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Autore: ielma    27/11/2013    1 recensioni
«Stammi bene a sentire, io sono venuto qui per leggere in pace quel maledetto libro. Vuoi sapere perché sono venuto con te alla festa di Lumacorno? Mi divertiva il modo con cui mi guardavi e sicuramente speravi che ti guardassi allo stesso modo. Purtroppo, non è così. A me non importa nulla di te, vattene»
«Ma cosa ho fatto di sbagliato?»
«Nulla, anzi apprezzo quello che provi per me. Io sento tutto, sai? Il tuo battito che accelera quando mi avvicino; il tuo respiro che si affanna. Le tue mani che fremono per stringere le mie e le tue labbra, oh be' le tue labbra tremano. Anche in questo momento stanno tremando, lo vedo. Vuoi che ti baci, Narcissa?»
Lei annuì, con il cuore in gola. Riddle rise amaramente.
«L'amore è per i deboli. E tu sei una stupida, Narcissa Black»
Quindi si voltò e scomparve nella notte. Narcissa rimase senza fiato, si accasciò a terra e bagnò il pavimento delle sue lacrime.
«TOM!» gridò al vento.
Strinse i pugni e li batté contro il muro.
«Amami, Tom» sussurrò debolmente «torna indietro, ti prego. Torna indietro ad amarmi. Io sono qui... Amami»
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Mangiamorte, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Tom O. Riddle | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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3.Stomaco



Il giorno dopo Narcissa si svegliò presto e si recò in Sala Grande prima delle sue compagne di stanza per fare colazione. Si sedette accanto a uno dei prefetti, Lucius Malfoy, l'unico Serpeverde che si era già svegliato. Lui la salutò cordialmente e allungò una mano verso di lei per stringere la sua e presentarsi.
«Piacere, sono Lucius Malfoy»
«Piacere, Narcissa Black»
Poi tra di loro cadde il silenzio e lei cominciò a mangiare a testa bassa. La sua mente era una bolgia di pensieri. Per prima cosa si era cominciata a preoccupare seriamente per sua sorella maggiore che si stava comportando in modo decisamente strano, se non folle. Poi si sentiva davvero in colpa perché aveva promesso alla madre che le avrebbe scritto ogni giorno ma il giorno prima già se ne era dimenticata e non l'aveva fatto. Immaginò sua madre stesa nel letto sconvolta dal dolore che attendeva sue notizie e le si strinse una morsa attorno allo stomaco. Questa era Narcissa Black, conosciuta come quella che si metteva da parte sempre troppo spesso per far spazio agli altri, di animo fragile, piena d'amore. Finita la sua colazione si alzò e raggiunse l'aula di Pozioni ancora vuota. Si sedette all'ultimo banco e attese che si riempisse, Sophie prese posto accanto a lei e tirarono fuori i loro calderoni. Quando il professor Lumacorno entrò, tutti gli sguardi si volsero verso di lui.
«Buongiorno, ragazzi. Oggi preparerete il distillato soporifero, pozione che causa un sonno temporaneo. La ricetta la troverete a pagina 8 del vostro libro. Mettetevi a lavoro, su!»
Narcissa aprì il libro alla pagina del distillato e fece scorrere l'indice sulla lista degli ingredienti che poi andò a raccogliere nell'armadio delle scorte. Il primo passo della ricetta diceva: “aggiungi 4 rametti di lavanda nel mortaio” e poi “aggiungi due misurini di ingrediente base nel mortaio”. Lei così fece per poi frantumare il tutto con il pestello fino ad ottenere un impasto cremoso e riversarlo nel suo calderone d'argento. Poi diceva: “aggiungi due gocce di muco di vermicoli nel calderone” e “aggiungi due misurini di ingrediente base nel calderone”. Dopodiché mescolò il tutto e lo riscaldò a fuoco lento per una manciata di minuti. Poi aggiunse 4 radici di Valeriana, mescolò per sette volte in senso orario e spense la fiamma sotto il calderone. Prese una fiala di vetro, vi infilò un sorso di pozione e la portò alla cattedra dal professore.
«Signorina Black, aspetti un attimo» la trattenne Lumacorno.
«Mi dica, professore»
«Come ben tutti sanno io sono solito organizzare delle cenette intime per un numero selezionato di studenti e da quest'anno vorrei che anche lei ne facesse parte»
«Oh, intende il Luma-club, signore?»
«Proprio così»
«Per me sarebbe un onore» rispose lei malvolentieri, conscia di non poter far altro che accettare.
«Bene!» esclamò Lumacorno battendo le mani «le farò sapere per tempo quando decideremo di organizzare il prossimo incontro»
«Certo, buona giornata professore»
Lei uscì dalla classe a testa bassa, ci mancava solo un'altra seccatura come quella. Dopo altre due ore di lezioni si diresse finalmente in Sala Comune. Entrando il suo sguardo fu attratto da un foglio di pergamena tinto di rosso carminio - tipico colore natalizio - appeso alla bacheca degli annunci.
Si informano tutti gli studenti che l'uscita trimestrale per il villaggio di Hogsmeade si terrà fra due settimane. Sono abilitati a lasciare il castello solo gli studenti che frequentano dal terzo anno in su in possesso dell'apposita autorizzazione scritta firmata da un genitore o da chi ne fa le veci.
Cordialmente,
il Preside.”
Una gita ad Hogsmeade.. Era proprio quello che le ci voleva per staccare un po' ed evitare di crucciarsi. Si stese su un divano con il libro in grembo e si mise a ripassare le proprietà dei funghi saltellanti rimandando al più possibile la scrittura del tema per il professor Ruf. Si fece cullare dal rumore del fuoco che scoppiettava nel camino acceso ma nonostante l'atmosfera fosse più che rilassante non riuscì a sentirsi a suo agio. Provava dolorose fitte allo stomaco ad intervalli regolari di qualche minuto, e queste non cessarono nemmeno quando le sue due amiche la raggiunsero, al tramonto. Si sentiva uno straccio, quasi non aveva voglia di scendere per la cena ma le ragazze la convinsero e la trascinarono fuori dalla Sala comune.
«Cosa c'è che non va, Cissy?» le chiese Sophie passandole il braccio attorno alle spalle.
«Non mi sento per niente bene, penso che dopo cena farò un salto in infermeria»
«Vuoi che ti ci accompagniamo ora?»
«No, tranquille, forse mangiando mi passa» le rassicurò lei mentre varcavano l'ingresso della Sala Grande.
Si sedettero e Narcissa notò che molti dei posti della tavolata dei Serpeverde erano vuoti, tra cui quello di sua sorella e di Regulus. Questo non sfuggì nemmeno a Livia che le domandò:
«Come mai tuo cugino non c'è?»
«Non so, forse se n'è già andato»
«Ma se la cena è appena iniziata..»
«Allora forse deve ancora arrivare»
«Forse»
Ma di Regulus, quella sera, non vi fu traccia. Come degli altri assenti. Narcissa si alzò prima delle altre per andare in infermeria dove si fece dare delle pasticche contro il mal di pancia e poi si incamminò dolorante verso i sotterranei. Quando si stese nel letto le medicine cominciarono a fare effetto e si addormentò. Purtroppo si risvegliò presto portandosi le mani strette al ventre gemendo dal dolore. Si mise seduta con la schiena poggiata alla spalliera del letto e guardò l'orologio. Era quasi l'una di notte, il coprifuoco era passato da un pezzo. Decise comunque di alzarsi e di uscire dalla Sala comune diretta verso le cucine per prepararsi una tisana calda. Camminava per il corridoio del primo piano in punta di piedi quando un rumore di passi la fece sobbalzare. Si voltò di scatto e vide una figura avanzare verso di lei, prese a correre ma venne afferrata per il polso.
«Dove credevi di andare a quest'ora della notte?» chiese una voce femminile con durezza.
«Ma chi sei?»
«Sono Minerva McGranitt, Caposcuola. Rispondi alla mia domanda»
«Non mi sentivo molto bene e volevo andare in cucina per bere qualcosa di caldo»
«Perché non sei andata in infermeria?»
«Ci sono andata ma non è servito a nulla»
La Caposcuola scosse il capo lentamente e lasciò la presa intorno al polso di Narcissa.
«Sono costretta a levare 5 punti alla tua casa» disse McGranitt tirando fuori la torcia dal fodero e illuminando lo stemma sopra il mantello dell'altra.
«Ah, sei una Serpeverde»
Narcissa si pentì immediatamente di aver indossato il mantello della divisa al posto della vestaglia sopra il pigiama per uscire.
«Non è giusto che levi dei punti ai Serpeverde»
«Per vostra sfortuna, invece, è giusto. E' una delle regole della scuola» le sorrise poi le diede le spalle e, dopo aver fatto un paio di passi, aggiunse: «ora fila subito nel tuo dormitorio e vedi di non farti ripescare fuori oltre il coprifuoco»
Narcissa le andò incontro e la tirò per un braccio.
«Non se ne parla! Io volevo solo che mi passasse il mal di pancia»
«Se fossi in te la smetterei di replicare visto che..»
«No! Voglio che tu rimetta quei 5 punti, adesso!»
«Senti, ti sei appena meritata anche una bella punizione per l'intera prossima settimana. Causa: aggressione ad un Caposcuola»
«Stai scherzando?»
«Affatto, e se alzi ancora la voce con me io..»
Il loro battibecco venne interrotto da una schiarita di tosse, entrambe sobbalzarono e si guardarono attorno per capire da dove provenisse ma constatarono di essere sole. Solamente dopo qualche momento, una figura scura mosse dei passi verso di loro. Lo riconobbero solo quando fu abbastanza vicino affinché il suo viso fosse illuminato da un fascio di luce che entrava dalla finestra socchiusa.
«Minerva» mormorò il ragazzo.
«Riddle» sibilò lei in risposta.
«Non sono affatto contento del lavoro che stai svolgendo in qualità di Caposcuola, mi sembra a dir poco aggressivo nei confronti di noi Serpeverde»
«Ma.. Questa ragazza ha infranto una regola della scuola!» replicò lei con un tono a metà sbalordito e furioso.
«Non sono d'accordo» disse Tom scuotendo teatralmente il capo. Si voltò verso Narcissa e le sorrise facendole gelare il sangue. «La tua punizione, ovviamente, è nulla. E.. aggiungo a Serpeverde i punti che la mia collega ha tolto per..» si portò un dito sul mento e pensò ad una scusa plausibile. «Li aggiungo per la tua innaturale bellezza e per l' incantevole lucentezza dei tuoi occhi»
Se ne andò e mentre camminava gridò:
«Buon proseguimento di serata, Minerva»
McGranitt scappò di corsa nella direzione opposta lasciando da sola Narcissa con la mente offuscata dal delizioso profumo di quel ragazzo. Cosa le aveva detto? I-Innaturale bellezza? Si portò una mano all'altezza del petto ma questa venne subito spazzata via dai potenti battiti del suo cuore. Non poteva essere davvero umano un ragazzo così attraente, un ragazzo così come un dio.

 

  
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