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Autore: Ginny_theQueen    25/11/2013    3 recensioni
~ Percy e Annabeth credevano che avrebbero trascorso insieme tre settimane fantastiche, ma gli dei avevano altri piani.
Come sono andati davvero quegli otto lunghi mesi della vita di Annabeth senza Percy...
Personaggi: Annabeth/Percy, Piper/Jason, Leo, Rachel, Thalia, Clarisse, Sally e tutti i ragazzi del Campo Mezzosangue.
{Percabeth♥}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'OTP: seaweed brain'
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Salve a tutti, e scusate per la lunga assenza. Grazie mille a chi segue ancora la storia. Spero sinceramente che il capitolo vi piaccia. E’ abbastanza lungo, quindi mettetevi comodi. Ci vediamo giù.

 

24-25 dicembre

 

“Che poi scusate, io avrei una domanda… ma noi semidei, il Natale lo festeggiamo?” chiese Leo, interrompendo il caos mattutino. “Perché in effetti è celebrato come la nascita di Cristo, ma noi non ci crediamo, vero? Non ci sto capendo più niente.”

Come al solito, fu Annabeth a rispondere. “Certo che non festeggiamo la nascita di Cristo, Leo. I cristiani sono strettamente monoteisti. E noi, beh… lo sai.”

Leo annuì lentamente come se stesse cercando di assimilare un concetto difficile.

“C’è ancora una cosa che mi sfugge però. Se il Natale non lo festeggiamo, perché Clarisse e Travis stanno litigando per come bisogna addobbare l’albero?”

“A Clarisse piace litigare con tutti, non l’hai ancora notato? E poi non quello definirei litigare. Si stanno solo minacciando di sfregiarsi a vicenda. Se stessero davvero litigando, a Travis mancherebbe già qualche arto,” rispose Annabeth sarcastica.

“Credo che tu non abbia colto il punto. Perché addobbano il pino se non crediamo nel Natale?”

Annabeth rispose alla domanda con un’altra domanda: “Perché il Natale si celebra il 25 di dicembre, Leo?”

Lui scosse la testa e lei continuò: “I cristiani hanno scelto quel giorno in quanto era già una festività pagana. Si celebrava il Sol Invictus. O come lo chiamiamo noi, Helios. Anche se poi gli furono assimilate altre divinità orientali come Mitra e El-Gabal, ma in realtà la festività fu istituita ufficialmente dai Romani, solo che con l’unificazione dell’Impero e la cittadinanza estesa alle province, finì per essere celebrato anche in Grecia. E quindi eccoci qui.”

“Grazie per la lezione, Professoressa Chase.”

Annabeth lo fulminò, e Leo alzò le mani in segno di resa.

“Cioè mi stai dicendo che Gesù è nato quando è nato perché quel giorno era la festa romana del sole?”

“Sei senza speranza, mi rifiuto di rispondere. Ora sta’ zitto e vai a dare una mano.”

“Dove stai andando tu?”

“Da Will Solace, mi sta facendo cenno di raggiungerlo da prima che tu cominciassi a farmi domande sul Natale… non ho idea di cosa voglia dirmi, ma vado a vedere.”

 

Gli alberi erano stati addobbati. Non tutti ovviamente. I semidei non avevano certo tempo per addobbare un’intera foresta. Ora mancava la Casa Grande e poi le singole cabine. Per via della sparizione di Percy era stato tutto rimandato e Annabeth aveva completamente dimenticato di pensare al design natalizio della cabina di Atena di quest’anno. Avrebbero dovuto riutilizzare gli addobbi dell’anno scorso. Non che al resto del Campo importasse un fico secco delle decorazioni natalizie della cabina di Atena, era lei quella fissata con queste cose.

Aveva appena aiutato i figli di Apollo per una piccola modifica esterna nella loro cabina e stava tornando verso la Casa Grande per chiedere a Chirone se avesse bisogno di altro aiuto, quando vide una scena che la fece sinceramente sorridere. E non sorrideva tanto spesso in quei giorni.

Jason, il biondo figlio di Giove che era stato mandato qui da Era in cambio di Percy, con un braccio attorno alla vita di Piper, la nuova arrivata e neo-eletta capocasa di Afrodite, ed una mano a carezzarle la guancia. Era rosso come un peperone, e Annabeth si sentì in colpa per stare spiando un momento così intimo. Stavano per darsi il loro primo bacio, era ovvio. Sopra le loro teste infatti fluttuava magicamente del vischio. Fu Piper ad alzarsi sulle punte ed avvicinare le proprie labbra a quelle di Jason, che ricambiò felicemente il bacio.

Abbassando il capo per nascondere il suo sorriso e continuando a camminare, Annabeth non potè non pensare al suo primo bacio con Percy. In realtà ce n’erano stati due, di primi baci. Uno era stato un atto disperato e impulsivo, avevano quattordici anni, sul Monte Sant’Elena, quando pensava che lo avrebbe perso, perché era testardo e voleva combattere da solo un esercito di telechini, e poi c’era quella terribile profezia che le aveva detto che avrebbe perso un amore. All’epoca non sapeva se si riferisse a Percy o a Luke. L’altro, il loro vero primo bacio era accaduto solo qualche mese fa, il diciotto agosto. Era uno dei ricordi più felici che Annabeth avesse.

Era contenta per Piper, davvero. La conosceva solo da qualche giorno, ma le piaceva. Le ricordava un po’ l’Annabeth di qualche anno fa. E aveva visto il modo in cui guardava Jason. Lui invece era una specie di punto interrogativo. Per lei, per tutti. Anche per se stesso, in quanto non ricordava ancora nitidamente tutti i dettagli della sua vita prima di essere rapito da Era. Sembrava chiaramente attratto da Piper, ma stava facendo la cosa giusta a cedere così facilmente? Piper era una figlia di Afrodite, era normale innamorarsi di lei. Non che sfruttasse questo suo vantaggio, anzi ci era persino rimasta male quando aveva scoperto che sua madre era la dea dell’amore. Ma Jason? Diceva che molti ricordi non erano chiari. E se aveva già una fidanzata, al Campo Giove? Era decisamente carino, pretore, popolare…

Un pensiero terribile venne in mente ad Annabeth. E se Percy trovasse un’altra? Se anche lui era arrivato al campo opposto ricordandosi solo il proprio nome, come Jason, cosa gli avrebbe impedito di fare nuove amicizie, intraprendere una relazione? Era attraente. Molto. Aveva quell’aria di strafottenza che faceva impazzire le ragazze. Quegli occhi verdi irresistibili. E tanti anni di combattimento avevano fatto più che bene ai suoi musco

Non posso permettermi di pensare in questo modo, si impose Annabeth. Succeda quel che succeda, ma non posso permettermi di essere pessimista. Dobbiamo trovarlo. Il resto non importa.

Ma certo che importava.

 

 

 Era così immersa nei ricordi e in questi pensieri deprimenti che non guardava più dove camminava. Inciampò su qualcosa –il piede di qualcuno– e per poco non cadde rotolando giù per la collina. I suoi riflessi scattarono e si riprese poco prima di colpire il terreno, rimettendosi in piedi.

Valdez!” gridò indignata.

“Che vuoi? Sei tu che non guardi dove cammini. E non far rumore, sto assistendo allo spettacolo,” disse indicando la scena che anche Annabeth aveva guardato poco fa.

Piper e Jason erano ancora stretti nel loro abbraccio. E si stavano ancora baciando. Nonostante tutto, erano carini insieme. “Lascia loro un po’ di privacy,” disse a Leo, ricordandosi di come si era sentita quando mezzo Campo aveva spiato il suo secondo primo bacio con Percy. Non era certo una bella sensazione, avere un pubblico. Per tutto agosto, ogni volta che lei e Percy si erano scambiati un bacio, c’era stata sempre una risatina, una battutaccia, una figlia di Afrodite che sospirava. Era quasi impossibile stare da soli al Campo Mezzosangue.

“Che fastidio gli do, scusa? Non sanno che li stiamo guardando. E poi, se non fosse per me, probabilmente non si starebbero baciando affatto,” disse Leo facendole vedere il vischio che aveva in mano.

“Sei stato tu?” chiese Annabeth, ora incuriosita.

Lui annuì, soddisfatto. “Per le figlie di Hecate è stato un gioco da ragazzi. Ho chiesto a Lou Ellen di fare una semplice magia sul vischio… quel ramoscello li stava seguendo da un bel po’, ma se ne sono accorti solo qualche minuto fa.”

Annabeth dovette sorridere. “Hai fatto una cosa davvero carina, Valdez. Si vede che quei due si piacciono.”

“Già. Dovevi vedere quando eravamo in missione! Non smettevano di farsi gli occhi dolci…”

“Perché l’hai fatto?” chiese bruscamente Annabeth.

“Perché non farlo? Quei due sono i miei migliori amici, e avevano bisogno di un aiutino.”

Annabeth era sorpresa. Questo ragazzo non somigliava per niente a suo padre. Ricordò le parole che le aveva rivolto nel Labirinto. “Una volta tuo padre disse a Percy che–“

“Cosa? Ha incontrato Efesto?” chiese Leo.

“Certo. Anche io. Conosciamo tutti gli dei, li abbiamo visti più di una volta. Siamo stati sull’Olimpo più volte di qualsiasi altro semidio, oserei dire,” Annabeth parlava come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Davvero?”

“Sì. Leo, ho fatto tantissime imprese. Io e Percy– gli dei ci hanno addirittura organizzato una celebrazione, per aver salvato l’Olimpo… ma sto divagando. Tuo padre, una volta disse che è più facile lavorare con dei macchinari che con le persone. E’ un tipo molto solitario, Efesto. Ma tu sei così… solare. Sei sempre in movimento. Cerchi sempre di far ridere tutti. Mi ricordi un po’ il mio ragazzo da questo punto di vista.”

Leo fece un sorrisetto alquanto malizioso. “Tesoruccio, non c’è bisogno di paragonarmi al tuo ragazzo per dirmi che sei cotta di me.”

Annabeth gli diede un buffetto sul braccio. “Sono seria, Leo. Non cambiare mai. Abbiamo un’altra guerra davanti, e c’è bisogno di gente come te.”

“Annabeth!” sentì una voce femminile chiamarla in lontananza. Era Lacy, una piccola figlia di Afrodite.

“Dei, cosa vogliono tutti da me oggi?” domandò esasperata.

 

Quella sera fecero un vero e proprio cenone di Natale, e per una volta all’anno non importava chi era il genitore divino di chi: tutti potevano sedersi accanto ai propri amici, senza distinzioni. Per questo motivo Annabeth decise di prendere posto all’altrimenti vuoto tavolo di Poseidone. Non le importavano gli sguardi stupiti degli altri. Nella confusione della cena, poteva quasi far finta che Percy fosse seduto lì accanto a lei. Ma la sua solitudine non durò a lungo, come sempre in quel periodo. Sembrava che i suoi amici più stretti facessero dei turni per assicurarsi che Annabeth non passasse mai più di un’ora da sola durante la giornata, e i suoi fratelli la osservavano anche di notte, preoccupati. Non sapeva se esserne grata o annoiata. Avrebbe voluto un po’ di tempo da sola. E poi, era seriamente indietro con la ristrutturazione dell’Olimpo, avrebbe dovuto dedicare più tempo alla progettazione.

Comunque, durante la cena, Grover andò a sedersi accanto a lei, senza dire una parola. Con un sorriso affettuoso Annabeth gli offrì la lattina di Coca che aveva appena finito ed il satiro la divorò felice. Finirono di mangiare in silenzionon un silenzio imbarazzante o fastidioso–e poco prima di alzarsi a gettare un po’ di cibo per il sacrificio serale agli dei, anche Rachel la raggiunse al tavolo di Poseidone.

“Rach, hai mangiato?”

“Non ancora, sono appena arrivata. Stavo finendo un dipinto… mangerò più tardi, ora non ho fame comunque,” le offrì un sorriso.

“Tutto apposto?” chiese Annabeth insospettita. Con un cenno di saluto, Grover si era alzato.

“Certo, tutto a meraviglia. Perché?” rispose Rachel impassibile.  

Annabeth non sapeva cosa dire. “Mi sembrate così strani…”

Rachel rispose con un’espressione interrogativa in volto.  

“Ma cosa avete tutti? Arrivi tu e Grover se ne va, Clarisse mi sfida perennemente a duello nell’arena, Katie mi chiede una mano con le stelle di Natale, Leo mi fa domande inutili…”

Rachel la interruppe con un profondo sospiro. “Non voglio mentirti, bionda. Siamo molto preoccupati per te.”

“E questo vuol dire che non potete lasciarmi sola un attimo? Di cosa avete paura? Cos’è che potrei fare appena mi levate gli occhi di dosso?” solo dopo aver detto queste parole si accorse di aver alzato un po’ troppo il tono di voce. Ovviamente, la stavano guardando tutti. Ma non le importava.

“Che tu faccia qualcosa di stupido,” le rispose dolcemente Rachel, cercando di prenderle una mano.

“Cioè? Di certo non mi butterò nel lago. Suicidarmi non riporterà indietro lui.”

Rachel la guardò intenerita. I suoi amici si avvicinarono. Quel tavolo che per tanti giorni era stato vuoto si riempì in pochi secondi. Clarisse, Katie, i fratelli Stoll, Piper, Will Solace, Miranda Gardner, Leo, Lacy e gli altri figli di Atena erano accanto a lei.

“Ragazzi, davvero, sto b–

“Non provare a dire che stai bene, Annabeth,” la interruppe Will.

“Allora cosa volete che vi dica?”

“Non devi dirci un bel niente, principessa,” ripose Clarisse utilizzando il suo nomignolo di quand’erano piccole.

“Vogliamo solo essere d’aiuto,” assecondò Katie.

“La verità è che Percy manca anche a noi, Annabeth. E non possiamo neanche immaginare come ti senta tu…” continuò Will.

“Vogliamo solo farti capire che non sei sola,” riprese Katie.

“Di questo me n’ero accorta, grazie tante. Gli unici momenti che passo da sola ormai sono in bagno!”

“Già, Annabeth. Di certo non possiamo offrirti appassionati baci subacquei, ma ti siamo vicini,” dissero Travis e Connor all’unisono.

“Oh, non fate gli idioti. Il punto è che non devi affrontare da sola il dolore.”  

“Quand’è stata l’ultima volta che hai dormito seriamente, Annabeth? Guarda che occhiaie,” disse Drew che si era avvicinata.

“Non credevo che sarebbe mai successo, ma devo dare ragione a Drew,” disse Piper. “Hai bisogno di riposo.”

“Di riposo e di un po’ di sano divertimento! Basta pensare a Colui-che-non-deve-essere-nominato. E non sto parlando di Voldemort,” aggiunse Rachel con la sua solita esuberanza. “Ragion per cui, stasera sarai l’ospite d’onore di un pigiama party nel mio fighissimo antro.”

L’Oracolo si guardò intorno e notò gli sguardi carichi di aspettativa delle altre.

“Non c’è posto per tutte, scusate ragazze. Per stasera Annabeth è tutta mia,” disse lasciandole un sonoro bacio sulla guancia. “Mia e di qualche fortunata eletta. Katie, Clarisse?”

“Non ci penso proprio, è una cosa da femminucce,” rispose la figlia di Ares. Katie annuì.

“Come pensavo,” riprese Rachel. “Mmm, Piper?”

Quest’ultima arrossì, chiaramente onorata di essere stata scelta, nonostante fosse arrivata al Campo da così poco. “Sarebbe un onore,” rispose sorridendo.

 

 

Annabeth cercò di rilassarsi. Erano nell’antro di Rachel, che dall’esterno sembrava davvero una grotta spaventosa, uguale a quella dell’antica Sibilla, ma all’interno era una stanza degna di una teenager milionaria quale era Rachel. Spaziosissima, con un televisore a schermo piatto ed un impianto stereo da far impallidire e tutta immersa nel disordine organizzato di cui Rachel andava fiera. Pennelli e colori erano sparsi ovunque, vestiti buttati qua e là e su un tavolino una grande quantità di cioccolato –anche blu!– e marshmallow che avrebbero fatto impazzire Percy.

Non è bene somministrare tanto zucchero a semidei già iperattivi, sentenziò quella parte del suo cervello che somigliava fastidiosamente a sua madre. Annabeth la ignorò.

“Wow,” sussurrò.

“Lo so, è tutto meraviglioso. Apollo è fantastico, ha scelto tutto secondo i miei gusti senza che gli dicessi niente. E’ fantastico,” ripetè Rachel con aria sognante.

Annabeth le schioccò le dita davanti al viso per svegliarla dal suo sogno ad occhi aperti. “Rossa, guarda che Apollo è un dio.”

“Grazie per avermelo fatto notare, Annabeth, ma non bisogna essere una figlia di Atena per capirlo. E poi penso che anche se non lo sapessimo, si noterebbe comunque. Non so come faccia a passare inosservato tra i mortali, è uno splendore.”

“E’ il dio del sole.”

“Non in quel senso.”

“Mi spaventi,” concluse Annabeth.

Katie si stava guardando intorno. “Rachel dovresti aggiungere dei fiori a tutto questo casino. La stanza è già coloratissima, ma qualche pianta darebbe un tocco–

“Figlie di Demetra,” Rachel sussurrò a Piper. “vorrebbero aggiungere fiori ovunque. Uguali alla loro divina sorella Persefone. Comunque,” disse alzando la voce ed interrompendo Katie che stava ancora parlando del tocco che i fiori avrebbero dato alla sua stanza, “Stasera ci concentriamo sulla nostra piccola Annie.”

Annabeth stava per protestare, ma Rachel continuò. “Un bel massaggio, probabilmente anche una manicure, e ho qui il tuo film preferito,” disse cacciando un dvd dal cassetto sotto la tv.

“Harry Potter e i Doni della Morte 1 e 2 versione integrale con le scene eliminate, tagliate e le interviste al cast? Ma quest’edizione non è ancora in vendita!” Annabeth abbracciò Rachel. “Come hai fatto?”

“Segreto,” rispose l’Oracolo ricambiando l’abbraccio. “Dura più di cinque ore, dovremmo saltare qualcosa se vogliamo dormire un po’… domani dobbiamo assolutamente svegliarci ad un orario decente per aprire i regali con tutti gli altri!”

“Prima che Travis rubi tutto,” disse Katie.

“E Connor,” aggiunse Annabeth.

“Non so perché, ma sono più preoccupata di Travis,” ribadì Katie.

“Io penso di sapere perché,” ammiccò Rachel, e Katie arrossì.

“E’ ora di guardare il film!”

“Io prendo il cibo,” si offrì Piper.

Si sistemarono tutte sul divano. “E il mio massaggio?”

“Arriva subito, tesoro,” rispose Rachel spostandosi verso di lei.

Ad Annabeth questa serata piaceva sempre di più.

 

Tre ore dopo, erano ancora in quella posizione. Avevano litigato un po’ su quali scene saltare, su chi dovesse mangiare l’ultimo pop-corn, ma si stavano decisamente divertendo.

“Questa è la mia scena preferita!” urlò Katie.

“Il bacio di Ron e Hermione? Ma nel libro era diverso,” commentò scettica Piper.

“A chi importa, ho aspettato dieci anni per questa scena!”

Ad Annabeth venne in mente una cosa…

“Piper, non dovresti dirci qualcosa?”

“Di che parli, Annabeth?”

“Mi pareva di aver visto parecchio vischio qui intorno oggi pomeriggio…”

Piper arrossì. “Ecco, io e Jason ci siamo baciati. Sul serio, questa volta.”

Nonostante l’imbarazzo, era chiaro che fosse soddisfatta.

“Sì, sapevo già tutto,” liquidò Rachel con aria di superiorità. “Conosco passato, presente e futuro,” continuò teatrale.

“Ma non bacerai mai un ragazzo, hai fatto un giuramento di eterna castità,” le ricordò Annabeth con tono canzonatorio.

Fu il turno di Rachel di arrossire. Fu salvata dall’urletto di Katie “Si baciano!” e tutte riportarono la loro attenzione a Ron ed Hermione sullo schermo.

 

Il mattino seguente erano tutte e quattro stanchissime, avevano obbiettivamente dormito troppo poco, ma si erano divertite tantissimo, e–cosa più importante–avevano distratto Annabeth. Era più rilassata di quanto non fosse stata in mesi, e per un po’ era stata in grado di mettere da parte il dolore per Percy e semplicemente godersi una bella nottata tra amiche.

“Grazie, Rossa,” aveva sussurrato a Rachel prima di dirigersi verso la sua cabina a cambiarsi, per poi andare ad aprire i regali come da consuetudine sotto il pino di Thalia. “Ne avevo proprio bisogno.”

“Quando vuoi, Annabeth,” sorrise l’altra.

 

Annabeth non aveva grandi aspettative per i regali. Suo padre aveva probabilmente dimenticato di spedirle il suo, e non si aspettava che la sua divina madre si sarebbe scomodata.

Ma tutti ridevano, era un’atmosfera serena e contagiosa. Annabeth si trovò a sorridere con loro, mentre Jason le passava un pacco che era apparentemente destinato a lei. Lo scartò: era un’avvolgente sciarpa sulle tonalità del blu, con sfumature più chiare fino al verde acqua. Il bigliettino allegato era da parte di Sally.

Annabeth ebbe appena il tempo di meravigliarsi della gentilezza di sua suocera e di pensare che avrebbe probabilmente dovuto ricambiare il regalo, che Rachel e gli altri le offrirono altri due pacchi.

“Pensavi che ci saremmo dimenticati di te?”

“Su, aprili!”

“Questi sono da parte di tutti!”

Che carini, pensò ancora prima di vedere cosa le avessero regalato. Ieri mi sono arrabbiata perché si preoccupano per me, ma ho sbagliato. Mi amano nonostante tutto, ci sono sempre per me e hanno anche pensato a farmi dei regali.

Aprì prima il pacco rettangolare che le porse Rachel.

L’intera collezione integrale dei film di Harry Potter.

“Ecco da dove veniva il film di ieri… Non posso crederci! Ragazzi, grazie!”

L’altro regalo era una trilogia. Da esemplare figlia di Atena, Annabeth adorava leggere, la dislessia non era nemmeno più un grande problema.

“The Hunger Games?” chiese, non avendo mai sentito il titolo.

“Sì,” rispose Piper. “Si portano tantissimo nel mondo dei mortali. Sono davvero belli. Io li ho divorati.”

“Se leggi attentamente, noterai che tu e la protagonista–Katniss–avete molto in comune. La testardaggine, ad esempio,” disse Rachel.

“Grazie mille, non so davvero come ringraziarvi… vi voglio bene. Scusate se ieri sera sono stata un po’ brusca.”

Cercò di abbracciare tutti, e si sentì un po’ in colpa per non aver fatto regali a nessuno. Ma effettivamente aveva avuto altro a cui pensare.

“Oh, Annabeth, quasi dimenticavo,” la chiamò Jake Mason, figlio di Efesto. “Stamattina presto ero nella forgia ed è passato Tyson. Ha detto di darti questo,” le offrì un pacchetto un po’ spiaccicato, che lei prese volentieri.

Al suo interno c’era un anello d’argento, con una pietra turchese al centro. Era un colore meraviglioso e sembrava risplendere. Annabeth non aveva mai visto niente del genere.

Jake continuò: “Ha detto che era il regalo che, ehm, Percy voleva farti. La pietra è stata presa da una grotta subacquea, ha dovuto chiedere il permesso di Poseidone per prelevarla. Poi aveva chiesto a Tyson di forgiare l’anello, solo che… non è più andato a prenderlo. Quindi Tyson è passato in modo che tu potessi averlo comunque.”

Annabeth non riusciva quasi a crederci. Infilò l’anello all’anulare, e fu sorpresa di notare che calzava perfettamente. Aprì la mano per ammirarlo meglio, e doveva ammettere che stava proprio bene anche con l’azzurro delle unghie che Rachel le aveva pazientemente dipinto la sera prima.

Si era recata al pino pensando di non ricevere alcun regalo, e invece…

Alzò lo sguardo. La sua famiglia la stava ancora osservando, ed Annabeth era consapevole delle lacrime che le stavano solcando il visto. Ma erano lacrime di gioia, di speranza.

Sarebbe andato tutto bene.

 

 

Angolo autrice: rieccoci.

Spero che vi sia piaciuto, davvero. Ci ho messo un bel po’ a scrivere. Sapete che odio pubblicare cose troppo corte, e per le 3444 parole di questo ci ho impiegato un bel po’.

Ci sarebbero 73509435430584357 cose di cui vorrei parlarvi a proposito del capitolo. Ci sono molti riferimenti a fatti accaduti nei libri, alcuni espliciti, ma altri rivelati anche solo attraverso un arrossimento o una parola. Spero che li abbiate colti tutti :3

Ho dovuto per forza menzionare Harry Potter e The Hunger Games. Annabeth ce la vedo come una Potterhead sfegatata, e in effetti ha un sacco di cose in comune con Katniss (per non parlare di Hermione!)

Chi ha letto The House of Hades? Vi va di parlarne? Io l’ho adorato.

{Ditemi i vostri account di Twitter e/o Tumblr che mi va di seguire un po’ di gente}

 

Ogni recensione è un biscotto blu di Sally, quindi datevi da fare o Percy non farà merenda :P

 

Alla prossima,

Ginny_theQueen

   
 
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