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Autore: BloodyMary90    28/11/2013    0 recensioni
Roma, 1978.
Una ragazza, con un passato nascosto e da cui sta scappando, troverà l'amore vero, o il passato tornerà a tormentarla.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NSN- 1

Agosto – Roma 1978


Ferragosto caldo torrido nel centro di Roma. Le strade erano deserte, l'unica ombra data dal Colosseo e le persone vestite da centurioni stavano sotto i portici appoggiati alle loro lance.
Niente turisti oggi, niente lavoro, solo caldo, sole e cielo terso.
Pochissimi negozi erano aperti, uno di questi era una libreria proprio dietro al Colosseo.
Il cartello diceva che i proprietari erano a pranzo e le serrande erano abbassate.
Dentro però c'erano due ragazze, una di queste era Ginge, arrivata da poco a Roma vivere con la cugina. Era scappata dall'Inghilterra perché non sopportava più la sua situazione familiare.
Stava sfogliando un giornale sventolandosi con un ventaglio.
L'altra era appunto sua cugina Joanna, in quel momento era nel magazzino intenta a fare l'amore col suo ragazzo, un poliziotto di quartiere.
Ginge alzò il volume della radio per non sentire i rumori abbastanza espliciti provenienti dal magazzino.
“ma non potrebbero andare a fare queste cose da un'altra parte? Fanno un casino assurdo” pensò Ginge girando un'altra pagina, senza quasi nemmeno leggerla.
Era lì solo perché doveva fare gli straordinari.
Aveva ottenuto il posto solo grazie alla cugina che aveva ereditato la libreria dopo la morte della madre.
Joanna voleva molto bene alla ragazza e quindi l'aveva assunta e l'ospitava anche a casa sua.
Erano quasi le quattro di pomeriggio quando Joanna sbucò dalla porta del magazzino tutta sudata e con i capelli in disordine e arruffati.
< Ginge, preparati si va a prendere un gelato! Si chiude molto in anticipo oggi> disse con il fiato ancora affannoso.
< e di lui che ne facciamo?> affermò Ginge indicando Gianni che era spuntato, ancora con la camicia sbottonata dalla porticina.
< a lui ci penso io, tu vai a prendere le tue cose!> detto ciò prese Gianni sotto braccio e dicendogli amorevolmente a stasera lo sbatté fuori.
In quel preciso momento arrivò l'altra con la borsa sua e di Joanna.
< ma la zia cosa direbbe a vederti così, che fai l'amore ora con uno ora con un altro, non è che ti fai pagare vero?>
disse uscendo dalla porta.
< ma non hai paura che qualcuno pensi male di te a vedere tutti questi ragazzi che entrano ed escono di qui?> insistette Ginge.
< ma che cosa... in che modo ragioni? Che problemi hai? Nessuno dice niente. Lo sai si vede che sei inglese... così pudica> ribattè Joanna con un tono ironico e tagliente.

Camminarono in silenzio fino ad arrivare ad una gelateria, “Perché no?” c'era scritto su un'insegna di legno, quasi sbiadita. Raffigurato sotto la scritta stava un cono gelato con tre palline di gelato e un'abbondante dose di panna montata ormai quasi scomparso.
< ecco quello che fa per noi! Tu aspetta qua seduta al tavolino, io torno subito.> dicendo così Joanna varcò la soglia della gelateria dicendo buongiorno.
Ginge si sedette ad un tavolino posto sotto l'ombra di un ombrellone multicolore.
Si guardò intorno un po' irritata, non le piaceva stare ad aspettare da sola fortunatamente l'attesa fu breve.
< ecco a te pistacchio, fragola e cioccolata.> sentenziò Joanna tutta giuliva, porgendole il cono.
< grazie> rispose Ginge con un filo di voce.
Era assorta a gustare il cono quando passò di lì un uomo. Era sulla cinquantina, indossava una leggera camicia a maniche corte e dei calzoncini color cachi. < ehi bellezza! Vuoi venire a fare una passeggiata col tuo vecchio?> le chiese con tono strafottente.
Ginge non sapeva se scappare o rimanere dove era.
La salvò l'arrivo di un ragazzo che usciva in quel momento dalla gelateria e che si mise a sedere accanto alla ragazza e rispose < smamma vecchiaccio stai infastidendo la mia ragazza.> lo disse con tono così forte e autoritario che il vecchio se ne andò subito.

Ginge seguì con lo sguardo quell'individuo che le aveva proposto di fare una passeggiate e quando si voltò per ringraziare il ragazzo che l'aveva salvata lui non c'era più, al suo posto c'era Joanna che era tornata dal bagno.
< cosa è successo Ginge? Hai la faccia stravolta.>
< no, no niente. Solo che un signore, che non aveva buone intenzioni mi ha proposto di andare con lui a fare una passeggiata. Tu non c'eri e io non sapevo cosa fare, ma un ragazzo mi ha salvato facendo finta di essere il mio boyfriend, poi se ne è andato e al suo posto c'eri tu!>
< ah! Penso di aver visto il tuo cavaliere ritornare nella gelateria ed uscirne con una bella granita. Era alto, capelli neri e occhi verdi scuro?>
< non lo so... penso di sì. Gli occhi erano verdi scuro, ma il resto non l'ho notato>
< comunque è stata una fortuna che ci fosse lui nei paraggi. Cioè non ti posso lasciare sola due minuti che tutti ti saltano addosso> rise di gusto dicendo ciò.
< bhè, che cosa vuoi fare adesso? Andiamo al cinema?>
<....>
< chi tace acconsente, te lo offro io andiamo!> affermò e prese la cugina per un braccio trascinandola a vedere un noiosissimo film d'avventura e spionaggio, un genere che Ginge non sopportava. Questo Joanna non lo sapeva, ma se ne accorse a metà film quando tutta eccitata per come la trama si stava svolgendo, si volse verso Ginge per dirle wow, questo film è il massimo e la trovò addormentata pesantemente.

Dopo il cinema andarono a mangiare fuori e tornando a casa passarono dal parco che si trovava proprio dirimpetto al condominio.
Attraversandolo notò un ragazzo appoggiato ad un lampione non ancora acceso.
Tutto risplendeva della luce del tramonto. Gli alberi avevano preso un bagliore arancio-dorato.
Il ragazzo era vestito con una tuta da meccanico con le maniche strappate e aveva sull'avambraccio destro un tatuaggio rappresentante il simbolo della pace. Indossava un berretto e da sotto di esso proveniva un sottile filo di fumo.
Ginge rimase affascinata da questa figura. Si sarebbe fermata se la cugina non l'avesse strattonata via.
La ragazza non notò lo sguardo che il ragazzo le lanciò.
Quando si furono allontanate, lui gettò la sigaretta per terra e col piede destro la spense e si incamminò verso casa.


L'appartamento della cugina era composto da tre stanze. Un bagno, una camera da letto e la cucina-salotto. La porta dava subito su questa ultima stanza. Era piccola, ma molto accogliente. Nel salotto c'erano due poltrone, una piccola televisione e una libreria abbastanza fornita, sopratutto di letteratura inglese.
Appena entrata Joanna si accorse che qualcosa non andava, c'era uno strano odore, no non un odore un tanfo terribile.
< Ginge penso che Wiskers abbia di nuovo lasciato un ricordino da qualche parte.> affermò la ragazza con tono seccato.
< oh no, di nuovo, ma perchè non capisce che deve fare i suoi bisogni nella lettiera! Maledetto! Chissà dove l'ha fatta stavolta. Tu comincia ad ispezionare la cucina e il salotto, io guardo in camera da letto e nel bagno.> disse la ragazza, con tono disperato.
< qui non c'è niente, meno male ha risparmiato la poltrona. L'hai trovata?>
< sì, sia il gatto che è nascosto sotto al letto, sia il ricordino nel bidè!> rispose Ginge sbucando dal bagno. < dove sono i sacchetti?>
< sotto al lavello. Senti io esco, ci vediamo domani mattina,probabilmente non torno a casa a dormire. Ciaooooo!> Joanna sparì dalla porta d'entrata sbattendola.
Un minuto dopo ecco il suono della chiave che girava nella toppa e una voce provenire dall'uscio, era sempre Joanna che le diceva con tono frettoloso < Ginge, sono sempre io, senti quando vai a dormire chiudi la porta a quattro mandate, buona notte!>
< ok, notte Joanna divertiti> rispose Ginge alla porta ormai richiusasi.


  
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