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Autore: SidV    26/11/2013    2 recensioni
A otto anni l’ho conosciuta. E lei si è completamente attaccata a mio fratello. A tredici anni l’ho baciata, ed ero incazzato nero. Non ci siamo quasi parlati per più un anno. A quindici anni le ho spezzato il cuore. Per i tre anni successivi ci vedevamo raramente e, quando succedeva lei mi trattava come uno passato di lì per caso. Già... neanche avessi speso quegli anni montandomi tutto quello che mi passava vicino. A diciotto anni abbiamo fatto l’amore. Poi lei ha pianto. E mi ha mollato. A ventun anni sono completamente fuori controllo. E mi manca come l’aria che respiro.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tom non mi parlò mai del suo primo bacio con Erin.
Fu lei a farlo, mentre io preparavo una valigia spaventosamente grande per partire per Berlino.
- mi ha baciato.
Così, molto semplicemente. Mi voltai verso la mia amica di scatto, notando appena Andreas cadere dal letto palesemente per la sorpresa, e cercai anche di capire come accidenti faceva a dirmi una cosa del genere con quel tono piatto. Mi ricredetti appena notai le sue gote arrossate e il fatto che non riusciva a guardarmi negli occhi.
- e tu l’hai lasciato fare?
Dissi, con tutta la presunzione che lei fosse solo mia. Non nel senso che ero innamorato di lei, a questo punto credo proprio di non avere il gene dell’amore a meno che non sia per me stesso, ma ero davvero infastidito che Tom l’avesse fatto senza prima chiedermi il permesso. Una delle mie solite manie idiote, insomma.
- volevo consolarlo...
- ma a te Tom piace, Erin?
Le domandò Andi, che è sempre stato molto più concreto di me. E lei non rispose. Non ha mai risposto a questa domanda. Ma, d’altronde, non l’ha mai fatto neanche lui. Che scemi. Come se nessuno se ne fosse accorto.
Quando alla partenza lui però non si degnò neanche di salutarla e vidi una piccola parte di quella che era stata la mia prima vera amica andare in pezzi, mi incazzai talmente tanto che quando salimmo in macchina tempestai mio fratello di pugni e calci. Non mi disse niente, quel cretino, mi lasciò sfogare e non mi chiese neanche il perchè di quella violenza. Da un lato voglio credere che sapesse benissimo il vero motivo di quelle botte e sentiva di meritarsele, ma siccome conosco Tom probabilmente meglio di me stesso... beh, quell’idiota era talmente contento che non ci diede alcun peso, pensando che ero impazzito del tutto. L’ho detto io che lui è bravissimo a capire i gesti delle persone, ma quando c’è lei di mezzo quella sua rara qualità svanisce del tutto. Con il suo cervello, si ritrovano a sguazzare nel vuoto assoluto.
I due anni successivi passarono così velocemente che neanche me ne resi conto. Successe di tutto. A quattordici anni avevamo inciso il nostro primo cd e la Universal lo distribuì a livello nazionale e io... beh, quelli sono stati davvero i giorni più felici della mia vita. Ci dissero di cambiare il nome del nostro gruppo e Tom si lamentò un bel po’ per questo. Devillish era una sua idea. Idiota, come la maggior parte di quelle che ha.
Ma a tutti gli effetti è in quegli anni che i Tokio Hotel hanno messo le radici per diventare quel fenomeno mondiale che siamo adesso.
Io e la mia ragazza, quella che mi ero trovato a Berlino dopo un paio di mesi che eravamo lì in pianta fissa, ci lasciammo di comune accordo. Io non avevo la testa per pensare altro che al gruppo e a lei questa cosa non andava proprio bene. Beh, giustamente se mi metto nei suoi panni. Ma siccome i miei mi piacciono molto di più, la odiai un pochino per non aver fatto nessuna scenata. Erin mi disse, al telefono perchè ci potevano vedere davvero poco, che la mia vera fidanzata era la mia musica. Andi disse che, siccome comunque ci avevo fatto l’amore un paio di volte, non potevo lamentarmi proprio di un cazzo e che lui sarebbe morto vergine. Eh, già. Io persi la verginità prima di Tom. Solo che non glielo dissi mai, perchè era una cosa che sapevo di voler tenere solo per me o per qualcuno che perlomeno non cercava di avere rapporti con qualsiasi cosa avesse le sembianze di una donna.
D’altro avviso ovviamente, come ormai tutti sanno, era Tom. Lui ha sempre amato parlare delle sue esperienze sessuali.
- signori, ho fatto sesso!
Proprio così. è noto comunque che Tom non fa l’amore, lui fa semplicemente sesso. Tom non cerca neanche di fingere di essere carino, lui vuole solamente fottere. E ci riesce anche, la maggior parte delle volte.
Fatto sta che lo dichiarò entrando in sala prove con le mani ben puntate sui fianchi e una totale espressione da beone idiota.
Mio fratello si era trovato pure lui la ragazza e ci stette anche quasi un anno. Immagino perchè gli faceva comodo una che le apriva le gambe senza tante storie, anche se suona davvero brutto detto così. Finì piuttosto male in ogni caso, con Greog che la beccò in fragrante mentre si faceva scopare da una altro. Le dinamiche mi sfuggono, ma Tom ci rimase parecchio male. Se teneva a lei? No. Ci rimase male perchè “io non vengo tradito. semmai è l’incontrario!” testuali parole.
Spacconata o no, lo vidi incazzato decisamente di più quando, un giorno come un altro nella nostra camera d’albergo, gli comunicai che Erin usciva con un ragazzo. Non durò molto a tutti gli effetti ma ovviamente lui si arrabbiò in stile Tom, mettendo il broncio e brontolando su tutti e con tutto. Spaccando anche qualcosa. Un paio di volte. Ero decisamente indispettito da quel suo atteggiamento visto che per me non ne aveva alcun diritto, non uno che l’aveva piantata senza un saluto, non l’avevo mai chiamata di sua spontanea volontà e quando si vedevano ci scambiava si o no tre frasi. Oddio, non che lei avesse mai fatto niente per migliorare la situazione...
L’altra reazione alla Tom, quella che poi ebbe per il resto degli anni fino ad arrivare ad adesso, si manifestò pochi giorni dopo, quando finimmo l’ennesimo concerto. Fu quel giorno che, come lo chiamano le nostre grupies, il “sex gott” di cui tutte parlano iniziò la sua proficua vita.
A quindici anni la nostra carriera aveva raggiunto livelli che, sinceramente, non mi ero affatto aspettato, nonostante il mio spropositato ego. Sempre stato quello insicuro dei due gemelli, io. I miei capelli erano una splendida criniera nera, Greog persisteva nel non farsi la doccia dopo i live e fare battute oscene sul mio culo da ragazzina, Gustav ingrassava a vista d’occhio e se ne fregava altamente e Tom... beh, Tom ringraziavo tutte le mattine non avesse ancora messo incinta nessuna, considerando come si impegnava per distribuire parti del suo copro al popolo.
A Lipsia invece mamma e Gordon stavano alla grande e progettavano di smettere di lavorare appena noi cominceremo a fare i soldi veri, Andreas era ancora “irrimediabilmente vergine” e Erin... beh, Erin aveva perso sua nonna. Aveva appena perso la persona sulla quale faceva più affidamento da sempre... al sua vera roccia. La persona alla quale teneva di più al mondo. Così... da un giorno all’altro nonna Wanda semplicemente non si era più svegliata. Piansi un bel po’ per lei e per la mia amica. Per il mio non essere lì con lei.
La mattina dopo mi presentai a colazione con un paio di enormi occhiali da sole a coprirmi gli occhi arrossati e Tom aveva la sua espressione media, quella del “anche stanotte ho fatto il mio sporco lavoro”. Siccome comunque, faccia da pirla o meno Tom abbia, che io riesca nascondere qualcosa a mio fratello pare risulti impossibile, lui mi chiese immediatamente cosa era successo per essermi ridotto così, senza neanche un filo di trucco. Abbastanza significativo devo dire, parlando del sottoscritto. Quando glielo dissi la faccia di Tom, quella identica alla mia per precisione, si congelò completamente. Strano anche in questo caso, lui ha sempre avuto almeno diecimila espressioni facciali diverse. E poi scattò dritto sulla sedia.
- dobbiamo andare a casa, ora!
- ma... ragazzi state calmi - ci disse David - oggi e domani avete un sacco di cose da fare... la radio... il photoshooting... l’intervista a “Bravo” e...
- non me ne frega un cazzo! - sbottò Tom, alzando la voce - dobbiamo andare da lei! Bill, dannazione, ha bisogno di noi!
Tom... Tom e il suo essere sempre stato completamente, assolutamente e irrimediabilmente innamorato di Erin. Non ne parlava e se lo faceva ci rideva su, chiamandola al massimo una cotta infantile. Cazzate su cazzate. Non se n’era mai accorto neanche lui, fino almeno al giorno dopo. Tom è sempre stato davvero solo uno scemo, come si dice da solo di continuo.
Il povero David dovette fare i salti mortali per riuscire a farci partire per davvero, ma la sera stessa eravamo sul treno che ci avrebbe riportato a Lipsia, per esserci almeno al funerale. Per tutto il viaggio Tom non aveva fatto altro che mangiarsi le unghie in un modo isterico che non è davvero da lui, ma la sua espressione seria parlava da sola così tanto che perfino quell’enorme e muscolosa fabbrica di cazzate che è Georg si trattenne di fare una delle sue stupidissime battute inopportune.
Riuscimmo ad arrivare in tempo e pure a passare velocemente a casa a cambiarci prima di correre da lei il più in fretta possibile. Arrivammo comunque che il funerale era già iniziato. Io mi volevo anche avvicinare ma Gordon mi trattenne.
- ricordatevi che ora non siete più solo i suoi amici... non vorrei che scatenaste un putiferio. Non sarebbe davvero giusto.
Provai a ribattere, ma Tom mi afferrò per un braccio e mi fece semplicemente segno di no con la testa. E mi fermai, perchè leggevo anche nei suoi occhi la mia stessa voglia di stare con lei. Ma non era davvero il momento.
Finì tutto abbastanza velocemente... o forse ero io che non mi ero reso conto del tempo che passava, non saprei dire... ricordo solo che a un certo punto ho visto quei bellissimi capelli di Erin, quelli quasi bianchi come la neve, spuntare da dietro un paio di persone. E poi lei ci ha visti... e aveva una espressione tristissima e sembrava ancora la stessa piccola bambina spaesata delle elementari.
L’ho vista cominciare a correre verso di noi e lì nessuno mi ha fermato. Le sono andato incontro e quando lei mi è saltata addosso l’ho stretta con tutta la forza che avevo in corpo, per farle capire che, diavolo, almeno noi c’eravamo ancora ed eravamo lì per lei. Lo notai comunque... mio fratello ci si era affiancato e per un paio di secondi mi aveva lanciato uno sguardo che non mi aveva mai rivolto, che non aveva mai rivolto a nessuno a dire la verità.
Gelosia. Sordida, bruciante... intensa. Volevi essere tu a stringerla per primo, Tom? Ressi il suo sguardo, perchè no, non se lo era per niente meritato quel privilegio nel corso degli anni. Ma, ancora una volta, Erin ci dimostrò che per quante esperienze noi abbiamo avuto, per tutti i posti che abbiamo visto, per tutte le persone che abbiamo conosciuto, lei sarà sempre e comunque quella più matura.  
Credo che si accorse della presenza di Tom appena arrivò, per un piccolo e quasi impercettibile brivido che le scosse il corpo. Poi notai il suo braccio magro spingersi oltre le mie spalle e la sua mano pallida afferrare i capelli di mio fratello. E stringerli forte.
Solo in quel momento Erin ha cominciato a piangere. Solo quando ha toccato lui.
Erin... Erin e il suo essere sempre stata completamente, assolutamente e irrimediabilmente innamorata di Tom. Per lei il mio gemello è sempre stato il centro di tutti i suoi sentimenti più forti. La causa e la soluzione.
L’abbiamo accompagnata a casa sua quasi subito, appena si era un pochino calmata. Ci siamo seduti su quel tappeto tutto colorato che c’è nella sua cameretta e siamo stati zitti un bel pò. Io continuavo ad accarezzale la schiena, Andi come al suo solito sembrava fosse lì per controllare che nessuno di noi crollasse definitivamente e Tom... lui l’ha guardata tutto il tempo, come se Erin fosse diventata il centro dell’universo. Forse lo è sempre stata, per lui. Poi lei ha parlato.
- posso toccarti ancora i capelli, Tom?
Si è addormentata così, con la testa sulla sua spalla, in mano ancora i dread di mio fratello... poi lui l’ha semplicemente presa in braccio e se l’è messa sulle ginocchia, come se Erin fosse diventata improvvisamente una bambola, una di quelle alle quali tanto assomiglia, e si fosse spezzata. L’ha stretta contro il suo petto e ha chiesto solo una coperta, quando si è accorto che lei tremava un po’. Nessuno è riuscito a convincerlo a metterla a letto, a farlo staccare da lei. O a staccare lei da Tom.
è stato in quell’esatto momento che ho cominciato a sperare con tutto il mio cuore da sognatore che le cose si mettessero a posto, che potessero davvero stare insieme per sempre come una normale coppia di quindicenni che si vogliono talmente tanto bene da essere intoccabili per tutti gli altri. Non avevo ancora fatto i conti con la stupidità di Tom. O con l’ostinazione caparbia ed irritante di Erin.
Il giorno dopo io e mio fratello dovevamo tornare a Berlino con il treno delle tre del pomeriggio. è successo alle due meno dieci. Poco prima di uscire di casa.
Erin si era alzata, aveva cominciato a rovistare sotto il suo letto e ne era uscita con una scatola azzurra. “Il colore preferito di Tom” mi sono anche ritrovato a pensare.
Io ero andato in bagno e quella scena l’ho vista solo da una porta dimenticata aperta, spiando e avendo il terrore di entrare in     quel loro piccolo mondo di pace.
- hai detto che le volevi vedere, vero? è per ringraziarti di stanotte...
Ed eccola là... la scatola con tutte le foto che Erin aveva scattato negli anni. Quella contenente le persone più importanti della sua vita, i suoi ricordi più importanti. I suoi sentimenti, cazzo... quelli erano i suoi sentimenti. Lei là, in quel preciso momento ha cercato di dirtelo, Tom... ma tu non eri per niente pronto. Brutto idiota fifone.
Ho intravisto il viso mio in un paio di foto, Andi, sua mamma e suo padre, il nostro cane Spotty, le altalene che ci sono nel nostro cortile, sua nonna e lei insieme in un bel po’... e poi c’era il viso di mio fratello. Tom con la chitarra. Tom a scuola. Tom in bici. Tom che dorme. Tom che ride. Le mani di Tom. Tom. Tom. Tom. E ancora solo Tom.
- cazzo Erin... fatti curare.
Ho sentito dei rumori. Il passo veloce di mio fratello uscire dalla camera. Il tonfo sordo che ha fatto la scatola atterrando sul pavimento, scivolata dalle sue mani. E poi un sonoro crack. Ed era il cuore di Erin.
Quella è stata la seconda volta che lui le ha spezzato il cuore. La seconda e avevamo solo quindici anni.
La terza volta che sentii quel crack... era il cuore di Tom. Ed è stato bello forte. E il rimbombo che ne seguii... beh, lo sento distintamente ancora oggi.
 
  
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