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Autore: Yoan Seiyryu    29/11/2013    2 recensioni
[ Loki/LadySif ]
ATTENZIONE: Spoiler dal film 'Thor: The Dark World'
Loki torna ad Asgard come prigioniero ma non si arrende all'idea di rinunciare al trono di Odino e tenta di escogitare un piano per evadere dalla cella. Lady Sif si rende conto che Thor non corrisponderà mai i suoi sentimenti per lei e cerca di dimenticare ciò che prova per lui, nonostante Loki sia l'unico a conoscere quella debolezza. Il loro presente si intreccerà con avvenimenti del passato che vede entrambi percorrere la storia da quando Loki bandì Thor da Asgard a quando riuscirà a prendere il trono di Odino dopo la sconfitta degli Elfi Oscuri.
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[Dal Capitolo IV]
- Non dire sciocchezze, Loki. Abbiamo conosciuto tutti il tuo vero volto e non c’è speranza per un…
- Mostro?
Conosce tutti gli appellativi che gli hanno dato, le prigioni pullulano del vociare di corte e di tutti i pettegolezzi. Nonostante questo non gli tocca minimamente essere considerato tale, soprattutto perché arriverà il giorno in cui riuscirà ad ottenere ciò che desidera.
- Lo hai voluto tu – sospira Sif che abbassa un attimo le difese e si sofferma a guardare i suoi occhi illusori.
Li ha sognati tanto spesso, quegli occhi verdi.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sif, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II

We are equal 

 

 
Ogni tanto, solo ogni tanto, Loki riesce a percepire il riflesso dei suoi occhi verdi sul vetro della cella. Sembrano ordinargli di fuggire, di trovare una soluzione a quell’assurda prigionia. Immotivata, dal suo punto di vista. In fondo che colpe ha lui, per ciò che la natura gli ha ordinato di fare? Non può esimersi dal diventare ciò per cui è nato e un giorno darà dimostrazione di sé a tutti, tutti coloro che fino a quel momento non hanno creduto alla sua grandezza. Un ego smisurato, un desiderio infantile, in quale altro modo lo dipingono?
Se ne sta seduto sulla sedia, ancora un altro giorno, un’altra di quelle maledettissime ore che non passano mai. Alcuni lo hanno persino additato come un folle! Folli loro che non comprendono quanto invece non lo sia affatto. Un sognatore, certo, questo lo è eccome. Il Dio degli Inganni che costruisce storie, favole mentali per se stesso? No, solo per gli altri. Lui ci crede nei suoi desideri e non li abbandonerà facilmente, solo perché una cella di vetro ostacola i piani già progettati da tempo. Non è la prima volta che si ritrova chiuso in gabbia ma di una cosa è certo: quella sarà l’ultima.
- Loki?
Una voce dolce, rassicurante, sembra più simile ad un ricordo.
- Allora non hai dimenticato il mio nome.
E’ un rimprovero carico di amarezza ma privo di alcuna ostilità. Incontra il suo riflesso accanto al proprio e si alza per poterla guardare sul serio. Gli occhi azzurri di sua madre sono tiepidi come il vento caldo della sera ed annunciano sempre quella dolcezza che ha riposto in un angolo del proprio cuore.
- E tu non hai ancora perso la voglia di scherzare.
Loki sorride disgustato di fronte a quell’affermazione. Come può asserire una cosa simile? Erano trascorsi anni dall’ultima volta che si erano visti e non si erano lasciati in modo affatto naturale, visto che si era lasciato cadere nell’infinitezza dell’universo, senza neppure un addio. Ma in fondo che importa? Nessuno lo ha mai rimpianto.
- Non dovresti essere qui, ti è stato proibito di incontrarmi, ricordi? – la rimprovera mentre porta le braccia al petto e spinge il suo sguardo intenso in quello di lei, ostinatamente serafico.
- Il Padre degli Dèi non punirà sua moglie, lo sai bene. Dovevo vederti e assicurarmi che non ti mancasse nulla.
Loki solleva un sopracciglio e scioglie lentamente le braccia dal petto, osservando distrattamente l’arredamento della cella che è di certo più confortevole rispetto a quelle degli altri prigionieri: ancora più bianche, più spoglie, più nullificanti.  Perché la prigione ha esattamente quella funzione: annullare il proprio essere, mortificarlo affinché fosse schiacciato sotto il peso della colpa. Ma lui non ne ha di questi problemi, poiché spera nella lunga, interminabile eternità.
- E’ questa la tua preoccupazione, madre? – assapora con gusto quell’ultima parola, fresca e dura sulle labbra di colui che viene considerato un traditore – Ai tuoi occhi ero morto, meno che una manciata di polvere e le prime parole che vieni a dirmi sono queste? Riguardano il fatto che non mi manchi nulla… in cella?! – sorride con gli occhi e si arresta, crollando poi sulla sedia e gettando la testa indietro prima di socchiudere gli occhi – risparmiami questa tortura, te ne prego.
Frigga non accenna ad alcun passo falso, conosce perfettamente suo figlio e il suo modo di rapportarsi con lei. Ciò che dice non è sempre ciò pensa, Loki ama lasciare che siano gli altri a decidere se quel che dice sia vero o meno.  
- Ti farò avere dei libri, almeno potrai riempire il tempo.
- Premuroso da parte tua, sopperire alla  mancanza di affetto con un po’ di sana lettura – la sbeffeggia lui continuando a tenere la testa leggermente inclinata ma senza aprire gli occhi.
Non vuole guardarla in volto perché sa perfettamente che se dovesse farlo non avrà il coraggio di parlarle in quel modo, di rivolgersi a lei in modo ingrato, dopo tutto ciò che ha fatto per lui. Lei è l’unica ad amarlo davvero ed incondizionatamente. Solo una madre può amare un figlio considerato alla stregua di un mostro.
- La scelta che ho fatto di certo ti aprirà la mente su determinati aspetti della tua vita.
- Non sono qui per redimermi o per chiedere perdono, non rinnegherò mai ciò che ho fatto.
- Io credo di sì – sentenzia Frigga che è sicura dal profondo del suo cuore di vedere ancora una luce negli occhi chiusi di suo figlio.
Ma Loki sa bene che nulla di tutto questo avverrà mai, non muterà la sua natura, per nulla al mondo. E’ come chiedere ad un fiore di non essere più un fiore, o ad un colore di diventarne un altro.
Frigga lo lascia nuovamente solo nel suo tetro silenzio, svanendo come una delle sue tante illusioni. A quel punto Loki può riaprire gli occhi e rientrare in contatto con il suo riflesso disperato.






 
**



 
 
Asgard, 949 d.C.


La piccola Sif era seduta con le gambe penzolanti sul ponte di Ygsdar, aveva riflettuto a lungo su ciò che era accaduto il giorno in cui lei e Loki si erano affrontati per la prima volta e da allora non si erano rivolti granché la parola, in più non facevano altro che fuggire ogni volta che si incrociavano sulla stessa strada. Loki detestava essere rimproverato, soprattutto da qualcuno che giudicava inferiore. Sif invece non poteva fare a meno di riprendere quei comportamenti che giudicava errati. Eppure entrambi si somigliavano solo sotto un punto di vista: erano diversi da tutti gli altri. Loki non sarebbe mai diventato un guerriero di eccezione, utilizzava il potere delle parole e l’astuzia di cui era dotato per raggirare gli avversari; Sif semplicemente era una ragazzina fuori dal comune, non per il desiderio di combattere, ma perché i suoi valori non si accostavano all’amore verso la famiglia, come spettava ad una donna, quanto invece a qualcosa di molto più grande.
- Aspetta, non andare via come al tuo solito. Siediti qui.
Sif dai lunghi capelli come l’oro si voltò per incontrare Loki che si era recato lì per allenarsi in solitudine, per evitare gli sguardi  di chi poco sopportava. Se avesse saputo di incontrare lei non si sarebbe minimamente mosso dalle proprie stanze.
- Come al mio solito?
- Non è la prima volta che mi trovi qui e nemmeno la prima in cui te ne vorresti andare senza dire una parola.
Loki incurvò le labbra in una smorfia distante e disgustata. La detestava, odiava il modo in cui voleva imporsi su di lui con quel suo modo di fare saccente e presuntuoso. O semplicemente era qualcosa di sé che rivedeva anche in lei? Questo non l’aveva ancora compreso.
- Sai bene che non mi piaci per niente.
Loki difficilmente era sincero, ma quando accadeva riusciva a pungere come una spina piena di veleno. Nonostante ciò andò a sedersi accanto a lei, tenendo le braccia incrociate al petto, indicando il fatto che non aveva intenzione di trattenersi troppo a lungo.
- Non manchi mai di farlo notare, questo è vero – Sif gli sorrise dolcemente, come mai aveva fatto prima.
Lei era sempre stata seria, meticolosa, razionale. Le sue labbra difficilmente formavano sorrisi.
- Sei arrabbiato perché ancora non sei riuscito a battermi? – lo provocò quasi per scherzo.
- No.
Quella risposta secca non la stupì, bensì rimase senza parole quando ascoltò il proseguimento.
- Sono arrabbiato perché tu non sei poi così diversa da me, ma tutti ti ammirano, tutti vorrebbero prenderti a modello. Io invece non sono mai abbastanza.
La piccola Sif sgranò gli occhi scuri come la notte, non era mai capitato che Loki sprigionasse con tanta facilità ciò che gli ronzava nella testa. Era sempre stato solitario, raramente conversava con i propri compagni, al contrario del fratello.
- Ti sbagli.
La voce di Sif si incrinò e gli occhi verdi di Loki decisero di incrociare quelli di lei per incoraggiarla a spiegarsi.
- Nessuno ha fiducia nella mie capacità, mi reputano piuttosto brava ma non credono che io un giorno riesciurò a diventare il più grande guerriero di tutta Asgard. A volte mi sembra di rincorrere un’illusione anziché un sogno.
Loki comprese ciò che voleva dire e storse appena le labbra prima di gettare uno sguardo al di là del ponte Ygsdar e soffermarsi a guardare la cascata di acqua fredda che scivolava verso il fiume sotto di loro. Rimase in silenzio perché non aveva nulla da dire o semplicemente non voleva condividere con lei nient’altro.
- Un giorno anche tu avrai un sogno e saprai conquistarlo con tutto le tue forze, se sarai onesto con gli altri e con te stesso.
Sif si alzò in piedi e gli tese una mano, quella stessa mano che settimane prima lui aveva rifiutato. Loki inarcò un sopracciglio, non se la sentì di rifiutare quell’offerta di pace, in fondo Sif era pur sempre utile ai suoi scopi, soprattutto per metterlo in buona luce. Raccolse l’invito e afferrò la mano.



 
 
 
**


 
 
 
Il pugno di Volstagg arriva dritto allo stomaco. Non è mai accaduto che Sif accusasse un colpo in quel modo, anzi a dire il vero non è mai capitato che si facesse sorprendere tanto da finire in ginocchio. Stringe con forza il pugno della mano e lo sguardo corre sul pavimento di pietra all’interno del Palazzo, uno dei luoghi più  utilizzati per gli allenamenti. Sono appena tornati dalla battaglia di Valaheim e già si sono rimessi tutti al lavoro, nonostante i festeggiamenti serali che sarebbero andati avanti per qualche settimana.
- Che accidenti ti prende Lady Sif? E’ la seconda volta che ti colpisco nello stesso punto e tu non riesci ad evitarlo.
La voce di Volstagg, potente e calda, giunge alle sue orecchie come un rimprovero. Lei alza gli occhi lentamente in quelli di lui e stringe i pugni con rabbia mentre riprende l’equilibrio. Non ha indossato  l’armatura e non è immune a nessun attacco, d’altro conto Volstagg non si è permesso di caricare i suoi pugni con meno forza, non sarebbe stato onesto e non l’avrebbe rispettata come guerriera.
- E’ distratta, non riesce a concentrarsi.
Fandral, seduto di fronte a loro,  li osserva con aria annoiata, tenendo una mano appoggiata dietro la nuca in attesa del suo turno. Sif gli rivolge uno sguardo adirato e sospira infastidita.
- Forse oggi non è una buona giornata.
A quelle parole Volstagg scoppia a ridere fragorosamente ed incrocia le braccia al torace imponente, poi si avvicina per poterla guardare negli occhi e sorriderle senza risparmiarle nulla.
- Sei tormentata dagli incubi?
La guerriera stringe ancora di più i pugni tanto da conficcarsi le unghie nelle carni, ma non desidera sprecare fatica per un umore che non vuole sistemarsi.
- Ha discusso con Loki il giorno del suo ritorno. Anzi, a dire il vero è stato solo uno scambio di poche battute ma deve essere rimasta molto turbata – spiega Fandral con un sorriso dipinto sulle labbra.
- Potresti evitare di rispondere al mio posto? Io sono qui, non ho bisogno di un portavoce.
Le parole di Sif sono dure e vanno dritte al punto, non desidera che quei due si immischino in questioni che  riguardano lei e soltanto lei. Ma una cosa è vera, la notte dopo la battaglia di Valaheim non è riuscita a dormire a causa dei sogni che ha avuto. Tutto questo è causato da Loki e dal suo ritorno, dal terrore di doverlo rivedere negli occhi, in quegli occhi carichi di rabbia e follia che ha rivisto dopo tanto tempo. Lo odia e continua ad odiarlo per non essere morto perché solo la morte avrebbe potuto mettere a tacere quegli atti terribili che ha perpetrato nei confronti degli umani e verso Thor, suo fratello.
- Non hai nulla da temere in ogni caso, Loki non potrà uscire dalla sua cella e terminerà i suoi giorni chiuso lì dentro.
Volstagg la rassicura ma è del tutto inutile.
- E credi che se ne rimarrà buono nel suo angolo di redenzione in attesa della fine del mondo? No, sono piuttosto certa che stia già escogitando un piano per cavarsela.
Fandral scoppia a ridere e si alza da dove è seduto,  si avvicina per circondarle una spalla con un braccio, come a volerla rassicurare e ad  evitarle tutte quelle preoccupazioni.
- Se dovesse uscire dovrà vedersela con noi, e questa volta neppure il Padre gli Dèi potrà salvarlo.
Quella confidenza la rincuora fino ad un certo punto, sa bene che può fidarsi dei propri compagni ma al tempo stesso sa che Thor non permetterà a nessuno di fare del male a Loki. Nonostante tutto lui continua ad amarlo, ha perso ogni speranza verso una sua possibile redenzione, ma al tempo stesso non vuole lasciare andare i tiepidi ricordi della loro infanzia. Quando Sif solleva lo sguardo incontra la figura di Thor e di Odino che la osservano dall’alto di una terrazza, come se stessero studiando il mondo intero sotto di loro. La guerriera distoglie  gli occhi da quella che le pare soltanto una visione, raccoglie l’arma che ha lasciato cadere a terra e si ritira per poter far ritorno all’interno del Palazzo e nascondere tutte le sue preoccupazioni.
La debolezza, la fragilità, non devono far parte di lei. Desidera nascondere  persino a se stessa il turbinio all’interno del suo cuore per rifugiarsi nell’ombra di quello che sta emergendo, giorno dopo giorno. Loki è un mostro che ha fatto di sé un emblema di ingiustizia, disonestà ed inganno. Lei invece ricerca tutto il contrario, proprio quello che Thor può offrire. Ma in fondo lei sa che non potrà mai ottenere nulla da quest’ultimo se non una profonda riconoscenza e amicizia.
- Smettila di tormentarmi con la tua presenza e tornatene nel tuo angolo d’oblio.
Sussurra quelle parole con rabbia crescente mentre attraversa i corridoi del Palazzo per rifugiarsi ancora una volta nelle proprie camere e dimenticare.






 
**
 



 
Asgard, 949 d.C.
 
- Avanti, tagliali.
La piccola Sif era seduta sul bordo di una fontana di pietra costruita all’interno del giardino di corte. Teneva le mani strette le une nelle altre e le labbra erano serrate con forza, aveva paura, perché stava per scoppiare a piangere.
Loki era dietro di lei e non osava pronunciare una sola parola, tant’è che si era limitato a rimanere in silenzio e a guardarle i lunghi capelli dorati che le scivolavano in boccoli sulla schiena. Erano bellissimi, come tutti quelli degli asgardiani. Lui solo era nato in modo diverso, lui solo aveva su di sé il colore della notte.
- Ti ho detto di tagliarli!
Urlò lei con rabbia sempre più crescente e a quel punto finì per piangere. Le lacrime scivolarono sul viso arrossato e si voltò per implorarlo, ancora un istante e avrebbe rischiato di cambiare idea, cosa che non doveva assolutamente accadere.
- Perché dovrei farlo?
Non riusciva a comprendere perché Sif lo avesse trascinato nel cuore della notte all’interno del giardino reale. Aveva sonno e freddo, voleva soltanto tornarsene nella propria stanza e non dover sottostare alle lamentele di una ragazzina capricciosa.
- Se mi taglierai i capelli potrò dimostrarti che la diversità non è un difetto e imparerai ad apprezzarla.
Loki scoppiò a ridere di fronte a quella confessione: Sif aveva un cuore troppo puro per i suoi gusti.
- Credi che possa bastare questo per farti cambiare? – la rimproverò lui che stancamente si sedette sul bordo della fontana.
Sif ricercò i suoi occhi per soffermarvisi brevemente, voleva  comprendere che cosa gli passasse per la testa: cosa che non le riusciva mai. Loki non era mai sincero con nessuno e forse lui stesso non aveva idea di dove risiedesse la verità.
- Tagliami questi stupidi capelli. Io sono come te, voglio farti capire che non c’è bisogno di essere come tutti gli altri per farsi accettare.
Loki non comprendeva il motivo secondo cui Sif desiderasse tanto somigliargli. Gli sembrava una richiesta inutile e priva di senso, non sarebbero mai stati simili in nulla, nemmeno con un taglio di capelli. La verità era che quella ragazzina voleva continuare ad insegnargli qualcosa che lui rigettava con tutto se stesso, sembrava averlo preso come un giocattolo con cui divertirsi per dimostrare  che i suoi valori erano esatti  e che avrebbe potuto cambiare il mondo. Ma Loki non sarebbe mai stato al suo gioco.
- E va bene.
Accondiscese alla sua richiesta ma invece di usare le forbici sfruttò il potere della magia e fece scivolare via dalla sua testa la lunga chioma bionda, orgoglio degli asgardiani e al suo posto iniziarono a crescere capelli neri come le ombre della sera. Sif non riuscì a credere a ciò che era accaduto, non si aspettava nulla di simile e si alzò in piedi ad osservare ciò che di nuovo possedeva. Le lacrime continuavano a scorrere negli occhi, imperterrite, feroci.
- Loki, cosa hai fatto?
Lei voleva solo accorciarli per distinguersi dalle altre donne, ma lui l’aveva ingannata e si era presa gioco di quel desiderio così assurdo. Credeva che gliel’avrebbe fatta passare liscia? Per nulla al mondo, era esattamente ciò che si meritava per aver osato sentirsi come lui. Nessuno ci sarebbe mai riuscito, tantomeno una ragazzina di quel calibro.
- Ora sai esattamente come ci si sente ad essere diversi.
Quella volta, nonostante la malefatta, non sorrise e si allontanò dal giardino con passo serafico e carico di soddisfazione. Sif non avrebbe mai dimenticato quella punizione così dura per essersi spinta tanto oltre. Rimase seduta sul bordo della fontana per ore, tanto da soffrire il freddo gelido della notte che si insinuò sulle pelle come aghi pungenti. Si asciugò le lacrime e prese ad osservare le ciocche scure di capelli per poi passare alla chioma bionda che aveva perso per sempre. Loki era un mostro.

 



 
**
 


 
Lui ha sempre preferito i capelli neri di Sif. La rendono più vivace, meno indisponente, più affascinante. E’ il colore della discordia e del rancore che non l’avrebbe mai abbandonato. E lui è felice di ricordare quel momento perché nessuno si sarebbe dovuto permettere di comprenderlo, nessuno doveva azzardarsi a compatirlo.
Si rigira dall’altra parte del giaciglio chiudendo le palpebre sugli occhi, in attesa che il sonno lo lasciasse riposare in quell’infinita agonia che è la prigione eterna. 
 





 
// NdA: 

Salve a tutti! 
Sono riuscita a pubblicare il capitolo prima di quanto avrei creduto, solo perché ho già pronto il capitolo terzo, se riesco a portarmi avanti il lavoro dovrei riuscire a pubblicare abbastanza spesso. 
I flashback sui Loki e Sif bambini sono finiti, dal prossimo ce ne saranno altri ma saranno già creciuti. In più si incontreranno anche nel presente e scoprirete  come.
Vorrei rinraziare Viola Banner, Hikina88, Lady Elizabeth, Serendipity_, silvermoon74 per aver recensito; Aliaaara, Ally M, Detiel_Doped, La bambina fantasma, little black cat, LoStregatto, Malika, O n i c e, Serendipity_, silvermoon74, Zigo, G_J_ e _MiRma_ per aver inserito la storia tra le seguite e Clio93, Lady Elizabeth e missgenius per averla inserita tra le preferite. 
Grazie mille!
   
 
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