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Autore: Fidia    03/05/2008    2 recensioni
Cosa succederebbe se Luna, ormai quasi trentenne, ricevesse una lettera anonima nella quale un mittente misterioso la invita a recarsi a Manchester? Come reagirebbe se diventasse la pedina inconsapevole di un piano efferato?
Centinaia di engimi si accavallano, dando vita ad un intreccio astruso. Omicidi, amori, ritrovamenti, segreti svelati, strani oggetti preziosi, realtà che si ribaltano.
Per Luna, i Ricciocorni Schiattosi non esistono più. Ben presto l'eterna sognatrice si troverà costretta ad aprire gli occhi sul mondo, ad abbandonare la sua connaturata ingenuità e a guardarsi intorno con ragionevolezza.
La mia prima Fan Fiction, spero che vi piaccia... Accetto tutti i tipi di commenti, naturalmente!
-Un omaggio alla regina del giallo, Agatha Christie...
Genere: Malinconico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO XII
Liverpool



Diversi giorni trascorsero dalla sera in cui Luna e Rolf avevano cenato nel locale di Manchester. Come cuori che battono all’unisono, con sincronia ritmata, i due non riuscirono a separarsi, fosse anche per un solo istante.
Trovarono alloggio in un’osteria magica non lontana dal commissariato, intitolata ad una strega benefattrice della città, e prenotarono due stanze differenti. Luna rimase sveglia tre lunghe notti, a rivalutare il mistero della Luna di vetro, a rammentare con tristezza Terence e il defunto Hamilton. La sua mente era in preda a un subbuglio talmente inestricabile che la poveretta si trovò con un’emicrania insopportabile a furia di elucubrare.
Le prime luci dell’alba filtrarono attraverso le fessure, il quarto giorno di permanenza a Manchester. Rolf bussò veementemente alla porta di Luna e stette in attesa. La ragazza era ancora assonnata quando aprì, accogliendo nella camera il compagno.
<< Ho ricevuto un gufo dal direttore della rivista Hornedowl, stamani! >> annunciò Rolf con tono abbattuto. << Mi ha chiesto di affrettarmi e… Partirò stasera stessa per la Patagonia, con una nave magica che salpa da Liverpool >>.
Luna chinò la testa. << Abbiamo discusso l’argomento, Rolf. E sai quali sono le mie intenzioni! >> I suoi occhi intensi fissavano adesso quelli del compagno. << Mi domando perché sei così restio. Perché tenti di dissuadermi… >>
Rolf scosse la testa. << Tu mi piaci, Luna! Sono perdutamente innamorato di te! Però… ho paura che tu possa cambiare idea. Insomma… Forse è solo il mio egoismo a spaventarmi, ma mi feriresti se un giorno, dopo che avrò passato con te dei momenti fantastici, te ne andassi via, per la tua strada… >>.
<< E tu credi che succederà? No, Rolf. Ti sbagli! Io non sono il tipo che illude la gente… Se mi vuoi bene, presta fede alle mie parole. Voglio seguirti in Patagonia e lo farò a qualunque costo. >> Corrugò la fronte e riprese esitante: << E’ solo che… ho paura di come Terence reagirebbe se sapesse la notizia! Forse è meglio che non gli dica nulla! >>.
<< Non puoi tenerlo all’oscuro! Non è giusto! >> rispose Rolf, serioso. << Scrivigli una lettera! Digli di occuparsi della direzione del Cavillo e promettigli che tornerai. Dopotutto è tuo amico, e gli vuoi bene… >>.
Luna comprese che non c’era via d’uscita. Prepararono i bagagli per tutta la mattina.
L’High Magic Hotel era stato perquisito e l’ispettore Hottersby si era fatto vivo nuovamente per dire che il caso stava per essere schedato come un fatto inspiegabile. La parentesi era chiusa, forse. Ma Luna sentiva il bisogno, in cuor suo, di trovare la verità. La vicenda per lei non si era risolta con la liberazione dei prigionieri. L’assassino di Scott, di Hamilton, l’aggressore di Terence, il rapitore di Skali, era ancora in giro, e con la Luna di vetro in mano…
Alla luce del primo pomeriggio, mentre la calura andava scemando lentamente, Luna si sedette sulla scrivania della camera dell’osteria e scrisse la lettera da destinare a Terence.

Questo non è un momento facile, per me. Sono sconvolta per ciò che è successo, e ho nostalgia dei momenti trascorsi in infanzia. Sono sicura che tu mi capirai, Terence. Ho deciso di partire per la Patagonia. Mi aspetta un lavoro di ricerca naturalistica insieme con il nipote di Newt Scamandro. Tenterò di non pensare a ciò che è successo, tuttavia sono sicura che niente cambierà. Mi rimetterò in viaggio per Londra quanto prima. Frattanto, ti affido la direzione del Cavillo. Con la tua encomiabile bravura e destrezza riuscirai a risollevarlo. Questo non è un addio, Terry. Mi auguro che tu lo capisca…

La tua amica di sempre Luna


Alle tre del pomeriggio, Luna e Rolf si riunirono nella hall dell’osteria per pagare in contanti il gestore. Un taxi proveniente dalla vicina stazione giunse schizzando dinnanzi al portone d’entrata, e i due vi si accomodarono, mentre un facchino li aiutava a sistemare i bagagli nel cofano. Il porto di Liverpool li stava aspettando.
Luna se ne stette ad osservare con sguardo assorto gli edifici della città. I palazzi illuminati e dinamici che erano sorti negli ultimi decenni si ergevano imponenti in spazi sempre ridotti. Gente di ogni razza camminava apparentemente senza meta: ragazze annoiate o intente allo shopping, uomini d’ufficio silenziosi e autorevoli come faraoni egizi, composte signore di mezza età con la mania dei pettegolezzi. Le orecchie di Luna percepivano dei rumori attutiti e smorzati. Rolf le aveva preso la mano, mentre l’automobile svoltava con velocità per le vie trafficate. Quel momento di placida quiete fu tremendamente utile a Luna, che lo sfruttò per calmarsi dopo settimane di apprensione…
La Patagonia… Distese verdeggianti impreziosite da laghetti cristallini. Acqua fresca da tutte le parti, alberi maestosi e chiome eleganti che ondeggiavano sotto l’effetto di una brezza inconsistente. Quante volte aveva sognato il Sudamerica!
<< Il luogo ideale per scrittori e poeti, mia dolce Luna! >> disse Rolf, quando si trovarono a discutere della loro meta. << Vi regna un’atmosfera che neanche possiamo immaginare, stando a quanto mi ha riferito un mio vecchio amico norvegese! >>.
Luna fissò il viso giovane di Rolf e abbracciò il compagno in un’effusione amichevole. Quindi si voltò ad ammirare i luoghi che il taxi stava attraversando. Cittadine sepolte dal fumo di tubi di scarico, marmitte e complessi industriali. Aleggiava un odore di petrolio particolarmente fastidioso. Dei gatti allegri passeggiavano stirando le piccole zampe eleganti lungo i marciapiedi. I loro occhietti sfavillavano nel tumulto cittadino. Luna si sentì molto più simile a loro di quanto non lo fosse stata in passato.
Il taxi imboccò una tangenziale straripante di camion e automobili. Il cielo andava schiarendosi e la cupezza delle nuvole che si allontanavano era magicamente rimpiazzata dalla limpidezza di una giornata d’estate che volgeva malinconicamente al termine.
Il caos si fece sempre più pressante. Clacson da tutte le parti, urla di ragazze impazzite, canti sfrenati sui palchetti dei rondò. Profumo di hot dog appena sfornati, cartacce che volteggiavano in aria formando piccoli vortici. Quando arrivò il buio della sera, i grattacieli di Liverpool apparvero all’improvviso, alti come giganti. Le luci degli uffici ancora aperti si accesero di colpo e i grandi shop center si popolarono in fretta di uomini e donne. Discoteche, luci, colori, in un contesto complessivamente affascinante.
La città si affacciava direttamente sul mare. Il taxi aggirò una collinetta di fiori e si ritrovò dinnanzi ad una distesa d’olio nera. Le onde lambivano la riva in un moto uniforme. Le acque del porto, piene di navi e yacht illuminati, erano statiche e serene. Il molo 11, quello verso cui Luna e Rolf erano diretti, brulicava di operai indaffarati, incuranti della meravigliosa atmosfera portuale, ormai consueta per i loro occhi.
<< Ci lasci qui, grazie mille! >> disse Rolf al tassista. Gli diede il compenso dovuto e scese dall’auto, aprendo in un impeto di galanteria la portiera di Luna.
<< Mia cara, >> le disse, << benvenuta nella città che non dorme mai! >>. Quando poggiò il piede sul terreno umido, Luna rimase strabiliata dalle meraviglie che la circondavano. Rolf la prese per mano, sorridendo amabilmente, e la condusse lungo l’imbarcadero, sino al luogo dove si trovava ormeggiata una nave imponente che avevano intravisto dai vetri del taxi. A lettere cubitali, era stato scritto sul suo dorso il nome Margaret. La carena di tipo Hunt affondava nelle acque scure e l’imbarcazione proiettava delle ombre corvine su di esse.
<< Dovrebbe esserci un mio amico, ad accoglierci! >> disse Rolf. << Ma in giro non vedo nessuno che… >>.
<< Ehi, Rooolf! >>.
Luna sgranò gli occhi e guardò verso la ringhiera della nave ancorata. Un uomo barbuto e calvo li stava salutando con la mano tesa.
<< Oh, eccolo, il buon vecchio! >> disse Rolf. E poi aggiunse, urlando: << Raggiungici qui, Bernard! Ho portato un’amica! >>.
Bernard Dubois era un uomo sulla cinquantina. Divenuto calvo dopo una strana malattia che gli aveva chiazzato la testa, portava una lunga barba ben colta e vestiva alla francese, con un tocco chic che Luna non vedeva da anni in nessun uomo.
<< Amico mio! >> esclamò, battendo su Rolf e salutandolo calorosamente. << Che piacere rivederti! Questa è l’amica di cui mi parlavi ieri nella lettera! Sbaglio? >>.
<< E’ proprio lei! >> confermò Rolf, sorridendo.
Bernard baciò la mano di Luna. << Enchanté, mademoiselle Lovegood! >>.
<< Il piacere è mio, signor Dubois! >>.
<< No, non signor Dubois! >> la corresse lui immediatamente. << Chiamami Berry, come fanno tutti! >>. Sollevò il capo e fece un cenno fugace ad un uomo che attendeva sulla nave. << Il vicecapitano della Margaret ci sta aspettando! Il viaggio in Patagonia sarà velocissimo, visti i mezzi che possiede la nave! >>.
Bernard condusse Rolf e Luna fino al parquet che foderava la coperta. Furono presentati al vicecapitano Blackhole e si accomodarono su un sedile vicino al boccaporto, mentre uno scaricatore portava educatamente i bagagli nelle celle dei due viaggiatori.
Respirarono l’aria fresca della sera, fino a che, con un potente suono somigliante al richiamo di un gufo, la nave partì spedita dal molo 11, solcando le onde del mare.
Poco dopo, Luna ebbe modo di spiegare a Bernard la faccenda completa della Luna di vetro. Discussero del Ragno Nero e della Cupola. Monsieur Dubois aveva lavorato nella polizia di Aix-en-Provence per ventidue anni, prima di cedere il posto al nipote Maurice. Il suo istinto investigativo gli suggeriva che sotto la faccenda dell’High Magic Hotel ci fossero molte più verità di quelle che la mente non addestrata di Luna tendeva a considerare.
<< Nutrivi dei sospetti, all’interno della Cupola? >> domandò.
Luna scosse la testa. << Era tutto molto strano, a ben pensarci! Sono stata spiazzata dal comportamento della moglie di un avvocato, Anthony Follin! Non riuscivo a capire cosa le fosse successo… Mi parve di vedere uno scheletro nella sua valigia, quella volta che l’accompagnai in camera! >>.
<< E’ tutto molto complicato, effettivamente! Mi parlavi di uno strano liquido corrosivo spruzzato sugli arti del tuo amico… uhm, un certo signor Lymstock. Chi credi possa averlo fabbricato? Un uomo del Ragno nero? Dopotutto sono comunque capaci Magichimici! >>.
<< Non ne ho proprio idea! Ma quelle maledette iniziali… J.W… Io… >>.
<< J.W.! >> esclamò Dubois. << Parlavi di un certo Walter Jefferson, poco fa… >>.
I loro occhi si illuminarono. Luna spalancò la bocca. << Possibile che ci sia un collegamento? >>. << E’ molto probabile! >> disse Dubois. << Ma abbandoniamo questa pista! Molte cose non riesco tuttavia a capirle! Perché sul posto del primo delitto, in casa di mister Scott, gli uomini del Ragno non hanno lasciato la propria firma? Perché la Luna di vetro non è stata rubata subito dopo l’assassinio del Magichimico? E cosa aveva scoperto quell’Hamilton? >>.
<< E dov’è finita la donna dai capelli blu? >> aggiunse Rolf, che conosceva quella storia da più giorni.
<< Enigmi… >> concluse Dubois stancamente. << Bah! Sarà meglio andare a letto! Con molte probabilità, stanotte il capitano azionerà il Propulsore Acquatico, con cui viaggeremo a velocità spaventose. Domani sera saremo già in Patagonia, con un po’ di fortuna! >>.
<< Buonanotte, Berry! >> dissero Rolf e Luna in coro.
<< Notte, amici! >>.

* * *

Una donna corpulenta e sicura di sé camminava con aria decisa per le strade di Manchester, come alla ricerca di qualcosa. Il suo volto era nascosto da un lungo foulard bluastro, che la faceva apparire irriconoscibile.
Raggiunse un’osteria dall’aria singolare e varcò la soglia. Si ritrovò in un ingresso piuttosto scarno e privo di ornamenti. Dietro il bancone vide un uomo anziano che fumava vecchi sigari cubani e pensò che, se la sua sagacia non l’ingannava, si trattava del gestore. La donna gli si avvicinò compunta.
<< Ho bisogno di informazioni! >> disse a denti stretti. << Sono certo che lei possa darmele! >>.
L’uomo arricciò le sopracciglia. << Crede di farmi paura con quel velo davanti? >> domandò superbamente. << Niente da fare! Non si forniscono dati agli sconosciuti… >>.
La donna trasse di tasca la propria bacchetta e la puntò contro il suo interlocutore. << Allora queste sono le sue ultime parole? >>.
L’uomo rise. << Suvvia, suvvia! Non c’è bisogno di passare alla violenza! Sciocchezze! C-che cosa le serve? Vedrò di… di poterla accontentare! >>.
<< Così si ragiona! Prenda il registro coi nomi delle persone che alloggiano qui! >>.
<< Oh, certo, certo! Dove si è cacciato, il diavoletto? >> Frugò nei cassetti, mentre le sue gote arrossavano visibilmente. Sollevò la testa come per fare mente locale ed esclamò: << Oh, ma guarda un po’, giusto davanti a me! Dunque… c-che nome le serve? >>.
<< Luna Lovegood! >> disse la donna con decisione. << Luna Lovegood… Dunque… Lettera L… Matt Louison… Patrick Lovecraft… Ecco qui! Luna Lovegood… Ma certo, adesso ricordo! E’ andata via con un certo Rolf Scamandro questa mattina… Volevano un taxi che li scortasse a Liverpool. Se la memoria non mi inganna, erano diretti al porto! >>.
<< Al porto, dannazione! >> sbottò la donna irritata. Si guardò intorno attraverso il velo senza sapere bene cosa fare. << Come posso arrivarci? >>.
Il gestore si finse rassegnato. << Non passano taxi fino a domattina, né autobus… Sono davvero mortificato… >>.
<< Senti, cocco! >> sbottò la donna afferrandolo per il colletto e tenendo la bacchetta puntata sulla sua tempia. << Se vuoi rimanere vivo, trova il modo di portarmi a Liverpool entro la mezzanotte! Non m’interessa come! Vedi solo di sbrigarti! >>.
<< C-c’è un treno a-all’una, se… se non sbaglio! >>.
<< E’ troppo tardi! >> esclamò la donna, rilasciando la presa bruscamente.
L’uomo indietreggiò e trotterellò fino al trespolo su cui era appesa la sua giacca. << Non mi metta negli impicci! L’accompagno io a Liverpool, a patto che non mi dia più fastidio! >>.
La donna rispose con un silenzio eloquente.




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