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Autore: Nyssa    03/05/2008    11 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Nevicava

Nevicava.

Morbidi fiocchi candidi scendevano lentamente dal cielo ricoprendo ogni cosa e formando una coltre nivea su prati, muri, alberi e case.

Hogwarts sembrava il magico castello delle fiabe tutta ammantata e dai contorni un poco sfuocati mentre un tremulo sole invernale faceva capolino dalle forme soffici di grandi nuvoloni bianchi.

 

Draco aprì lentamente gli occhi avvertendo il mattino appena cominciato; generalmente preferiva dormire fino a tarda mattinata e quello era senza dubbio il motivo principe della sua frequente assenza alla prima ora di lezione, quel giorno, però, era come se sentisse che qualcosa era cambiato e non riuscisse a riprendere sonno.

Guardò di fronte a sé la finestra incorniciata dalla neve e poi, oltre i riquadri, il panorama perfetto, sorrise quasi inconsciamente e posò gli occhi sulla mezzosangue addormentata con un braccio di traverso che stava abbracciando. La strinse di più e lei addolcì la sua espressione di rimando, continuando a dormire.

Alla fine era successo.

Eppure non si sentiva di denigrare quanto accaduto con una battutina tipo “alla fine anche tu hai ceduto”, non voleva fare niente se non stringerla e rimanere così in eterno: l’avrebbe fatto volentieri se l’orario incombente non minacciasse un prossimo arrivo della Chips.

In quel momento era nel letto della Granger e non gli sembrava il posto migliore dove farsi vedere dall’infermiera; quello affianco, immacolato, aveva ritrovato il suo ordine dopo una nottata di tortura del gratta e netta. Già perché, quando tutto era finito e aveva stretto a sé la Granger e aveva scorto sulle lenzuola una macchia vermiglia che lasciava quasi presagire il ritrovamento di un cadavere. Lì per lì non se n’era accorto, ma quando finalmente aveva realizzato la gravità della cosa un briciolo di preoccupazione si era insinuato tra i suoi pensieri non tanto lucidi, l’aveva uccisa?

Ignara di tutto, lei continuava a dormire come non lo faceva da anni, stremata e un po’ sconvolta dall’accaduto.

Non era morta, semplicemente c’era qualcosa di particolarmente vistoso che lasciava intuire parecchio su ciò che si era consumato quella notte e non stava parlando di omicidio.

L’aveva sollevata di peso e messa nel suo letto tra mormorii di protesta e poi aveva lanciato un bell’incantesimo di pulizia.

Questo aveva lavorato tutta la notte per smacchiare i teli di lino del letto e renderli presentabili al mattino e così era stato costretto a traslocare momentaneamente nel giaciglio della grifoncina e adesso avvertiva i sintomi di un bel mal di schiena per la posizione scomoda a cui si erano dovuti adattare tra spifferi per le coperte troppo corte e spigoli di comodini in posizioni strategiche.

Per fortuna adesso tutto era lindo, almeno quello… in realtà avrebbe preferito conservare quel piccolo ricordo, come se tutto il sangue che aveva perso fosse un po’ il simbolo di quanto gli voleva bene, ma evidentemente il destino aveva progettato diversamente, di sicuro la Chips si sarebbe accorta se un paio delle sue amate lenzuola ospedaliere fosse improvvisamente venute a mancare dall’armadio…

Guardò ancora la Granger, fino ad un mese prima non avrebbe neppure preso in considerazione l’idea e di portarsela a letto e addirittura di pregarla per quello, invece l’aveva fatto e non si sentiva poi così male. Forse solo un pochino per non averlo fatto prima.

Le accarezzò la testa e i boccoli bruni sparpagliati sul cuscino, voleva ancora sentire il loro profumo di cacao, ma non c’era tempo. Scese dal letto e tornò nel suo.

L’attimo seguente la medimaga girò la chiave nella toppa e guardò all’interno trovando tutto tranquillo e i suoi due malati pacificamente addormentati: ottimo.

 

*          *          *

 

Hermione guardò oltre il libro, nel letto accanto, e arrossì.

Quel giorno aveva stabilito un vero e proprio record, probabilmente avrebbero dovuto aggiungerla al Guinnes dei Primati, non pensava fosse possibile una cosa del genere e invece era così.

La metà del tempo trascorso l’aveva passata con le gote imporporate e gli occhi bassi, incapace di guardare da qualche altra parte, senza riuscire a non pensare a quanto accaduto.

Malfoy non aveva detto una parola e lei non sapeva se avrebbe dovuto cominciare la conversazione oppure no e, se sì, se avessero dovuto parlare anche di “quello”. Non aveva fatto il minimo accenno eppure, quando lo sbirciava steso a leggere il suo libro, per poco il cuore non le saltava fuori dal petto.

In compenso Madama Chips non si era accorta di niente, pareva essere un medico esperto di ogni malattia tranne quella che la interessava al momento: l’amore.

Al vederla avvampare per l’ennesima volta le aveva chiesto se avesse l’influenza e, dopo averle tastato la fronte e averla trovata decisamente calda (con tutto il sangue che le finiva al cervello, poi…) le aveva ordinato di riposare disinteressandosi del resto e borbottando contro presidi incoscienti che lasciavano i propri studenti vagabondare nella Foresta Proibita coi tempi che correvano e il clima polare che stava investendo Hogwarts.

 

Al momento era pomeriggio, l’ora di pranzo era passata da poco e, con ogni probabilità, gli studenti erano tornati ai dormitori per svolgere i loro compiti e le loro relazioni, tutto taceva e tutto quietava, come se si volesse rispettare l’atmosfera pacifica creata da quel tempo pazzerello.

Uno studente di Tassorosso col braccio ingessato era venuto a farselo medicare, una alunna del Grifondoro aveva chiesto del sonnifero e poi una piccola processione di Serpeverde aveva pregato la Chips di nasconderli in qualche letto e darli malati.

Li aveva scrutati tutti da oltre la tenda tirata, nessuno si era accorto della sua presenza, tantomeno di quella del biondastro steso come un maharaja su una pila di cuscini che aveva fatto arrivare direttamente dalla sua stanza nei sotterranei, gli mancava solamente un narghilè, il turbante in testa e mezza dozzina di concubine per sembrare davvero l’incarnazione di Visnu: senza ombra di dubbio sembrava un principe.

 

Madama Chips rispedì gli studenti della Casa di Salazar da dove erano venuti, per niente incline a soddisfare i loro pii desideri, dopodiché si alzò dalla sedia di legno e richiuse l’infermeria, andando a parlare dell’accaduto a Piton.

Come tutto tornò alla tranquillità, due tende bianche girarono intorno alla sbarra metallica dei lettini e resero di nuovo visibili i due malati.

-          Granger – disse sottovoce Draco abbassando il tomo e fissando serio l’orizzonte

Hermione arrossì e segnò una tacca su un foglio, alla fine della giornata avrebbe calcolato la percentuale della sua stupidità

-          So chi ha messo la bomba nel corridoio

Quelle parole le gelarono il sangue nelle vene, mentre l’effettivo significato veniva elaborato e raffinato dal cervello, non era proprio quello che si era aspettata ma lo shock era ugualmente grande

-          C-chi? – domandò esitante, terrorizzata dal conoscere la verità

Gli occhi grigi di Malfoy si spostarono dalla cima di un abete a quelli dorati della ragazza, l’espressione pareva pietrificata, non c’erano emozioni; sillabò un nome e spostò di nuovo la testa.

Esterrefatta la grifoncina si portò meccanicamente le mani alla bocca, scuotendo incredula il capo.

-          Qua-quando l’hai scoperto? – s’informò ancora, sempre più timorosa

-          Questa mattina

La serpe aveva infatti passato tutto il suo tempo dietro le pagine ingiallite di un libro che pareva un’enciclopedia, aveva creduto che fosse tutta una finta, come la sua, e che si sentisse altrettanto a disagio, ma… non era così, lui il suo tempo l’aveva impiegato in qualcosa che, forse, non si sarebbe dovuto sapere.

Eppoi per Malfoy mica era stata la prima volta!

-          Non è possibile – tentò di ragionare – non credo che una persona del genere farebbe… oserebbe…

-          Evidentemente l’ha fatto – annuì lui

Non le restò che chinare il capo, riconoscendo la ragione di tutto quello.

-          Granger – lei sobbalzò e gli prestò attenzione – gli ho chiesto di venire, vorrei parlarne faccia a faccia – lei annuì, comprendendo il suo stato d’animo – però…

Esitò un attimo e lei se ne accorse.

-          Granger, io tra due minuti cambierò età – lei spalancò la bocca – non te la prendere se trattengo ancora un po’ la trasformazione, d’accordo?

-          Ma… ma ti fa male! – esclamò – già non stai bene e… c’è il Marchio sulla scuola, insomma… non… dovresti…

Il resto della predica le morì in gola quando scorse lo sguardo serio e disilluso di lui, quella scoperta doveva averlo turbato parecchio. Lo capiva, in effetti la rivelazione aveva shockato pure lei, non avrebbe immaginato che una persona del genere sarebbe arrivata a tanto.

-          Va bene, ma non strafare, d’accordo? – alla fine non poteva che acconsentire, si sentiva impotente e avvertiva un vago sentimento di colpa nei suoi confronti, ma… non poteva fare altro.

Qualcuno bussò discretamente alla porta, un attimo di silenzio e nessuno che disse avanti, avvertì il rumore delle suole delle scarpe strisciate sul pavimento e seppe che il tanto temuto momento della verità era arrivato.

-          … e, mezzosangue – disse appena lui – mi spiace di aver dedicato tutta questa attenzione alla faccenda quando mi sarei dovuto preoccupare di più per te, dopo quello che è successo

La Gryffindor arrossì e fece per balbettare una di quelle frasi di circostanza come “non importa” o “non preoccuparti”, riconoscendo quanto erano false, ma la parola “avanti”, gridata, cancellò ogni proposito poco prima che la maniglia ruotasse e l’uscio bianco formasse un angolo perfetto sul pavimento antico.

Sarebbe riuscita a guardare negli occhi chi aveva architettato tutto quanto?

Ce l’avrebbe fatta?

Non ne era sicura, non dopo quanto successo in quel periodo, da quando tutto era cominciato.

Aveva paura di guardare in faccia la realtà, lui invece no, il mento un poco alzato, lo sguardo freddo nella più spaventosa rappresentazione di Draco Malfoy che gli avesse mai visto, pareva davvero un angelo caduto, un gargoyle.

Lo invidiava per la freddezza che stava mostrando in quella situazione, lei avrebbe agito diversamente.

Eppure il suo coraggio stava trascinando anche lei e infatti decise a sua volta di guardare negli occhi chi aveva pensato tutto quello.

 

Due figure erano ai piedi del letto della serpe: Blaise Zabini e Pansy Parkinson.

Se ne stupì, doveva esserci uno solo di loro due, una sola figura, solo una persona.

 

-          Immagino sia fin troppo formale ringraziarti per quanto accaduto – sillabò glaciale lo Slytherin. Gli occhi si spostarono dall’uno all’altra, come era stato così cieco da non accorgersene prima? – non è vero, Pansy? – aggiunse poi

Hermione riconobbe un tremolio nelle labbra rosate della giovane e gli occhi bassi e un po’ gonfi.

Perché Pansy, perché?

Perché proprio lei quando suo padre aveva deciso, tutto a un tratto, di lasciare i mangiamorte? Quando Nicholaa e la sua triste storia avevano preso le distanze, aveva patito molto e aveva scelto di patire forse di più per la giustizia? Perché, dopo tutto quello, Pansy era stata la mente e la mano di quella terribile esplosione?

Una volta aveva letto un libro, al momento le sfuggiva il titolo  questo era strano, ma non importava, c’era una frase che le ritornava alla memoria non bisogna giudicare i figli per le colpe dei loro padri, ovviamente era il frutto della giustizia letteraria, perfetta sotto ogni aspetto, ma… si poteva dire lo stesso anche dei meriti?

Il figlio di una persona molto meritevole poteva essere un delinquente? Aveva sempre creduto di no perché il carattere nasce con l’educazione, ma in quel momento le sue idee stavano vacillando.

Ogni persona alla fine è solo se stessa, può essere educata come meglio si può, ma poi ciò che si è davvero salta sempre fuori.

 

-          Io… non – disse Pansy sottovoce, un suono sprezzante uscì dalle labbra serrate di Draco mentre guardava quella coppia di persone davanti a lui

-          Troppo facile dirlo adesso. Blaise, tu che ci fai qui?

Zabini raddrizzò la testa, da vero uomo, prese un respiro

-          Non è stata Pansy, sono stato io. – dichiarò a voce piuttosto alta, questo sorprese moltissimo Hermione – lei non voleva, sono stato io a fare tutto

Draco ghignò.

Chissà perché ma se lo sarebbe aspettato e che non si dicesse che Zabini era una persona prevedibile!

-          Blaise, non mentirmi proprio tu, te l’ho letto negli occhi quando sei venuto a trovarci chi è stato davvero

Malfoy lo sapeva da tutto quel tempo?

Ma se le aveva detto “l’ho saputo stamattina”!

No, non poteva crederci… sì, insomma, erano rimasti a Londra altre due settimane, giorno più o giorno meno dopo la visita di Harry…

Non poteva essere…

 

Forse quella fu la prima volta che Draco Malfoy riuscì a lasciare senza parole Blaise Zabini.

E forse quella fu l’unica volta che la suddetta serpe arrossì di fronte al suo migliore amico.

-          Non mi vuoi credere? – tentò inutilmente di dire il Prefetto dei Serpeverde

L’altro alzò le spalle e lo guardò

-          L’amore rende stupidi, vero Blaise?

Pansy si avvicinò al suo compagno, intrecciò le dita con le sue e sorrise, un sorriso che a Hermione ricordò molto quello di sua madre

-          Smettila Blaise, lo sappiamo tutti come stanno le cose, anche la mezzosangue qui vicino

Zabini si voltò a scrutare lo sguardo perso della grifoncina che seguiva la scena come la sequenza clou di un film d’azione

-          E’ inutile negare. Sì, sono stata io a mettere quella bomba, ma, credimi, non avrei voluto…

-          Davvero?

Malfoy era senza cuore, stava dimostrando una mancanza di sentimenti encomiabile, soprattutto se si considerava che quelli di fronte a lui erano i suoi migliori amici e lei sapeva che, a Blaise in particolare, ma anche a Pansy, voleva bene. Chiaramente a modo suo.

-          Io… non sto mentendo. Ho davvero modificato la pozione che mi avevano dato – confessò la Slytherin tormentando il bordo della gonna – non volevo che succedesse il peggio…

-          Sul serio? – Draco non pareva sorpreso

-          Ecco, l’originale non l’avevo fatta io, non credo che ne sarei neppure capace – ammise un po’ a disagio, molto fuori luogo, Draco annuì, sapendo che ciò che stava dicendo corrispondeva a verità, nessuno studente a Hogwarts poteva creare un simile intruglio mortale, neppure lui.

-          Immagino, era la Roue de Fortune, vero? – la ragazza annuì – beh, e allora da dove è nato questo casino? Essere addirittura ridotto a fare il moccioso di cinque anni… voi non immaginate quanto sia stato umiliante

-          È stata colpa mia! – affermarono insieme i due ospiti suscitando lo stupore del Principe delle Serpi

Pansy e Blaise si guardarono sorpresi, un grosso punto interrogativo dipinto sul viso di entrambi. Draco scosse la testa, come se quei due fossero un caso perso.

-          Su, cominciamo, perché?

-          Beh, io quando mi hanno dato la pozione ho cercato di anacquarla… - ammise la ragazza

-          E quando io ho scoperto quello che Pansy stava facendo l’ho modificata di nascosto perché l’effetto fosse più blando… - confessò l’altra serpe

-          Ed è uscito un bel pasticcio coi controfiocchi, vero?

I due annuirono.

Malfoy sospirò tristemente, come se fosse tutta una banalità, non pareva più così arrabbiato come prima.

-          Pansy, perché l’hai fatto?

Pansy Parkinson sollevò gli occhi vedendo il biondo mentre si portava le mani dietro la testa, ormai tranquillo come quando parlavano normalmente, le parve di sentire tante cose in quel tono: comprensione, speranza, curiosità, biasimo.

Era come se lui lo sapesse già e tutti gli altri no.

L’aveva detto a Blaise il giorno dopo l’avvenimento, lui se n’era accorto facilmente, ma non credeva che Zabini ne avesse parlato con Malfoy.

Tutti avevano sempre grande fiducia in Draco Malfoy, per quanto la riguardava non era mai stato un personaggio di spicco se non per la sua illustre famiglia, ma era come se, improvvisamente, comprendesse tutto.

Poteva parlargliene?

Se anche non l’avesse fatto, lui l’avrebbe saputo ugualmente, come facesse era un mistero, ma forse era speciale e affascinante per quello.

-          Mia mamma… - cominciò con voce tremula – mia mamma non è marchiata

-          Lo so – la cosa la stupì, come lo sapeva Draco?

-          Se… mia mamma venisse marchiata ne morirebbe, è debole di salute, cagionevole. Non volevo che morisse.

-          E quindi?

-          Mio zio disse che dovevamo toglierti di mezzo, c’era qualcosa che non capivo in tutta la faccenda, ma mia mamma è molto importante per me.

-          Lo immagino.

Lo era la sua che non era più di un pezzo di ghiaccio, figuriamoci se non lo era la bella e dolce Nicholaa? Avrebbe fatto follie per una madre del genere, soprattutto debole e delicata come era.

-          Mio padre non voleva, cercò di impedirmelo in tutti i modi. Non sapevo perché mio zio e tua zia ce l’avessero così tanto con te… ma, mi spiace, mia mamma è più importante. – il biondastro ghignò, lui invece sapeva fin troppo bene perché Cassius e Bella ce l’avessero così tanto con lui

-          Fai bene. – disse poi. Non avrebbe punito Pansy, se fosse stato al suo posto avrebbe fatto le sue esatte cose, sicuramente meglio, chiaro, ma la sostanza non sarebbe cambiata, salvo forse che, con una mamma come Nicholaa da proteggere lui sarebbe davvero arrivato ad uccidere, non avrebbe avuto tanti scrupoli come Pansy, era egoista, per questo era uno Slytherin, per questo era un Malfoy.

-          Io non so cosa sia successo alla mamma – confessò ancora la moretta – è da tanto che non la vedo…

-          Nicholaa sta bene – confermò la serpe e gli parve di scorgere un bagliore di speranza negli occhi scuri di Pansy.

Calò il silenzio.

C’era altro da dire?

-          Vi spiace se scambio due parole con Zabini? – domandò poi alle due ragazze.

Sia Pansy che Hermione si affrettarono a scuotere la testa, come se la cosa non desse loro alcun fastidio quando in realtà morivano di curiosità.

Alzandosi dal letto, la Caposcuola si affrettò ad uscire per la porta laterale e l’altra la seguì.

Tutto ritornò alla quiete, Blaise si sedette sulle coperte candide con aria colpevole e imbarazzata, Malfoy gli rivolse un bel sorriso made-in-malfoy.

Draco chiuse gli occhi, l’attimo dopo, quando li riaprì, il mondo gli parve decisamente troppo grande per le sue dimensioni.

Zabini si stava grattando la testa

-          Sai Blaise, non è bello guardare gli altri da così in basso…

-          Se pretendi che mi sieda per terra solo perché hai l’orgoglio ferito dal tuo migliore amico sappi che non lo farò – si premurò di fargli notare l’altra serpe

-          Pessima rappresentazione. E mi avete fatto uno scherzetto che non mi piace per niente

-          Già…

-          Raccontami come sono andate le cose

-          Credevo che lo sapessi già – precisò l’altro

-          Sentiamo la tua versione, hai sempre parlato troppo, com’è che questa volta il gatto ti ha rubato la lingua?

-          Sono davvero così penoso come attore?

Draco versione bambino si fece pensieroso

-          Beh, ammetto che la storia della malattia che hai usato con quella Tassorosso non era male, ma non credere di farmela sotto il naso, sai?

-          Non dirlo a Pansy, d’accordo?

Pareva il circolo dei padri disperati, ancora qualche anno e si sarebbero ritrovati tutti e due con orde di marmocchi in braccio a bere in un pub e raccontarsi di quanto le loro mogli li avrebbero tiranneggiati con le loro arti di seduzione.

C’era un silenzio innaturale tra loro, un silenzio che non ricordava ci fosse mai stato.

-          Blaise, perché ti sei innamorato? Perché proprio di Pansy?

Zabini sorrise e prese una sigaretta.

 

Blaise fumava in modo strano quando era nervoso, sapeva accorgersi di quei momenti, era la rara capacità che hanno solo gli amici più cari. Per questo quel giorno all’attico di Raymond si era stupito di vederlo girarsi tra le dita la sigaretta a quel modo e poi, quando alzando gli occhi aveva incontrato quelli blu di Blaise, aveva capito.

 

-          Proprio tu mi chiedi una cosa del genere? – domandò a sua volta il moro allungando la schiena sul letto e fissando il soffitto. Draco si sedette a gambe incrociate e aspettò, l’espressione cupa.

Aveva il diritto di sapere, glielo avrebbe detto.

-          Sai Dra – incominciò – io sono sempre vissuto in una famiglia dove i sentimenti sono un optional che si compra con i soldi

-          Tutte le nostre famiglie sono così – precisò l’erede dei Malfoy

-          Già, ma quando tua madre si sposa vecchi facoltosi solo per permettersi una giacca nuova, la vacanza in una villa lussuosa, collane e gioielli, beh, vengono un bel po’ di dubbi. Cominci a pensare troppo.

Il biondo annuì, anche lui aveva iniziato a “pensare troppo” quando era venuto il momento di scegliere tra Voldemort e l’Ordine della Fenice e ora se ne contavano le conseguenze. E aveva percorso la sua strada a dispetto di quello che i suoi genitori avessero sempre fatto. Suo padre era stato forse uno dei più grandi sostenitori della causa del Signore Oscuro, eppure si era rifiutato di dare la Reliquia a Bellatrix per l’onore dei Malfoy.

L’onore della loro famiglia era forse più inesistente di quello dei Black, non esisteva neppure un fantasma, eppure Lucius si era appellato proprio a quello.

Era stato allora che aveva deciso di vivere come avesse ritenuto giusto, percorrendo la sua strada perché lui non era suo padre e neppure sua madre, non era Sirius e non era Bellatrix. Non era neppure decine di generazioni di Malfoy che lo aspettavano tra le fiamme dell’Inferno.

Quale era stato l’evento scatenante che aveva fatto “pensare” Blaise?

C’era, lo sapeva, doveva esserci, bisognava solo scoprire qual era.

-          Un anno fa la mamma si è risposata

-          Con quel tipo giovane, vero? – domandò, Zabini annuì con la testa

-          Mamma mi ha sempre detto che papà è stato l’unico uomo di famiglia, per questo non si sarebbe risposata per amore, però bisognava comunque tirare avanti e se sei abituato al lusso è difficile rinunciarvi

-          Già

-          Si è sposata sette volte, tutte e sette senza amore. Ho sempre pensato che sarei diventato come lei, un marito perfetto di vecchie bacucche, un accompagnatore che regala la propria gentilezza per soldi, una merce in vendita al migliore offerente, sempre per un periodo limitato, tanto per non annoiarsi. Poi la mamma ha deciso di non divorziare.

-          L’ha fatto davvero?

-          È successo un mesetto prima della tua partenza, è stato un casino stratosferico, di quelli che passano alla storia. Il Ministero aveva appena tirato fuori quella storia del coinvolgimento coi mangiamorte, come se mia madre potesse mai perdere il suo tempo in qualcosa di così serio. Lei e il mio patrigno erano sposati da non molto e io avevo sempre creduto che quella fosse la scusa ideale per divorziare. Un divorzio di mia madre non farebbe scandalo, soprattutto col caratteraccio che si dice in giro abbia il mio patrigno.

-          Ma?

-          Lui si è schierato dalla sua parte e mamma non ha mai parlato di divorzio. Mamma ha detto di essere innamorata.

Draco emise un lungo fischio modulato, capiva molte cose, adesso.

-          E poi mi ha detto che aspettava un bambino: avrò una sorellina. Sai cosa significa quando sei rimasto solo per diciotto anni e all’improvviso il tuo mondo viene rivoltato? Tuo padre, l’essere che bene o male hai preso ad esempio, pur assente, è stato rimpiazzato da qualcuno a cui non avresti dato mezzo zellino per strada. Tu, che sei sempre cresciuto solo e senza nessuno avrai una sorella nata da quell’uomo che non rispetti. Tu che sei sempre stato solo dovrai combattere per l’attenzione di tua madre che ormai sarà presa da un amore che aveva sempre rinnegato e da un’altra creatura. Mi ha sempre detto che papà era l’unico uomo della sua vita, eppure quando ha avuto la possibilità di liberarsi del rompiscatole e tornare per la sua strada, non l’ha fatto perché era innamorata. Non la capisco. Papà doveva essere l’unico, me lo aveva sempre detto, eppure non è stato così. C’è un altro che ha preso il suo posto. So che fa sul serio.

-          E poi? – Blaise lo guardò. Draco era senza pietà, ma rimpiangeva di non avergli detto tutto quello fin dall’inizio, se c’era qualcuno che poteva aiutarlo quello era Draco Malfoy che non aveva sperimentato neppure l’amore di sua madre. Che poteva sempre dirgli “poteva andare peggio” perché lui era il peggio che potesse capitare. L’OGGETTO.

-          Parlavano tutti d’amore. Che cos’è l’amore tra un uomo e una donna? Io e te non l’abbiamo mai saputo, personalmente l’avevo letto solo nei libri, l’ipotetico rapporto di rispetto reciproco, di fiducia, di serenità. Ci si può fidare di una come mia madre? Nata serpeverde, rinnegata dalla famiglia, approfittatrice e arrampicatrice sociale? Io non l’avrei fatto perché sono come lei, qualcuno però è riuscito a vedere quello che c’era oltre. Mamma ha dimostrato affetto solo per me, da quando riesco a ricordare. Tutto è cambiato in un baleno. Fino al giorno prima si detestavano costretti da quel matrimonio che volevano distruggere entrambi e poi mi viene a dire che aspetta un figlio.

-          Credevo che la cara Cassandra non avrebbe allargato le gambe così facilmente.

-          Lo credevo anche io. Non lo ha mai fatto, mamma è una puttana d’alto bordo e quello era un pesce piccolo, oltre che sbagliato. Avrei avuto paura a coricarmi, con ogni probabilità avrebbe piantato un coltello insanguinato nella schiena del mio patrigno se non fosse che avrebbe rischiato di sporcare le lenzuola di raso.

-          Prospettiva eccitante – commentò il Principe degli Slytherin sapendo che quello corrispondeva a verità

-          Si litigavano a colazione. Lui voleva fare l’uomo di casa e lei non era abituata ad avere regole. Non li capivo, o meglio, non capivo come tutto quello fosse diventato un battibecco mattutino e un bacio romantico sulle scale.

-          Però è successo.

-          Quando sono tornato a scuola dopo il ponte di Ognissanti avevo urgente bisogno di un analista. Pansy è stata la prima persona che ho visto, o meglio, che è entrata sotto le mie coperte. E quando mi sono svegliato mi sono detto “d’accordo, vediamo cosa ci sta oltre il muro”. E ho visto qualcosa che non credevo ci fosse.

Draco scoppiò a ridere rotolandosi sul materasso e tenendosi la pancia come se gli facesse male da tanto ridacchiava.

Blaise lo guardò e soffiò serio una nuvoletta di fumo che si disparse per l’ambiente, gli rivolse un’aria offesa.

Malfoy non accennava a smettere di scompisciarsi dalle risa il che non era proprio il comportamento da migliore amico che si leggeva nei romanzi, ma non ce lo vedeva tanto uno come Draco a mettergli una mano sulla spalla e cominciare a fare della filosofia dell’amore anche perché, e questo era quello che divertiva pure lui e lo tratteneva dal rendergli una pacca “affettuosa” sul collo, anche lui era un novellino in queste cose.

Due ragazzi che avevano appena scoperto che cosa fosse davvero l’amore, avevano percorso sentieri diversi e vissuto esperienze differenti. I loro destini e i loro passati erano stati quasi antitetici eppure il risultato si era avuto uguale in entrambi i casi: si erano innamorati.

Perché lo diceva?

Beh, innanzi tutto perché Draco era il suo migliore amico e, come aveva detto proprio Malfoy, i segreti degli amici si leggono nei loro occhi senza bisogno di parlare. Eppoi aveva sufficiente esperienza per riuscire a percepire quello che era accaduto la sera precedente tra quelle pareti.

E sapeva altresì che era stato qualcosa di completamente diverso da quello che Draco aveva sempre fatto con una ragazza, qualcosa che non poteva essere paragonato al rapporta che lo legava alle “altre”; i sentimenti che erano stati vissuti erano qualcosa di sacro e inviolabile che apparteneva solamente a quei due, così come i suoi e quelli di Pansy Parkinson non erano di nessun altro.

Che due stupidi erano stati ad aspettare così tanto prima di accorgersi di quanto bello e, sì, anche strano, era l’amore.

Avrebbero dato indietro tutta la loro ricchezza per quello perché era come avere l’impressione di poter fare tutto se quelle due donne strane, se quelle due ragazze, quelle due streghe, quelle due dee, quelle due persone erano con loro.

E istintivamente si mise a ridere a sua volta, lasciandosi andare sulle coperte spiegazzate e ritrovandosi, testa contro testa, assieme al suo migliore amico.

 

Lui e Malfoy non avevano rapporto di amicizia come quello di tutti, ma in quella scena sembrava davvero di trovarsi dentro la scena di un fotoromanzo.

Perché se non erano amici lui e Draco, se non lo erano due che riuscivano a leggere in piccole cose, negli occhi dell’altro, quando qualcosa non andava, ebbene, nessuno poteva definirsi amico.

Forse non erano i migliori amici del mondo, ma per loro due non poteva davvero esserci di meglio, nona avrebbero potuto trovare qualcuno di più adatto: riuscivano ad immaginare quanto erano fortunati?

Probabilmente sì, soprattutto quando si rifletteva su quanta facilità le loro magagne erano scoperte dall’AMICO e il fatto che l’amico non l’avesse condannato, distratto, rimproverato, semplicemente era rimasto lì, qualunque cosa fosse gli avesse raccontato, comportandosi come era da lui, comportandosi nell’unico modo che fosse giusto adottare con gli amici, ovvero essere se stessi.

Se Draco gli avesse detto di essere un mangiamorte non sarebbe cambiato nulla.

Se lui gli avesse rivelato una cosa altrettanto shockante Malfoy non avrebbe fatto una piega.

Solo una cosa poteva davvero minare quel qualcosa, “Blaise, sono innamorato di Pansy”, ma Draco non aveva mai pensato nulla di simile perché aveva scoperto cos’era l’amore solo dopo aver abbandonato le cattive abitudini.

Perché era troppo preso dalla mezzosangue per curarsi di qualsiasi altra donna nella sua vita, sapeva come si sentiva. Lo avvertiva. Lo sapeva come se glielo avesse detto.

 

-          Blaise, è un po’ come essere fratelli – gli disse ancora con le lacrime agli occhi il biondo cercando con qualche fallimento di passargli la mano sulla spalla. Blaise annuì e sorrise dolcemente.

Poi, prendendo il polsino a due bottoni della camicia, lo slacciò e tirò su l’indumento bianco finchè la parte dell’avambraccio non fu tutta scoperta: un simbolo fin troppo familiare spiccava sulla pelle di Zabini di un intenso color nero e verdastro, le punte rosse degli occhi del serpente parevano quasi vive.

Il Marchio Nero.

-          L’ho fatto per Pansy – confessò quasi colpevole, ma sappi che non ci tengo per niente – erano raccomandazioni superflue

Draco accennò un assenso e scoprì il suo.

-          Presto tutto questo sarà finito, nel bene e nel male – disse Draco – tu da che parte stai?

Zabini sorrise con fare colpevole

-          Io sto con lei. – e indicò la porta chiusa da dove la Slytherin era uscita – E Pansy non vuole avere più nulla a che fare con questa storia. – Draco ghignò e approvò

-          Rischiamo di morire tutti, lo sai?

-          Ho rischiato di morire ogni mattina mentre mia madre progettava di lanciare un intero servizio da tè contro il mio patrigno.

-          Nel qual caso…

Era per sdrammatizzare, sapevano tutti e due quanto si stava aggravando la situazione mentre rimanevano lì a parlare.

Draco allungò la mano e aspettò che Blaise la stringesse.

Zabini avvicinò il palmo e strinse forte contro l’altro, latteo e infantile, del bambino che una volta era stato Draco Malfoy.

Come la prima volta, peccato che allora anche lui fosse poco più che un fanciullo.

E rimasero a fissarsi.

 

La porta in fondo si spalancò di colpo lasciando entrare una trafelata e agitatissima Pansy Parkinson prossima ad una crisi isterica

-          La-la-la m-m-mezzosangue – pronunciò a stento indicando con l’indice la porta aperta

-          Che è accaduto? – sbottò Draco scendendo dal letto incurante delle sue ridicole condizioni

Fece per avvicinarsi ma una fitta strana lo colpì mentre percorreva il pavimento dell’infermeria costringendolo a inginocchiarsi con le mani tra i capelli, la testa che pulsava dolorosamente.

E nonostante tutto, si mosse come poté.

Prendendolo per la vita, Blaise lo sollevò di peso e lo portò nel punto d’ingresso della stanzetta dove Hermione e Pansy erano rimaste ad aspettare.

 

La mezzosangue stava riversa sul pavimento, un libro abbandonato sulle piastrelle, il corpo che si contorceva come se fosse troppo doloroso sopportare quello strazio e analoga cosa pareva stare colpendo Draco che era in braccio a Zabini.

Blaise, allora, prese una decisione

-          Mettilo nel suo letto – borbottò rapido passando alla sua compagna la figuretta piccola e agitata di Draco Malfoy

Pansy tese tremante e impaurita le mani

-          Dobbiamo fare qualcosa per loro, dopotutto siamo noi ad aver causato tutto questo – le disse spiccio riconoscendo i sintomi dell’incantesimo che incautamente avevano lanciato su di loro prima di Natale.

Annuendo la ragazza lo prese e lo mise a letto, inutile coprirlo, scalciava e si dibatteva come un’anguilla presa alla corda.

Poco dopo arrivò anche il ragazzo con la mezzosangue tra le braccia.

Era tranquilla adesso, lei, pareva quasi morta mentre le braccia cascavano mollemente e i capelli scendevano perpendicolari al pavimento.

Blaise la depose nel suo giaciglio

-          Va’ a chiamare qualcuno, svelta! Silente, la McGranitt, Piton e la Chips, portali tutti qui!

E senza farselo ripetere, Pansy corse fuori rapidissima alla ricerca di chi indicato.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti e scusatemi per l’immenso ritardo con cui posto questo capitolo, in effetti doveva arrivare ben qualche giorno fa, ma purtroppo quei simpaticoni dei miei professori hanno deciso di mettermi una simulazione all’improvviso e così sono due giorni che studio come una matta, ma lasciamo perdere.

Sono casualmente di fretta quindi dirò poco, anche perché i personaggi, in questo post, parlano già troppo da soli…

Appare finalmente Zabini che, come in ogni mia fic, ha una famiglia a modo suo anche se si può dire che in questa storia sia e si comporti esattamente all’opposto dell’altra perché qui è terrorizzato all’idea di avere una sorellina mentre nell’altra ne aveva ben tre!

Altra differenza è che qui il caso Blaise, che perde il pelo ma non il vizio, è innamorato.

Sarò io che sono malata ma per quanto mi riguarda la questione della pozione passa parecchio in secondo piano dopo che Zab ha raccontato tutta la sua travagliata e tormentatissima storia familiare, ad ogni modo, si scopre anche chi ha messo la fantomatica bomba all’inizio della storia (scommetto che qualcuno se n’era anche dimenticato, vero?).

 

Indico anche un piccolo sondaggio per avere un’opinione circa il titolo da dare ad un’altra storia che, comunque, non credo apparirà prima dell’estate…

Ho un grande, grossissimo, gigantesco dubbio: dato che si tratta, come già avrete capito, del seguito delle Relazioni, sono indecisa se intitolarlo

Le relazioni pericolose II – “Titolo della storia che non svelerò certo qui”

Oppure se mettere direttamente il titolo.

Vi ringrazio moltissimo anticipatamente per le vostre opinioni, magari, indecisa come sono, riesco anche a scegliere…

E scusatemi anche se non saluto tutti ad uno ad uno ma sono terribilmente in ritardo per l’ennesimo impegno della giornata (mi sento proprio come il Bianconiglio di Alice), ad ogni modo

Grazie infinite per le recensioni!!!

Addirittura 150, non credo di meritare tanta considerazione, ma vi ringrazio ugualmente e spero che la mia storia continui a piacervi =^_^=

Un bacione *smack*

Nyssa

   
 
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