una mano alla fronte, chiudendo gli occhi  e massaggiando le meningi. Dal primo giorno in cui l’avevo incontrato, Bankotsu mi era sempre sembrata una persona calma e posata e vederlo in quell’evidente stato di agitazione, mi provocava una forte ansia.
-Scusami, se Inuyasha fosse qui mi avrebbe ucciso per il modo i cui ti ho parlato. Kagome, Sango, è molto importante..dove sono andati Inuyasha e Miroku?-
-Sesshomaru è stato qui poco fa, annunciando a tutti di aver scoperto il luogo dove Naraku teneva nascosti Sota e Kohaku. Forse dovresti raggiungerli..- spiegò Sango.
-Maledizione! Sono arrivato troppo tardi.- urlò, colpendo con un pugno poderoso la parete imbiancata.
-Bankotsu, cosa sta succedendo? Tutto questo mistero ci rende nervose!-
-Non capite? Si tratta di una trappola!-
-Una trappola?- ripetei come un automa.
-Esatto! Sota e Kohaku non si trovano davvero in quel posto. Erano mesi che uno dei miei infiltrati lavorava per conto di Naraku e proprio oggi è riuscito a scoprire il luogo in cui i vostri fratelli sono segregati. Ha saputo poi che quel dannato di Kumo ha organizzato questo piano per sbarazzarsi di tutti voi. Sapeva che Miroku, Sesshomaru ed Inuyasha sarebbero accorsi in aiuto dei loro complici e lui li sta aspettando.-
-Dove si trovano Sota e Kohaku?- domandò con voce ferma e posata la mia migliore amica.
Sia io che Bankotsu la guardammo per un momento confusi..che fosse impazzita?
-Dove si trovano?- ripetè.
-Nei pressi della vecchia stazione, in un edificio abbandonato. Tempo fa era una vecchia fabbrica, ma ora è completamente disabitato.- ci spiegò.
-Bene, non vedo perché indugiare. Bankotsu, raggiungi Miroku e gli altri. Io e Kagome invece ci dirigeremo lì.-
Sorrisi per quell’idea che arrivava al momento giusto.
-Cosa? Siete impazzite? Io devo raggiungere Inuyasha e gli altri, ma voi non andrete da nessuna parte. Questo non è un gioco, è molto pericoloso.-
-Credi che non lo capiamo? Cosa credi che succederà nel momento in cui Naraku si renderà conto che i Taisho non sono caduti nel suo piano? Ovviamente si rifarà su mio fratello e Sota.-
Sbiancai, per quella prospettiva.
-N..noi tenteremo di raggiungerli il prima possibile.- asserì, distogliendo gli occhi dai nostri.
Tutti e tre sapevamo bene che se Naraku si fosse accorto del fallimento del suo piano niente e nessuno avrebbe potuto salvare Kohaku e Sota.
-Bankotsu, non perdiamo ulteriore tempo in inutili discussioni. Naraku sarà lontano dal luogo in cui tiene segregati Sota e Kohaku e ti assicuro che non ci ficcheremo nei guai. Se sarà necessario aspetteremo il vostro arrivo.-
-Se succedesse qualcosa ad una delle due Miroku ed Inuyasha vorrebbero la mia testa.- protestò.
-Staremo attente.-
Non ci fu tempo per altre parole o raccomandazioni. Tutti e tre uscimmo di corsa da quella lussuosa villa per correre incontro al nostro destino. Io e Sango imboccammo una direzione opposta a quella di Bankotsu e percorremmo la poca distanza che ci separava dal luogo in cui i nostri fratelli erano segregati correndo. Il freddo della notte e i pericoli celati dall’oscurità non ci spaventarono, ma alla vista dell’enorme edificio decrepito ed abbandonato un brivido scosse entrambe.
Ci acquattammo dietro un muro, per studiare al meglio la situazione e decidere cosa fare. Il parcheggio deserto e le persiane sbarrate, inquietavano. L’alto edificio sembrava vuoto, non sorvegliato e privo di vita, ma mi risultava difficile credere che Naraku fosse stato così ingenuo.
-Dobbiamo entrare.- sussurrò Sango.
-Lo so, ma mi chiedevo quale fosse il modo più giusto per farlo.-
-Sembra che non ci sia nessuno a controllare l’edificio.-
-E a me sembra che se così fosse sarebbe tutto troppo facile.-
-Stare qui a discutere non ci porterà a nulla. Ora che siamo arrivate fin qui non avrebbe senso tornare indietro. Facciamoci coraggio e affrontiamo il nostro destino. Lì dentro ci sono i nostri fratelli, non possiamo aspettare un aiuto divino che non arriverà mai.-
Lasciai che le parole cariche di determinazione di Sango fluissero nel mio corpo. Chiusi per un istante gli occhi, recitai una silenziosa preghiera e cercando in me la forza decisi che per mio fratello e Kohaku avrei rischiato tutto, anche la mia stessa vita.
Percorremmo, correndo e cercando di sfruttare l’oscurità, la distanza che ci separava dall’edificio.
Forzare le serrature non si rivelò difficile, essendo queste state usurate dal tempo e dal mancato utilizzo, e varcammo la soglia dell’edificio.
-Come facciamo a trovarli? Di certo non possiamo chiamarli a gran voce, né abbiamo il tempo di esplorare l’intero edificio.- bisbigliai.
-Escluderei di trovarli nei pressi dell’ingresso. Naraku non è uno stupido, li avrà segregati in una delle stanze più celate.-
-A questo punto proporrei di partire dai sotterranei.-
Addossate al muro e camminando il più silenziosamente possibile, raggiungemmo il piano inferiore. Le nostre fatiche non diedero alcun risultato, l’edificio era deserto a parte la presenza di qualche ratto. Esplorammo il primo piano senza risultato, ma ci bloccammo quando giunte al piano superiore intravedemmo una luce filtrare dalla parte inferiore di una delle porte.
-Lì c’è qualcuno..- feci notare alla mia migliore amica.
-Forse è li che tengono Sota e Kohaku.-
-Potrebbe anche trattarsi di una trappola, però..-
-Non abbiamo scelta. Andiamo!-
Mano nella mano, nel tentativo di farci coraggio, ci avvicinammo alla porta.
Il nostro destino si sarebbe deciso a breve.
Aprimmo la porta e fummo accecate dalla potente luce che illuminava l’ampia camera. La stanza era grande, spoglia e terribilmente sporca. Al centro, proprio dove la luce era più insistente, quasi fastidiosa, due figure giacevano malamente accasciate sul freddo pavimento.
Tremai, per la paura di ciò che avrei dovuto affrontare.
Ci avvicinammo rapidamente, ma fummo costrette a bloccarci quando giunte vicine a quei corpi senza forza un cattivo odore ci investì. Entrambe portammo una mano al naso, reprimendo l’istinto di rigettare.
Le lacrime presero a scorrermi sul volto, quando gli occupanti della sala sollevarono il volto, accorgendosi della nostra presenza. Mai avrei dimenticato quella scena.
Dei Sota e Kohaku che avevo conosciuto quasi non restavano tracce. Mio fratello e il suo migliore amico erano chiaramente denutriti. I loro occhi erano spenti, i capelli impolverati, gli abiti logori. Evidenti sui loro corpi martoriati erano i segni delle percosse e dei maltrattamenti. Facevo quasi fatica a credere che quei corpi scarni e maleodoranti appartenessero a loro.
-Sota..- singhiozzai.
Era una gioia rivederli, trovarli vivi, ma la consapevolezza di tutto il dolore che avevano dovuto patire mi uccideva.
-Sota..- urlai ancora, inginocchiandomi e stringendo dopo tre mesi il corpo di mio fratello tra le braccia.
-K..Kagome, Sango, siete davvero voi?- sussurrò a fatica Kohaku.
-Sì, siamo qui.- confermai, accarezzando il volto gonfio e livido di Sota.
-Non siete un’allucinazione!- bofonchiò, esausto.
-No, no..- li rassicurò Sango.
Era difficile immaginare cosa avessero dovuto subire, cosa poteva averli ridotti in quello stato.
-Vedere il tuo volto prima di morire era l’ultimo dei miei desideri, non pensavo che Naraku mi avrebbe accontentato.-
Nel sentire il nome di quell’essere viscido la rabbia mi pervase, rianimandomi.
-Naraku, quel bastardo avrà ciò che merita, ma adesso dobbiamo andare via di qui. Immediatamente.-
Fu faticoso rompere le corde che imprigionavano i due e ancor di più sostenere i loro corpi esausti per condurli fuori di lì, al sicuro.
Fu quando eravamo ormai giunti all’ingresso principale che tutti i miei sogni di salvezza sfocarono.
Naraku varcò la soglia dell’edificio, accompagnato da due uomini, e l’espressione di sorpresa che si disegnò sul suo volto nel vederci fu rapidamente sostituita da una di rabbia e poi da una soddisfatta.
-Kagome, Sango, non pensavo vi avrei trovate qui, ma mi fa piacere rivedervi.-
Tremai nel rivedere quella figura tanto odiata e nel risentire quella voce che per tante notti mi aveva perseguitata.
-Naraku, sei solo un bastardo.-
La mia mente e il mio cuore si bloccarono quando la mia attenzione si focalizzò sul fatto che per trovarsi lì, probabilmente era scampato all’attacco del clan Taisho.
-Che ne hai fatto di Inuyasha e gli altri?-
-Ahaha a quanto vedo il tuo nuovo padrone ti sta molto a cuore, Kagome. In ogni caso ho deciso di non sporcarmi le mani col sangue di quei traditori. I miei migliori uomini si stanno occupando di loro e a quest’ora quei mocciosi insolenti saranno tutti morti.-
-Non è possibile.- negai con veemenza.
-Non avere paura, Kagome. Ero venuta qui per sistemare anche tuo fratello e Kohaku e ora che anche tu e Sango siete qui vi seppellirò tutti insieme. Non è forse un gesto gentile da parte mia?- ci schernì.
Avrei voluto ribattere, ma non me ne diede l’occasione. Estrasse rapidamente la pistola dalla sua giacca e senza esitare la puntò contro me, per poi sparare.
Urlai quando il proiettile si conficcò nella mia gamba, facendomi crollare a terra, seguita dal corpo privo di forza di mio fratello. Il dolore era enorme, sembrava che la carne attorno alla ferita stesse prendendo fuoco, incendiando il mio intero corpo.
-No, Kagome.- urlò la mia migliore amica, con l’intenzione di avvicinarsi.
-Non muoverti, Sango, se non vuoi che il mio uomo faccia un buco nella testa di tuo fratello.- la reguardì, indicando con un cenno del capo uno dei suoi scagnozzi.
Si avvicinò a me ulteriormente, puntandomi la pistola contro.
-Sei sempre stata una spina nel fianco, Kagome. Con quel visino d’angelo sei riuscita ad accaparrarti anche l’affetto di quello stolto di Inuyasha, ma hai sbagliato a metterti contro di me. Il destino di tuo fratello e Kohaku è stato segnato dal momento in cui ho scoperto del loro tradimento, ma avrei potuto risparmiare te e Sango se vi foste mostrate più disponibili.-
Rabbrividii, per lo schifo che le sue parole mi suscitavano.
-Preferisco la morte al solo pensiero delle tue mani sul mio corpo.-
-Bene..allora addio, Kagome.-
Serrai gli occhi, non volevo vedere. La mia fine era ormai arrivata e il mio unico rimpianto era quello di non aver potuto salvare la vita a mio fratello. C’avevo provato, ma avevo fallito.
Diressi il mio ultimo pensiero ad Inuyasha, e sentii nascere nel cuore l’amarezza per quel sentimento che non aveva avuto il tempo di sbocciare pienamente. Il suono dello sparo rimbombò nella mia testa e qualcosa di caldo mi inondò la faccia..
Era davvero finita!




Note autrice: So, che ora molte di voi vorranno uccidermi per questo finale non chiaro. So anche che il capitolo fa pietà ma di meglio non mi usciva.
Bien, perdonate il discorso veloce, ma sono di fretta :D
Ringrazio ovviamente tutti coloro che leggeranno e ci tengo a dirvi che il prossimo capitolo sarà quello finale.
Invito ancora una volta tutti coloro che ne abbiano voglia ad iscriversi al gruppo: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ Troverete un gruppo di pazze indomite, spoiler, amicizia e molte delle vostre autrici preferite ^^
Vi aspettiamo :D
Baci, Vanilla ^^
 
   
 
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