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Autore: _Maisha_    26/11/2013    8 recensioni
Vi siete mai chiesti se i personaggi Disney fossero davvero quelli che crediamo? E se ci fosse qualcosa di loro che non sappiamo?
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Snow White and the seven bodyguards

Quando Biancaneve si accorse che affidarsi a dei nani per la sicurezza del locale non era stata una gran mossa, era ormai già troppo tardi. Davanti a lei i sette omini in fila, vestiti di smoking di sette colori rigorosamente sui toni pastello, sembravano la squadra di lacrosse del colleggio-femminile-per-donzelle-in-pericolo della bella addormentata. In realtà aveva dato loro una possibilità, all’inizio. Fu quando si rese conto che la fatina dai capelli fucsia passata dieci minuti prima era più spaventosa di loro che pensò di narcotizzarli e rinchiuderli nello sgabuzzino.
« Spiegatemi perché diavolo la mia giacca è verde acqua! Una volta il mio colore non era il bordeaux? »
« Brontolo, è possibile che tu debba sempre fare questione? » sbottò Dotto, sistemandosi gli occhiali nuovi dalla montatura rossa in tinta col proprio abito.
« Ma sentitelo! No, ma dico, ciccio, che ne dici di fare cambio? Come se non lo sapessi che l’hai ordinato di proposito il colore sbagliato! »
« Io? Ma no, figarut… ehm, voglio dire figurati… ».
« Ah! Beccato. Sessanta anni di nano e ancora che confonde le vocali quando si innervosisce… ».
Biancaneve si domandò, ascoltando quella conversazione, del perché nessuna belva selvaggia l’avesse divorata in quella dannata foresta dieci anni prima. Già, dieci anni e loro erano ancora identici. E identici dovevano essere i modi per ottenere l’attenzione.
« Nani! » sbraitò la moretta, portandosi le dita alla bocca per amplificare la potenza del fischio che seguì il suo grido. Tutti tacquero. Funzionava sempre. « Bene, ora che ho la vostra… » cominciò a parlare.
« E…e…e…etchiù! Scu…scu…scusaaatchiù! » Eolo, naturalmente, si faceva sempre riconoscere, nonostante fosse infagottato in uno sciarpone blu elettrico in tinta coi vestiti che indossava.
« ... dicevo, ora che ho la vostra attenzione, se qualcuno mi concede di comunicarvi due cosette…» riprese, lanciando uno sguardo torvo al nano perennemente raffreddato. « Vi ricordo che stasera è la sera. Confido in voi. No matrigne cattive, sì alle sorellastre, portano sempre soldi, sapete com’è, annegano nell’alcol i dispiaceri. Ah, a proposito di alcol. Ricordate di distribuire i volantini con il coupon per lo sconto sul “bacio del principe” ai clienti meglio vestiti. Questo cocktail spopolerà, me lo sento!»
Quando finì di parlare, nonostante Brontolo continuasse a battibeccare sul tessuto troppo ruvido del suo smoking – che gli avrebbe causato irritazioni all’ombelico – e Cucciolo si fosse messo le scarpe al contrario, Biancaneve era felice. Il suo sogno si era realizzato, o meglio, quasi. Da quando il principe l’aveva piantata per scappare con il castellano si era posta un unico obiettivo, quello di raggiungere il successo.  E per ottenere le luci della ribalta aveva deciso di investire in qualcosa che piace a tutti, di cui nessuno può fare a meno: il divertimento. E no, fare la cabarettista non era il lavoro per lei (non c’entrava nulla la brutta esperienza avuta a corte, con l’ex suocero, della barzelletta dell’uomo entrato in un caffè, proprio no). Biancaneve sarebbe diventata la direttrice del locale più alla moda del regno delle fiabe.
Quella stessa sera sarebbe cominciata per lei una nuova vita, grazie a qualcosa che già una volta le aveva dato la possibilità di uno stravolgimento totale e definitivo... un frutto rosso e dolce come la sua esistenza da quel momento in poi.
« Biancaneve? » la interruppe Mammolo, rosso più del solito in viso, forse per colpa dell’abito rosa shocking. «P-p-posso acc-accendere le luci? Manca poco all’apertura ».
« E sia. » biascicò la moretta stizzita perché interrotta nel momento clou del suo sogno ad occhi aperti. « Voglio la massima luminosità possibile, capito? Tutti dovranno notarlo ».
Un cenno della testa del nano, che scomparve un attimo dopo, silenzioso come era venuto, fu l’ultima cosa che la fanciulla vide prima di restare abbagliata dalla lucentezza delle enormi lettere cubitali davanti a lei. Una ad una si illuminarono fino a che la scritta non fu completa sulla struttura nera che era il locale: “La mela avvelenata”.
E se prima quelle parole erano significate morte, ora significavano fama. Vita. 










Martina's corner: non so scrivere storie comiche. Lo so. Purtroppo per voi il concorso per il quale ho scritto la storia (il "Diving into the fairy tales" di Aleyiah, sul forum) era troppo carino per non parteciparvi. Muahah. In caso la mia storia vi abbia comunque invogliato a comprare un abito da sera color pastello lasciatemi una recensioncina. Alla prossima, streghe! ^^

  
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