Questo capitolo vi chiarirà le idee, promesso :) vi dico solo questo!!!!
Recensite eeeehhh!
Un bacione da Ciry!
La figura si alzò e fece due o tre passi prima di accucciarsi davanti a lei.
Diana lo guardò stupefatta, il viso macchiato e le lacrime seccate sulle guance.
Quando fu all’altezza del suo volto, allungò piano le braccia per togliergli quel cappello.
E inspirò rumorosamente, con il cuore che le batteva a mille.
Ma sorrideva, col cappello tra le mani.
Si voltò un attimo, dando uno sguardo al poster sulla sua porta.
Era stupita, meravigliata, e nel contempo… se lo aspettava.
Ci aveva sempre sperato.
E forse lo aveva sempre saputo.
“Come stai, Diana?” le chiese Michael, poggiando una mano
sul suo ginocchio.
“Male, Michael, male…” rispose in un sussurro la ragazza,
guardandolo. Il sole la colpiva negli occhi e glieli rendeva più chiari, pieni
di pagliuzze dorate.
Il ragazzo si sedette accanto a lei, appoggiato alla porta,
e appoggiò la testa sulla sua spalla, dicendo: “Devi fare la cosa giusta… non
può trattarti così…”
Diana sospirò, lasciando cadere altre lacrime in silenzio, e
disse: “E’ che fa male…”
“Lo so che fa male…” iniziò a ribattere Michael, prima che
un’altra voce lo sovrastasse esclamando: “Tesoro, ti assicuro che non c’è
nessuno che lo sappia meglio di lui, quanto fa male!”
Diana volse lo sguardo davanti a sé e sorrise: Gloria Gaynor la stava guardando seria con le braccia incrociate sul petto.
“Non puoi neanche minimamente immaginare quanto ho pregato
perché smettesse di soffrire come un cane, mentre quell’infame e tu stavate
litigando!” aggiunse, avvicinandosi a Michael per accarezzargli la testa.
“Cosa?” chiese la ragazza sorpresa, alzandosi.
“Hai sentito bene, gioia!” affermò Cindy Lauper, seduta a
gambe incrociate sul suo letto , proprio sotto il proprio manifesto, in cui
però era ritratta solo una finestra semiaperta, in quel momento. “Qui tutti
sapevano tutto!” ribadì la cantante.
“Tutti… tutti chi?” chiese Diana, ancora più confusa.
“Ve l’avevo detto che sarebbe stato meglio non apparire in
questo modo, ma voi non mi date mai retta, siete così imprudenti a volte…”
protestò debolmente una voce di donna accanto a lei.
“Linda, non fare la guastafeste, non vedi che si sta divertendo?”
“Ma Paul, guardala! È pallida!”
La ragazza accese la luce per vedere meglio.
Diana lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, senza parole.
“Non fumarle in faccia, Bob! E tu, signorina, bevi, ti farà
bene…” disse Madonna, arrivandole alle spalle sui pattini; Diana prese il
bicchiere di acqua e zucchero che la bionda le aveva allungato e bevve,
guardandosi intorno come se fosse ipnotizzata.
David Bowie le mise un braccio intorno alle spalle e le
disse, guardandola negli occhi: “Credo che tu abbia bisogno di qualche
spiegazione, cara…”
“Sì… lo penso anch’io…” ribadì lei, ferma col bicchiere in
mano, quasi ipnotizzata da quello sguardo magico.
“Bene, ma non si ragiona a stomaco vuoto! E’ ora di cena,
andiamo, preparo io!” s’intromise Freddie Mercury in tutta la sua bassezza,
pizzicando la guancia di Diana quando le passò davanti per raggiungere la
cucina.
“Ma…!” balbettò, prima di mettersi le mani tra i capelli.
“Cazzo! Steven, Steven, fermati!” esclamò Jo, calciando
lontano la borsa, con disappunto di Patti.
La ragazza corse alla finestra e guardò giù: quasi tutta la
borsa era stata svuotata, dal momento che almeno una cinquantina di vestiti
giacevano nell’atrio del suo condominio, sotto la sua finestra al terzo piano.
Si girò a guardare i tre “colpevoli” ed esclamò: “Ma voi…!”
“Bè, tanto prima o poi l’avresti fatto tu al posto nostro…
abbiamo voluto anticiparti!” si giustificò subito Patti, usando le forbici per
spuntarsi la frangia.
Diana si appoggiò al tavolo e iniziò a ridere, lasciando che
Annie Lenox l’abbracciasse mentre annunciava: “E’ ufficiale: è tra noi”.
“Farrokh, tu non sai cucinare un risotto…”
“Togliti dai fornelli, mi deconcentri!”
“Farrokh, ascolta, si sta…”
“Ho detto che lo so fare!!!... cos’è questo sfrigolio?”
“Il risotto!!!”
Diana s’intromise rapidamente tra John Lennon e Freddie Mercury per impedire che il riso strabordasse del tutto sui fornelli con la sua salsa.
“Ho capito, stasera grande cena a base di sandwich…”
commentò Sting, alzando gli occhi al cielo.
“Sono perfettamente d’accordo, vecchio mio” lo appoggiò Paul
McCartney.
“Andiamo, Luisa, o qui mangeremo alle tre di notte!” disse
Gloria, seguita ai fornelli da Madonna.
Mezz’ora dopo, stavano tutti mangiando pane e Nutella; la
finestra era rimasta aperta a causa del fumo che aveva invaso tutta la stanza,
dopo che in quattro si erano avventati sui fornelli, come se dovessero
dichiarare loro guerra.
“Non ho capito bene…” disse Diana, rivolta a David “Voi
state male quando io sto male?”
“Esattamente, cara…” rispose lui, con un sorriso e un gesto
plateale della mano “Vedi che hai capito?”
“Sì, ma… perché?”
“Ma, Miss Diana, è così ovvio… noi siamo parte di lei! Lei è
cresciuta con noi, con le nostre immagini, le nostre canzoni… siamo tra i suoi
pensieri più frequenti!” disse Stevie Wonder, cercando con la mano il barattolo
di Nutella, che Linda gli porse prontamente.
“Siamo sempre stati con te, ti abbiamo sempre seguito,
abbiamo visto le tue esperienze…” aggiunse Annie, reggendosi la testa con una
mano.
“Tutte… ma proprio tutte?” chiese Diana, arrossendo
violentemente.
“Sì, zuccherino, non fare altre domande!” la avvertì Michael
Hutchence con un sorriso malizioso.
“Già, non fare altre domande, o potrebbe morire facendosi
un’altra sega!” lo apostrofò acidamente Keith Richards, subito messo a tacere
da un’occhiataccia di Madonna.
“Stavamo dicendo” continuò David Bowie, battendo una mano
sul tavolo “che ci abbiamo messo un po’ per deciderci… non è cosa comune, del
resto, apparire davanti alle persone così, senza avvertire, soprattutto senza
far sì che il diretto interessato si metta a sbraitare per poi fare la figura
dell’allocco, visto che solo chi ci ama ci può vedere! Ma poi abbiamo
finalmente fatto una scelta e… ora siamo qui, come vedi!”
“Non potevamo stare indifferenti davanti allo schifo che
Dario ti sta facendo passare!” replicò Joe, scuotendo la testa rossa.
“Ma…” chiese ancora Diana, guardando prima Keith, poi Sting
“Allora quando ero con lui nel parco… siete stati voi a…?”
“Giusto, piccola, proprio noi!” le rispose il chitarrista
dei Rolling Stones con un sorriso trionfante.
“E probabilmente siamo stati anche troppo buoni… ma
l’importante è che adesso sia a casa con una multa salata e una denuncia!”
aggiunse Sting prima di pulirsi la bocca sporca di cioccolato con un
tovagliolo.
Diana rise, poggiando i gomiti sul tavolo, e disse mentre
scuoteva la testa: “Non ci posso credere…”
“Datti un pizzicotto!” le suggerì scherzosamente Cindy,
mordendo una fetta di pane strapiena di cioccolato.
“Ma voi… voi state qui solo per stanotte?” chiese la ragazza
con l’ansia nella voce, intuendo la risposta.
“Bè, vedi, non possiamo permetterci una trasgressione del
genere troppo spesso…” le rispose Patti con uno sguardo dispiaciuto “Siamo
venuti in tuo soccorso per esasperazione: tu stavi male, noi anche, perciò
abbiamo deciso di aiutarti… ma non possiamo prenderla come un’abitudine…”
“Piccola, questi sono sogni a cui non ci si può affezionare
troppo, perché altrimenti perdono il loro valore…” le disse Hutchence,
accarezzandole una guancia.
Diana restò in silenzio, triste come poche volte, e diede un
minuscolo morso alla sua fetta di pane e Nutella.
“Miss Diana?” la chiamò Stevie, confuso “Non la sento…
perché non parla?”
“E’ che… non voglio che ve ne andiate… però so che…” rispose
lei, interrompendosi per un nodo in gola improvviso e prepotente.
Michael e Linda la abbracciarono con calore e con delle
facce tremendamente avvilite, tra i sospiri tristi di tutti.
“Quando vuoi, però, ci saremo!” si affrettò a dire Freddie,
alzandosi in piedi “Accendi lo stereo e noi siamo lì…”
“Ha ragione Farrokh, Diana…” si unì John, sorridendole
dolcemente insieme a Madonna.
“Considera il lato positivo di tutto questo: adesso quel
demente se ne sta al fresco e sai cosa fare, no? Facile!” le disse Bob, finendo
di fumarsi una sigaretta.
“E ti ricorderai di come glielo abbiamo messo nel culo io e
Gordon!” aggiunse Keith, sghignazzando insieme a Sting.
“Siamo solo personaggi della tua mente che favoleggia su di
noi, tesoro, ma in questo modo saremo sempre tuoi, in un certo senso…” la
consolò David, mentre Steven le scompigliava i capelli con fare paterno.
“Ragazzi… non per fare la rompiscatole, ma comincia a essere
tardi…” li avvertì con tono serio Cindy.
“Oh, così presto?” si lamentò Joe.
“Oh, bè…” sospirò Stevie “Tanto vale tornare al nostro ruolo
allora.. chi mi guida, per cortesia?”
“Vieni, Stevie, ti aiuto io!” si offrì Paul, prendendolo
sottobraccio con gentilezza.
Si ritrovò ad essere abbracciata da tutti quanti, con un
calore indescrivibile, quel calore che da tempo le mancava, un calore che Dario
non era mai stato in grado di darle.
“Ti autorizzo a fondere il mio ultimo disco quando sei
triste, ok, dolcezza? Non voglio mai più vederti così sciupata!” le disse
amorevolmente Annie, staccandosi dal suo abbraccio.
“E stai senza ragazzi per un po’… noi donne stiamo bene
anche con noi stesse!” le consigliò Madonna.
“Miss Diana…” la chiamò garbatamente Stevie, tirandola piano
per una manica; lei si voltò, prendendogli la mano, e lui disse: “Quando
troverà l’uomo giusto per lei e se lo sposerà, posso fare parte della sua
colonna sonora al matrimonio?”
“Più che volentieri, Mister Wonder… ci sarà spazio per tutti
voi…” rispose lei, commossa, mentre si lasciava abbracciare da quell’omone
dalle mani grandi e cicciottelle.
"E io posso infilarmi nel letto durante la prima notte di
nozze?” chiese maliziosamente Hutchence, circondandole la vita con un braccio,
ma subito fu apostrofato da Steven, che disse: “Romantico come al solito!
Diana, tanto sano sesso e tanto amore, ecco le regole d’oro! Non dimenticarlo!”
per poi abbracciarla con una risata.
“E tanta musica. È quello il tuo motore, Diana… ricordatelo
sempre, te lo dice una vecchia signora… oh, santo cielo, non guardarmi così…”
aggiunse Gloria con le lacrime agli occhi, le stesse che aveva Diana.
“E quando devi prendere a calci in culo qualche pezzo di
merda, bè… prendi esempio da noi…” le disse Keith con un sorriso, spalleggiato
da Sting.
Abbracciò anche Freddie, che la strinse forte a sé prima di
dirle, con voce rotta dall’emozione: “Lo show deve andare avanti, anche per te…
quindi, mi raccomando… niente lacrime… altrimenti il trucco cola… e diventerai
un mostro in scena… ci rivedremo presto…”.
“Diana… quando non ce la fai più… chiama pure me o Paul…
magari non arriveremo subito, però in qualche modo ti aiuteremo…” le disse
Linda con un sorriso dolce e tante carezze sul suo volto ormai bagnato dalle
lacrime, sue e di tutte quelle bellissime persone.
“Ti auguro… tanti sogni, piccola fata… e che diventino la tua
realtà, quella che amerai…” le disse David Bowie, solennemente e col sorriso
sulle labbra, mentre Diana gli stringeva forte le mani.
“Diana…” la chiamò Bob “Tu fumi?”
“No, Bob…” gli rispose lei, sorridendo.
“Oh bè, fa lo stesso…” ribatté lui, tirando fuori dalla
tasca un lungo spinello e porgendoglielo “Questo è un presente, da parte mia.
So che forse non lo userai mai, ma… bè, è più efficace delle mie parole. E poi,
chissà, magari durante un trip ci vediamo e facciamo due chiacchiere…”.
Lo ringraziò ridendo e gli gettò le braccia al collo,
ricevendo in cambio una specie di grugnito e una timida stretta intorno alla
vita.
“Ragazza mia, niente scherzi d’ora in poi, ok? Occhi aperti,
unghie affilate e mente aperta!” le ordinò Patti puntandole un indice sul naso
con fare affettuoso.
“E anche qualche calcio nelle parti basse, quando serve…”
suggerì con un sorriso Joe.
“Ma soprattutto, divertiti di più… siamo nate per questo!”
concluse Cindy, dandole una pacca sul sedere.
“E quando non avrai nessuno con cui parlare… raggiungimi,
ok?” la rassicurò John prima di baciarla sulla fronte, poco prima che Paul le
dicesse: “Ricordati che siamo i tuoi più vecchi amici!”
Solo allora si accorse che Michael non l’aveva salutata!
Guardò rattristata la tavola ancora apparecchiata e sporca
di briciole e Nutella, e si accasciò sulla sedia.
“Michael...” pensò, iniziando a piangere in silenzio e a
sentire il freddo che arrivava alle sue spalle, dalla finestra aperta.
D’un tratto, un tepore familiare le circondò le spalle.
Si ritrovò avvolta in una giacca di palle nera.
Le bastò girare la testa alla sua sinistra per scorgere
Michael accanto a lei, sotto la luce della luna.
“Michael…” ripeté, stavolta a voce alta, asciugandosi una
lacrima.
“Come stai, Diana?” le chiese lui, asciugandogliene
un’altra.
La stessa domanda.
Una risposta diversa.
“Bene. Sono felice.”
Michael sorrise.
Quel sorriso glielo aveva visto più volte, guardando e riguardando il video di “Black or white”.
“Devi andare via anche tu?” chiese Diana, stringendosi nella
giacca per avere più calore.
Il ragazzo annuì con un sorriso triste.
“Allora…” disse la ragazza “Voglio sapere una cosa… perché
sei stato male oggi? Perché sei quasi svenuto? Gloria e Linda mi hanno detto
tutto…”
Michael le prese una mano in silenzio e le chiese: “Diana,
ti ricordi quando ci siamo visti la prima volta?”
La ragazza annuì… e come poteva aver dimenticato?
Aveva appena otto anni e aveva visto per la prima volta
“Black or white”.
Quel pomeriggio, la mamma l’aveva messa a letto per il
riposino pomeridiano e lei aveva sognato quello che allora aveva definito nella
sua testolina “un principe ballerino”.
Lui era sceso appositamente per lei dalla Statua della
Libertà e le aveva promesso che sarebbe stato un suo grande amico, per sempre.
E lei, così bambina, così innamorata, aveva annuito con le guance in fiamme e gli occhi che le brillavano.
Lui era stato il primo per lei.
Un sogno aveva significato tutto il suo mondo, tutto il suo affetto.
Dopo, ci aveva messo secoli per innamorarsi di nuovo, per accettare la realtà.
Lo sognava sempre, e lui ogni volta era sempre più bello e
la portava ovunque lei desiderasse: in cima al mondo a bordo di una nuvola,
sotto il mare a cavallo dei delfini, tra le fronde di alberi altissimi insieme
alle scimmie…
Poi era cresciuta, aveva conosciuto i primi ragazzini, aveva
visto altri video musicali, comprato altri dischi… e non lo aveva più
incontrato in sogno.
Ma lo aveva sempre conservato in un piccolo cassetto della
sua testa, gelosamente e con costante affetto.
“Non ho dimenticato quella promessa, sai?” le disse serio.
“Ah, no?” chiese Diana, un po’ incredula, un po’ scettica,
un po’ emozionata.
“Ho visto come conservi i nostri ricordi, Diana. E ho sempre
cercato di starti vicino. Ecco perché tra tutti sono stato io quello che ha
sofferto di più…”
Sorrise rincuorata: era felice di non dovergli spiegazioni
imbarazzanti, lui aveva sempre capito, saputo, intuito. E aveva accettato di
essere il suo sogno più grande.
Michael annuì, dicendo: “Non ho perso un momento”.
“E quando…” chiese ancora lei “… Quando sentivo quella voce
nella mia testa… eri tu?”
“Sì. Sempre io”.
Diana si mise una mano davanti alla bocca, stringendo con
l’altra quella di Michael. A entrambi stava venendo da piangere.
“Diana, io devo andarmene se voglio rimanere quello di sempre
dentro di te!”
“Ma io ho bisogno che tu sia qui!” protestò lei con un
singhiozzo.
Michael la tirò a sé e la strinse forte, e fu allora che entrambi si lasciarono andare a un pianto doloroso.
“Non mi perderò neanche un momento della tua vita, se me lo
permetterai…” le disse lui, accarezzandole la testa.
Diana annuì con convinzione, singhiozzando, e si sforzò per
dire: “Anche se ora te ne vai, non sparire mai!! Mai, hai capito?!”
“Ci sarò sempre, amica mia, sempre…” ribadì Michael,
lasciando che le sue lacrime finissero tra i capelli scuri di lei.
Non ebbero la forza di dirsi altro.
Non ce n’era bisogno.
Piansero a lungo.
E piano piano, lei si addormentò sopra la sua spalla, stringendolo e godendo del calore che si stavano scambiando…