Federica si attaccò al campanello di casa, ansiosa
di mettere
fine a una delle giornate più lunghe della sua vita.
Quando si
era alzata, quella mattina, aveva osservato la sua immagine allo
specchio, aveva maledetto le valigie sotto gli occhi, odiato i
capelli spettinati e rivolto un tiepido incoraggiamento a quel filo
di abbronzatura che finalmente iniziava a spuntare. E poi, col
passare del tempo, quel solito risveglio si era trasformato in uno
dei giorni migliori che avesse mai vissuto.
Il viso di Dante si
palesò nei suoi sogni, così reale da sembrare
tangibile. I suoi
occhi chiari che la fissavano intensamente, le sue labbra morbide e
salate durante i loro baci appassionati. La ragazza riusciva a
sentire ancora il fiato caldo di lui che le solleticava il collo.
Non si era mai considerata una sciocca romantica, quel ruolo lo
lasciava volentieri alla sua migliore amica, eppure ora doveva
ammettere che il cuore le accelerava nel petto quando pensava a
Dante.
Sveva avrebbe definito quella sensazione un "dolce
batticuore", Federica, invece, era senza fiato al limite di un
attacco cardiaco.
Aveva sempre guardato i ragazzi con molto
interesse, soprattutto se erano giovani e prestanti, in grado di non
scomparire vicino alla sua altezza, così insolita per una
ragazza.
Nessuno, però, era riuscito a entrare nei suoi pensieri come
Dante,
forse era per il suo sorriso giocoso, per i suoi modi aperti e
schietti...era inutile pensare ai motivi, ormai lei ne era
irreversibilmente cotta.
Alla fine di quella assurdamente bella
serata, il suo unico desiderio era tornare a stendersi sul suo letto
e mangiare qualcosa. Avrebbe realizzato tutte le sue terrene
aspirazioni se, in quel momento, qualcuno si fosse deciso ad aprire
la porta di casa. Lei, come al solito, non aveva ottenuto le chiavi,
ed ora era costretta ad aspettare che qualcuno le aprisse.
Finalmente
il fratellino della ragazza si decise a lasciare il suo videgioco
preferito, alzare tutto il suo peso dalla sedia e trascinarsi
stancamente fino alla porta. Federica ringraziò Gabriele
scaraventandolo quasi per terra, aprendo l'uscio con troppa
foga.
-Quanto ci ha messo!-
-La prossima volta ti lascio
fuori-
-E io non ti accompagno a comprare i giochi!-
-Sei la
solita acida-
-E tu il solito stupido-
La madre di Federica,
disturbata da quell'espressione di amore fraterno, proprio mentre
guardava il suo telefilm preferito lanciò un urlo ferino
dalla
cucina. In casa regnò il silenzio...almeno per cinque
minuti.
-Quando vengono i tuoi amici fai tutta la carina, Vergil
dovrebbe vedere come ti comporti da barbara quando lui non
c'è-
-Gabriele, tu non sai manco chi sono i barbari...-
-Sì,
che lo so!- rispose il ragazzino, con aria trionfante
-E allora
chi sono?- lo incoraggiò la sorella.
-Quelli come te!-
Gabriele
concluse la frase con una pernacchia e poi scappò via,
durante la
fuga rocambolesca fu colpito da un sandalo volante. Il bernoccolo
sulla testa gli sarebbe durato almeno tre giorni, ma la sorella,
lungi dal pentirsi della sua meravigliosa vendetta, si
limitò a
controllare che le sue scarpe non avessero subito danni irreparabili.
Tanto suo fratello era già irrecuperabile.
La ragazza andò in
cucina, improvvisamente sentiva lo stomaco vuoto e una voglia
terribile di coca-cola. Non appena entrò nella stanza il
poliziesco
che stava guardando sua madre si interruppe per la
pubblicità.
-Avete
litigato?-
-E quando succede che io e Gabri non litighiamo?-
-Non
intendevo con Gabriele...- disse sua madre, guardandola attentamente
-Intendevo con lui...-
Federica per poco non si strozzò con la
coca-cola.
Di quale "lui" stava parlando sua mamma?
Possibile che avesse capito tutto su lei e Dante?
Sua madre,
per certe cose, aveva delle antenne super potenti, non riusciva a
nasconderle niente. Però se avesse saputo qualcosa avrebbe
anche
saputo che lei e Dante non avevano affatto litigato, anzi.
-Sai mi
piace quel ragazzo-, continuò la madre, cercando di farla
parlare.
La figlia stava per dire "sapessi a me", ma si fermò
in tempo per sentire -Anche se ha un brutto nome...-
-Non è
brutto, è solo che è poco usato. Ci siamo
disabituati- rispose
Federica, ricordando che non aveva mai sentito sua madre definire
"brutto" il nome del sommo poeta.
-Andiamo, chi mai
chiamerebbe un figlio "Vergil"?-
Federica stavolta non
si salvò, sputò tutta la coca-cola sulla sua
deliziosa magliettina.
Non aveva affatto pensato che stessero parlando di Vergil, certo lui
era l'unico dei gemelli che era stato a casa sua. Forse i genitori
avevano mal interpretato il suo gesto e avevano creduto che loro due
stessero segretamente insieme.
La ragazza si rese conto di aver
completamente cambiato atteggiamento verso l'altro Sparda. Vergil era
di certo affascinante, ma troppo snob, troppo superbo e troppo pieno
di sé. Non avrebbe resistito più di cinque minuti
con uno come lui.
Un brivido le attraversò la schiena pensando alle volte in
cui
aveva visto Sveva guardarlo con maggiore interesse.
La sua amica
era troppo fragile per stare con uno come quello.
No, non
sarebbero mai stati insieme perché a Vergil interessavano
solo le
galline, e Sveva non lo era, poi era troppo timida e silenziosa per
attirare la sua attenzione.
Però se lei si fosse presa anche
solo una cotta per quel ragazzo avrebbe sofferto, certamente.
Dante
era diverso.
Federica si accorse a stento che sua madre si era
eclissata nella puntata del poliziesco, evidentemente stavano per
scoprire l'assassino altrimenti non avrebbe mollato la presa sui
dilemmi amorosi della figlia.
La ragazza ebbe una fitta al cuore,
pensando alla sua migliore amica e al "gemello buono",
erano stati così vicini nei primi giorni. Dante era sempre
attaccato
a lei, e lei, seppure intimidita come al solito, non sembrava
disprezzare quelle attenzioni.
Non è che le stava rubando il
ragazzo?
No, a Sveva non poteva piacere Dante, era troppo poco
colto per lei, troppo espansivo, anche troppo dinamico.
Non ci
sarebbe rimasta male.
Oppure sì?
Lasciò a metà la merendina
che stava mangiando, le era passato l'appetito.
Aveva detto a
Dante che avrebbero mantenuto il segreto su quello che era successo
fino a che lei non avesse parlato con l'amica. Le doveva almeno
questo, erano sempre state sincere e si volevano bene come sorelle,
non poteva certo permettere che una storia estiva rovinasse
l'amicizia di una vita.
Sua madre riemerse da una scena del
telefilm, che doveva essere particolarmente noiosa, e le disse senza
nemmeno voltarsi -Alla fine hai incontrato Sveva?-
Federica si
girò di scatto, agitata -Non ci sono riuscita. Quando ha
chiamato
precisamente?-
-Almeno un paio di ore fa.-
Calcolò che a
quell'ora doveva essere ancora con Dante. L'incontro successivo con
Vergil le aveva fatto dimenticare quella chiamata. Avrebbe dovuto
stare più attenta e ricontattare subito l'amica. Sentiva una
brutta
sensazione salirle lungo la schiena verso il collo.
-Le ho detto
che eri in spiaggia..-
-Lo so- gridò la figlia, inspiegabilmente
infuriata. Sperò ardentemente che non si fossero incrociate
sul
lido, lei era concentrata su Dante. Se Sveva fosse arrivata prima
loro non l'avrebbero proprio notata.
-Federì, a mamma , non
gridare in quel modo. Le ho solo detto di raggiungerti in
spiaggia...-
Federica abbandonò la cucina in tutta fretta,
afferrò la borsa che aveva lasciato in soggiorno e strinse
il
cellulare nelle mani sudate. Chiamò la sua amica.
Al primo
squillo, cercò di calmarsi, probabilmente non si erano
incontrate
per un soffio.
Al secondo squillo, iniziò a sussurrare
nervosamente "rispondi, rispondi"
Al terzo squillo, il
timore che la sua amica avesse visto lei e Dante baciarsi in spiaggia
iniziò a impossessarsi di lei.
E poi la chiamata venne
interrotta, Federica sentì il segnale della linea occupata.
Sveva
aveva rifiutato la chiamata, sapeva che era lei eppure non aveva
risposto.
Se quel pomeriggio l'aveva cercata voleva dire che le
voleva parlare, ma ora non era più così. Cosa
poteva essere
successo in quel paio d'ore?
Allora, forse, aveva ragione. Li
aveva visti. E ora la sua migliore amica la odiava, perché
le aveva
portato via il ragazzo. Ma a lei non piaceva Dante, ne avevano
parlato, che forse gli equilibri nella loro piccola comitiva dovevano
cambiare, dovevano scombinare quella bizzarra doppia coppia...
La
ragazza ripercorse per l'ennesima volta tutto ciò che era
accaduto
in quella giornata. Ma ora non riusciva più a capire se era
più
felice per i baci di Dante o terrorizzata all'idea di aver ferito la
sua migliore amica.
Riprovò a chiamarla, ma il cellulare ora era
staccato.
Si buttò sul letto e appoggiò la testa sul
cuscino,
tutta quella girandola di emozioni forti esplose dentro di lei,
lasciandola improvvisamente spossata.
Si addormentò, scivolando
in un sonno profondo, senza sogni.
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Sola nella sua stanza Sveva ripensò alla sera precedente.
Era rientrata in albergo con Dante, si era cambiata in fretta,
aveva rifatto un trucco leggero ed era scesa a cena con i genitori.
Aveva sentito il cellulare squillare, aveva notato che Federica stava
tentando di contattarla, ma ormai erano in sala ristorante e i suoi
genitori l'avrebbero rimproverata aspramente se avesse risposto.
Rifiutò la chiamata a malincuore, avrebbe voluto sfogarsi un
po' con
l'amica. Alla seconda telefonata dovette spegnere il cellulare.
Avrebbero chiacchierato dopo, o magari di persona.
A tavola non
aveva parlato molto, i suoi avevano capito benissimo che qualcosa non
andava, ma dopo decine di risposte a monosillabi non avevano
insistito, lei aveva assicurato di avere un semplice mal di testa, e
che non era il caso di preoccuparsi. Non era una completa bugia, il
capo iniziava a pulsarle dolorosamente, e più osservava il
tavolo
degli Sparda, dall'altro lato della sala, più le fitte
diventavano
forti.
Era stanca.
Era stanca di cercare l'approvazione degli
altri, senza capire nemmeno cosa voleva da se stessa.
Aveva
guardato i gemelli, li vedeva solo di profilo e, malgrado la
differenza nell'abbigliamento, non le erano mai sembrati tanto
uguali. La luce giocava con i loro visi, creando dei chiaroscuri che
facevano risaltare i loro zigomi alti, e i loro capelli nivei.
Poteva vedere bene la loro madre. Era una delle donne più
belle
che avesse mai visto. Non sapeva darle un'età, doveva essere
ancora
abbastanza giovane, la pelle era fresca e il viso perfettamente
truccato. Un abito blu, evidenziava la sua figura armoniosa e la sua
carnagione perfetta, appena abbronzata. Sveva fu colpita dalla sua
espressione dolce, mentre si rivolgeva ai ragazzi, sorrise appena,
pensando che i suoi amici non erano solo due adolescenti splendidi e
caparbi, ma anche due figli adorati. Si chiese in che cosa Dante e
Vergil avessero preso dalla madre, e come quella donna avesse potuto
generare, nello stesso momento, due figli diversi quanto il giorno e
la notte.
Gli Sparda avevano finito di cenare prima di loro, erano
passati tutti e tre davanti al suo tavolo, ma lei aveva accuratamente
evitato di incrociare i loro sguardi, dimostrandosi improvvisamente
attratta dal pesce che stava finendo.
Era trasalita quando aveva
sentito il padre sussurrarle -Come ti guarda quel tizio!-
-Chi?-
aveva chiesto lei, cercando di non dimostrare interesse
-Uno dei
ragazzi che sono appena passati...-
Avrebbe voluto subito
domandare quale dei due fosse, e con quale espressione la stesse
osservando, ma era rimasta in silenzio. Sopraffatta dalla stanchezza,
e da quella giornata piena di emozioni contrastanti.
-Non sono i
due con cui uscite tu e Federica? Ma sì, quegli americani
che
incontrate anche in spiaggia?-
-Sì, mamma.-
-Mi ricordo che
hanno dei nomi strani. Come si chiamano esattamente?-
Sveva si
sentiva troppo stravolta per affrontare un interrogatorio proprio in
quel momento. Capiva, però, che i genitori volessero
informarsi
delle sue compagnie, fino ad allora le avevano lasciato anche troppo
spazio, rispetto al solito.
-Ve l'ho già detto un milione di
volte: Dante e Vergil-
-I genitori devono amare molto gli
scrittori italiani!-
-Sì, è probabile- rispose lei, senza
entusiasmo.
-Quello che ti stava guardando...- riprese il
padre
-Chi era dei due?- lo interruppe la figlia.
-Quello con
la camicia, vestito un po' me...-
-Vergil!-
-In realtà ti
guardava anche l'altro- rispose sua madre. Sveva sospirò. I
genitori
credono sempre che le figlie femmine siano in possesso di un fascino
tale da attrarre tutti i maschi della zona. Ma lei non si sentiva
affatto affascinante, tanto meno in grado di attirare l'attenzione di
Vergil, a meno che non fosse per farlo infuriare, a quanto pareva era
piuttosto brava a fargli perdere le staffe. In realtà anche
lui
aveva un vero talento nel farla arrabbiare.
-A me non è sembrato
che la osservasse- disse il padre
-Perché guardava e non
guardava, come se non si volesse far notare-
-Quello è Dante, non
so, oggi era piuttosto strano. Forse risente del cambiamento d'aria o
di fuso orario- Lei dubitava fortemente che il suo amico, in genere
forte come un leone, stesse davvero subendo quei condizionamenti,
soprattutto dopo tanto tempo che era in Italia, ma non sapeva nemmeno
spiegarsi le sue reazioni di quel pomeriggio. Quei due gemelli erano
degli enigmi irrisolvibili.
-Sono simpatici?-
-Sì, papà.
Anche se Dante è più alla mano di Vergil, lui
è più freddo,
distaccato-...Avrebbe voluto aggiungere arrogante, borioso e superbo
ma si trattenne. Sorrise caldamente al cameriere che le porgeva il
dolce, quella bomba di zuccheri era esattamente ciò che ci
voleva.
-E sono...-
-Possiamo parlare d'altro?- Sbottò lei
all'ennesima domanda, sperando invano di potersi godere quel fiume di
caramello in santa pace.
I suoi genitori si scambiarono un'
occhiata. Non avevano creduto nemmeno per un momento che la figlia
fosse poco loquace a causa del mal di testa e adesso capivano
perfettamente che era meglio non insistere con le domande.
Sveva
era sempre stata una ragazza obbediente, non raccontava bugie e non
trasgrediva alle regole, in cambio loro non erano troppo pressanti e
le lasciavano una certa dose di privacy.
Ma quella sera avevano
notato subito che qualcosa non andava, e ora avrebbero scommesso che
c'entravano i due albini.
Avevano notato che la figlia era
rientrata scortata da uno dei due gemelli, eppure avrebbero scommesso
che il problema fosse l'altro.
L'espressione di sfida con cui
Vergil aveva guardato la figlia e il tono di voce con cui Sveva aveva
parlato di lui, erano sembrati troppo eloquenti per passare
inosservati.
Sospirarono entrambi, rendendosi improvvisamente
conto che la loro bambina ormai era un' adolescente. E la parola
"adolescenza" era l'incubo peggiore per ogni genitore del
mondo, se avessero aggiunto la presenza dei due affascinanti e
misteriosi americani, si sarebbero assicurati parecchie notti insonni
fino alla fine di quella vacanza.
Angolo
dell'autrice:
Ciao chiunque tu sia,
grazie per essere arrivato
fin qui insieme a me.
Quando ho iniziato a scrivere Doppia Coppia
non mi sarei mai aspettata di giungere al ventesimo capitolo,
soprattutto non credevo di metterci tanto. La poca costanza con cui
ho seguito questa storia mi hanno fatto perdere parecchi lettori, per
questo non posso che rimproverare me stessa se il capitolo precedente
non ha avuto recensioni.
Spero che il capitolo ti sia piaciuto, e
spero che vorrai farmi sapere le tue impressioni. Io non sono una di
quelle autrici che dice “scrivo per me stessa”,
anzi, io scrivo
perché sono una lettrice accanita e scrivendo vorrei essere
in grado
di far provare agli altri le stesse emozioni che provo io quando
leggo.
Sono riuscita a realizzare questo desiderio? Puoi farmelo
capire solo tu caro lettore o cara lettrice.
Nel frattempo ti
saluto e cerco di elaborare mentalmente i prossimi capitoli,
così
non dovrai aspettare tanto per gli aggiornamenti XD
Asari_Kun:
grazie per aver inserito la storia tra i preferiti :D
Mignolocolprof:
grazie per aver aggiunto la storia tra quelle da ricordare. NB Questa
autrice ha una storia in corso davvero bella, se qualche lettore
vorrà darci un'occhiata non se ne pentirà!
Alexien,
Giuggolamid99, Hyarsav:
anche a voi grazie per aver aggiunto Doppia Coppia tra le storie da
ricordare :)
Jack
write, LindonaNazionale, Nico di Angelo96 e Klaronline99
grazie anche a voi per aver inserito questa storia tra quelle da
seguire :)