Agosto – Roma 1978
Ferragosto caldo torrido nel centro di
Roma. Le strade erano deserte, l'unica ombra data dal Colosseo e le
persone vestite da centurioni stavano sotto i portici appoggiati alle
loro lance.
Niente turisti oggi, niente lavoro,
solo caldo, sole e cielo terso.
Pochissimi negozi erano aperti, uno di
questi era una libreria proprio dietro al Colosseo.
Il cartello diceva che i proprietari
erano a pranzo e le serrande erano abbassate.
Dentro però c'erano due ragazze, una
di queste era Ginge, arrivata da poco a Roma vivere con la cugina.
Era scappata dall'Inghilterra perché non sopportava più la sua
situazione familiare.
Stava sfogliando un giornale
sventolandosi con un ventaglio.
L'altra era appunto sua cugina Joanna,
in quel momento era nel magazzino intenta a fare l'amore col suo
ragazzo, un poliziotto di quartiere.
Ginge alzò il volume della radio per
non sentire i rumori abbastanza espliciti provenienti dal magazzino.
“ma non potrebbero andare a fare
queste cose da un'altra parte? Fanno un casino assurdo” pensò
Ginge girando un'altra pagina, senza quasi nemmeno leggerla.
Era lì solo perché doveva fare gli
straordinari.
Aveva ottenuto il posto solo grazie
alla cugina che aveva ereditato la libreria dopo la morte della
madre.
Joanna voleva molto bene alla ragazza e
quindi l'aveva assunta e l'ospitava anche a casa sua.
Erano quasi le quattro di pomeriggio
quando Joanna sbucò dalla porta del magazzino tutta sudata e con i
capelli in disordine e arruffati.
< Ginge, preparati si va a prendere
un gelato! Si chiude molto in anticipo oggi> disse con il fiato
ancora affannoso.
< e di lui che ne facciamo?>
affermò Ginge indicando Gianni che era spuntato, ancora con la
camicia sbottonata dalla porticina.
< a lui ci penso io, tu vai a
prendere le tue cose!> detto ciò prese Gianni sotto braccio e
dicendogli amorevolmente a stasera lo sbatté fuori.
In quel preciso momento arrivò l'altra
con la borsa sua e di Joanna.
< ma la zia cosa direbbe a vederti
così, che fai l'amore ora con uno ora con un altro, non è che ti
fai pagare vero?>
< ma non hai paura che qualcuno
pensi male di te a vedere tutti questi ragazzi che entrano ed escono
di qui?> insistette Ginge.
< ma che cosa... in che modo
ragioni? Che problemi hai? Nessuno dice niente. Lo sai si vede che
sei inglese... così pudica> ribattè Joanna con un tono ironico e
tagliente.
Camminarono in silenzio fino ad
arrivare ad una gelateria, “Perché no?” c'era scritto su
un'insegna di legno, quasi sbiadita. Raffigurato sotto la scritta
stava un cono gelato con tre palline di gelato e un'abbondante dose
di panna montata ormai quasi scomparso.
< ecco quello che fa per noi! Tu
aspetta qua seduta al tavolino, io torno subito.> dicendo così
Joanna varcò la soglia della gelateria dicendo buongiorno.
Ginge si sedette ad un tavolino posto
sotto l'ombra di un ombrellone multicolore.
Si guardò intorno un po' irritata, non
le piaceva stare ad aspettare da sola fortunatamente l'attesa fu
breve.
< ecco a te pistacchio, fragola e
cioccolata.> sentenziò Joanna tutta giuliva, porgendole il cono.
< grazie> rispose Ginge con un
filo di voce.
Era assorta a gustare il cono quando
passò di lì un uomo. Era sulla cinquantina, indossava una leggera
camicia a maniche corte e dei calzoncini color cachi. < ehi
bellezza! Vuoi venire a fare una passeggiata col tuo vecchio?> le
chiese con tono strafottente.
Ginge non sapeva se scappare o rimanere
dove era.
La salvò l'arrivo di un ragazzo che
usciva in quel momento dalla gelateria e che si mise a sedere accanto
alla ragazza e rispose < smamma vecchiaccio stai infastidendo la
mia ragazza.> lo disse con tono così forte e autoritario che il
vecchio se ne andò subito.
Ginge seguì con lo sguardo
quell'individuo che le aveva proposto di fare una passeggiate e
quando si voltò per ringraziare il ragazzo che l'aveva salvata lui
non c'era più, al suo posto c'era Joanna che era tornata dal bagno.
< cosa è successo Ginge? Hai la
faccia stravolta.>
< no, no niente. Solo che un
signore, che non aveva buone intenzioni mi ha proposto di andare con
lui a fare una passeggiata. Tu non c'eri e io non sapevo cosa fare,
ma un ragazzo mi ha salvato facendo finta di essere il mio boyfriend,
poi se ne è andato e al suo posto c'eri tu!>
< ah! Penso di aver visto il tuo
cavaliere ritornare nella gelateria ed uscirne con una bella granita.
Era alto, capelli neri e occhi verdi scuro?>
< non lo so... penso di sì. Gli
occhi erano verdi scuro, ma il resto non l'ho notato>
< comunque è stata una fortuna che
ci fosse lui nei paraggi. Cioè non ti posso lasciare sola due minuti
che tutti ti saltano addosso> rise di gusto dicendo ciò.
< bhè, che cosa vuoi fare adesso?
Andiamo al cinema?>
<....>
< chi tace acconsente, te lo offro
io andiamo!> affermò e prese la cugina per un braccio
trascinandola a vedere un noiosissimo film d'avventura e spionaggio,
un genere che Ginge non sopportava. Questo Joanna non lo sapeva, ma
se ne accorse a metà film quando tutta eccitata per come la trama si
stava svolgendo, si volse verso Ginge per dirle wow, questo film è
il massimo e la trovò addormentata pesantemente.
Dopo il cinema andarono a mangiare
fuori e tornando a casa passarono dal parco che si trovava proprio
dirimpetto al condominio.
Attraversandolo notò un ragazzo
appoggiato ad un lampione non ancora acceso.
Tutto risplendeva della luce del
tramonto. Gli alberi avevano preso un bagliore arancio-dorato.
Il ragazzo era vestito con una tuta da
meccanico con le maniche strappate e aveva sull'avambraccio destro un
tatuaggio rappresentante il simbolo della pace. Indossava un berretto
e da sotto di esso proveniva un sottile filo di fumo.
Ginge rimase affascinata da questa
figura. Si sarebbe fermata se la cugina non l'avesse strattonata via.
La ragazza non notò lo sguardo che il
ragazzo le lanciò.
Quando si furono allontanate, lui gettò
la sigaretta per terra e col piede destro la spense e si incamminò
verso casa.
L'appartamento della cugina era
composto da tre stanze. Un bagno, una camera da letto e la
cucina-salotto. La porta dava subito su questa ultima stanza. Era
piccola, ma molto accogliente. Nel salotto c'erano due poltrone, una
piccola televisione e una libreria abbastanza fornita, sopratutto di
letteratura inglese.
Appena entrata Joanna si accorse che
qualcosa non andava, c'era uno strano odore, no non un odore un tanfo
terribile.
< Ginge penso che Wiskers abbia di
nuovo lasciato un ricordino da qualche parte.> affermò la ragazza
con tono seccato.
< oh no, di nuovo, ma perchè non
capisce che deve fare i suoi bisogni nella lettiera! Maledetto!
Chissà dove l'ha fatta stavolta. Tu comincia ad ispezionare la
cucina e il salotto, io guardo in camera da letto e nel bagno.>
disse la ragazza, con tono disperato.
< qui non c'è niente, meno male ha
risparmiato la poltrona. L'hai trovata?>
< sì, sia il gatto che è nascosto
sotto al letto, sia il ricordino nel bidè!> rispose Ginge
sbucando dal bagno. < dove sono i sacchetti?>
< sotto al lavello. Senti io esco,
ci vediamo domani mattina,probabilmente non torno a casa a dormire.
Ciaooooo!> Joanna sparì dalla porta d'entrata sbattendola.
Un minuto dopo ecco il suono della
chiave che girava nella toppa e una voce provenire dall'uscio, era
sempre Joanna che le diceva con tono frettoloso < Ginge, sono
sempre io, senti quando vai a dormire chiudi la porta a quattro
mandate, buona notte!>
< ok, notte Joanna divertiti>
rispose Ginge alla porta ormai richiusasi.