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Autore: SidV    26/11/2013    2 recensioni
A otto anni l’ho conosciuta. E lei si è completamente attaccata a mio fratello. A tredici anni l’ho baciata, ed ero incazzato nero. Non ci siamo quasi parlati per più un anno. A quindici anni le ho spezzato il cuore. Per i tre anni successivi ci vedevamo raramente e, quando succedeva lei mi trattava come uno passato di lì per caso. Già... neanche avessi speso quegli anni montandomi tutto quello che mi passava vicino. A diciotto anni abbiamo fatto l’amore. Poi lei ha pianto. E mi ha mollato. A ventun anni sono completamente fuori controllo. E mi manca come l’aria che respiro.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A otto anni l’ho conosciuta.
E lei si è completamente attaccata a mio fratello.
A tredici anni l’ho baciata, ed ero incazzato nero.
Non ci siamo quasi parlati per più un anno.
A quindici anni le ho spezzato il cuore.
Per i tre anni successivi ci vedevamo raramente e, quando succedeva lei mi trattava come uno passato di lì per caso. Già... neanche avessi speso quegli anni scopandomi tutto quello che mi passava vicino.
A diciotto anni abbiamo fatto l’amore.
Poi lei ha pianto. E mi ha mollato.
A ventun anni sono completamente fuori controllo.
E mi manca come l’aria che respiro.



Quando andammo a vivere a Lipsia ero incazzato nero. Non era per il divorzio dei miei... almeno non del tutto... è che avevo già una mia vita dove stavamo prima. E, diavolo, l’idea di andare a vivere il resto della mia esistenza in un buco di seicento abitanti davvero non mi andava già. Bill era più tranquillo. Ma lui ha sempre vissuto in un mondo tutto suo ed era sul serio convinto gli bastassimo io e mamma per stare bene. Dall’altro lato mio fratello è sempre stato inconsciamente sicuro di volere per se stesso una vita nomade, tra virgolette, quindi Lipsia era solo un posto di passaggio.
- mi devo svegliare prestissimo la mattina, però Tomi! Abbiamo un ora e mezza di pullman per arrivare a scuola!
Eh, già. I problemi di mio fratello... oddio, che poi a otto anni effettivamente la cosa non mi piaceva per niente. Non che sia cambiato nel tempo, dormire è tutt’ora la seconda cosa che preferisco al mondo. La prima, da quel che si dice in giro, la sbandiero in continuazione...
- si... come se ti svegliassi da solo! Ci vogliono la mamma e una banda per farti alzare, Bill!
Io lo facevo da solo già allora. Fin da bambino sono stato abituato a organizzarmi da me la gestione del tempo. Mamma aveva troppo da fare con Bill per pensare anche a me, e mi stava benissimo così. Infondo sono io il fratello maggiore. Quei dieci minuti che ci separano hanno effettivamente influenzato la mia vita molto più di quello che ci si possa immaginare.
Comunque c’era un altra cosa che mi preoccupava in quei giorni. Insomma, io e mio fratello avevamo già un immagine stabilita da noi stessi a quei tempi, credo per equilibrare i periodi dove ci mandavano in giro con il nome scritto sulla stessa felpa per poterci distinguere. Il fatto era che, se il mio modo di vestire era a tutti gli effetti discutibile per un bambino di otto anni, quello di Bill era da internare. Voglio dire, era un problema a Berlino, figurarsi a Lipsia!
E si, preoccuparmi per Bill sempre e comunque prima di chiunque altro, lui stesso compreso ovviamente, è sempre stato un mio problema. Non che nessuno me l’abbia mai chiesto, sia chiaro, ma probabilmente è ancora colpa di quei diavolo di dieci minuti.
Comunque, fortunatamente, già il secondo giorno nella nuova casa mi sentivo meglio. Sono uno che si rallegra facilmente.
Avevamo trovato ad attenderci una camera gigantesca in mansarda solo per noi due, un giardino spaziale, due bici bmx nuove e un cucciolo di pastore di nome Spotty. Ho sempre avuto un debole per i cani e Gordon, il nuovo compagno di mia madre, aveva capito fin da subito che sono uno che si compra facilmente.
Ecco, è successo quel giorno, mentre ero in cortile a cercare di spiegare a Bill che se si decideva a salire su quella diavolo di bici potevamo farci un bel giro da soli e no, non si sarebbe rotto nessuna unghia.
La mamma ci aveva raggiunto con un vassoio con del te verde dentro, dicendoci che era arrivata una sua amica che abitava difronte a noi per farci conoscere sua figlia, che aveva la nostra età.
- non siete contenti, vi farete già una nuova amica!
La smorfia di totale disgusto con la quale la guardammo non sembrava per nulla averla fatta cambiare piani. Sabina ha smesso di capirci quando ci ha partoriti.
- è una bambina deliziosa!
Il problema non era se era deliziosa o meno, era che a tutti gli effetti era una bambina. E già io e Bill avevamo difficoltà a fare amicizia con altre persone a prescindere, ci siamo sempre bastati uno con l’altro, ma se poi ci mettevi pure che era femmina, ecco quello proprio non andava bene per niente. Insomma, chi è il bambino che a otto anni vuole fare amicizia con una dell’altro sesso, cavolo?!
Non siamo riusciti a dirle niente però, probabilmente per uno stupido scherzo del destino, perchè Carla, la sua amica, era spuntata dalla porta con un fagotto attaccato alla gonna.
Con il senno di poi avrei dovuto capirlo allora che era lei. Che sarebbe potuta essere solo lei. Già, il tonfo che fece il mio cuore quando incrociai il suo sguardo aveva un sacco di cose da dire di suo. Però io, i segnali su di lei, non ho mai colti. Sono proprio negato in questo.
- Tom, Bill vi presento Erin.
La pelle era candida come quella di una bambola di porcellana e pareva altrettanto fragile. I capelli di un biondo talmente chiaro da sembrare quasi bianchi. E no, non credevo di aver mai visto qualcuno con gli occhi grandi come i suoi, di quel bellissimo verde bosco.
Erin era bella come un sogno. E me ne ero reso conto anche allora, nonostante tutta la stupidità dei miei otto anni.
Oddio, stupidità che però non tardò a manifestarsi... appena ci lasciarono da soli in cortile per farci conoscere meglio, o più probabilmente per liberarsi di noi ed entrare in casa a spettegolare.
- sei più alta di me. Non mi piacciono le femmine alte!
Ho avuto uscite migliori nel corso degli anni, mi voglio difendere così.
Ma fu la sua reazione a lasciarmi completamente senza parole, ed io sono uno che qualcosa da dire lo trova sempre.
Erin mi dedicò solo uno sguardo di sufficienza e poi mi ignorò bellamente, passandomi davanti e raggiungendo Bill. Quella era una cosa buffa, a quei tempi. In generale i nostri coetanei ci evitavano, ma se dovevano parlare con qualcuno dei due, quello ero io. Bill era davvero troppo strano, troppo appariscente e troppo lunatico per tutti. Invece lei era andata da lui tranquillamente, come se lui fosse del tutto normale... cosa che oltretutto non lo era affatto, almeno per una che è nata e cresciuta a Lipsia.
- perchè non vuoi andare sulla bici?
Gli chiese.
E quel traditore di Bill, proprio quello che non parlava mai con nessuno al di fuori della sua famiglia, che poveri noi al compenso ci riempiva di parole ventiquattro ore al giorno, in tutta risposta le dedicò uno dei suoi sorrisoni giganteschi e si mise a chiacchierare con quella specie di alieno biondo senza tanti problemi.
- neanche a me piacciono le biciclette. Preferisco le altalene.
E sapete com’è finita questa assurda situazione?
Bill ha talmente rotto le scatole alla mamma che il giorno dopo avevamo già una coppia di stupide altalene su quell’albero sul quale io volevo fare una stupida casetta e il sottoscritto girava con la sua ancora più stupida bici per l’isolato da solo. Con il cane. Come uno stupido.
 
  
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