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Autore: ladyvampiretta    26/11/2013    5 recensioni
Layla è destinata a morire tragicamente, così hanno deciso gli angeli. Castiel, però, ignaro di tutto, le salva la vita. I loro destini si incroceranno in un turbinio di amore e morte che li porterà ad attraversare l'Inferno e il Paradiso per sfuggire alla sorte avversa.
[Dalla storia]
"« Devo tenerti d'occhio... » continuò « ... corri un grave pericolo »
Rimasi colpita « Eh? Quale pericolo? » sbottai.
Castiel rimase impassibile « Ti vogliono morta »
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IL MIO PARADISO

 

 

Uccidere l'angelo intenzionato a farmi fuori mi aveva sconvolta, nel profondo. Sapevo che se non lo avessi fatto io, Adriel mi avrebbe uccisa senza batter ciglio, ma era una cosa che mi risutava difficile da elaborare.

Castiel si sbarazzò del corpo di Adriel con uno schiocco di dita. Non chiesi dove lo avesse spedito, scioccata com'ero da quello che era appena successo.

Non so come, mi ritrovai nella mia casa, seduta su una sedia, con Castiel che si affaccendava qua e là alla ricerca di non so cosa.

« Dobbiamo andarcene da qui! » disse, agitato, porgendomi un borsone. Come in trance, lo presi e me lo caricai su una spalla. Era pesante, ma non sentivo la fatica.

Mi sfiorò la spalla destra e in un batter d'occhio mi ritrovai in quella che doveva essere una stanza d'albergo. Era una piccolo spazio con un solo letto nel centro. Castiel mi tolse il borsone di dosso e cominciò a svuotarlo, mettendo i vestiti in un armadio e i libri sull'unico tavolino presente nella stanza.

Sospirò, stanco.

« Ok, possiamo stare qui per un paio di giorni, poi troveremo una nuova sistemazione » provò a sorridermi. Io, però, rimanevo inespressiva.

Mi si avvicinò con cautela e provò a squotermi per le braccia.

« Ehi! Torna con me, ti prego! »

« Ho ucciso... » sillabai. Avevo il groppo alla gola. Le parole non mi uscivano e i brividi mi percorrevano il corpo.

Castiel si portò le mani tra i capelli. Il nervosismo era palpabile.

Improvvisamente sentii le sue labbra su di me. Non realizzai subito che Castiel mi stesse baciando per la seconda volta. In quel momento capii che quel bacio sarebbbe stato diverso. Alle angoscie precendenti, se ne sommarono di nuove, come il fatto di sentire che tutto questo fosse sbagliato. Erano così morbide e calde. Aprì lievemente la bocca e sentii la sua lingua sulla mia. Un mugolio, mi bastò quello per andare fuori di testa. Percorsa da un fremito, intrecciai le mani tra i capelli dell'angelo e lo attirai ancora di più a me. Castiel non si fece pregare e mi afferrò per i fianchi, facendo aderire il mio corpo contro il suo. Era così bello ed eccitante. Sentii la mente svuotarsi di tutto il buio degli ultimi tempi ed illuminarsi di una nuova luce. Quella luce era Castiel.

"Questo è un vero bacio" pensai, sorridendo.

« Non capisco quello che sento... » ansimò, contro la mia pelle « non dovrei provare certe cose per gli esseri uma... » cominciò a dire, ma in quel preciso istante incollai nuovamente le sue labbra alle mie. Non mi importava niente che fosse uno sbaglio, lo sapevamo entrambi, ma le emozioni che il suo semplice tocco mi creavano non lasciavano scampo. Lo desideravo quanto lui desiderava me.

Mezzo secondo dopo saltò indietro e si stropicciò il viso con le mani.

« Noi non... non possiamo » mugugnò, facendo una smorfia.

Sentii il mondo crollarmi addosso. Fu come se un gelo avesse pervaso la stanza.

Scossi la testa.

« Castiel, tra di noi c'è qualcosa... del sentimento, è davvero sbagliato? » domandai titubante, raggiungendolo con passo lento. Ero rimasta lievemente a disagio. Dopotutto era stato lui stesso a baciarmi per ben due volte.

Gli sfiorai un braccio e lui lo ritrasse.

« Sì! » il suo fu quasi un urlo.

Uno sbattito d'ali.

Castiel se ne era andato ancora.

 

Dean si guardò allo specchio. I graffi in faccia che l'ultimo demone gli aveva procurato erano ancora ben visibili.

« Quel figlio di puttana... » borbottò, facendo delle smorfie allo specchio « guarda come mi ha ridotto! »

Dopo un battito di ciglia, vide nel suo riflesso allo specchio che non era solo.

Fece un salto all'indietro, urtando contro il lavandino.

« Castiel, ne abbiamo già parlato! » mormorò, con il cuore che batteva forte per lo spavento « ... spazio personale, ricordi? »

L'angelo, però, non sembrava interessato alle solite lezione dei fratelli sul "vivere da umani". Aveva ben altro a cui pensare.

« Dean... » lo guardò a mo' di supplica « Ho bisogno di aiuto...devi aiutarmi » biascicò con voce carica di sofferenza.

Il maggiore dei fratelli Winchester capì che c'era qualcosa che non andava nel comportamento dell'amico. Annuì piano e raggiunse il bordo della vasca e si sedette.

Castiel abbassò la tavoletta del water e fece lo stesso, tormentandosi le mani.

« Cos'è successo? C'entra Layla in qualche modo? » domandò, con il tono della voce carico d'ansia.

« Sì e... no » borbottò, incrociando lo sguardo con Dean.

Il ragazzo rimase perplesso davanti alle parole dell'angelo e il suo sguardo confuso invitò Castiel a continuare.

« Più che altro riguarda me... l'ho baciata... »

Dean strabuzzò gli occhi. Lo guardò perplesso per poi scoppiare a ridere.

« E' tutto qui? » e così dicendo rise più forte, fino a sentire delle fitte allo stomaco. Per poco non scivolò dalla vasca.

La porta del bagno si aprì di scatto.

« Dean? Tutto bene? Ridi da solo? » domandò Sam, guardando preoccupato il fratello che non la smetteva di ridere. Poi si accorse di Castiel e lo guardò curioso.

« Ha dei complessi perché ha baciato Layla » ansimò Dean tra un attacco di risate e l'altro.

« Co... cosa? » domandò Sam, trattenendo con difficoltà le risate.

Castiel lanciò ai fratelli uno sguardo truce, che venne intercettato dal minore dei fratelli Winchester. Raggiunse il fratello su bordo della vasca e gli assestò una gomitata tra le costole per farlo smettere di ridere.

Castiel si portò le mani tra i capelli.

« Non so che mi sta succedendo, non so più chi sono ». Si stropicciò il volto con le mani.

Sam si sporse nella sua direzione « Qual'è il probl... » ma non riuscì a finire la frase che l'angelo si era alzato in piedi.

« Il problema è che io sono un angelo! » disse in modo freddo e nervoso « Un angelo del Signore e non dovrei innamorarvi di voi umani! » e borbottò qualcosa a bassa voce che suonò come "stupide scimmiette addestrate".

I due fratelli ignorarono la provocazione e si guardarono negli occhi.

« Castiel... » Sam ci riprovò, con il tono di voce più dolce possibile « Tu sei l'angelo più umano che conosca... Layla è una brava ragazza, perché ne stai facendo un dramma? »

L'angelo non rispose, si alzò e uscì dal bagno per andarsi a sedere sul letto, nella stanza adiacente.

Sam e Dean lo seguirono.

« Adriel ha detto... che lei sarà la mia rovina... » mormorò, abbassando la voce « Forse è per questo che deve morire » sembrava rassegnato.

« E si può sapere chi accidenti è Adriel? » domandò Dean, con il suo solito tono strafottente.

Castiel raccontò loro cosa era successo la sera prima, fino al punto in cui aveva lascito Layla da sola in una camera d'albergo, simile a quella dove alloggiavano in quel momento i Winchester.

I due fratelli lo ascoltarono in silenzio, esprimendo i loro dubbi e perplessità solo muovendo le sopracciglia o attraverso le smorfie sul volto.

« Lei è divorata dai sensi di colpa e tu cerchi conforto per essertene innamorato? » domandò scettico Sam.

Dean gli diede una spintarella « Innamorato... che parola grossa Sam... al massimo sarà una cotta » borbottò, ridacchiando. Poi, intercettando le iridi blu di Castiel, capì di essere in errore.

« Cass, ne baci una e te ne innamori subito? Hai dei problemi amico » ridacchiò.

Castiel si alzò in piedi.

« Io non so cosa sia quello che voi chiamate amore! » il suo fu quasi un ringhio « So solo che adesso provo qualcosa che sento essere sbagliato! »

« E perché pensi sia "amore"? » lo beffeggio il maggiore dei Winchester.

L'angelo si bloccò. Non sapeva cos'altro dire.

Aveva osservato per secoli gli umani, li aveva studiati, arrivando a capire perché il Padre li amasse tanto: erano perfetti nel loro essere imperfetti. Potevano scegliere e amare. Gli angeli, invece, erano dei soldati. Non potevano ribbellarsi ad un ordine perché sapevano che, qualsiasi scelta presa dal Paradiso, veniva mossa dall'alto.

Era sceso sulla Terra per una missione e, una volta al termine, aveva visto una ragazza sul punto di morire. In quel preciso istante si era mosso qualcosa in lui che lo aveva destabilizzato, portandolo a lottare per tenerla in vita. Il problema era che non riusciva a capirne il perché. Poi l'aveva baciata e adesso sentiva che stava disubbidendo a tutti gli ordini del Paradiso. La cosa più strana, però, è che non gli importava. Qualsiasi fosse stata la sua sorte, per la prima volta dopo migliaia di anni, aveva "scelto", e questo gli bastava.

Sam lanciò un'occhiataccia al fratello, prima che l'angelo riprese a parlare.

« Sarà per quello che la vogliono morta... »

Sam e Dean lo guardarono, sospirando.

« Sembra tanto una cosa da film sdolcinati » borbottò Dean, alzandosi per andare a prendere una birra dal frigo bar. Ne buttò giù più della metà con un solo sorso.

« Magari a quello si aggiungerà qualcos'altro... » continuò il maggiore, attirando lo sguardo degli altri due « sono contento, almeno non dovrò ucciderla perchè sarà diventata un mostro »

« Dean, non capisci la gravità della cosa » lo ammonì Sam « Se gli angeli la vogliono morta, di certo non è per la sua relazione con Cass » e così dicendo, indicò l'angelo che li guardava perplesso.

Le scelte, però, avevano sempre un prezzo, ricordò l'angelo. Non poteva essere sicuro che gli angeli non la volessero morta per colpa sua.

« Devo andare a vedere come sta » disse in un soffio.

Un battito d'ali e Castiel non c'era più.

 

"Stupido angelo... dei miei stivali!"

Ero talmente nervosa che a malapena riuscivo ad elaborare un pensiero coerente. Mi aveva presa per una bambola? Mi baciava e poi si dileguava nel nulla.

"Stupido, stupido angelo!" pensai, prendendo a pugni un cuscino.

Era carino e dolce, ma non aveva alcun diritto di incasinarmi i sentimenti e darsela a gambe.

Avevo baciato un angelo, mi ero accorta anche io che fosse uno sbaglio, ma non ero scappata come lui. Avrei affrontato la cosa, ma non mi sarei nascosta. Quello che avevo provato baciandolo... non era descrivibile.

"Brucerei all'Inferno per un altro bacio del genere" pensai, affondando la testa in un cuscino.

"Maledizione, era solo un bacio!" cercai di razionalizzare, ma c'era una vocina in me che remava contro "Sì, ma è stato emotivamente diverso dal baciare un umano".

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.

Normalmente avrei chiesto chi fosse, ma la rabbia che avevo in corpo era tale da farmi perdere di vista le regole di sicurezza più elementari.

Aprii con veemenza la porta e mi trovai davanti un uomo dai lunghi capelli corvini.

Era alto, slanciato, con un accenno di barba. Indossava una giacca di pelle e un paio di jeans scuri. Teneva in mano una scatola di cartone.

« Ha ordinato lei la pizza? » mi domandò l'uomo con un tono di voce basso e profondo.

« No » risposi solamente e feci per chiudergli la porta in faccia, quando questi mise un piede per impedirlo.

Rimasi per un attimo impietrita. Mi voltai di scatto e vidi che l'uomo aveva aperto la porta senza difficoltà.

« Non ci si comporta così » disse, con voce maligna, mentre mi scrutava con interesse. Il cartone della pizza cadde in terra, finendo in un angolo della stanza.

I suoi occhi scuri vennero attraversati da una strana ombra e capii che non c'era niente di umano nella figura davanti a me.

« Chi sei? Che vuoi da me? » chiesi in un sussurrò. L'uomo mi si fece più vicino.

Volevo spostarmi, allontanarmi, ma ero come pietrificata.

« Ho solo un po' di fame » disse in un sussurro.

Fece un passo avanti e mi sorrise.

Aprì la bocca e alle file dei denti "umani" si sostituirono delle lame affilate.

Un'immagine agghiacciante.

Inorridii davanti a quello spettacolo e non so come, riuscii a fare uno scatto indietro, proprio mentre la creatura si avventava contro di me.

Mi travolse e andai a sbattere contro il tavolino.

Un ingente numero di foglio si sparsero per il pavimento. Qualcosa di pesante, poi, atterrò a pochi centimetri di distanza dalla mia mano. Era un pugnale dal manico più lavorato di quello anti-angelo e la lama era seghettata su un lato.

D'istinto la afferrai e senza troppi problemi, la infilzai nel petto della creatura. Questa rimase per un attimo sorpresa dal gesto. Successivamente mi sorrise in modo spavaldo.

« Sbagliato, riprova » e si sfilò il pugnale dal petto, gettandolo poco lontano da noi.

Riaprii la bocca e provò a mordermi di nuovo, mentre con un braccio mi premeva sul petto per non farmi muovere e con l'altro mi tirava i capelli indietro. Avevo il collo scoperto.

Cercai di tenerlo il più lontano possibile, spingendo il suo petto verso l'alto nel limite del possibile.

"Ma cos'è? Un vampiro?" pensai in un lampo di lucidità.

Cercai di allontanarlo con un braccio, mentre con l'altro cercai di riprendere il pugnale. Lo sfiorai con l'indice, mentre il vampiro si muoveva con forza su di me, tenendomi con le spalle attaccate a terra.

Non so come, ma riuscii a sferrare una poderosa ginocchiata all'inguine del vampiro che scattò indietro, permettendomi di prendere il pugnale e rialzarmi in piedi.

Il vampiro mi lanciò uno sguardo omicida.

"Ok, sono morta" pensai dalla sua occhiata. Scossi la testa. Non dovevo lasciarmi impressionare.

Mi portai il pugnale in avanti, in segno di difesa.

Avrei lottato fino alla morte, ero stanca di tutti quelli che volevano uccidermi. Se volevano la mia vita, non gliel'avrei servita in un piatto d'argento.

"No, non mi avrete facilmente"

Il mio cuore batteva all'impazzata, avevo l'adrenalina in circolo.

All'improvviso, alle spalle del vampiro, comparve qualcuno. Mi bastò un'occhiata per riconoscere Castiel, con il viso contorto dalla rabbia.

Feci un sospiro di sollievo quando lo vidi. Almeno sarei morta avendo come ultimo ricordo il suo volto.

Il vampiro sembrò non accorgersi dell'angelo alle sue spalle e senza pensarci due volte, si avventò di nuovo verso di me.

« La testa, Layla! » urlò Castiel. Si passò il pollice sul collo, come a segnare di tagliarlo.

E allora capii.

Mentre vedevo il vampiro avvicinarsi, mi preparai. Il cuore pulsava forte nel petto, mentre venivo pervasa da una scarica di energia.

Ero pronta.

Quando fu abbastanza vicino, feci un gesto rapido e preciso, staccando la testa alla strana creatura. Chiusi gli occhi.

Sentii come il rumore di un melone che cade in terra e capii di avercela fatta.

Abbassai lo sguardo e osservai la scena, inorridita.

Il corpo del vampiro cadde in avanti e per poco non mi rovinò addosso.

Lasciai cadere a terra il pugnale insanguinato e guardai Castiel. L'angelo mi scrutò, sorpreso. Si avvicinò cauto verso di me e mi abbracciò.

« Ce l'hai fatta... » mormorò. Sentii uno schiocco di dita e fui certa che il corpo del vampiro fosse sparito, esattamente come quello di Adriel. Tra le sue braccia, sentii le energie venirmi meno. Sentivo che le grambe non mi avrebbero retto ancora a lungo, ma non volevo cedere.

« Stai tremando » aggiunse, allontanadomi un po' da se' « Vuoi sederti? »

Feci segno di "no" con la testa e mi strinsi ancora di più a lui.

« Ti prego » lo supplicai « Non andartene più in quel modo »

« No » sussurrò « Non me ne andrò più » e così dicendo mi sollevò il mento con l'indice, appoggiando le sue labbra alle mie.

Mi lasciai stringere da Castiel. Ne avevo passate tante in quel giorno.

Avevo bisogno di lui. L'angelo mi condusse dolcemente verso il letto e mi ci adagiai lentamente, mentre Castiel saliva a sua volta sul letto. Mentre mi baciava, le sue mani scivolarono sotto la mia maglietta, sollevandola leggermente. Lo aiutai a togliermela mentre mi baciava la pelle nuda all'altezza del ventre. Venni percorsa da un brivido di piacere mentre le sue labbra mi sfioravano. Impazziente, con un rapido gesto gli tolsi l'impermeabile e la giacca scura. Castiel mi sorrise e si sfilò la cravatta. Riprese a baciarmi sulle labbra e con le mani mi diedi da fare per togliergli anche la camicia bianca, sfiorandogli con delicatezza il petto nudo. Ci togliemmo velocemente i vestiti rimanenti e venimmo travolti dal desiderio.

I nostri corpi si adattarono l'uno all'altro, come pezzi di un puzzle destinati a legarsi.

Fu qualcosa di magico, qualcosa di nettamente diverso da quello umano.

Castiel fu di una dolcezza unica e neanche per un secondo mi pentii della mia scelta. Eravamo destinati ad incontrarci, ad amarci.

Il suo corpo aderiva perfettamente al mio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Io e Castiel ci muovevamo all'unisono, in una sincorina perfetta che per un attimo mi fece ricordare le onde del mare che si infrangevano sulla battigia.

Quando il piacere sopraggiunse, venimmo travolti come da un cavallone.

Restammo a lungo abbracciati. Non volevo che si allontanasse da me. Non lo avrei permesso.

Volevo Castiel, lo avrei difeso anche se ero solo una comune mortale.

Avrei lottato contro angeli, demoni, contro chiunque si fosse messo sulla nostra strada.

E in quel momento ebbi una rivelazione: era il mio paradiso personale, ma al centro esatto dell'inferno.

 

 

 

 

  
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