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Autore: onedemjction    27/11/2013    6 recensioni
"Il mio nome è Alexa. Alexa Stewart. Ebbene, magari avevo ed ho una vita particolare, ma che ci posso fare? E’ stato tutto per colpa sua, di Harry Styles. Chi è lui? Ora vi spiego."
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Alexa. Alexa Stewart. Ebbene, magari avevo ed ho una vita particolare, ma che ci posso fare? E’ stato tutto per colpa sua, di Harry Styles. Chi è lui? Ora vi spiego.
Iniziò tutto una mattina. Una mattina come le altre. Erano le 6.30 e mi dovevo alzare dal letto: mi alzai senza forza, con le gambe tremolanti, un maglione e i capelli scompigliati. Andai in cucina  per fare colazione: mi aspettavano un pacco di cereali e del latte; cominciai a versare il latte nella tazza. Volarono subito 15 minuti: guardai per un secondo l’orologio e mi resi conto dell’ora, corsi in camera per vestirmi; salutai mamma, chiusi la porta e cominciai a scendere le scale come una frenetica. Arrivai a scuola in ritardo, alle 08.15 per essere precisi. La professoressa si lamentò tantissimo, arrivavo ogni giorno in ritardo. Ma quel giorno mi portò in presidenza, ormai si era scocciata. Mi fece entrare nella stanza del preside con uno spintone e chiuse violentemente la porta. E lì c’era il preside: un uomo 50enne, pelle pallida, occhi neri: insomma, ti trasmetteva una sensazione di oscurità assurda. Si girò e disse:”E così tu sei Alexa Stewart. Beh, sei una mia allieva, ti conosco abbastanza tanto da sapere il motivo per cui arrivi in ritardo: pigrezza, noia, odio verso la scuola. Ah, e così ripaghi tutto il lavoro che facciamo per te? Non puoi giustificarti. Va’ nell’Aula Punizioni! Subito!”; annuii andai verso l’Aula Punizioni, che si trovava a qualche passo dalla presidenza. Entrai camminando lentamente. Eravamo in 10 di noi, più o meno. La professoressa mi guardò dalla testa ai piedi, e mi chiese:”E tu, che ci fai qui?”; io risposi con lo sguardo basso:Ho fatto molti ritardi recentemente.”. La docente annuì e mi indicò il banco dove mi sarei dovuta sedere. Gli altri ragazzi mi tiravano palline di carta addosso, o semplicemente mi davano fastidio tirando i miei libri per aria. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta, ma gli altri alunni continuavano a fare casino comunque. Entrò dalla porta un ragazzo alto con i riccioli neri, con gli occhi di un azzurro verdognolo. Indossava una maglietta a tinta unita bianca semplice con delle macchie rosse. Era chiaro: aveva partecipato ad una rissa. La professoressa ci chiese di fare silenzio, e così facemmo. La professoressa ci presentò il ragazzo, o come lo definii io una volta averlo visto: ‘’il misterioso”. La docente disse:”Eccovi il vostro nuovo compagno di punizione.”. Uno dei ragazzi alzò la mano e gli chiese cosa aveva fatto per finire in quell’aula. Il ragazzo rispose:”Ho semplicemente partecipato ad una rissa. Il resto non ti riguarda.”; l’altro prese male la risposta e si alzò bruscamente gridando:”Invece mi riguarda, caro. Siamo come te, dei ragazzi che sono finiti in Aula Punizioni per qualche motivo. Ci meritiamo tutto il rispetto.; il nuovo alunno non rispose nulla, non ci teneva ad avere una doppia punizione. Allora in quel momento di silenzio alzai la mano e gli posi una domanda: come si chiamava? Lui alzò lo sguardo, riuscii a vedere il suo viso del tutto: era proprio un bel ragazzo, non si può negare; mi rispose:”Harry. Harry Edward Styles.” La professoressa chiese se avevamo finito con le domande; nessuno si alzò, nessuno alzò la mano, nessuno grido. In quel momento la docente indicò il banco di fianco al mio, come dire “Avanti, siediti lì”. Harry si sedette e disse a bassa voce:”Tranquilla, non ti farò del male.” Lì fece una risata rauca, davvero, davvero stupenda. Risi anch’io, per non essere acida. Ero e sono timida, gli dissi solo due o quattro parole, ma non rispose e non disse niente per tutta l’ora. Ma ad un certo punto, cacciò fuori una foto dalla tasca dei suoi jeans. Era molto rovinata, a malapena si riusciva a capire cosa c’era raffigurato. Lui fece un sospiro e disse a bassa voce “È inutile, l’ho persa, ormai.”. Lì fece cadere una lacrima, che cadde proprio sul volto della ragazza, sbiadendo così tutta la foto. Io mi avvicinai a lui e gli chiesi cosa aveva, e mi rispose “No, niente, lascia perdere.” Io lasciai perdere, non lo conoscevo nemmeno, non potevo insistere. Le tre ore di punizione passarono subito, e lui, all’orlo della porta, si fermò e si girò dicendomi pacatamente:”Grazie per prima, per esserti preoccupata per me. Ci vediamo fuori scuola, Alexa Stewart.” In quel momento un brivido percorse la mia schiena: come faceva a sapere il mio nome? Non mi preoccupai troppo, era solo il mio nome, non era importante.
***
Ero fuori scuola, lo stavo aspettando. Ripensai a quella frase:” Grazie per prima, per esserti preoccupata per me. Ci vediamo fuori scuola, Alexa Stewart.” Quel ragazzo era misterioso, per questo mi piaceva. L’unico problema? Avevo già un ragazzo. Ma non mi pensava più di tanto. Era egoista, non mi trattava come mi dovrebbe trattare ...
Lo vidi qualche metro più in là, aveva due tazze di caffè in mano. A me non piaceva il caffè. Infatti lui si avvicinò a me e mi chiese ironicamente:”Caffè?”; io mi misi a ridere; stavo per smettere di ridere quando lui si avvicino di più e fece la faccia seria dicendomi:”Ehi, continua a ridere, sei bella quando ridi.” Lì arrossii, e continuò:”Mi piace anche quando diventi rossa.”. Si avvicinò, non sapevo cosa voleva fare, magari darmi un bacio sulla guancia, non lo so, ma lo respinsi ridendo, non volevo apparire stupida e piena di vergogna. Lui ci scherzò sopra: quando rideva e sorrideva era l’amore, con quelle fossette, quegli occhi profondi, e quei capelli ricci. E per lo più era dolcissimo.. tantissimo. Mi diceva che anche se mi conosceva da poche ore per lui ero diventata un’amica, o una migliore amica. Ad un certo punto disse:”Ah, bene, stiamo da più di 5 ore insieme. Ma non mi dispiace. Ti va di cenare da me?”; io accettai subito, non vedevo l’ora. Allora mi diede un bacio sulla guancia, e lì.. lì si che diventai rossa. Lui per farmi passare la timidezza, o per farla crescere ancora di più, mi prese in braccia e disse ridendo:”Ora sì che puoi arrossire!”. Era stupendo, assolutamente.
***
Arrivammo sotto casa sua, e mi diede il benvenuto. Io entrai: eh si, che casa. Gli chiesi se vivesse da solo: scomparse il sorriso dalla sua faccia. Mi commentò:”Sì. In realtà vivo da solo da quando avevo 13 anni. Mia madre è morta qualche anno dopo la mia nascita, mentre mio padre è morto quando avevo appunto 13 anni, in un incidente stradale. Ma non è niente, tranquilla.” Io mi scusai dicendo che non avrei dovuto chiederglielo. Harry si avvicinò e mi disse nell’orecchio:”Non fa niente, ora ci sei tu qui a riscaldarmi. Ho paura e freddo.
Io proposi di andare sul divano a guardare qualche film. Lui propose Titanic, io accettai non mi cambiava tanto d’altronde. Il film iniziò, lui prese una coperta, la più calda, e me la diede. Era bianco pallido, aveva freddo, quindi io glie la cedetti. Mi sorrise e mi fece gesto con la mano di avvicinarmi a lui: mi avvicinai, e mi strinse fra le sue braccia. Mi passò il freddo. Le sue mani grandi e calde mi riscaldarono.
Era passata un’ora dall’inizio del film, solo un’ora, infatti mi addormentai sulla sua spalla.
Mi sentii prendere in braccio, ma rimasi con gli occhi chiusi. Sentii appoggiare il mio corpo su una superficie morbida: Mi appoggiò sul letto. Aveva notato che ero pienamente assonnata. Lui era convinto che fossi addormentata, allora si avvicinò lentamente e mi diede un bacio. Sentii le sue labbra appoggiarsi sulle mie … Io mi alzai di colpo, e lui mi disse:”Ahaha, baci bene. Ma ora ti lascio dormire. Buonanotte … tesoro.”. Io sorrisi, ne rimasi imbambolata. Completamente.

 
  
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