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Autore: Tra I Fiori Il Ciliegio    28/11/2013    2 recensioni
[Larry]
Sente ancora le impronte delle sue dita sul corpo, se si concentra. Gli basta ascoltare la sua voce intonare una qualsiasi canzone, che fosse loro o di qualcun altro, registrata o dal vivo, che sente i suoi polpastrelli scorrergli sulla schiena, tracciare le forme dei tatuaggi sulle braccia, passare tra i suoi capelli.
Ricorda la consistenza della sua pelle, le sfumature dei suoi colori, il rumore delle sue ossa sotto le dita: le costole che scricchiolavano sotto al cuore, le ginocchia che sbattevano contro il divano, le vertebre che strusciavano sull'aria.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo cinque

a

 

 

Zayn è stanco, quando si sveglia quella mattina. Forse il piede di Niall in faccia e il culo di Liam spalmato addosso non sono più il suo ideale di risveglio, ma deve ammettere che è quasi confortante non essere solo. Guarda Niall, ancora profondamente addormentato, con la testa accanto ai suoi piedi e poi osserva le spalle nude di Liam alzarsi e abbassarsi con una calma innaturale. Posa una mano sul suo fianco, leggera, e quello sobbalza.
“Già sveglio?” sussurra per non svegliare Niall.
Liam annuisce e si gira verso di lui, coprendo uno sbadiglio con la mano. Zayn osserva la curva delle sue sopracciglia e la piega del sorriso assonnato.
“Nervoso?”
Liam ride per l’assurdità della domanda che l’amico ha posto. “Sei tu a sposarti, non io…”
Il sorriso di Zayn si allarga e Liam non può non pensare a quanto sia bello, con la luce del mattino che lo illumina e la felicità nello sguardo.
“Io non lo sono, non sono mai stato più sicuro di qualcosa nella mia vita.”
“Lo so,” sorride Liam, convinto che sia la scelta giusta, quella dell’amico, che anche se lui e Perrie sono ancora giovani, non ci sarà mai nessun altro nella loro vita più importante. E questo un po’ lo ferisce, da qualche parte sotto la pelle, dove non può vederlo nessuno se non lui. Perché c’è stato un periodo in cui Perrie era sempre lontana e lui era l’àncora di cui Zayn aveva bisogno per essere chi voleva essere. C’è stato un periodo, quando erano sempre in tour e non vivevano più di una settimana l’uno senza l’altro, in cui Zayn aveva solo Liam e Liam solo Zayn.
“Non cambierà niente,” dice Zayn, fissandolo attraverso le ciglia lunghissime. Arriccia un po’ le labbra, mentre pronuncia quelle parole, in un broncio che sembra quasi quello del diciassettenne che non voleva ballare durante i Bootcamp. Quel bambino di cui Liam si era innamorato al primo sguardo, come si fa di un fratello appena nato: non conoscerlo, ma sapere già di appartenergli.
 “Tra me e te,” continua. “So che non vuoi dirmelo e che sei felice per me e che adori Perrie. Ma so anche che sei preoccupato. Non devi esserlo.”
Liam lo guarda e non sa cosa dire: se negare o lasciar scivolare quel peso via dalle labbra. Si fida di lui e sa che il rapporto che li lega non si spezzerà per un matrimonio e la lontananza, ma sa anche che cambieranno le abitudini e gli obiettivi da voler raggiungere. Vorrebbe solo essere compreso in quel disegno di felicità che hanno dipinto con una bomboletta spray tra le pareti della loro vita.
“Abbiamo deciso di tornare in Inghilterra, dopo il viaggio di nozze. Mi è mancata casa e ora che Harry… stavo pensando che magari potremmo scrivere qualcosa, ora che c’è Harry…”
Liam lo guarda e sembra quasi riprendere a respirare dopo anni di apnea, come se si fosse finalmente svegliato da quel sogno in cui continuava a cadere e cadere, da solo, in un ascensore. Senza Zayn, Louis, Niall e Harry, senza la sua musica, senza uno scopo.
“Dici davvero?”
“Dobbiamo convincere gli altri, ma lo voglio. Quasi quanto voglio sposarmi oggi,” sorride, Zayn, e Liam vorrebbe abbracciarlo e piangere, sfogare quella paura che per mesi lo ha tenuto chiuso in una gabbia di preoccupazioni.
E si da dell’idiota, perché non avrebbe mai dovuto pensare che Zayn potesse permettere che qualcosa si mettesse davvero tra loro due, tra tutti loro. Non ora che Harry è tornato.
“Ok,” dice a mezza bocca, con gli occhi che brillano e le sopracciglia finalmente distese. “Ma Harry e Louis…”
“Sistemeranno tutto,” dice una terza voce. Si girano, Liam e Zayn, e notano Niall che li guarda, dall’altro lato del letto, con il solito sorriso malandrino tra i denti e i capelli sconvolti. “Sistemano sempre tutto.”


Un tempo sistemavano davvero tutto, lui e Louis, pensa Harry quella mattina. Anni nascosti, anni con donne in mezzo al loro rapporto, con una casa discografica opprimente, a combattere contro i pettegolezzi su di loro, ogni giorno. Avevano sopportato tutto per tre anni, ogni voce, ogni cattiveria, erano rimasti vicini, nonostante fosse ogni volta più difficile, tra gli alti e i bassi di tutte le normali relazioni. Avevano arginato lo stress del loro lavoro e del non avere privacy e del non poter fare quello che volevano. Avevano sempre sistemato ogni incomprensione e piccolo o grande problema.
Poi era esploso tutto.
Harry ricorda con nitidezza quel giorno, come se lo avesse vissuto il giorno prima o rivissuto in un sogno, ogni notte fino ad allora. E forse è così, perché quella notte, dopo che Louis è uscito dalla sua stanza, con ancora le impronte di loro addosso, ha provato a dormire e alla fine c’è riuscito, esausto, ma il ricordo del suo frenetico preparare le valigie, anni prima, lo ha colto anche nel sonno.
Avevano litigato ed era il giorno del loro anniversario e Harry era stanco, dopo un tour estenuante in tutto il mondo. Aveva dovuto sopportare la presenza di Eleanor persino in Giappone, e in America. Aveva aspettato che Louis tornasse a casa, per chiedergli scusa, fare pace e poi dormire abbracciati, senza pensare ai problemi che il giorno dopo li avrebbero inseguiti di nuovo. E forse era stato quello il loro problema, sin dall’inizio. L’evitare di pensare ai loro problemi, l’essere sin troppo grati di tutto, del successo, del loro lavoro, dello stare insieme, che ogni piccolo ostacolosembrava qualcosa da poter evitare, perché i lati positivi erano sempre più luminosi e belli. E avevano rimandato mille discussioni, avevano rimandato gli ultimatum, le lacrime, le urla, avevano rimandato il momento in cui avrebbero dovuto sciogliere definitivamente il contratto con la Syco. Avevano rimandato anche se stessi, a un futuro che sembrava vicino, ma che allontanavano sempre di più.
E alla fine, quando Louis quella sera l’aveva chiamato per dirgli che doveva farsi vedere con Eleanor, Harry non ce l’aveva più fatta, a rimandare. Tutti i piccoli problemi che avevano risolto senza occuparsene erano crollati in quella casa che era sempre più vuota, in cui a Harry sembrava di vivere solo e non ce l’aveva più fatta. Aveva preso la valigia, quella più grande, in fondo all’armadio a muro, e l’aveva riempita di vestiti a caso, pochi, di qualche foto e qualche ricordo che non aveva il coraggio di lasciare indietro. Pezzi di Louis, come la maglietta che ancora indossa per dormire, pezzi di loro, testimonianze del fatto che un giorno erano riusciti a essere felici.
Era partito a notte fonda ed era andato a stare dalla madre, pregandola di negarlo al telefono agli amici e alla porta, quando Louis si era presentato di persona. E piano piano era riuscito a scomparire, in una nuvola di fumo si era nascosto tra le strade di una città che lui e Louis avevano amato insieme, per la prima volta anni prima.
Era scappato e ora, dopo quello che avevano sofferto tutti in quel periodo di assenza, se ne vergognava più che mai. Per questo quella mattina, quando il suo primo istinto era stato quello di andare via ancora una volta, si era fermato a pensare e aveva preparato la valigia, ma non per partire subito. Avrebbe aspettato la fine della cerimonia e avrebbe salutato tutti. Avrebbe detto a Zayn, Liam e Niall che si sarebbero potuti vedere ogni volta che avrebbero voluto, avrebbe lasciato loro i suoi recapiti. E avrebbe detto a Louis che lo ama, lo ama ancora e sopra ogni altra cosa, e che spera sarà felice. Forse, un giorno, magari senza di lui, senza quella confusione di emozioni e melodramma e paure che erano insieme, sarebbe riuscito a esserlo.
Quando attraversa il corridoio e aspetta che Zayn apra la porta della sua stanza e lo faccia entrare, spera davvero che almeno Louis possa ancora trovare un briciolo di felicità lontano da lui. Perché sa che lui non potrà, ma che è giusto che anche loro abbiano un addio. Non di quelli strappalacrime, senza urla o recriminazioni. Solo un saluto e uno sguardo, uno dei loro, imbarazzanti e densi. Di quelli che nessuno è mai stato in grado di decifrare davvero.
E poi tutto sarebbe ricominciato da capo, di nuovo solo, di nuovo lontani. Ma con la certezza, stavolta reale, di aver potuto sfiorare ciò che di più bello esiste nel mondo.


Louis non riesce a staccargli gli occhi di dosso. Per quanto si sforzi di guardare Zayn o Niall, Liam, Perrie, Eleanor, chiunque altro, non riesce a visualizzare altro se non il sorriso vagamente emozionato di Harry e i suoi occhi piantati sul suo migliore amico.
È magnetico, lo è sempre stato, di quella bellezza trasandata e i sorrisi contagiosi, tutti fossette e denti, labbra sottili che si spalancano all’infinito e che lui amava baciare fino a non avere più fiato. È su quello che si sofferma, senza indugio. Non sul vestito bianco e corto di Perrie, non sui suoi capelli lilla, o su quanto stia bene Zayn nel suo smoking. Non nei capelli finalmente sistemati di Niall o sulla barba appena fatta di Liam, sui loro sorrisi, sulla loro felicità. Non su altro, se non Harry che è seduto al secondo banco, tra i parenti di Zayn.
È stato accolto da tutti con sorrisi e pacche sulle spalle; il ritorno del figliol prodigo, l’ha chiamato Doniya Malik, stretta nel suo tubino color cielo. Louis ha provato ad avvicinarsi, a salvarlo da tutte quelle strette, perché lo conosce e sa quanto possa essersi sentito a disagio, ma Eleanor lo ha preso per un braccio e spinto ai loro posti, senza dargli la possibilità di dirgli qualcosa, neanche salutarlo.
E ora è lì, davanti a lui, a pochi passi e gli sembra assurdo che solo poche ore fa era di nuovo così vicino, e ora lo sente distante, ancora. Non lo aveva degnato di uno sguardo, da quando si erano incontrati in stanza di Zayn e neanche dopo, e Louis comincia a pensare che quello della notte precedente non fosse stato altro che un episodio isolato, qualcosa da dimenticare al ritorno a casa.
Ma lui si sente di non averla più, una casa, non da quando ha lasciato il loro appartamento dopo la scomparsa di Harry. Non c’era nessun posto che aveva più sentito davvero suo, da allora, non fino alla notte prima, in cui si erano ritrovati.
Sarebbe stato impossibile, ora, tornare alla normalità, a una vita al fianco di Eleanor, lontano da lui. Non ne sarebbe in grado, Louis, ma non sa neanche se si sente pronto ad ammettere quello che ha nascosto per più di cinque anni. Forse sarebbe ora, si dice, che tutto venga alla luce, che giocassero a carte scoperte: lui, Harry, Eleanor, che non vede l’ora di avere un anello al dito.
“Amore?”
Louis distoglie lo sguardo da Harry, infastidito, e si gira verso Eleanor.
“Non è bellissima Perrie?” Chiede a bassa voce e lui annuisce, senza aggiungere altro, infastidito solo dal suo parlare. Si chiede come c'è arrivato a quel punto. Perché non l'ha lasciata quando Harry era ancora a casa, mandando a fanculo tutti, perché non l'ha lasciata dopo, quando ormai non aveva più bisogno di una copertura, perché i One Direction non esistevano più e Harry non c'era.
Perché era rimasto con lei dopo ogni litigata, dopo ogni insulto, dopo ogni prova di quanto fossero infelici insieme. Perché l'ha portata lì, al matrimonio di Zayn, le ha dato le chiavi di casa sua, l'ha voluta accanto tutto quel tempo.
E capisce all'improvviso perché Harry ha preferito andare via: che è stata colpa sua, il suo non avere abbastanza polso da dire basta, di dire ora stiamo insieme noi e fanculo tutto il resto, di dire scusa, hai ragione, ripartiamo da zero. E si rende conto di non averlo ancora fatto, neanche la notte prima. E che forse dovrebbe, invece di rimandare, scappare, sedere lì, accanto a Eleanor come ha fatto negli ultimi anni, dovrebbe andare da Harry e dirgli che non è cambiato niente e che lo ha perdonato, ma solo se Harry perdonerà lui.


Quando la cerimonia finisce, Harry si avvia all’uscita della piccola cappella con gli occhi ancora lucidi e un sorriso appena accennato tra le labbra. Si confonde tra gli invitati, si spettina i capelli con una mano, si aggiusta il colletto della camicia. È quasi nervoso, Harry, all’idea che tra poco dovrà di nuovo salutare i suoi migliori amici, senza sapere quando li rivedrà, cosa potersi permettere di promettere loro. Una rimpatriata ogni tanto, magari ogni sei mesi, poi diventerà sempre di meno, una all’anno, una ogni cinque, e poi si perderanno per strada, nelle loro vite fatte di altre persone, passioni, ricordi, fino a sfogliare vecchie riviste e ritrovarsi là con dieci anni di meno e un aneddoto da raccontare ai nuovi amici. Pensare che dovresti proprio richiamarli, una volta o l’altra, e poi non farlo mai.
Si allontana leggermente dalla folla, Harry, perché ha bisogno di respirare e tenersi lontano da tutti, raccogliere un attimo quella nuova carrellata di ricordi da aggiungere ai vecchi, senza perdere nulla, non gli occhi felici di Zayn, il risata di Niall, lo sguardo sempre preoccupato di Liam e le mani di Louis, i suoi capelli, le sue labbra, le sue braccia, gambe… Non lasciar scivolare via niente tra le dita della memoria, ma afferrare ogni piccolo dettaglio di quei tre giorni.
“Scappi?”
Liam lo coglie di sorpresa alle spalle, proprio quando ha girato l’angolo dell’edificio per cercare un po’ di pace.
“No, ho solo bisogno di un po’ di aria…”
“Tutto ok?”
Harry non sa cosa rispondere a questa domanda; non lo sa sinceramente, perché vorrebbe poter dire di stare bene, ma non sa più se è la verità o un’altra bugia inventata per non soffrire troppo.
“Non lo so.”
“Stai partendo, vero?”
“Sì,” dice solo, e chiude gli occhi, appoggiandosi alla parete con le spalle.
“L’ho capito dal tuo sguardo. È lo stesso che avevi il giorno prima di scomparire.”
Harry rimane in silenzio e stringe di più le palpebre, forse per non piangere. Sente la ruvidezza del muro sotto i palmi delle mani, il ciottolato irregolare sotto le scarpe, il vociare lontano degli invitati, la presenza di Liam accanto a sé.
“Louis?”
“Louis è con Eleanor,” risponde, più duro di quanto vorrebbe. “E ci resterà, lo sai anche tu.”
“Magari stavolta è diverso…”
“Magari…” È ironico e amaro il suo tono di voce, rassegnato, ma anche arrabbiato. Vorrebbe combattere ancora, ma non pensa di averne più la forza.
“Parlagli prima di andare via,” dice Liam, ed è dolce, come lo è sempre stato, quasi paterno. Il più responsabile, quello che si preoccupa sempre di tutti loro. “Datevi una possibilità, stavolta. E ricorda che non devi sparire anche con noi, se le cose con lui non vanno. Siamo i tuoi migliori amici e ci saremo. Sempre.”
Harry apre gli occhi e lo fissa, e sta per piangere, ma decide che Liam non si merita di vederlo così. Liam si merita il suo sorriso più bello, di quelli che gli regalava sul palco ogni sera.
“Lo so,” gli dice e tira fuori il cellulare dalla tasca del suo completo. Ha ancora tutti loro numeri registrati, come se fosse sicuro che un giorno sarebbero stati di nuovo utili. Clicca su Payne Train e aspetta di sentire lo squillo, poi attacca. “Ora sai dove trovarmi anche tu, dovessi averne bisogno.”
Liam sorride e guarda poco oltre le sue spalle.
“Non andartene senza salutarmi,” dice, posandogli una mano sulla spalla in un gesto intimo e familiare. Poi si allontana e Harry ha quasi paura a girarsi per vedere chi sia.
“Stai andando via?”
Alla fine deve guardarlo, anche solo per un attimo, perché sa che non potrebbe andarsene di nuovo senza dirglielo. E Louis lo guarda e sembra quasi spaventato o ferito, un cucciolo abbandonato sul ciglio della strada. Spoglio di tutto il suo sarcasmo, della sua allegria, della sua parlantina.
“Sì,” dice.
“Questa volta almeno mi avresti salutato?”
“Certo,” si giustifica subito Harry, scattando in avanti verso di lui. “Sarei venuto appena… Appena avessi deciso di andare.”
Abbassa lo sguardo, Harry, sui suoi piedi e il ciottolato bianco e grigio. Quelli di Louis entrano nella sua visuale e quando rialza la testa, lui è lì, a pochi centimetri e Harry vorrebbe toccarlo, afferrarlo ancora e non lasciarlo più andare.
“Perché? Resta ancora, per favore.”
“Louis,” lo interrompe, con gli occhi lucidi e la voce più bassa del normale. “Non posso, lo sai. Tu non… Non vuoi quello che voglio io, non sei pronto. E va bene, va benissimo, non sono arrabbiato. Ma non puoi chiedermi di rimanere qui, mentre c’è Eleanor che ancora orbita nel tuo mondo. Non chiedermelo, ti prego.”
“Harry,” e sembra disperata la voce di Louis. “Hai ragione, Harry. Avevi ragione, l’hai sempre avuta e io non ti ho neanche chiesto scusa. Mi dispiace, Harry. Per non averla lasciata quando dovevo, per averti tenuto nascosto, per non aver avuto il coraggio di dirti che sarei rimasto con te, qualsiasi cosa sarebbe accaduta intorno a noi io sarei sempre rimasto con te. Per non essere stato con te tutta la notte…”
“Lou,” fa un passo verso di lui, mentre pronuncia il suo nome e lo guarda negli occhi, come se bastasse quello a fargli capire ogni cosa. “Non importa. Sono qui, e sono qui per te. Se non fosse stato per rivedere te, non sarei venuto, io credo che tu lo sappia questo. Ora sta a te.”
“Mi serve solo del tempo.”
Harry sorride, ma non riesce a nascondere la sua delusione, non è mai stato bravo a mentire. “Va bene…”
“Sul serio. Sul serio, Harry, stavolta non manderò tutto a puttane. Te lo giuro.”
Annuisce, e lo guarda ancora una volta. E non sa se è il suo disperato bisogno di credergli, o perché legge la sua stessa forza nello sguardo di Louis, ma stavolta gli crede.
“Ti aspetto, Boo. Ti aspetto sempre.”
Sorridono, stavolta davvero, prima che Harry si allontani, pronto per tornare a casa.

 

 

Note:
Ebbene sì, è l'ultimo capitolo. Ebbene sì, ci sarà - ovviamente!!! ok sadica, ma fino a un certo punto! - un epilogo. Ebbene sì, ho finito una storia entro tempi umani e questo mi spaventa. Ebbene sì, sono stata attratta dallo Ziam per tutta la durata della storia, ma in questo capitolo c'ero quasi cascata con tutte le scarpe. Ho tagliato una scena che avevo iniziato a scrivere, perché mi stava sviando a) dal Larry; b) dal fatto che Zayn si sia appena sposato :D
Cose da dire del capitolo: boh. Amo Liam, basta? Amo Harry, basta? Amo tutto, basta? Se non basta, fatevelo bastà!
E sappiate che c'è in cantiere un seguito, che probabilmente non scriverò mai, ma l'idea c'è. C'è, giuro!
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo,
baci Eva Zanker

   
 
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