Fanfic su attori
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Autore: buonanotte    04/05/2008    3 recensioni
Innamorarsi.
Morire.
Nel mezzo, la vita.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zac Efron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anna osservava il ragazzo in silenzio. Da quasi un'ora gli stava rivolgendo domande a proposito della sua storia clinica passata e delle sue abitudini di vita, e lui, nonostante la lingua e nonostante avesse palesi difficoltà a respirare, si era impegnato a risponderle in modo il più possibile esauriente.

Sembrava dolce e gentile, in fondo. Anna, lo doveva ammettere, aveva dei pregiudizi sulla gente di spettacolo. Pensava che fossero tutti arroganti e presuntuosi, con quegli stipendi che avrebbero potuto sfamare uno stato dell'Africa per un mese intero; si era documentata, ed aveva scoperto che il suo paziente era davvero famoso come Chiara sosteneva. Nonostante questo, lui non appariva borioso nè pieno di sè.

Dava solo l'impressione di essere triste e spaventato, a dire il vero.

"Va bene." disse. "Abbiamo finito."

"Dottoressa, posso farle una domanda?" disse lui, quasi timidamente.

"Io non sono dottoressa, sono solo una studentessa in medicina. Ho la tua stessa età, sono troppo giovane per essere medico. Comunque, sì, puoi farmi una domanda."

"Che cos'ho?" domandò semplicemente.

"Hai una polmonie batterica piuttosto estesa, che per ora sembra resistente agli antibiotici. Comunque, abbiamo sottoposto i batteri che ti hanno provocato la malattia ad un test chiamato "antibiogramma" che ci dirà quale antibiotico dovremo usare esattamente per curarti. Temo, purtroppo, che ci vorrà un po' di tempo prima che tu possa andare via. Sembra che la malattia abbia avuto tutto il tempo di farsi strada nel tuo organismo, come se tu l'avessi trascurata." concluse.

Lui la osservò senza proferire parola.

"Se hai delle altre domande, non esitare."

"No, grazie. Nient'altro."

Il ragazzo voltò il capo dall'altra parte. Anna lo vide prendere il mano il telefono cellulare ed osservare lo schermo per un secondo, poi, con un moto di frustrazione, gettarlo di nuovo sul comodino, voltarsi di lato e nascondere il viso nel cuscino.

Qualcosa, in quella scenetta dolceamara, le fece stringere il cuore.

Una settimana dopo.



Inaspettatamente, l'ospedale non era stato invaso dai giornalisti. A dire il vero, nessuno a parte Chiara sembrava avere notato la presenza di un famoso attore nel reparto di Medicina Interna 4. Zac le aveva raccontato di essere stato in Italia solo per poche ore prima di sentirsi male, e probabilmente in quel breve lasso di tempo nessuno l'aveva riconosciuto, e chi lo intravedeva passando per il corridoio di certo pensava al massimo ad una forte somiglianza.

Non che il viso pallido e segnato da occhiaie livide e profonde ed ombre grigiastre intorno alla bocca avesse molto di quello abbronzato e sorridente che occhieggiava nelle edicole, ad ogni modo.

In quella settimana, erano avvenuti tre avvenimento degni di nota. Il primo era che la situazione clinica di Zac non era affatto migliorata, tutt'altro, dava l'impressione di sentirsi ancora peggio di quando era stato ricoverato. I farmaci che gli venivano somministrati non sembravano sortire alcun effetto, e da qualche giorno una maschera di ossigeno a flusso costante era l'unico modo che i medici avessero trovato per garantire al suo corpo il necessario apporto di aria.

La seconda novità era che lui ed Anna, in qualche modo, sembravano diventati amici. La ragazza aveva superato i propri pregiudizi, e d'altra parte passava in ospedale la maggior parte del suo tempo. Aveva scoperto, con sua grande sorpresa, che quel ragazzo aveva un'intelligenza acuta ed un sagace senso dell'umorismo, e sarebbe stato estremamente piacevole passare del tempo in sua compagnia, se solo fosse stato possibile strappargli di bocca più di due o tre parole alla volta.

Già, più i giorni passavano più lui sembrava triste e deluso da qualcosa, ma cosa ad Anna non era dato di saperlo. Le infermiere, Chiara in testa, le avevano riferito che passava le sue notti e girarsi e rigirarsi tra le coperte senza chiudere occhio, e lei stessa aveva notato che spesso rifiutava di toccare cibo. La polmonite non poteva essere l'unica spiegazione, ma Anna non aveva la confidenza necessaria a domandare quale fosse il problema.

Il terzo avvenimento riguardava il secondo letto della stanza, che da un paio di giorni era stato occupato da un ragazzo di ventun anni che aveva avuto una colica renale. Un ragazzo brillante e di compagnia, con un sacco di amici.

Amici e parenti che sembravano trascorrere lì ogni minuto della loro giornata.

Attreverso il vetro, Anna osservò la stanza. Il nuovo paziente ed i suoi amici stavano ridendo di gusto di quella che doveva essere una battuta davvero spritosa. Tra amici sedevano sul suo letto, sua madre era su una sedia l' accanto ed una giovane dai capelli scuri che era, probabilmente, la fidanzata gli accarezzava i capelli con tenerezza.

Zac li stava osservando da un'eternità. Il suo sguardo sembrava letteralmente calamitato da quello spettacolo, e passava continuamente dal letto del suo vicino allo schermo del suo cellulare, senza variare mai di direzione.

"Ora entro e tiro il paravento." si disse Anna.

Ad ogni nuovo scoppio di risa, ad ogni gesto di affetto che veniva rivolto al ragazzo, Anna aveva l'impressione che qualcuno lo pugnalasse direttamente al cuore. Si chiedeva dove fosse la sua famiglia, dove fossero i suoi amici. Certo, vivevano lontano, ma sarebbe passato ancora del tempo prima che lui fosse dimesso, possibile che nessuno avesse il tempo di venire in Italia per stargli vicino? In fondo, il denaro per il biglietto aereo non doveva essere un problema.

Sembrava una bella persone. Perchè era così solo?

Improvvisamente, l'altro paziente smise di ridere, ed una smorfia di dolore s dipinse sul suo volto. In un attimo, tutti gli furono intorno, abbracciandolo, consolandolo. La ragazza di distese accanto a lui e passò le sue braccia attorno alla sua vita, tutta la dolcezza del mondo dipinta negli occhi.

Anna vide Zac voltarsi dal lato opposto, a fatica. I suoi lineamenti erano contratti in un'espressione indecifrabile. Osservò ancora una volta il display del cellulare, poi, si portò una mano al viso.

Questo gesto non impedì ad Anna di vedere le lacrime che solcavano copiose il suo viso. La mano sottile tremava mentre stringeva il lenzuolo bianco con inutile foga.

Anna si stupì nel pensare che quello era uno degli spettacoli più tristi cui avesse mai assistito. Le lacrime continuavano a solcare il suo volto. Aprì il cassetto del comodino e ne estrasse quella che aveva tutta l'aria di essere una fotografia. La strinse a sè senza smettere di piangere in silenzio.

Come se non fosse abbastanza, poco dopo sfilò la mascherina dell'ossigeno con fatica inaudita e, quasi timorosamente, avvicinò la stessa foto alle labbra.

Quando Anna lo vide baciare qual misero pezzo di carta patinata con tenerezza, con trepidazione e quasi con venerazione, inondandolo con le proprie lacrime, le si spezzò il cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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