Nevicava.
Morbidi fiocchi candidi
scendevano lentamente dal cielo ricoprendo ogni cosa e formando una coltre
nivea su prati, muri, alberi e case.
Hogwarts sembrava il magico castello delle fiabe tutta
ammantata e dai contorni un poco sfuocati mentre un
tremulo sole invernale faceva capolino dalle forme soffici di grandi nuvoloni bianchi.
Draco aprì lentamente gli
occhi avvertendo il mattino appena cominciato; generalmente preferiva dormire
fino a tarda mattinata e quello era senza dubbio il motivo principe della sua
frequente assenza alla prima ora di lezione, quel giorno, però, era come se
sentisse che qualcosa era cambiato e non riuscisse a riprendere sonno.
Guardò di fronte a sé la
finestra incorniciata dalla neve e poi, oltre i riquadri, il panorama perfetto,
sorrise quasi inconsciamente e posò gli occhi sulla mezzosangue addormentata
con un braccio di traverso che stava abbracciando. La strinse di più e lei
addolcì la sua espressione di rimando, continuando a dormire.
Alla fine era successo.
Eppure non si sentiva di
denigrare quanto accaduto con una battutina tipo “alla fine anche tu hai
ceduto”, non voleva fare niente se non stringerla e rimanere così in eterno:
l’avrebbe fatto volentieri se l’orario incombente non minacciasse un prossimo arrivo
della Chips.
In quel momento era nel letto
della Granger e non gli sembrava il posto migliore dove farsi vedere
dall’infermiera; quello affianco, immacolato, aveva ritrovato il suo ordine
dopo una nottata di tortura del gratta e netta. Già
perché, quando tutto era finito e aveva stretto a sé la Granger e aveva scorto
sulle lenzuola una macchia vermiglia che lasciava quasi presagire il
ritrovamento di un cadavere. Lì per lì non se n’era accorto, ma quando
finalmente aveva realizzato la gravità della cosa un briciolo di preoccupazione
si era insinuato tra i suoi pensieri non tanto lucidi, l’aveva uccisa?
Ignara di tutto, lei
continuava a dormire come non lo faceva da anni, stremata e un po’ sconvolta
dall’accaduto.
Non era morta, semplicemente
c’era qualcosa di particolarmente vistoso che lasciava intuire parecchio su ciò
che si era consumato quella notte e non stava parlando di omicidio.
L’aveva sollevata di peso e
messa nel suo letto tra mormorii di protesta e poi aveva lanciato un bell’incantesimo di pulizia.
Questo aveva lavorato tutta
la notte per smacchiare i teli di lino del letto e renderli presentabili al mattino e così era stato costretto a traslocare
momentaneamente nel giaciglio della grifoncina e
adesso avvertiva i sintomi di un bel mal di schiena per la posizione scomoda a
cui si erano dovuti adattare tra spifferi per le coperte troppo corte e spigoli
di comodini in posizioni strategiche.
Per fortuna adesso tutto era
lindo, almeno quello… in realtà avrebbe preferito conservare quel piccolo
ricordo, come se tutto il sangue che aveva perso fosse un po’ il simbolo di
quanto gli voleva bene, ma evidentemente il destino aveva progettato
diversamente, di sicuro la Chips si sarebbe accorta
se un paio delle sue amate lenzuola ospedaliere fosse improvvisamente venute a
mancare dall’armadio…
Guardò ancora la Granger, fino ad un mese prima non avrebbe neppure preso
in considerazione l’idea e di portarsela a letto e addirittura di pregarla per
quello, invece l’aveva fatto e non si sentiva poi così male. Forse solo un
pochino per non averlo fatto prima.
Le accarezzò la testa e i
boccoli bruni sparpagliati sul cuscino, voleva ancora sentire il loro profumo
di cacao, ma non c’era tempo. Scese dal letto e tornò nel suo.
L’attimo seguente la medimaga girò la chiave nella toppa e guardò all’interno
trovando tutto tranquillo e i suoi due malati pacificamente addormentati:
ottimo.
* * *
Hermione guardò oltre il
libro, nel letto accanto, e arrossì.
Quel giorno aveva stabilito
un vero e proprio record, probabilmente avrebbero dovuto aggiungerla al Guinnes dei Primati, non pensava fosse possibile una cosa
del genere e invece era così.
La metà del tempo trascorso
l’aveva passata con le gote imporporate e gli occhi bassi, incapace di guardare
da qualche altra parte, senza riuscire a non pensare a quanto accaduto.
Malfoy non aveva detto una
parola e lei non sapeva se avrebbe dovuto cominciare la conversazione oppure no
e, se sì, se avessero dovuto parlare anche di “quello”. Non aveva fatto il
minimo accenno eppure, quando lo sbirciava steso a leggere il suo libro, per
poco il cuore non le saltava fuori dal petto.
In compenso Madama Chips non si era accorta di niente, pareva essere un medico
esperto di ogni malattia tranne quella che la interessava al momento: l’amore.
Al vederla avvampare per
l’ennesima volta le aveva chiesto se avesse l’influenza e,
dopo averle tastato la fronte e averla trovata decisamente calda (con
tutto il sangue che le finiva al cervello, poi…) le aveva ordinato di riposare
disinteressandosi del resto e borbottando contro presidi incoscienti che
lasciavano i propri studenti vagabondare nella Foresta Proibita coi tempi che
correvano e il clima polare che stava investendo Hogwarts.
Al momento era pomeriggio,
l’ora di pranzo era passata da poco e, con ogni probabilità, gli studenti erano
tornati ai dormitori per svolgere i loro compiti e le loro relazioni, tutto
taceva e tutto quietava, come se si volesse rispettare l’atmosfera pacifica
creata da quel tempo pazzerello.
Uno studente di Tassorosso col braccio ingessato era venuto a farselo
medicare, una alunna del Grifondoro
aveva chiesto del sonnifero e poi una piccola processione di Serpeverde aveva pregato la Chips
di nasconderli in qualche letto e darli malati.
Li aveva scrutati tutti da oltre
la tenda tirata, nessuno si era accorto della sua presenza, tantomeno
di quella del biondastro steso come un maharaja su
una pila di cuscini che aveva fatto arrivare direttamente dalla sua stanza nei
sotterranei, gli mancava solamente un narghilè, il turbante in testa e mezza
dozzina di concubine per sembrare davvero l’incarnazione di Visnu:
senza ombra di dubbio sembrava un principe.
Madama Chips
rispedì gli studenti della Casa di Salazar da dove
erano venuti, per niente incline a soddisfare i loro pii desideri, dopodiché si
alzò dalla sedia di legno e richiuse l’infermeria, andando a parlare
dell’accaduto a Piton.
Come tutto tornò alla
tranquillità, due tende bianche girarono intorno alla sbarra metallica dei
lettini e resero di nuovo visibili i due malati.
-
Granger – disse
sottovoce Draco abbassando il tomo e fissando serio l’orizzonte
Hermione arrossì e segnò una
tacca su un foglio, alla fine della giornata avrebbe calcolato la percentuale
della sua stupidità
-
So chi ha messo
la bomba nel corridoio
Quelle parole le gelarono il
sangue nelle vene, mentre l’effettivo significato veniva
elaborato e raffinato dal cervello, non era proprio quello che si era aspettata
ma lo shock era ugualmente grande
-
C-chi? – domandò esitante, terrorizzata dal conoscere la verità
Gli occhi grigi di Malfoy si
spostarono dalla cima di un abete a quelli dorati della ragazza, l’espressione
pareva pietrificata, non c’erano emozioni; sillabò un nome e spostò di nuovo la
testa.
Esterrefatta la grifoncina si portò meccanicamente le mani alla bocca,
scuotendo incredula il capo.
-
Qua-quando l’hai scoperto? – s’informò ancora, sempre più timorosa
-
Questa mattina
La serpe aveva infatti passato tutto il suo tempo dietro le pagine
ingiallite di un libro che pareva un’enciclopedia, aveva creduto che fosse
tutta una finta, come la sua, e che si sentisse altrettanto a disagio, ma… non
era così, lui il suo tempo l’aveva impiegato in qualcosa che, forse, non si
sarebbe dovuto sapere.
Eppoi per Malfoy mica era stata la prima volta!
-
Non è possibile –
tentò di ragionare – non credo che una persona del genere farebbe… oserebbe…
-
Evidentemente
l’ha fatto – annuì lui
Non le restò che chinare il
capo, riconoscendo la ragione di tutto quello.
-
Granger – lei
sobbalzò e gli prestò attenzione – gli ho chiesto di venire, vorrei parlarne
faccia a faccia – lei annuì, comprendendo il suo stato d’animo – però…
Esitò un attimo e lei se ne
accorse.
-
Granger, io tra
due minuti cambierò età – lei spalancò la bocca – non te la prendere se
trattengo ancora un po’ la trasformazione, d’accordo?
-
Ma… ma ti fa
male! – esclamò – già non stai bene e… c’è il Marchio sulla scuola, insomma…
non… dovresti…
Il resto della predica le
morì in gola quando scorse lo sguardo serio e
disilluso di lui, quella scoperta doveva averlo turbato parecchio. Lo capiva, in effetti la rivelazione aveva shockato pure lei, non
avrebbe immaginato che una persona del genere sarebbe arrivata a tanto.
-
Va bene, ma non
strafare, d’accordo? – alla fine non poteva che acconsentire, si sentiva impotente e avvertiva un vago sentimento di colpa
nei suoi confronti, ma… non poteva fare altro.
Qualcuno bussò discretamente
alla porta, un attimo di silenzio e nessuno che disse avanti, avvertì il rumore
delle suole delle scarpe strisciate sul pavimento e seppe che il tanto temuto
momento della verità era arrivato.
-
… e, mezzosangue
– disse appena lui – mi spiace di aver dedicato tutta
questa attenzione alla faccenda quando mi sarei dovuto preoccupare di più per
te, dopo quello che è successo
La Gryffindor
arrossì e fece per balbettare una di quelle frasi di circostanza come “non
importa” o “non preoccuparti”, riconoscendo quanto erano false, ma la parola
“avanti”, gridata, cancellò ogni proposito poco prima
che la maniglia ruotasse e l’uscio bianco formasse un angolo perfetto sul
pavimento antico.
Sarebbe riuscita a guardare
negli occhi chi aveva architettato tutto quanto?
Ce l’avrebbe fatta?
Non ne era sicura, non dopo
quanto successo in quel periodo, da quando tutto era
cominciato.
Aveva paura di guardare in faccia
la realtà, lui invece no, il mento un poco alzato, lo sguardo freddo nella più
spaventosa rappresentazione di Draco Malfoy che gli avesse mai visto, pareva
davvero un angelo caduto, un gargoyle.
Lo invidiava per la freddezza
che stava mostrando in quella situazione, lei avrebbe agito diversamente.
Eppure il suo coraggio stava
trascinando anche lei e infatti decise a sua volta di
guardare negli occhi chi aveva pensato tutto quello.
Due figure erano ai piedi del
letto della serpe: Blaise Zabini
e Pansy Parkinson.
Se ne stupì, doveva esserci
uno solo di loro due, una sola figura, solo una persona.
-
Immagino sia fin
troppo formale ringraziarti per quanto accaduto – sillabò glaciale lo Slytherin. Gli occhi si spostarono dall’uno all’altra, come
era stato così cieco da non accorgersene prima? – non è vero, Pansy? – aggiunse poi
Hermione riconobbe un
tremolio nelle labbra rosate della giovane e gli occhi bassi e un po’ gonfi.
Perché Pansy,
perché?
Perché proprio lei quando suo
padre aveva deciso, tutto a un tratto, di lasciare i mangiamorte?
Quando Nicholaa e la sua triste storia avevano preso
le distanze, aveva patito molto e aveva scelto di patire forse di più per la
giustizia? Perché, dopo tutto quello, Pansy era stata la mente e la mano di quella terribile
esplosione?
Una volta aveva letto un
libro, al momento le sfuggiva il titolo questo era strano, ma non importava, c’era
una frase che le ritornava alla memoria non
bisogna giudicare i figli per le colpe dei loro padri, ovviamente era il
frutto della giustizia letteraria, perfetta sotto ogni aspetto, ma… si poteva
dire lo stesso anche dei meriti?
Il figlio di una persona
molto meritevole poteva essere un delinquente? Aveva sempre creduto di no
perché il carattere nasce con l’educazione, ma in quel momento le sue idee
stavano vacillando.
Ogni persona alla fine è solo
se stessa, può essere educata come meglio si può, ma poi ciò che si è davvero
salta sempre fuori.
-
Io… non – disse Pansy sottovoce, un suono sprezzante uscì dalle labbra
serrate di Draco mentre guardava quella coppia di
persone davanti a lui
-
Troppo facile
dirlo adesso. Blaise, tu che ci fai qui?
Zabini raddrizzò la testa, da vero uomo, prese un respiro
-
Non è stata Pansy, sono stato io. – dichiarò a voce
piuttosto alta, questo sorprese moltissimo Hermione – lei non voleva,
sono stato io a fare tutto
Draco ghignò.
Chissà perché ma se lo
sarebbe aspettato e che non si dicesse che Zabini era
una persona prevedibile!
-
Blaise, non mentirmi proprio tu, te l’ho letto negli occhi quando sei venuto a trovarci chi è stato davvero
Malfoy lo sapeva da tutto
quel tempo?
Ma se le aveva detto “l’ho
saputo stamattina”!
No, non poteva crederci… sì,
insomma, erano rimasti a Londra altre due settimane,
giorno più o giorno meno dopo la visita di Harry…
Non poteva essere…
Forse quella fu la prima
volta che Draco Malfoy riuscì a lasciare senza parole Blaise
Zabini.
E forse quella fu l’unica
volta che la suddetta serpe arrossì di fronte al suo migliore amico.
-
Non mi vuoi credere?
– tentò inutilmente di dire il Prefetto dei Serpeverde
L’altro alzò le spalle e lo
guardò
-
L’amore rende stupidi, vero Blaise?
Pansy si avvicinò al suo compagno, intrecciò le dita con le
sue e sorrise, un sorriso che a Hermione ricordò molto quello di sua madre
-
Smettila Blaise, lo sappiamo tutti come stanno le cose, anche la mezzosangue qui vicino
Zabini si voltò a scrutare lo sguardo perso della grifoncina che seguiva la scena come la sequenza clou di un
film d’azione
-
E’ inutile
negare. Sì, sono stata io a mettere quella bomba, ma, credimi, non avrei
voluto…
-
Davvero?
Malfoy era senza cuore, stava
dimostrando una mancanza di sentimenti encomiabile, soprattutto se si
considerava che quelli di fronte a lui erano i suoi migliori amici e lei sapeva
che, a Blaise in particolare, ma anche a Pansy, voleva bene. Chiaramente a modo suo.
-
Io… non sto
mentendo. Ho davvero modificato la pozione che mi avevano dato – confessò la Slytherin tormentando il bordo della gonna – non volevo che
succedesse il peggio…
-
Sul serio? –
Draco non pareva sorpreso
-
Ecco, l’originale
non l’avevo fatta io, non credo che ne sarei neppure capace – ammise un po’ a disagio, molto fuori luogo, Draco annuì,
sapendo che ciò che stava dicendo corrispondeva a verità, nessuno studente a Hogwarts poteva creare un simile intruglio mortale, neppure
lui.
-
Immagino, era la Roue de Fortune, vero? – la ragazza annuì –
beh, e allora da dove è nato questo casino? Essere
addirittura ridotto a fare il moccioso di cinque anni… voi non immaginate
quanto sia stato umiliante
-
È stata colpa
mia! – affermarono insieme i due ospiti suscitando lo stupore del Principe
delle Serpi
Pansy e Blaise si guardarono
sorpresi, un grosso punto interrogativo dipinto sul viso di entrambi. Draco
scosse la testa, come se quei due fossero un caso perso.
-
Su, cominciamo,
perché?
-
Beh, io quando mi
hanno dato la pozione ho cercato di anacquarla… -
ammise la ragazza
-
E quando io ho
scoperto quello che Pansy stava facendo l’ho
modificata di nascosto perché l’effetto fosse più blando… - confessò l’altra serpe
-
Ed è uscito un
bel pasticcio coi controfiocchi, vero?
I due annuirono.
Malfoy sospirò tristemente,
come se fosse tutta una banalità, non pareva più così arrabbiato come prima.
-
Pansy, perché l’hai fatto?
Pansy Parkinson sollevò gli occhi
vedendo il biondo mentre si portava le mani dietro la
testa, ormai tranquillo come quando parlavano normalmente, le parve di sentire
tante cose in quel tono: comprensione, speranza, curiosità, biasimo.
Era come se lui lo sapesse
già e tutti gli altri no.
L’aveva detto a Blaise il giorno dopo l’avvenimento, lui se n’era accorto
facilmente, ma non credeva che Zabini ne avesse
parlato con Malfoy.
Tutti avevano sempre grande
fiducia in Draco Malfoy, per quanto la riguardava non era mai stato un
personaggio di spicco se non per la sua illustre famiglia, ma era come se,
improvvisamente, comprendesse tutto.
Poteva parlargliene?
Se anche non l’avesse fatto,
lui l’avrebbe saputo ugualmente, come facesse era un mistero, ma forse era
speciale e affascinante per quello.
-
Mia mamma… -
cominciò con voce tremula – mia mamma non è marchiata
-
Lo so – la cosa
la stupì, come lo sapeva Draco?
-
Se… mia mamma venisse marchiata ne morirebbe, è debole di
salute, cagionevole. Non volevo che morisse.
-
E quindi?
-
Mio zio disse che
dovevamo toglierti di mezzo, c’era qualcosa che non capivo in tutta la faccenda, ma mia mamma è molto importante per me.
-
Lo immagino.
Lo era la sua che non era più
di un pezzo di ghiaccio, figuriamoci se non lo era la bella e dolce Nicholaa? Avrebbe fatto follie per una madre del genere,
soprattutto debole e delicata come era.
-
Mio padre non
voleva, cercò di impedirmelo in tutti i modi. Non sapevo perché mio zio e tua
zia ce l’avessero così tanto con te… ma, mi spiace,
mia mamma è più importante. – il biondastro ghignò, lui invece sapeva fin
troppo bene perché Cassius e Bella ce
l’avessero così tanto con lui
-
Fai bene. – disse
poi. Non avrebbe punito Pansy, se fosse stato al suo
posto avrebbe fatto le sue esatte cose, sicuramente meglio, chiaro, ma la
sostanza non sarebbe cambiata, salvo forse che, con una mamma come Nicholaa da proteggere lui sarebbe davvero arrivato ad
uccidere, non avrebbe avuto tanti scrupoli come Pansy,
era egoista, per questo era uno Slytherin, per questo
era un Malfoy.
-
Io non so cosa
sia successo alla mamma – confessò ancora la moretta – è da tanto che non la
vedo…
-
Nicholaa sta bene – confermò la serpe e gli parve di scorgere
un bagliore di speranza negli occhi scuri di Pansy.
Calò il silenzio.
C’era altro da dire?
-
Vi spiace se
scambio due parole con Zabini? – domandò poi alle due
ragazze.
Sia Pansy
che Hermione si affrettarono a scuotere la testa, come se la cosa non desse
loro alcun fastidio quando in realtà morivano di
curiosità.
Alzandosi dal letto, la
Caposcuola si affrettò ad uscire per la porta laterale e l’altra la seguì.
Tutto ritornò alla quiete, Blaise si sedette sulle coperte candide con aria colpevole
e imbarazzata, Malfoy gli rivolse un bel sorriso made-in-malfoy.
Draco chiuse gli occhi,
l’attimo dopo, quando li riaprì, il mondo gli parve decisamente troppo grande
per le sue dimensioni.
Zabini si stava grattando la testa
-
Sai Blaise, non è bello guardare gli altri da così in basso…
-
Se pretendi che
mi sieda per terra solo perché hai l’orgoglio ferito dal tuo migliore amico
sappi che non lo farò – si premurò di fargli notare l’altra serpe
-
Pessima
rappresentazione. E mi avete fatto uno scherzetto che non mi piace per niente
-
Già…
-
Raccontami come
sono andate le cose
-
Credevo che lo
sapessi già – precisò l’altro
-
Sentiamo la tua versione,
hai sempre parlato troppo, com’è che questa volta il gatto ti ha rubato la
lingua?
-
Sono davvero così
penoso come attore?
Draco versione bambino si
fece pensieroso
-
Beh, ammetto che
la storia della malattia che hai usato con quella Tassorosso
non era male, ma non credere di farmela sotto il naso,
sai?
-
Non dirlo a Pansy, d’accordo?
Pareva il circolo dei padri
disperati, ancora qualche anno e si sarebbero ritrovati tutti e due con orde di
marmocchi in braccio a bere in un pub e raccontarsi di quanto le loro mogli li
avrebbero tiranneggiati con le loro arti di seduzione.
C’era un silenzio innaturale
tra loro, un silenzio che non ricordava ci fosse mai stato.
-
Blaise, perché ti sei innamorato? Perché proprio di Pansy?
Zabini sorrise e prese una sigaretta.
Blaise fumava in modo strano quando
era nervoso, sapeva accorgersi di quei momenti, era la rara capacità che hanno
solo gli amici più cari. Per questo quel giorno all’attico di Raymond si era stupito di vederlo girarsi tra le dita la
sigaretta a quel modo e poi, quando alzando gli occhi aveva incontrato quelli
blu di Blaise, aveva capito.
-
Proprio tu mi
chiedi una cosa del genere? – domandò a sua volta il moro allungando la schiena
sul letto e fissando il soffitto. Draco si sedette a gambe incrociate e aspettò,
l’espressione cupa.
Aveva il diritto di sapere,
glielo avrebbe detto.
-
Sai Dra – incominciò – io sono sempre vissuto in una famiglia
dove i sentimenti sono un optional che si compra con i soldi
-
Tutte le nostre
famiglie sono così – precisò l’erede dei Malfoy
-
Già, ma quando
tua madre si sposa vecchi facoltosi solo per permettersi una giacca nuova, la
vacanza in una villa lussuosa, collane e gioielli, beh, vengono un bel po’ di
dubbi. Cominci a pensare troppo.
Il biondo annuì, anche lui
aveva iniziato a “pensare troppo” quando era venuto il
momento di scegliere tra Voldemort e l’Ordine della
Fenice e ora se ne contavano le conseguenze. E aveva percorso la sua strada a
dispetto di quello che i suoi genitori avessero sempre fatto.
Suo padre era stato forse uno dei più grandi sostenitori della causa del
Signore Oscuro, eppure si era rifiutato di dare la Reliquia a Bellatrix per l’onore dei Malfoy.
L’onore della loro famiglia
era forse più inesistente di quello dei Black, non esisteva neppure un
fantasma, eppure Lucius si era appellato proprio a
quello.
Era stato allora che aveva
deciso di vivere come avesse ritenuto giusto, percorrendo la sua strada perché
lui non era suo padre e neppure sua madre, non era Sirius
e non era Bellatrix. Non era neppure decine di generazioni
di Malfoy che lo aspettavano tra le fiamme dell’Inferno.
Quale era stato l’evento
scatenante che aveva fatto “pensare” Blaise?
C’era, lo sapeva, doveva
esserci, bisognava solo scoprire qual era.
-
Un anno fa la
mamma si è risposata
-
Con quel tipo
giovane, vero? – domandò, Zabini annuì con la testa
-
Mamma mi ha
sempre detto che papà è stato l’unico uomo di famiglia, per questo non si
sarebbe risposata per amore, però bisognava comunque tirare avanti e se sei
abituato al lusso è difficile rinunciarvi
-
Già
-
Si è sposata
sette volte, tutte e sette senza amore. Ho sempre pensato che sarei diventato
come lei, un marito perfetto di vecchie bacucche, un accompagnatore che regala
la propria gentilezza per soldi, una merce in vendita al migliore offerente,
sempre per un periodo limitato, tanto per non annoiarsi. Poi la mamma ha deciso
di non divorziare.
-
L’ha fatto
davvero?
-
È successo un mesetto prima della tua partenza, è stato un casino
stratosferico, di quelli che passano alla storia. Il Ministero aveva appena
tirato fuori quella storia del coinvolgimento coi mangiamorte,
come se mia madre potesse mai perdere il suo tempo in qualcosa di così serio.
Lei e il mio patrigno erano sposati da non molto e io avevo sempre creduto che
quella fosse la scusa ideale per divorziare. Un divorzio di mia madre non
farebbe scandalo, soprattutto col caratteraccio che si dice in giro abbia il
mio patrigno.
-
Ma?
-
Lui si è
schierato dalla sua parte e mamma non ha mai parlato di divorzio. Mamma ha
detto di essere innamorata.
Draco emise un lungo fischio
modulato, capiva molte cose, adesso.
-
E poi mi ha detto
che aspettava un bambino: avrò una sorellina. Sai cosa significa
quando sei rimasto solo per diciotto anni e all’improvviso il tuo mondo
viene rivoltato? Tuo padre, l’essere che bene o male hai preso ad esempio, pur
assente, è stato rimpiazzato da qualcuno a cui non
avresti dato mezzo zellino per strada. Tu, che sei
sempre cresciuto solo e senza nessuno avrai una
sorella nata da quell’uomo che non rispetti. Tu che sei sempre stato solo
dovrai combattere per l’attenzione di tua madre che ormai sarà presa da un
amore che aveva sempre rinnegato e da un’altra creatura. Mi ha sempre detto che
papà era l’unico uomo della sua vita, eppure quando ha avuto la possibilità di
liberarsi del rompiscatole e tornare per la sua strada, non l’ha fatto perché
era innamorata. Non
-
E poi? – Blaise lo guardò. Draco era senza pietà, ma rimpiangeva di
non avergli detto tutto quello fin dall’inizio, se c’era qualcuno che poteva
aiutarlo quello era Draco Malfoy che non aveva sperimentato neppure l’amore di
sua madre. Che poteva sempre dirgli “poteva andare peggio” perché lui era il
peggio che potesse capitare. L’OGGETTO.
-
Parlavano tutti
d’amore. Che cos’è l’amore tra un uomo e una donna? Io e te non l’abbiamo mai
saputo, personalmente l’avevo letto solo nei libri, l’ipotetico rapporto di
rispetto reciproco, di fiducia, di serenità. Ci si può fidare di una come mia madre? Nata serpeverde,
rinnegata dalla famiglia, approfittatrice e arrampicatrice sociale? Io non
l’avrei fatto perché sono come lei, qualcuno però è
riuscito a vedere quello che c’era oltre. Mamma ha dimostrato affetto solo per
me, da quando riesco a ricordare. Tutto è cambiato in
un baleno. Fino al giorno prima si detestavano
costretti da quel matrimonio che volevano distruggere entrambi e poi mi viene a
dire che aspetta un figlio.
-
Credevo che
-
Lo credevo anche
io. Non lo ha mai fatto, mamma è una puttana d’alto bordo e quello era un pesce
piccolo, oltre che sbagliato. Avrei avuto paura a coricarmi, con ogni
probabilità avrebbe piantato un coltello insanguinato nella schiena del mio
patrigno se non fosse che avrebbe rischiato di
sporcare le lenzuola di raso.
-
Prospettiva
eccitante – commentò il Principe degli Slytherin
sapendo che quello corrispondeva a verità
-
Si litigavano a
colazione. Lui voleva fare l’uomo di casa e lei non era abituata ad avere
regole. Non li capivo, o meglio, non capivo come tutto quello fosse diventato
un battibecco mattutino e un bacio romantico sulle scale.
-
Però è successo.
-
Quando sono
tornato a scuola dopo il ponte di Ognissanti avevo urgente bisogno di un
analista. Pansy è stata la prima persona che ho
visto, o meglio, che è entrata sotto le mie coperte. E quando mi sono svegliato
mi sono detto “d’accordo, vediamo cosa ci sta oltre il muro”. E ho visto
qualcosa che non credevo ci fosse.
Draco scoppiò a ridere
rotolandosi sul materasso e tenendosi la pancia come se gli facesse male da
tanto ridacchiava.
Blaise lo guardò e soffiò serio una nuvoletta di fumo che si
disparse per l’ambiente, gli rivolse un’aria offesa.
Malfoy non accennava a
smettere di scompisciarsi dalle risa il che non era
proprio il comportamento da migliore amico che si leggeva nei romanzi, ma non
ce lo vedeva tanto uno come Draco a mettergli una mano sulla spalla e
cominciare a fare della filosofia dell’amore anche perché, e questo era quello
che divertiva pure lui e lo tratteneva dal rendergli una pacca “affettuosa” sul
collo, anche lui era un novellino in queste cose.
Due ragazzi che avevano
appena scoperto che cosa fosse davvero l’amore, avevano percorso sentieri
diversi e vissuto esperienze differenti. I loro
destini e i loro passati erano stati quasi antitetici eppure il risultato si
era avuto uguale in entrambi i casi: si erano innamorati.
Perché lo diceva?
Beh, innanzi tutto perché
Draco era il suo migliore amico e, come aveva detto
proprio Malfoy, i segreti degli amici si leggono nei loro occhi senza bisogno
di parlare. Eppoi aveva sufficiente esperienza per riuscire a percepire quello
che era accaduto la sera precedente tra quelle pareti.
E sapeva altresì che era
stato qualcosa di completamente diverso da quello che Draco aveva sempre fatto
con una ragazza, qualcosa che non poteva essere paragonato al rapporta che lo legava alle “altre”; i sentimenti che erano
stati vissuti erano qualcosa di sacro e inviolabile che apparteneva solamente a
quei due, così come i suoi e quelli di Pansy Parkinson non erano di nessun altro.
Che due stupidi erano stati
ad aspettare così tanto prima di accorgersi di quanto bello e, sì, anche
strano, era l’amore.
Avrebbero dato indietro tutta
la loro ricchezza per quello perché era come avere l’impressione di poter fare
tutto se quelle due donne strane, se quelle due ragazze, quelle due streghe,
quelle due dee, quelle due persone erano con loro.
E istintivamente si mise a ridere
a sua volta, lasciandosi andare sulle coperte spiegazzate e ritrovandosi, testa
contro testa, assieme al suo migliore amico.
Lui e Malfoy non avevano
rapporto di amicizia come quello di tutti, ma in quella scena sembrava davvero
di trovarsi dentro la scena di un fotoromanzo.
Perché se non erano amici lui
e Draco, se non lo erano due che riuscivano a leggere in piccole cose, negli
occhi dell’altro, quando qualcosa non andava, ebbene, nessuno poteva definirsi
amico.
Forse non erano i migliori
amici del mondo, ma per loro due non poteva davvero esserci di meglio, nona
avrebbero potuto trovare qualcuno di più adatto: riuscivano ad immaginare
quanto erano fortunati?
Probabilmente sì, soprattutto
quando si rifletteva su quanta facilità le loro magagne erano scoperte
dall’AMICO e il fatto che l’amico non l’avesse condannato, distratto,
rimproverato, semplicemente era rimasto lì, qualunque cosa fosse gli avesse
raccontato, comportandosi come era da lui, comportandosi nell’unico modo che
fosse giusto adottare con gli amici, ovvero essere se stessi.
Se Draco gli avesse detto di
essere un mangiamorte non sarebbe cambiato nulla.
Se lui gli avesse rivelato
una cosa altrettanto shockante Malfoy non avrebbe fatto una piega.
Solo una cosa poteva davvero minare
quel qualcosa, “Blaise, sono innamorato di Pansy”, ma
Draco non aveva mai pensato nulla di simile perché aveva scoperto cos’era
l’amore solo dopo aver abbandonato le cattive abitudini.
Perché era troppo preso dalla
mezzosangue per curarsi di qualsiasi altra donna nella sua vita, sapeva come si
sentiva. Lo avvertiva. Lo sapeva come se glielo avesse detto.
-
Blaise, è un po’ come essere fratelli – gli disse ancora con
le lacrime agli occhi il biondo cercando con qualche fallimento di passargli la
mano sulla spalla. Blaise annuì e sorrise dolcemente.
Poi, prendendo il polsino a
due bottoni della camicia, lo slacciò e tirò su l’indumento bianco finchè la parte dell’avambraccio non fu tutta scoperta: un
simbolo fin troppo familiare spiccava sulla pelle di Zabini
di un intenso color nero e verdastro, le punte rosse degli occhi del serpente
parevano quasi vive.
Il Marchio Nero.
-
L’ho fatto per Pansy – confessò quasi colpevole, ma sappi che non ci tengo
per niente – erano raccomandazioni superflue
Draco accennò un assenso e
scoprì il suo.
-
Presto tutto
questo sarà finito, nel bene e nel male – disse Draco – tu da che parte stai?
Zabini sorrise con fare colpevole
-
Io sto con lei. –
e indicò la porta chiusa da dove la Slytherin era
uscita – E Pansy non vuole
avere più nulla a che fare con questa storia. – Draco ghignò e approvò
-
Rischiamo di
morire tutti, lo sai?
-
Ho rischiato di
morire ogni mattina mentre mia madre progettava di
lanciare un intero servizio da tè contro il mio patrigno.
-
Nel qual caso…
Era per sdrammatizzare,
sapevano tutti e due quanto si stava aggravando la situazione
mentre rimanevano lì a parlare.
Draco allungò la mano e
aspettò che Blaise la stringesse.
Zabini avvicinò il palmo e strinse forte contro l’altro,
latteo e infantile, del bambino che una volta era stato Draco Malfoy.
Come la prima volta, peccato
che allora anche lui fosse poco più che un fanciullo.
E rimasero a fissarsi.
La porta in fondo si spalancò
di colpo lasciando entrare una trafelata e agitatissima Pansy
Parkinson prossima ad una crisi isterica
-
La-la-la m-m-mezzosangue – pronunciò a stento
indicando con l’indice la porta aperta
-
Che è accaduto? –
sbottò Draco scendendo dal letto incurante delle sue ridicole condizioni
Fece per avvicinarsi
ma una fitta strana lo colpì mentre percorreva il pavimento
dell’infermeria costringendolo a inginocchiarsi con le mani tra i capelli, la
testa che pulsava dolorosamente.
E nonostante tutto, si mosse
come poté.
Prendendolo per la vita, Blaise lo sollevò di peso e lo portò nel punto d’ingresso
della stanzetta dove Hermione e Pansy erano rimaste
ad aspettare.
La mezzosangue stava riversa
sul pavimento, un libro abbandonato sulle piastrelle, il corpo che si
contorceva come se fosse troppo doloroso sopportare quello strazio e analoga
cosa pareva stare colpendo Draco che era in braccio a Zabini.
Blaise, allora, prese una decisione
-
Mettilo nel suo
letto – borbottò rapido passando alla sua compagna la figuretta piccola e
agitata di Draco Malfoy
Pansy tese tremante e impaurita le mani
-
Dobbiamo fare qualcosa
per loro, dopotutto siamo noi ad aver causato tutto questo – le disse spiccio
riconoscendo i sintomi dell’incantesimo che incautamente avevano lanciato su di
loro prima di Natale.
Annuendo la ragazza lo prese e lo mise a letto, inutile coprirlo, scalciava e si
dibatteva come un’anguilla presa alla corda.
Poco dopo arrivò anche il
ragazzo con la mezzosangue tra le braccia.
Era tranquilla adesso, lei,
pareva quasi morta mentre le braccia cascavano
mollemente e i capelli scendevano perpendicolari al pavimento.
Blaise la depose nel suo giaciglio
-
Va’ a chiamare
qualcuno, svelta! Silente, la McGranitt, Piton e la Chips, portali tutti
qui!
E senza farselo ripetere, Pansy corse fuori rapidissima alla ricerca di chi indicato.
* * *
Spazio autrice:
ciao a tutti e scusatemi per l’immenso ritardo con cui posto questo capitolo, in effetti doveva arrivare ben qualche giorno fa, ma
purtroppo quei simpaticoni dei miei professori hanno deciso di mettermi una
simulazione all’improvviso e così sono due giorni che studio come una matta, ma
lasciamo perdere.
Sono casualmente di fretta
quindi dirò poco, anche perché i personaggi, in questo post, parlano già troppo
da soli…
Appare finalmente Zabini che, come in ogni mia fic,
ha una famiglia a modo suo anche se si può dire che in
questa storia sia e si comporti esattamente all’opposto dell’altra perché qui è
terrorizzato all’idea di avere una sorellina mentre nell’altra ne aveva ben
tre!
Altra differenza è che qui il
caso Blaise, che perde il pelo ma
non il vizio, è innamorato.
Sarò io che sono malata ma per quanto mi riguarda la questione della pozione
passa parecchio in secondo piano dopo che Zab ha
raccontato tutta la sua travagliata e tormentatissima
storia familiare, ad ogni modo, si scopre anche chi ha messo la fantomatica
bomba all’inizio della storia (scommetto che qualcuno se n’era anche
dimenticato, vero?).
Indico anche un piccolo
sondaggio per avere un’opinione circa il titolo da dare ad un’altra storia che,
comunque, non credo apparirà prima dell’estate…
Ho un grande, grossissimo,
gigantesco dubbio: dato che si tratta, come già avrete capito, del seguito
delle Relazioni, sono indecisa se intitolarlo
Le relazioni pericolose II – “Titolo
della storia che non svelerò certo qui”
Oppure se mettere
direttamente il titolo.
Vi ringrazio moltissimo
anticipatamente per le vostre opinioni, magari, indecisa come sono, riesco
anche a scegliere…
E scusatemi anche se non
saluto tutti ad uno ad uno ma sono terribilmente in
ritardo per l’ennesimo impegno della giornata (mi sento proprio come il Bianconiglio di Alice), ad ogni modo
Grazie
infinite per le recensioni!!!
Addirittura 150, non credo di meritare tanta
considerazione, ma vi ringrazio ugualmente e spero che la mia storia continui a
piacervi =^_^=
Un bacione
*smack*
Nyssa