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Autore: _Krzyz    28/11/2013    9 recensioni
[Interattiva]
Una storia di speranza, di 24 ragazzi che vanno incontro alla morte, di sangue, di amore, di luci colorate e di dolore.
La storia di un'edizione fantasma.
La storia dei 47esimi Hunger games.
I Tributi sono al completo!
Cercasi Mentori!
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Caesar Flickerman, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E la Falce Calò
-
III Parte



- Distretto 7 -

Un vento gelido scuoteva le chiome degli alti alberi del distretto 7. La gente non smetteva mai di lavorare, c’era sempre nuova legna da tagliare, modellare, segare. E la Mietitura non era un motivo valido per fermarsi. Così nella piazza, quel giorno, sotto un cielo nuvoloso, c’erano solo i potenziali tributi e una manciata di persone che guardava i propri figli, nipoti, fratelli, o anche solo dei conoscenti, andare al macello. L’aria fredda s’insinuava tra le pieghe dei vestiti da festa dei giovani, gelando le ossa e congelando i loro cuori, impazziti per l’ansia e il timore.
Caeciliaodiava il distretto 7. Le dava i nervi. Il clima, la mancanza di pubblico alle Mietiture, la faccia sorpresa dei ragazzi, persino gli alberi. Tutto. Salì sul palco barcollando leggermente sui tacchi altissimi, avvolta in un enorme scialle di lana verde foresta per proteggersi dal freddo, reggendo l’enorme parrucca color pesca con una mano. Non era cambiato assolutamente nulla dagli anni precedenti. Afferrò seccata il microfono:
-“Benvenuti, benvenuti eccetera eccetera! Siccome mi sto letteralmente ibernando qui fuori passiamo subito all’estrazione della ragazza!”
La capitolina si avvicinò battendo i denti all’urna. Lo odiava lo odiava lo odiava!
-“Jamie Underwood!”-
Una ragazzina di dodici anni, con i capelli rossicci raccolti in due trecce, strabuzzò gli occhi e sbiancò. Si avviò mogia mogia verso i gradini che conducevano al palco, mentre una lacrima le scendeva sul viso. Prima che potesse cominciare a salire dalla fila delle quindicenni si levò un grido acuto.
-“Mi offro! Mi offro come tributo! Volontaria! Mi offro volontaria!”-
Un volontario? Un volontario? Caecilia era stupita. Finalmente le cose stavano prendendo una buona piega. Un distretto insulso come il 7 aveva un volontario!
La ragazza si avvicinò al palco. Era molto alta, per nulla formosa, dal fisico asciutto. I suoi capelli erano un disordinato ammasso di ricci color biondo cenere, non curati da molto tempo , abbastanza lunghi. Portava la frangetta corta. I suoi occhi erano blu, e spiccavano notevolmente in mezzo alla moltitudine di iridi verdi e brune  tipiche del distretto. Avvicinò il volto a quello della ragazzina, mettendosi in ginocchio per raggiungerla. Aveva un naso piccolo, leggermente all’insù, e la bocca abbastanza carnosa. Jamie potette scorgere nei suoi occhi un barlume di follia. Un brivido freddo percorse velocemente la spina dorsale della ragazzina, alla vista della collana che la strana ragazza bionda portava. Nel legno erano state plasmate teste mozzate, asce, strumenti di tortura ed erano stati legati ad un filo, che ora se ne stava appeso al collo della giovane.
-“Non preoccuparti tesoro, torna a casa! La tua mamma e il tuo papà ti staranno di certo aspettando”-
La bambina annuì con le lacrime agli occhi e tornò al suo posto, ringraziandola in silenzio. Caecilia si avvicinò entusiasta a quella che sarebbe stata il tributo femminile dei 47esimi Hunger Games.
-“Ma che giovane e coraggiosa donna abbiamo qui ! Come ti chiami?”-
-“Holly Zirkon.”-
La piccola folla radunata in piazza si scambiò occhiate sorprese. Quella ragazza era la gemella di Wood Zirkon. E Wood Zirkon era malvagia, estremamente malvagia. Era talmente cattiva che i taglialegna del distretto cominciarono a sospettare che la bambina fosse l’incarnazione del diavolo. Non era normale che una bambina di undici anni provasse piacere nel torturare e ammazzare topi, passerotti e coniglietti. I genitori delle bambine erano disperati. Non riuscivano a capire perché la figlia continuasse a divertirsi immergendo le mani nel sangue innocente di quei poveri animali. Dopo un po’ il consiglio degli anziani del villaggio la condannò al rogo. Dopo aver visto la propria gemella arsa viva al centro della piazza, Holly cominciò a dare segni di instabilità mentale fino al giorno in cui si rasò a zero la testa, sostenendo di aver visto l’immagine di Wood nello specchio. Inutile dire che tutto il 7 cercava di tenerla a distanza, avrebbe potuto diventare esattamente come la gemella. Ma Holly non era cattiva, né tantomeno coraggiosa. La gente fissava attonita la ragazza.
-“E come mai ti sei offerta volontaria, Holly? Non hai paura? ”- chiese Caecilia.
- “Certo che ho paura, ma solo un uomo senza cuore avrebbe mandato quella ragazzina al macello!”-
La capitolina non avrebbe potuto essere più soddisfatta di così. Tremando si congedò dalla ragazza e si avvicinò baldanzosa all’urna dei ragazzi, sperando in un altro volontario o in un giovane ben piazzato. Tuffò le mani congelati tra i bigliettini e , leggendo quello che aveva estratto, esclamò:
-“ Per i ragazzi, Carlos Django Velasquez!”-
Un ragazzo di 17 anni salì sul palco con finta spavalderia. Aveva la carnagione color caffelatte , gli occhi color cioccolato e i capelli molto scuri. Probabilmente lavorava come taglialegna, a giudicare dal fisico atletico e muscolosa. I suoi lineamenti erano quelli di una persona bellissima ma cresciuta troppo in fretta. Qualche risolino si levò dalle fila femminili. Aveva decisamente l’aspetto di un donnaiolo. Dietro quell’aspetto spavaldo , però, si celava un passato tormentato. La madre , Rémy , era una giovane prostituta , il padre , Django Velasquez, un cliente, e lei lo diede alla luce a soli quindici anni. Erano continuamente additati, trattati come bestie. E poi, quando Carlos aveva 11 anni, successe una cosa terribile. Rémy Axa Lafayette ricevette un mandato d’arresto per aver complottato contro il governo di Panem e venne  trascinata via dai Pacificatori sotto gli occhi del figlioletto, in lacrime. Carlos venne allora affidato all’Orfanotrofio Distrettuale, e da lì la sua vita non fu tanto meglio. Il distretto 7 di certo non spiccava per la ricchezza, e le condizioni degli orfani erano disastrose.
Caecilia arrossì di botto. Nonostante avesse almeno una ventina d’anni in più del ragazzo doveva ammettere che quel giovane era davvero un bel vedere. Si avvicinò a lui senza sentire freddo, tant’era avvampata.
-“ Vuoi dire qualcosa, mio caro Carlos?”-
-“ Proverò a tornare lottando con tutte le mie forze!”-
Aveva una voce calda , per nulla aggressiva. Caecilia si portò al centro del palco. Una volontaria e un gran bel pezzo di manzo, quell’anno non sarebbe potuto andare meglio di così!
-“Molto bene tributi! Stringetevi la mano, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore!”-
Dopo la stretta, la folla si disperse in due minuti. Bisognava tornare al lavoro, non avevano tempo da perdere. Così la piazza si svuotò,  lasciando come colonna sonora il freddo vento che correva tra le verdi chiome , le segherie, il cozzare delle accette contro gli alberi e i cuori dei due tributi impazziti di paura.

- Distretto 8 -

Una pioggerellina fitta e fastidiosa scendeva incessante da grossi nuvoloni plumbei, che si confondevano con i neri fumi emessi dalle ciminiere. Non che fosse una novità, pioveva quasi sempre nel distretto 8, indipendentemente dalla stagione. I ragazzi si stringevano sotto i pochi ombrelli e mantelline impermeabili, cercando di non inzupparsi gli abiti da festa. La pioggia non faceva che ingrigire ancora di più il paesaggio urbano, composto da fabbriche alternate a fatiscenti palazzine di mattoni. Molti edifici erano abbandonati, coi vetri rotti e le parti metalliche coperte di ruggine. Il Palazzo di Giustizia era schiacciato proprio tra due vecchie fabbriche, e la cosa non faceva altro che accentuare la disperazione della Mietitura. Non c’era nessuno a guardare i ragazzi, nessuna madre, padre o parente stretto attorno a loro nel giorno dell’incubo. Le fabbriche non potevano fermarsi un solo minuto se non volevano finire in disgrazia. A Cassandra piaceva il distretto 8, proprio perché i pochi colori che c’erano risaltavano tantissimo in mezzo a tutto quel grigiore. I suoi occhi azzurrini correvano veloci tra le fila di ragazzi. I più vecchi avevano la sua età. Erano già due anni che faceva l’escort per quel distretto, e amava perdersi tra gli abiti coloratissimi dei giovani. Molti erano fatti con vari pezzi di stoffa, altri erano vecchi e rattoppati, altri ancora erano nuovi di pacca, a lei non importava. Cassandra li amava tutti , indistintamente. Ma lei non vestiva a colori nel giorno della Mietitura. Trovava irrispettoso nei confronti dei giovani che soffrivano sfoggiare tutta la sua ricchezza da capitolina. Quel giorno, infatti , indossava una abito nero e semplice, e si proteggeva con un ombrello dello stesso colore. Si avvicinò al microfono scostandosi una ciocca dei lunghi capelli color carota dal volto e cominciò.
-“Buongiorno! Benvenuti alla mietitura dei 47esimi Hunger Games!”-
Cassandra era molto apprezzata dalla gente dell’8, per la sua gentilezza e per il suo odio nei confronti dei Giochi. Estrasse un bigliettino colorato dall’urna femminile.
-“Seta Velour, sei gentilmente pregata di prendere posto sul palco!”-
Una ragazzina minuta si staccò dalle sedicenni e prese posto di fianco alla capitolina. I suoi capelli color ebano incorniciavano un volto da bambina dai lineamenti dolci. Due occhi color ghiaccio scrutavano con aria curiosa e distante ciò che la circondava. Sembrava dimostrare 14 anni massimo e le scarpe , probabilmente di seconda mano, le erano enormi. Tra le mani dalle dita affusolate reggeva una runa e un sacchettino , che conteneva degli aghi. Una ragazza corse fuori da uno degli edifici adiacenti e saltò sul palco, avvicinandosi in ginocchio ad un uomo dalla barba color ruggine.
-“La prego, signor Sindaco Niemily, mi faccia prendere il suo posto! So di aver superato i 18 anni, ma dev’esserci qualcosa che può fare! Il mio nome è Lana, Lana Velour, e mi offro volontaria!”-
Una mano pallida si posò sulla spalla della giovane donna disperata.
-“Tranquilla, sorella. Accetterò il mio fato, così è stato deciso. Non preoccuparti, me la caverò.”-
I ragazzi mormoravano. Possibile che sapesse quello che stava facendo? Quella era strana e lunatica, alcuni sostenevano che sapesse leggere il pensiero. Girava sempre con degli aghi o degli spilli appresso, leggeva le foglie di tè, era schiva e scontrosa e diceva cose senza senso. Voci dicevano che sua nonna era una strega. Lei non era nulla di tutto ciò. Non era distratta, non era stupida, non era pazza. Semplicemente vedeva il mondo da un punto di vista diverso rispetto a quello di tutti gli altri. Aveva però un’importante qualità, che tutti al distretto le invidiavano: l’abilità nel cucito. Le sue mani esili correvano veloci su ciniglia, raso, lino, trasformando tutto in abiti bellissimi e ricercatissimi, cuciti con le migliori stoffe in circolazione. Persino un sacco di iuta sarebbe potuto diventare un vestito da sera se a lavorarvi era quella minuta, stramba ragazzina.  Forse era il modo che aveva Seta per supplire alla mancanza di amici, per sopravvivere nella solitudine. Abbracciò la sorella Lana, rassicurandola, e si congedò da lei riaffiancandosi alla capitolina.
A Cassandra faceva sempre molto male vedere scene del genere. Lei era una persona parecchio sensibile, e fosse stato per lei non avrebbe mai scelto il ruolo di accompagnatrice. Ma sua madre era accompagnatrice e aveva insistito perché anche lei intraprendesse questa carriera. Quella ragazza era la prova che non tutti i capitolini sono senza cuore. Si asciugò di nascosto una lacrima e continuò.
-“Invece il giovane tributo maschile di quest’anno è…Osher Bonnar!”-
Le teste dei ragazzi , sovrastate da ombrelli di mille colori diversi, si voltarono in sincronia verso un giovane piuttosto alto. L’estratto si avviò verso il palco coprendosi il capo con una mantellina da lavoro arancione. Alcuni ciuffi di capelli neri spuntavano dal cappuccio, inumiditi dalla pioggia. Sul suo viso ovale spuntavano due occhi verde-azzurro enigmatici, dal taglio leggermente a mandorla. Sopra di essi, due sopracciglia scure venivano celate dai capelli ribelli. Aveva una corporatura esile, come quasi tutti nell’8. Lungo una delle sue braccia correva una cicatrice enorme, e sul volto spiccava notevolmente un taglio sulla guancia destra. Poco prima di andare alla Mietitura il padre l’aveva picchiato, come i giorni prima, d’altronde. Sua madre era morta di parto e  lui non faceva nient’altro che ubriacarsi e dargli la colpa. Per fortuna qualche volta suo fratello maggiore Johnathan lo difendeva e lo proteggeva dai pugni e dai calci che il padre gli sferrava. Proprio Johnathan vide passare vicino alla piazza, un’occhiata dispiaciuta e proseguì per la sua strada.
Cassandra chiese se ci fossero volontari per lui, ma in risposta le arrivò un eco sordo e il ticchettio della pioggia.
-“Mi dispiace. Davvero. Stringetevi la mano, su, e possa la fortuna essere sempre dalla vostra parte”-
I due giovani si strinsero velocemente la mano. Cassandra diede un abbraccio di conforto ad entrambi e guardò un’ultima volta la folla di giovani che sospiravano, avvolti nei loro abiti di mille stoffe diverse. E lasciò solo le ciminiere fumanti, il rumore delle macchine da cucire, le case fatiscenti e la pioggerellina lieve ma intensa che l’aveva accolta appena arrivata e che la salutava mentre se ne andava.

- Distretto 9

La gente arrivava a gruppi, silenziosa. Bambini tenuti in braccio dai fratelli maggiori, sorelle che si stringevano l’una all’altra, qualcuno un po’ troppo sicuro di se e qualcun altro che si trascinava, tant’era preoccupato. Chi vestito bene, chi meno, chi di vestiti quasi non ne aveva, chi aveva una stampella perché era senza gamba e chi correva per togliersi il pensiero, tutti in un’unica piazza, sotto il sole mite che caratterizzava il distretto 9. Le spighe frusciavano al vento creando onde dorate nei campi circostanti, punteggiati qua e la dal rosso dei papaveri. Una brezza leggera scompigliava le elaborate acconciature  delle ragazze.
-“Benvenuti, ragazzi, alla Mietitura dei 47esimi Hunger Games!”-
A parlare era stata Lartia, l’accompagnatrice che estraeva i tributi del distretto 9 da quando si aveva memoria. Grazie alla chirurgia estetica avrebbe potuto dimostrare non più di 30 anni, ma la sua voce era quella di una donna che cominciava a sentire il peso della vecchiaia. Quell’anno sfoggiava un pomposo abito con dei buffi motivi floreali e sugli zigomi aveva tatuati dei fiori di pesco. Sulla complessa parrucca rosa tenue sbucavano dei rami fioriti a mo’ di corna. La donna si avvicinò all’urna femminile con mille piccoli passettini impettiti, estrasse un biglietto e trillò:
-“La fortunata di quest’anno è Amethyst Rowe! Cara, sei pregata di raggiungermi sul palco!”-
Tutti gli sguardi del distretto erano puntati su una ragazza minuta allineata nella fila delle diciassettenni. Aveva gli occhi sbarrati e respirava in modo affannoso. Con passo strascicato si affiancò a Lartia, cercando di risultare il più calma possibile. Aveva dei lunghi capelli color caramello e portava la frangetta. Sul suo viso pallido spuntavano due iridi verde scuro. Qualche lentiggine faceva capolino sulle gote e sul naso. Era piuttosto bassa per la sua età, ma non era gracile.
Pensava a sua madre, Amethyst. E a suo padre. E a Leroy e Cam, i suoi fratelli maggiori, e al tempo che passava con loro nei campi di frumento. E li vedeva sbiadire, come quando si fa cadere un disegno in un torrente e l’acqua si porta via l’inchiostro , cancellando l’opera.
Lartia si complimentò con lei e proseguì, sentenziando il nome dello sfortunato ragazzo.
-“Il nostro uomo invece è Aleksei Devon Spencer! Forza, giovanotto, vieni qui!”-
Dal fondo della schiera dei ragazzi arrivò inveendo un giovane altissimo. La sua corta zazzera color carota , spettinata e disordinata, spiccava notevolmente tra gli abiti grigi e consumati e i capelli scuri tipici del 9. Era ben piazzato, non eccessivamente muscoloso, con le spalle larghe. I suoi occhi erano due foglie di menta luminose e chiarissime, contornati da ciglia lunghe e chiare. Possedeva un naso diritto e zigomi alti e pieni. Il volto era spruzzato di lentiggini e tutto il suo corpo era coperto di cicatrici.
Avrebbe potuto farcela. Aveva 18 anni e mezzo, questa Mietitura sarebbe stata l’ultima. Invece ora era la, sul palco, chiamato tributo. Ricorda ancora quando, a tredici anni, sua sorella May era stata estratta ed era perita sotto la spada di uno dei suoi alleati, alla finale. Suo padre era un vincitore, un grande uomo. May era una perdente. Così gli aveva detto un ragazzino tre anni fa. Aleksei gli aveva tagliato la testa di netto, con una falce.
Poi risse, risse e ancora disse, dalle quali usciva con qualche livido, ma sempre vincitore.
E poi c’era Reina. Reina, la sua fiamma, così fragile che avrebbe potuto spezzarla con un dito se avesse voluto. Sapeva che il suo atteggiamento le avrebbe fatto del male, sapeva che prima o poi si sarebbe spezzata. Quindi non si impegnava, non voleva portare avanti una relazione senza futuri, ma Reina…
La voce trillante di Lartia interruppe il filo dei suoi pensieri.
-“Vuoi dire qualcosa, caro?”-
Aleksei strinse i denti e non rispose.
-“Non ho sentito, puoi ripetere?”-
-“… ‘fanculo.”-
Lartia si ritrasse, offesa. Si sistemò un ramo e , stizzita, si avviò al centro del palco, strillando nel microfono:
-“Felici Hunger Games, mio caro distretto 9, e possa la fortuna essere sempre, sempre, sempre a vostro favore!”-
Così cominciava la nuova vita di Amethyst e Aleksei, con una brezza leggera, un giorno mite e un mare di spighe mature d’oro come la gloria e di papaveri rossi come sangue.

E la Falce Calò.

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IL KACTUS DI KRZYZ
Ecco a voi anche le Mietiture dei distretti 7-8-9! :)
Riepilogo di fine capitolo:
TRIBUTI
D7 - Holly Zirkon (maple) ; Carlos Django Velasquez (Lady Luna Rose)
D8 - Seta Velour (kirlia) ; Osher Bonnar (_mik_, siccome non avevi specificato il nome del fratello l'ho inventato io, scusa D:)
D9 - Amethyst Rowe (PervincaViola) ; Aleksei Devon Spencer (Iamthedandelion)
Spero di aver reso giustizia ai vostri ragazzi, e chiedo perdono in caso non ci fossi ruscita!
Un ultima calata di falce e poi si comincia! :)
Un abbraccio!

_Krzyz

 
  
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