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Autore: Misaki Ayuzawa    29/11/2013    2 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 16: Insonnia

SI SI DO RE RE DO SI LA SOL SOL LA SI SI LA LA SI SI SI DO RE RE DO SI  LA SOL SOL LA SI LA SOL SOL LA LA SI SOL LA SI DO SI SOL LA SI DO SI SOL SOL LA RE RE SI SI DO RE RE DO SI LA SOL SOL LA SI ...

Will scattò a sedere come se il cuscino si fosse trasformato in una molla.
Jem imperterrito, nonostante si fosse svegliato, continuava a suonare come un ossesso proprio accanto al suo orecchio e Will in un moto di rabbia ringhiò "Maledetto bastardo!!"
Jem non smise, anzi, come in risposta all'insulto, prese a suonare più velocemente.
"E va bene va bene! Sgombero la tua stanza!" Will si sentiva stanco e la testa gli girava ... come succede a tutti quanti quando si viene svegliati da un sonno profondo all'improvviso. Una volta in piedi cercò di stabilizzarsi, cosa che non gli richiese molto sforzo, si diresse verso la porta e la aprì. Purtroppo non centrò il varco della porta e sbattè la testa all'altezza del naso con molta forza.
Jem aveva smesso di suonare.
"Stai bene?"
"No ... si ... ho sonno. Posso dormire qui?"
Jem scosse la testa rassegnato "Direi quasi che lo hai fatto apposta. E va bene William, puoi dormire nel mio letto ma prima ti devi lavare perchè non ho intenzione di disturbare Sophie domattina per farle lavare le MIE lenzuala sporche del TUO sangue!"
Will si toccò il naso e ne seguì la linea dritta fino alle narici, poi esaminò la mano. Sangue. Nemmeno se ne era accorto.
"Grazie James" sorrise vittorioso come avrebbe fatto un bambino che ha appena ottenuto un giocattolo nuovo.

Will si era addormentato di nuovo e Jem era rimasto privo di un giaciglio ... non che gli importasse davvero. Non sarebbe riuscito a dormire comunque. Non si sentiva troppo bene e sapeva che riposarsi lo avrebbe reso ancora più debole.
Nella penombra della stanza si diresse verso il luccichio che proveniva dal comò. 
Le mani si mossero decise verso la scatola argentata, l'origine del luccichio. Iniziò a tremare. Dentro di sè sapeva di doverla aprire. Sapeva che avrebbe dovuto prendere un pò del contenuto, scioglierlo in acqua e poi bere. Lo faceva da quattro anni ma ancora provava repulsione per quei gesti. 
Tossì piano per non svegliare Will. Odiava quando tutti cercavano di aiutarlo nonostante sapesse che Will era diverso, che Will non gli stava accanto per compassione. 
Quando allontanò la mano dalla bocca vide che il palmo era schizzato di sangue. Poco male, pensò aggrappandosi al comò, non era stato un forte attacco, ma quel giorno non aveva preso la medicina e se Will lo avesse scoperto lo avrebbe ucciso con le sue mani. 
Ritornò a guardare la scatolina. Era di legno scuro e le estremità erano orlati di vero argento. Sul coperchio era dipinto il busto di una donna. Era affascinante con i suoi tratti cinesi caratteristici. Mamma ... Era davvero una bella donna. Nulla di strano che suo padre due mesi dopo averla conosciuta a Shangai se ne fosse innamorato e l'avesse sposata. Quella storia sua madre gliela aveva raccontata un sacco di volte, nonostante le proteste del padre che si sentiva fortemente in imbarazzo. 
Quella scatola era l'unica cosa uscita sana dall'incendio ... di sicuro ne era uscita meglio di lui. La scatola si era solo bruciacchiata leggermente in alcuni punti, ma Jem una volta ripresosi dallo shock di aver perso i suo genitori all'improvviso e insieme, era riuscito a sistemarla. 
Si riempì un bicchiere d'acqua e vi sciolse la polvere. Bevve.
Alzò lo sguardo verso l'orologio appeso alla parete. Le due. 
Aprì la porta della camera e se la richiuse alle spalle.

L'aria di Dicembre lo colpì con tutta la sua forza. Faceva freddo e lui indossava solo una felpa di pail. Nonostante ciò continuò a passeggiare per il parco artificiale che si trovava sul retro dell'istituto. Tutto intorno a lui era immobile. Il vento del pomeriggio si era placato e ora gli alberi proiettavano sul prato e sui viottoli di ciottoli strane forme ... quella della quercia sembrava una vecchia casa abbandonata con un comignolo diroccato, quella dell'olmo un uomo in agguato e quella del salice due amanti sdraiati tranquilli e abbracciati.
Quasi arrossì a quel pensiero, pur essendo solo.
Più in là vedeva la luce proiettata da un basso lampione seminascosto da una gran quantità di pini. Sapeva che sotto quel lampione c'era una panchina. Stava per cambiare strada e andare verso il laghetto delle anatre quando sentì provenire dalla zona illuminata dei rumori. 
Incuriosito Jem si avvicinò silenziosamente, guidato dal suono. 
Attraverso i fini tronchi dei pini vide chiaramente Charlotte Branwell.
Era tutta rannicchiata su sè stessa. Le gambe strette al petto e la testa china sul cellulare.
Così da vicino Jem potè capire meglio i borbottii di Charlotte.
"Maledizione Woolsey, non ho nulla di nuovo da raccontarti ora come non ce l'avevo venti minuti fa!" Sembrava leggermente esasperata, considerazione che venne confermata dalle sue azioni. La donna scagliò il cellulare tra gli alberi, proprio dove stava Jem. Per fortuna non lo prese, infatti il BlackBerry atterrò proprio ai piedi del ragazzo. Lo prese e si sedette accanto a Charlotte, che saltò leggermentein aria.
"Non ti avevo visto Jem! Scusa, ho rischiato di colpirti" prese il cellulare che Jem le stava porgendo.
"Che hai Charlotte?" Jem si poteva permettere questa confidenza sia con lei che con Henry, a patto che non influenzasse la carriera scolastica. Charlotte lo aveva preso in custodia subito dopo la morte dei suoi genitori e gli aveva evitato l'orfanotrofio. Non poteva non amarla per questo. Grazie a lei, aveva potuto avere una sorta di nuova famiglia.
"Nulla di cui ti debba preoccupare ... grazie comunque" e fece un sorriso mesto. Digitò qualche parola e inviò il messaggio.
"Come vuoi ..."
Charlotte parve riscuotersi "Jem! Cosa ci fai a quest'ora fuori dalla tua stanza e per di più vestito così leggero?" 
Ecco che ricominciava a fare la mamma ...
"Potrei farti la stessa domanda, signorina preside. Non ci dai un buon esempio stando qui fuori nel parco, sola, a messaggiare con il tuo spasimante" Jem scosse la testa con disapprovazione.
A Charlotte scappò una risata leggermente isterica, ma sommessa. "Si vede così tanto?"
"Abbastanza ... perchè non lo molli se poi ti dà sui nervi?"
"Non è che mi irriti ... mi piace davvero! E' solo che ... non vorrei che fosse un pò troppo possessivo ... Insomma! Mi ha riportato qui solo mezz'ora fa e già mi chiede che faccio!"
"Potevi evitare di rispondere e domani mattina dirgli che stavi dormendo, no?"
"Non è credibile che io sia sprofondata in un sonno profondo dopo appena mezz'ora!"
"Mi dispiace ma per quanto mi piacerebbe aiutarti credo proprio di non poter fare nulla. Altri sono gli esperti in queste faccende."
"Ah si? E a chi dovrei chiedere? A Will?" ironizzò Charlotte. 
Jem parve rifletterci sul serio ... "Non credo che accetterebbe una consulenza ... ma suppongo che dipenda dalla situazione ..."
"James Carstairs, se parlerai di questa cosa a qualcuno ti faccio bocciare e ti farò espellere da questo istituto!" replicò con tono imperioso Charlotte, indossando nuovamente i panni dell'insegnante.
"Allora vado, professoressa."

Angolino dell'autrice: Da cosa cominciare? 
Ah si! La scatola della medicina! Non ricordavo che dea vi fosse disegnata sopra e non ho avuto la forza di andare a cercare la descrizione tra i libri, se non potevo dire anche addio alla scrittura del capitolo XD Penso sia abbastanza credibile però la cosa che ho inventato. Per quanto riguarda il retroscena di Jem e la sua malattia verrà approfondita più avanti ... Spero di non avervi deluso inserendo anche questa parte nella mia ff ... penso ci voglia un pò di serità e ho voglia di scrivere anche di questo ... 
Poi ... quelle all'inizio sono le note dell'Inno alla Gioia di Bethoven che Jem aveva detto avrebbe usato per svegliare Will. Si ero seria quando l'ho scritto e Jem mi ha detto che era d'accordo a compiere questa cattiveria e a beccarsi così degli insulti u.u
Spero vi sia piaciuto il capitolo e questo abbozzo della personalità di Jem, alla prossima! :)
P.S. Prevengo una vostra domanda: Ma in sta scuolasoffrono tutti di insonnia o hanno tutti problemi? E io vi risponderò ... SI! Perfino Church è impelagato in questioni di cuore, povero micio :'( Ma di questo si parlerà prossimamente ;)

 
  
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