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Autore: MinexLaggante    26/11/2013    2 recensioni
Jake, un timido ragazzo originario di Sinnoh, arriva nella regione di Lotus con in mente un obiettivo che aveva sin da piccolo: diventare Campione Nazionale. Ci riuscirà?
Non lo aspettano solo dure lotte, ma anche la nascita di nuove amicizie e rivalità.
La mia prima fanfic di pokémon, dedicata al mio amico DavidUAN.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Dopo esserci rifocillati, decidemmo di fare un giro in città, visto che mancavano ancora un paio d’ore all’inizio della cerimonia.

Biancopoli era una delle poche città nell’altrimenti selvaggia regione di Lotus.

Nonostante si trovasse nel bel mezzo di una foresta, era una città ricca e modernissima, e i grattacieli dominavano il paesaggio assieme all’imponente struttura dello Stadio; tuttavia, un certo ricordo del villaggio originario, andato distrutto in seguito a una calamità, rimaneva nelle due statue di Pokémon leggendari situate nella gigantesca piazza principale. Furono proprio queste ultime ad attirare la mia attenzione.

Erano disposte ai due estremi della piazza, una di fronte all’altra. Una raffigurava un elegante Pokémon somigliante a un cervo, mentre l’altra uno simile a una spaventosa aquila le cui ali e coda sembravano delle mani artigliate. Nei piedistalli di entrambe le statue vi era incastonata una gemma sferica dai colori dell’iride.

-Sono due Pokémon leggendari- mi disse Roxanne, come se mi avesse letto nel pensiero –Garanti dell’equilibrio. Uno porta la vita, l’altro distruzione.

-Che vuoi dire?

-Questi due Pokémon non sono originari di Lotus, ma di una lontana regione di nome Kalos. I loro nomi sono Xerneas e Yveltal.

-Non sono di Lotus..? E allora perché sono qui?

-Non lo so.

-E comunque, come le sai queste cose?

-Mio nonno è originario di Kalos. Quando ero piccola, mi raccontava sempre un sacco di leggende di quella regione… questa era la mia preferita.

-Eeeeeeehiiiii!!!- ci chiamò Dave da lontano –Muovetevi, manca poco alla cerimonia d’apertura!

 

Finalmente, eravamo arrivati; il momento che avevo aspettato a lungo era infine giunto. Anche se avevo faticato molto per arrivare fino a lì, la sfida più grande mi stava ancora attendendo… la finale e il titolo di Campione.

Il colossale frastuono delle quasi sessantamila persone non mi sorprese più di tanto: dopotutto, si trattava del Campionato Nazionale, dove poteva competere soltanto la ristretta élite degli Allenatori più abili, coloro la cui scheda era colorata di nero.

Osservai lo Stadio dalla tribuna riservata agli Allenatori. Aveva una forma circolare piuttosto elevata, dotata di ben tre gradinate con ventimila posti a sedere ciascuna; due giganteschi schermi, in quel momento spenti, avrebbero di lì a poco proiettato le immagini della lotta in corso. L’arena vera e propria aveva un pavimento di pietra, dipinto in modo tale da rappresentare una Pokéball, e due grandi buche rotonde da cui sarebbero poi saliti i contendenti con un ascensore.

-Certo che gli effetti speciali non mancano- osservò Dave.

-Già! Sono così emozionata! Non vedo l’ora di scendere in campo e malmenare qualcuno!- esclamò Roxanne con’un espressione che potrei definire infuocata.

-Detta così, sembra che sia tu a dover combattere e non i Pokémon…

Una fanfara assordante risuonò dagli altoparlanti posti sotto il tetto, facendo agitare ancora di più la folla.

Una voce iniziò a parlare con un tono esuberante. –Signore e signori! Benvenuti alla ventitreesima edizione del Campionato Nazionale Pokémon!

La moltitudine di gente esplose in un fragoroso boato.

-Quest’oggi si sono riuniti i migliori Allenatori del paese, provenienti da ogni regione, affrontando ardui viaggi e fatiche, e tutto per poter partecipare a questo evento di portata mondiale!

Un altro ruggito.

-E quest’anno, il Campionato verrà presentato da nientemeno che il vincitore di tre edizioni consecutive! Signori, un bell’applauso per il nostro Campione!

Questa volta il rumore si fece così assordante che dovetti tapparmi le orecchie.

Mentre il campo veniva ricoperto di fumo per dare un effetto scenico, una figura spuntò dal grande ascensore centrale.

Era un uomo piuttosto alto e muscoloso, vestito di un lunghissimo mantello rosso che gli metteva in ombra anche il volto; un Pikachu gli stava appollaiato sulla spalla.

-Non ci posso credere, è proprio lui! Il Campione misterioso in persona!- strepitò Roxanne sbalordita.

L’uomo iniziò a parlare con voce grave. –Allenatori di tutto il paese, vi ringrazio per essere venuti. È bello vedere che ci sono così tante persone che dedicano la propria vita ai Pokémon, a fare amicizia con loro, a lottare contro le avversità, ad aiutarsi reciprocamente; è questo che significa essere Allenatori. Prima che uno scontro di forza e strategia, una lotta di Pokémon è prima di tutto uno scontro di volontà. E sarà la volontà più forte, il cuore più indomabile, ad arrivare alla meta finale, l’incontro con il Campione. E chissà… quello potreste essere voi. Quindi, dichiaro ufficialmente aperta la ventitreesima edizione del Campionato Nazionale!

Il pubblicò applaudì di nuovo e ancora più fragorosamente.

-Wow. Niente male come discorso d’inizio. Che ne dici, Jake?- mi chiese Dave.

-Mmh… Non c’è niente di meglio di parole del genere per infiammare gli animi prima di una lotta. Quest’uomo sa il fatto suo; non per niente ha vinto tre Campionati consecutivi.

Mentre nello stadio avevano luogo varie celebrazioni musicali e di altro genere, noi tre e gli altri Allenatori andammo nelle stanze sotterranee per il sorteggio dei combattimenti di quella giornata.

Ero stato estratto per terzo, mentre Roxanne era subito dopo di me; mi disse che avrebbe fatto il tifo.

Proprio mentre stavo per ringraziarla, mi si avvicinò un ragazzo piuttosto magro dai lisci capelli blu scuro che quasi gli coprivano un occhio.

-Sei tu il mio avversario?- mi disse con voce bassa e fredda.

-Sì.

-Piacere, io sono Dimitri. Vengo da Hoenn.

-Mi chiamo Jake, sono di Sinnoh.

-Bene, ora che abbiamo finito con i convenevoli, direi che possiamo salutarci. Che vinca il migliore.

Mentre diceva questo, mi guardò dritto negli occhi. Ebbi la sensazione che il suo sguardo di un grigio ghiacciato mi penetrasse fino nel profondo dell’anima per indebolirla, come se il combattimento fosse già iniziato.

Ora capisco cosa si prova a subire un Fulmisguardo…

   
 
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