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Autore: Ciribiricoccola    02/05/2008    1 recensioni
[Michael Jackson e altri] Gli amici esistono e si vedono nel momento del bisogno. Anche quando sembra impossibile.
Genere: Commedia, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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poster

Questo capitolo vi chiarirà le idee, promesso :) vi dico solo questo!!!!
Recensite eeeehhh!
Un bacione da Ciry!

La figura si alzò e fece due o tre passi prima di accucciarsi davanti a lei.

Diana lo guardò stupefatta, il viso macchiato e le lacrime seccate sulle guance.

Quando fu all’altezza del suo volto, allungò piano le braccia per togliergli quel cappello.

E inspirò rumorosamente, con il cuore che le batteva a mille.

Ma sorrideva, col cappello tra le mani.

Si voltò un attimo, dando uno sguardo al poster sulla sua porta.

Era bianco.

C’era solo la solita scritta in alto, rossa e graffiante: “Michael Jackson- BAD”.

Ma non c’era il soggetto.

Tornò a guardare il ragazzo, gli ridiede il cappello e si stropicciò gli occhi per essere sicura che lui fosse davanti a lei.

Era stupita, meravigliata, e nel contempo… se lo aspettava.

Ci aveva sempre sperato.

E forse lo aveva sempre saputo.

“Come stai, Diana?” le chiese Michael, poggiando una mano sul suo ginocchio.
“Male, Michael, male…” rispose in un sussurro la ragazza, guardandolo. Il sole la colpiva negli occhi e glieli rendeva più chiari, pieni di pagliuzze dorate.
Il ragazzo si sedette accanto a lei, appoggiato alla porta, e appoggiò la testa sulla sua spalla, dicendo: “Devi fare la cosa giusta… non può trattarti così…”
Diana sospirò, lasciando cadere altre lacrime in silenzio, e disse: “E’ che fa male…”
“Lo so che fa male…” iniziò a ribattere Michael, prima che un’altra voce lo sovrastasse esclamando: “Tesoro, ti assicuro che non c’è nessuno che lo sappia meglio di lui, quanto fa male!”

Diana volse lo sguardo davanti a sé e sorrise: Gloria Gaynor la stava guardando seria con le braccia incrociate sul petto.

“Non puoi neanche minimamente immaginare quanto ho pregato perché smettesse di soffrire come un cane, mentre quell’infame e tu stavate litigando!” aggiunse, avvicinandosi a Michael per accarezzargli la testa.
“Cosa?” chiese la ragazza sorpresa, alzandosi.
“Hai sentito bene, gioia!” affermò Cindy Lauper, seduta a gambe incrociate sul suo letto , proprio sotto il proprio manifesto, in cui però era ritratta solo una finestra semiaperta, in quel momento. “Qui tutti sapevano tutto!” ribadì la cantante.
“Tutti… tutti chi?” chiese Diana, ancora più confusa.
“Ve l’avevo detto che sarebbe stato meglio non apparire in questo modo, ma voi non mi date mai retta, siete così imprudenti a volte…” protestò debolmente una voce di donna accanto a lei.
“Linda, non fare la guastafeste, non vedi che si sta divertendo?”
“Ma Paul, guardala! È pallida!”

La ragazza accese la luce per vedere meglio.

CLICK.

Nella stanza c’erano almeno una ventina di persone.

E per ultimi avevano parlato Paul e Linda McCartney. Lei stava giusto guardando male lui a causa del piccolo battibecco in corso.

Diana lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, senza parole.

“Eddai, stupido affare del cazzo, accenditi!” borbottò Bob Dylan, impegnato ad accendersi uno spinello in un angolo. Quando si voltò, salutò con un cenno della testa Diana e disse: “Dici che siamo troppi?”
“Non fumarle in faccia, Bob! E tu, signorina, bevi, ti farà bene…” disse Madonna, arrivandole alle spalle sui pattini; Diana prese il bicchiere di acqua e zucchero che la bionda le aveva allungato e bevve, guardandosi intorno come se fosse ipnotizzata.
David Bowie le mise un braccio intorno alle spalle e le disse, guardandola negli occhi: “Credo che tu abbia bisogno di qualche spiegazione, cara…”
“Sì… lo penso anch’io…” ribadì lei, ferma col bicchiere in mano, quasi ipnotizzata da quello sguardo magico.
“Bene, ma non si ragiona a stomaco vuoto! E’ ora di cena, andiamo, preparo io!” s’intromise Freddie Mercury in tutta la sua bassezza, pizzicando la guancia di Diana quando le passò davanti per raggiungere la cucina.

Quando raggiunse la stanza, spalancò la bocca davanti a una scena che aveva davvero dell’incredibile: Jo delle Scarlet, Steven Tyler e Patti Smith stavano selezionando, tagliuzzando e lanciando fuori dalla finestra i vestiti presi dal borsone di Dario.
“Ma…!” balbettò, prima di mettersi le mani tra i capelli.
“Cazzo! Steven, Steven, fermati!” esclamò Jo, calciando lontano la borsa, con disappunto di Patti.
La ragazza corse alla finestra e guardò giù: quasi tutta la borsa era stata svuotata, dal momento che almeno una cinquantina di vestiti giacevano nell’atrio del suo condominio, sotto la sua finestra al terzo piano.
Si girò a guardare i tre “colpevoli” ed esclamò: “Ma voi…!”
“Bè, tanto prima o poi l’avresti fatto tu al posto nostro… abbiamo voluto anticiparti!” si giustificò subito Patti, usando le forbici per spuntarsi la frangia.
Diana si appoggiò al tavolo e iniziò a ridere, lasciando che Annie Lenox l’abbracciasse mentre annunciava: “E’ ufficiale: è tra noi”.

“John, cucino io il risotto!”
“Farrokh, tu non sai cucinare un risotto…”
“Togliti dai fornelli, mi deconcentri!”
“Farrokh, ascolta, si sta…”
“Ho detto che lo so fare!!!... cos’è questo sfrigolio?”
“Il risotto!!!”

Diana s’intromise rapidamente tra John Lennon e Freddie Mercury per impedire che il riso strabordasse del tutto sui fornelli con la sua salsa.

“Ho capito, stasera grande cena a base di sandwich…” commentò Sting, alzando gli occhi al cielo.
“Sono perfettamente d’accordo, vecchio mio” lo appoggiò Paul McCartney.
“Andiamo, Luisa, o qui mangeremo alle tre di notte!” disse Gloria, seguita ai fornelli da Madonna.

 
Mezz’ora dopo, stavano tutti mangiando pane e Nutella; la finestra era rimasta aperta a causa del fumo che aveva invaso tutta la stanza, dopo che in quattro si erano avventati sui fornelli, come se dovessero dichiarare loro guerra.

“Non ho capito bene…” disse Diana, rivolta a David “Voi state male quando io sto male?”
“Esattamente, cara…” rispose lui, con un sorriso e un gesto plateale della mano “Vedi che hai capito?”
“Sì, ma… perché?”
“Ma, Miss Diana, è così ovvio… noi siamo parte di lei! Lei è cresciuta con noi, con le nostre immagini, le nostre canzoni… siamo tra i suoi pensieri più frequenti!” disse Stevie Wonder, cercando con la mano il barattolo di Nutella, che Linda gli porse prontamente.
“Siamo sempre stati con te, ti abbiamo sempre seguito, abbiamo visto le tue esperienze…” aggiunse Annie, reggendosi la testa con una mano.
“Tutte… ma proprio tutte?” chiese Diana, arrossendo violentemente.
“Sì, zuccherino, non fare altre domande!” la avvertì Michael Hutchence con un sorriso malizioso.
“Già, non fare altre domande, o potrebbe morire facendosi un’altra sega!” lo apostrofò acidamente Keith Richards, subito messo a tacere da un’occhiataccia di Madonna.
“Stavamo dicendo” continuò David Bowie, battendo una mano sul tavolo “che ci abbiamo messo un po’ per deciderci… non è cosa comune, del resto, apparire davanti alle persone così, senza avvertire, soprattutto senza far sì che il diretto interessato si metta a sbraitare per poi fare la figura dell’allocco, visto che solo chi ci ama ci può vedere! Ma poi abbiamo finalmente fatto una scelta e… ora siamo qui, come vedi!”
“Non potevamo stare indifferenti davanti allo schifo che Dario ti sta facendo passare!” replicò Joe, scuotendo la testa rossa.
“Ma…” chiese ancora Diana, guardando prima Keith, poi Sting “Allora quando ero con lui nel parco… siete stati voi a…?”
“Giusto, piccola, proprio noi!” le rispose il chitarrista dei Rolling Stones con un sorriso trionfante.
“E probabilmente siamo stati anche troppo buoni… ma l’importante è che adesso sia a casa con una multa salata e una denuncia!” aggiunse Sting prima di pulirsi la bocca sporca di cioccolato con un tovagliolo.

Diana rise, poggiando i gomiti sul tavolo, e disse mentre scuoteva la testa: “Non ci posso credere…”
“Datti un pizzicotto!” le suggerì scherzosamente Cindy, mordendo una fetta di pane strapiena di cioccolato.
“Ma voi… voi state qui solo per stanotte?” chiese la ragazza con l’ansia nella voce, intuendo la risposta.
“Bè, vedi, non possiamo permetterci una trasgressione del genere troppo spesso…” le rispose Patti con uno sguardo dispiaciuto “Siamo venuti in tuo soccorso per esasperazione: tu stavi male, noi anche, perciò abbiamo deciso di aiutarti… ma non possiamo prenderla come un’abitudine…”
“Piccola, questi sono sogni a cui non ci si può affezionare troppo, perché altrimenti perdono il loro valore…” le disse Hutchence, accarezzandole una guancia.
Diana restò in silenzio, triste come poche volte, e diede un minuscolo morso alla sua fetta di pane e Nutella.

“Miss Diana?” la chiamò Stevie, confuso “Non la sento… perché non parla?”
“E’ che… non voglio che ve ne andiate… però so che…” rispose lei, interrompendosi per un nodo in gola improvviso e prepotente.

Michael e Linda la abbracciarono con calore e con delle facce tremendamente avvilite, tra i sospiri tristi di tutti.
“Quando vuoi, però, ci saremo!” si affrettò a dire Freddie, alzandosi in piedi “Accendi lo stereo e noi siamo lì…”
“Ha ragione Farrokh, Diana…” si unì John, sorridendole dolcemente insieme a Madonna.
“Considera il lato positivo di tutto questo: adesso quel demente se ne sta al fresco e sai cosa fare, no? Facile!” le disse Bob, finendo di fumarsi una sigaretta.
“E ti ricorderai di come glielo abbiamo messo nel culo io e Gordon!” aggiunse Keith, sghignazzando insieme a Sting.
“Siamo solo personaggi della tua mente che favoleggia su di noi, tesoro, ma in questo modo saremo sempre tuoi, in un certo senso…” la consolò David, mentre Steven le scompigliava i capelli con fare paterno.

“Ragazzi… non per fare la rompiscatole, ma comincia a essere tardi…” li avvertì con tono serio Cindy.
“Oh, così presto?” si lamentò Joe.
“Oh, bè…” sospirò Stevie “Tanto vale tornare al nostro ruolo allora.. chi mi guida, per cortesia?”
“Vieni, Stevie, ti aiuto io!” si offrì Paul, prendendolo sottobraccio con gentilezza.

 
Si ritrovò ad essere abbracciata da tutti quanti, con un calore indescrivibile, quel calore che da tempo le mancava, un calore che Dario non era mai stato in grado di darle.

 
“Ti autorizzo a fondere il mio ultimo disco quando sei triste, ok, dolcezza? Non voglio mai più vederti così sciupata!” le disse amorevolmente Annie, staccandosi dal suo abbraccio.

 
“E stai senza ragazzi per un po’… noi donne stiamo bene anche con noi stesse!” le consigliò Madonna.

 
“Miss Diana…” la chiamò garbatamente Stevie, tirandola piano per una manica; lei si voltò, prendendogli la mano, e lui disse: “Quando troverà l’uomo giusto per lei e se lo sposerà, posso fare parte della sua colonna sonora al matrimonio?”
“Più che volentieri, Mister Wonder… ci sarà spazio per tutti voi…” rispose lei, commossa, mentre si lasciava abbracciare da quell’omone dalle mani grandi e cicciottelle.

 
"E io posso infilarmi nel letto durante la prima notte di nozze?” chiese maliziosamente Hutchence, circondandole la vita con un braccio, ma subito fu apostrofato da Steven, che disse: “Romantico come al solito! Diana, tanto sano sesso e tanto amore, ecco le regole d’oro! Non dimenticarlo!” per poi abbracciarla con una risata.

 
“E tanta musica. È quello il tuo motore, Diana… ricordatelo sempre, te lo dice una vecchia signora… oh, santo cielo, non guardarmi così…” aggiunse Gloria con le lacrime agli occhi, le stesse che aveva Diana.

 
“E quando devi prendere a calci in culo qualche pezzo di merda, bè… prendi esempio da noi…” le disse Keith con un sorriso, spalleggiato da Sting.

 
Abbracciò anche Freddie, che la strinse forte a sé prima di dirle, con voce rotta dall’emozione: “Lo show deve andare avanti, anche per te… quindi, mi raccomando… niente lacrime… altrimenti il trucco cola… e diventerai un mostro in scena… ci rivedremo presto…”.

 
“Diana… quando non ce la fai più… chiama pure me o Paul… magari non arriveremo subito, però in qualche modo ti aiuteremo…” le disse Linda con un sorriso dolce e tante carezze sul suo volto ormai bagnato dalle lacrime, sue e di tutte quelle bellissime persone.

 
“Ti auguro… tanti sogni, piccola fata… e che diventino la tua realtà, quella che amerai…” le disse David Bowie, solennemente e col sorriso sulle labbra, mentre Diana gli stringeva forte le mani.

 
“Diana…” la chiamò Bob “Tu fumi?”
“No, Bob…” gli rispose lei, sorridendo.
“Oh bè, fa lo stesso…” ribatté lui, tirando fuori dalla tasca un lungo spinello e porgendoglielo “Questo è un presente, da parte mia. So che forse non lo userai mai, ma… bè, è più efficace delle mie parole. E poi, chissà, magari durante un trip ci vediamo e facciamo due chiacchiere…”.
Lo ringraziò ridendo e gli gettò le braccia al collo, ricevendo in cambio una specie di grugnito e una timida stretta intorno alla vita.

 
“Ragazza mia, niente scherzi d’ora in poi, ok? Occhi aperti, unghie affilate e mente aperta!” le ordinò Patti puntandole un indice sul naso con fare affettuoso.
“E anche qualche calcio nelle parti basse, quando serve…” suggerì con un sorriso Joe.
“Ma soprattutto, divertiti di più… siamo nate per questo!” concluse Cindy, dandole una pacca sul sedere.

 
“E quando non avrai nessuno con cui parlare… raggiungimi, ok?” la rassicurò John prima di baciarla sulla fronte, poco prima che Paul le dicesse: “Ricordati che siamo i tuoi più vecchi amici!”

… Già…

… I suoi più vecchi e sinceri amici…

 

Li vide defilarsi lentamente nella sua stanza, ancora una volta nel buio, e restò sola.
Solo allora si accorse che Michael non l’aveva salutata!
Guardò rattristata la tavola ancora apparecchiata e sporca di briciole e Nutella, e si accasciò sulla sedia.
“Michael...” pensò, iniziando a piangere in silenzio e a sentire il freddo che arrivava alle sue spalle, dalla finestra aperta.

 
D’un tratto, un tepore familiare le circondò le spalle.
Si ritrovò avvolta in una giacca di palle nera.
Le bastò girare la testa alla sua sinistra per scorgere Michael accanto a lei, sotto la luce della luna.

“Michael…” ripeté, stavolta a voce alta, asciugandosi una lacrima.
“Come stai, Diana?” le chiese lui, asciugandogliene un’altra.

La stessa domanda.

Una risposta diversa.

“Bene. Sono felice.”

Michael sorrise.

Quel sorriso glielo aveva visto più volte, guardando e riguardando il video di “Black or white”.

“Devi andare via anche tu?” chiese Diana, stringendosi nella giacca per avere più calore.
Il ragazzo annuì con un sorriso triste.
“Allora…” disse la ragazza “Voglio sapere una cosa… perché sei stato male oggi? Perché sei quasi svenuto? Gloria e Linda mi hanno detto tutto…”
Michael le prese una mano in silenzio e le chiese: “Diana, ti ricordi quando ci siamo visti la prima volta?”
La ragazza annuì… e come poteva aver dimenticato?

 
Aveva appena otto anni e aveva visto per la prima volta “Black or white”.
Quel pomeriggio, la mamma l’aveva messa a letto per il riposino pomeridiano e lei aveva sognato quello che allora aveva definito nella sua testolina “un principe ballerino”.
Lui era sceso appositamente per lei dalla Statua della Libertà e le aveva promesso che sarebbe stato un suo grande amico, per sempre.

E lei, così bambina, così innamorata, aveva annuito con le guance in fiamme e gli occhi che le brillavano.

Lui era stato il primo per lei.

Un sogno aveva significato tutto il suo mondo, tutto il suo affetto.

Dopo, ci aveva messo secoli per innamorarsi di nuovo, per accettare la realtà.

Lo sognava sempre, e lui ogni volta era sempre più bello e la portava ovunque lei desiderasse: in cima al mondo a bordo di una nuvola, sotto il mare a cavallo dei delfini, tra le fronde di alberi altissimi insieme alle scimmie…
Poi era cresciuta, aveva conosciuto i primi ragazzini, aveva visto altri video musicali, comprato altri dischi… e non lo aveva più incontrato in sogno.
Ma lo aveva sempre conservato in un piccolo cassetto della sua testa, gelosamente e con costante affetto.

 
“Non ho dimenticato quella promessa, sai?” le disse serio.
“Ah, no?” chiese Diana, un po’ incredula, un po’ scettica, un po’ emozionata.
“Ho visto come conservi i nostri ricordi, Diana. E ho sempre cercato di starti vicino. Ecco perché tra tutti sono stato io quello che ha sofferto di più…”
Sorrise rincuorata: era felice di non dovergli spiegazioni imbarazzanti, lui aveva sempre capito, saputo, intuito. E aveva accettato di essere il suo sogno più grande.

“Vorresti dire che… ci sei sempre stato anche tu?” chiese la ragazza, tirando su col naso.
Michael annuì, dicendo: “Non ho perso un momento”.
“E quando…” chiese ancora lei “… Quando sentivo quella voce nella mia testa… eri tu?”
“Sì. Sempre io”.
Diana si mise una mano davanti alla bocca, stringendo con l’altra quella di Michael. A entrambi stava venendo da piangere.

“Michael, te ne devi proprio andare?” chiese con voce rotta da quel maledetto nodo in gola.
“Diana, io devo andarmene se voglio rimanere quello di sempre dentro di te!”
“Ma io ho bisogno che tu sia qui!” protestò lei con un singhiozzo.

Michael la tirò a sé e la strinse forte, e fu allora che entrambi si lasciarono andare a un pianto doloroso.

“Non mi perderò neanche un momento della tua vita, se me lo permetterai…” le disse lui, accarezzandole la testa.
Diana annuì con convinzione, singhiozzando, e si sforzò per dire: “Anche se ora te ne vai, non sparire mai!! Mai, hai capito?!”
“Ci sarò sempre, amica mia, sempre…” ribadì Michael, lasciando che le sue lacrime finissero tra i capelli scuri di lei.

Non ebbero la forza di dirsi altro.

Non ce n’era bisogno.

Piansero a lungo.

E piano piano, lei si addormentò sopra la sua spalla, stringendolo e godendo del calore che si stavano scambiando…

   
 
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