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Autore: Fantasiiana    30/11/2013    7 recensioni
Se tenete alla vostra sanità mentale vi consiglio di NON LEGGERE questa storia.
Fatti e persone presenti all'interno di essa NON sono puramente casuali, purtroppo.
Se avete un po' di sale in zucca, CONTINUATE A SCORRERE LE STORIE, NON FERMATEVI! (Per la vostra sicurezza).
Se siete degli squilibrati, CONTINUATE A SCORRERE LE STORIE, NON FERMATEVI! (Per la vostra sicurezza).
Se siete ragazzi razionali, che non credono a forze sovrannaturali o che possano minimamente esistere altre creature al di fuori dei mortali, PERFETTO! Potete leggere quanto volete, sempre che lo vogliate, ma se la storia comincia a piacervi: FERMATEVI! (Per la vostra sicurezza).
Ah, dimenticavo, sono Adèl Raicemond e, purtroppo, non sono una persona normale. Non proprio...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indosso in anticipo il mio futuro vestito di carnevale

 

 

 

L'indomani -credo che fosse mattina, ma negli Inferi è un po' difficile capirlo con tutta quella terra a coprire il cielo- ero ancora, se possibile, più confusa del giorno prima.
Avevo capito, più o meno, la faccenda degli dei, eccetera, ma un milione di domande mi ronzavano in testa.
Chi era mia madre? Perchè quel mostro mi aveva attaccata? Perchè proprio io dovevo essere una mezzosangue? Come stavano Jenny ed Elinor? Cosa sarebbe cambiato nella mia vita? Avrei dovuto vivere negli Inferi? C'era una specie di scuola adatta ad addestrare mezzosangue? Il fatto che fossi figlia di Ade mi avrebbe procurato il titolo di "principessa dei morti"? Avevo dei super poteri? Ma soprattutto: chi erano Percy Jackson e Nico Di Angelo?
Ridete, ridete, ma al tempo mio cugino non aveva avuto la brillante idea di scrivere i suoi libricini -che adoro, ovviamente. Grande, Percy!-.
Comunque, mentre mi tormentavo con queste belle domande, ecco tornare Fala e Lerea.
Dato che la mia testa funzionava "meglio" quel giorno, notai che non erano molto più grandi di me. Non apparentemente almeno. Erano belle ragazze, pardon, ninfe sulla ventina. 
Mi diedero un sorso di nettare, senza farmi esagerare, altrimenti sarei esplosa -nel significato letterale- e mi fecero scendere dal letto.
Notai anche che non indossavo più i miei vestiti, ma una bianchissima camicia da notte che mi arrivava fino alle caviglie.
Deglutii. -Chi... Chi mi ha tolto i vestiti?
-Noi- risposero le due ninfe in coro.
-Ah.
-Tranquilla, Adel. Siamo donne, e poi eri comunque coperta dall'intimo! Pensa che ai nostri tempi non si usava!- cercò di tranquillizarmi Lerea.
Rimasi a fissarla per un pò, poi presi a studiare la stanza.
Le pareti erano in marmo nero -soffitto e pavimento compreso-. (Solo in seguito scoprii che le camere da letto erano le uniche ad avere il soffitto, perchè capite bene che una Furia che ti vola sopra la testa mentre ti stai cambiando o stai facendo altro di... sconveniente, non è il massimo).
La mobilia era bianco latte, il che rendeva tutto, se possibile, ancora più luminoso. Un grosso specchio era sistemato vicino alla porta, oltre la quale vi era il bagno più bello del mondo -Terra, Inferi, Oceano e Olimpo, si intende-.
Il pavimento era un mosaico di pietre nere, bianche, grigie e azzurre. Le pareti erano dipinte e raffiguravano un oceano in piena notte, e il soffitto riluceva di stelle... vere.
So che era tutto frutto di un incantesimo, o qualcosa del genere, ma le stelle del soffitto splendevano per davvero in un cielo nero e calmo. C'era persino la luna. Pallida e argentea, uno spicchio perfetto. 
Una grande vasca -ci sarebbero entrate minimo sei persone- troneggiava al centro dell'enorme bagno, circondata da candele e ricoperta di schiuma. Sopra un cassettone erano sistemate in bella vista boccette di oli profumati alla vaniglia, di quelli che al tempo venivano usati al posto di bagnoschiuma e sapone.
Ero senza parole.
-Tutto... Tutto questo è per me?- chiesi.
-Sì, Adel- mi rispose Lerea.
Avanzai verso la vasca, con la veste bianca che mi fluttuava attorno.
Notai solo allora che, accanto alle candele, vi erano dei pulsanti che servivano ad accendere, o a spegnere, l'idromassaggio della vasca.
-Però! Non bada a spese il paparino... Anche se per tutti questi anni non si è degnato neanche di inviarmi una cartolina con su scritto "Ehi, sono tuo padre. Se vuoi, passa a trovarmi nel regno dei morti. Ci mangiamo una bistecca insieme e mi racconti come va la vita!"
Fala mi si fece vicino. -Non devi essere troppo dura con tuo padre, Adel. Non sapeva che...
-Che esistessi, lo so. Sono solo un errore. Uno stupido, involontario errore. Tutto è sbagliato in me, persino la mia nascita.
-Non dire così...- Fala mi posò una mano sulla spalla, ma io mi ritrassi.
-Voglio stare da sola.
-Adel, io...
-Per favore.
Fala sospirò. -Ti aspettiamo fuori.
E fui di nuovo sola.

Prima di immergermi nella mia piscina personale, mi diressi al cassettone, che ospitava sopra di sè gli oli profumati, per prendere degli asciugamani. Ne trovai di tutti i colori, morbidi e freschi di bucato.
Per un attimo ebbi la strana visione di uno scheletro, con un grosso fiocco rosa in testa, intento a strofinare quegli asciugamani in un sasso sulle rive di un fiume di fuoco. Ed ecco risuonarmi nella mente la canzoncina di un promettente spot pubblicitario: "usa anche tu il "Soap of Hell"! La sua efficacia manderà all'Oltretomba i batteri e vi farà morire dalla gioia!" 
Rabbrividii e presi un asciugamano bianco, quindi cominciai a svestirmi.
L'acqua era rovente, ma mi ci immersi lo stesso.
Ero arrabbiata con mio padre. Rettifico, furiosa!
Voglio dire, non aveva mai neanche minimamente pensato che potessi esistere? Non aveva mai pensato di informarsi sulla vita di mia madre, per poi scoprire magari che era morta e che aveva lasciato una bambina sola al mondo? E ora? Credeva di comprarsi il mio perdono con tutto quello?
Lo so cosa state pensando: "ma di che si lamenta?! Ha persino l'idromassaggio!"
Bè, considerando che tutta la mia vita era stata un'inferno (e non avevo ancora visto niente!), e che ero sempre stata sola fin da piccola, permetterete che un pò di rabbia in una tipa impulsiva come me era leggittima?
Mi immersi interamente nell'acqua, reprimendo la voglia di urlare. Col cavolo che l'avrei perdonato! Era un dio, e allora? Non era mica Jimi Hendrix: non poteva fare quello che voleva e aspettarsi fama e affetto in cambio!
Cominciai a nuotare e quando riemersi notai che il mare dipinto nelle pareti si muoveva.
Le onde si infrangevano sulla spiaggia, giocando a rincorrersi sotto il chiaro di luna. Riuscivo anche a sentire la melodia che esse riproducevano.
Frush... Frush...
Ehi! Fa davvero così un'onda!
Comunque, si sentiva persino il profumo di salsedine!
Non ero mai stata al mare... Solo al lago, un paio di volte con la scuola. Magari avrei potuto fare anche quello se mio padre avesse fatto... Bè, il padre!
Mi avvolsi nell'asciugamano bianco e sollevai per un'ultima volta lo sguardo alle stelle sul soffitto. Non avevo mai imparato le costellazioni, ma lì vi erano talmente tante stelle che potevo crearne di nuove. Sentii bussare alla porta.
-Avanti.
-Adel, tuo padre vorrebbe incontrarti- mi disse Fala.
Parli del diavolo... o, nello specifico, del dio dei morti.. E spunta la ninfa!
 
-Quando?- chiesi.
-Immediatamente. E' nella sala del trono che ti aspetta.
Uscii dal bagno. Lerea mi si fece vicina con un vestito verde stile impero.
Mi aiutarono ad indossarlo, o almeno ci provarono, perchè ben presto mi stufai e me lo infilai da sola: ero dislessica, non impedita!
Il vestito aveva un'unica spallina, adornata con una spilla d'argento a forma di fiore, che spiccava come fosse vero in quel vestito color del prato.
-Sono la figlia di Ade- commentai. -Non la figlia di...- Ci pensai su un attimo.
Come si chiamava la dea dell'agricoltura?
mi chiesi. 
-Demetra?- mi suggerì Lerea, come se mi avesse letto nel pensiero. 
(Le ninfe non leggono nel pensiero, ovviamente, ma una volta Lerea mi spiegò che anche lei aveva avuto la mia stessa impressione su quel vestito... E le ninfe non mentono, giusto? ...Giusto?) 
-Lei- confermai. -Non sono la figlia di Demetra! Perchè questi abiti? 
-E' stata la regina a sceglierli...- rispose Lera a disagio. 
Inarcai un sopracciglio. (Esatto, sono capace di farlo! Tre urrà per me!)
-Ci sarà anche lei? 
-Bè... Ha deciso di lasciare le sue stanze per incontrarti.
Mi fissai allo specchio. Addio bell'incontro padre-figlia.
Sbuffai.
-Non avete qualcosa di più scuro? Questo è troppo acceso.
Non fraintendetemi, amo il verde, ma con quell'abito non sarei stata intonata al resto del... Bè, degli Inferi! E poi non mi piaceva vestirmi con colori troppo chiari...
Avrei scelto qualcosa di nero, ma le ninfe non volevano trasgredire, non troppo almeno, agli ordini della loro regina.
Mi ricordai della conversazione che avevo udito quando ero ancora in convalescenza.
Bene, la mia matrigna mi odia. Un classico. 

Lerea mi porse un abito verde scuro, che indossai volentieri. La spilla, stavolta, era a forma di teschio.
Per quanto riguarda i capelli, riuscirono a legarmeli alti sulla testa, e a fare in modo che mi ricadessero lunghi sulla schiena, seppur legati.
Non c'era neanche un boccolo fuori posto.
-Siete due geni!- esclamai.
Mi aiutarono ad allacciare i sandali neri, nonostante le mie proteste.
Credetemi, quei cosi erano un vero inferno... E io so di cosa parlo!
-Allora... Che tipo è mio padre?
Si scambiarono un'occhiata. Notai Lerea impallidire e sentii anche un mormorato "Oh, Stige!"
-Che intendi?- chiese Fala.
Intuii che non era la domanda più geniale e gradita del mondo, nonostante la sua voce ferma.
-Come re. E'... Giusto?
Lerea rimase in silenzio. Fala, invece, si alzò e prese a sistemarmi un mantello nero sulle spalle.
Dei, che figata il mantello nero! Non potete immaginare quanto mi sentivo bella! E non perchè era un accessorio da principessa, ma perchè era come indossare un abito di tenebra sulle spalle! Ti faceva sentire potente!
-Vedi, Adel, devi sapere che tuo padre, al tempo, era un dio buono e saggio. Ma più i secoli passano più diventa scontroso e... Diciamo indifferente- rispose Fala distraendomi dalla mia idea di grandezza.
Annuii per far capire che avevo capito, ma in realtà non avevo capito niente.
-Bè, si vedrà- dissi infine.
-Fatto!- esclamarono dopo un po' in coro le ninfe.
Mi avvicinai allo specchio, e rimasi di sasso.
Oltre il vetro, mi fissava una ragazza bella, elegante, dall'aria altera, pallida, con bellissimi e accesissimi capelli rossi come fuoco vivo e profondi occhi neri.
-Questa non...- Mi si incrinò la voce, ma non staccai gli occhi dal mio riflesso.
-Sei tu, Adel- rispose Lerea sorridente.
Restai ad osservare l'abito. Di solito non mi piacevano: troppo da principessina-figlia-di-papà. Ma quello...
La parte anteriore del vestito mi arrivava al ginocchio, ma dietro aveva persino un breve strascico. Il mantello mi ricadeva morbido sulle spalle, abbinato ai sandali, e il tutto faceva risaltare la mia chiarissima carnagione, i capelli e gli occhi. Persino le permanenti occhiaie che non avevano mai accennato a sparire in tutti quegli anni, ora sembravano un accessorio quasi necessario per completare il tutto.
-Sembro una principessa...
-Lo sei, cara- rispose Fala.
Ci risiamo con il cara...
 
-Oh, Stige! Come sei bella!- commentò commossa Lerea sventolandosi davanti agli occhi. 
Alzai gli occhi al cielo -al soffitto-, ma non ero più tanto infastidita dal loro modo di fare... 
E va bene, provavo affetto! Contenti? 
-Lerea! Stai piangendo, cara?- le chiese Fala. 
-Ma no... Stige, che situazione imbarazzante! 
Mi voltai. 
-Noi non possiamo accompagnarti- mi anticipò Fala, porgendo un fazzoletto a Lerea, che singhiozzava... ridendo?
Annuii.
-Adesso vai, cara. Buona fortuna- mi salutò Fala. 
-E che lo Stige ti assista!- aggiunse Lerea. 
Dopo che mi ebbero indicato la direzione, le abbracciai entrambe ed uscii, pronta ad incontrare il dio... Bè, che a quanto pare era mio padre.



Angolo Autrice
Ciao, Magnifici! Ecco a voi il terzo capitolo! Lo so che molti di voi avrebbero voluto l'Incontro -la i maiuscola è d'obbligo- Nico/Adel, ma, come già detto, siccome sono una sadica -oggi voglio essere educata, quindi non dirò l'altra parola con la s :')- dovrete penare ancora un pò per averlo. MUAHAHAH!
(Ancora un po' si intende il prossimo-prossimo capitolo)

Detto questo: quando comincia l'avventura?
Non so voi, ma Adel crede che già questa sia un'avventura abbastanza difficile -a parte la vasca da bagno per sei persone, si intende-. Quella ragazza non si accontenta mai di nulla!

Adel: Non ti basta farmi odiare con il carattere detestabile che mi hai affibiato? Mi odio persino da sola!
Fantasiiana: Possiamo ucciderla?
Io: No.
Adel: Sai, vocetta impertinente, sei peggio di me. Tu dovresti avere il carattere detestabile, non io!
Fantasiiana: Sicura che non possiamo ucciderla?
Io: Smettetela! Abbiamo ospiti.
Fantasiiana: Pff!


Vi anticipo subito dicendo che NON HO NIENTE CONTRO JIMI HENDRIX! Il mio era un complimento, ma non dovete credere che sappia qualcosa su di lui: non so assolutmanete nulla. La verità è che ho chiesto a mia madre: "Donna, mi dici il nome di un artista stravagante con tanta fama?" E lei mi ha detto di lui. Se qualcosa non vi torna è colpa sua. Ma cosa ci si può aspettare da una semplice mortale?

*Sospira*
Ermes: Cos'hai contro i mortali?
Io: Sono ciechi.
Fantasiiana: Odiosi.
Adel: Ignoranti.
Ermes: Ma comprano bene, e senza di loro l'industria non andrebbe avanti!
Io: A proposito, cosa ci fai qui?
Ermes: Apollo poteva farvi visita ed io no? Tzè!
George: Avete un topo?
Martha: Scusatelo, non ha mangiato di recente.
George: Ermes ci fa digiunare! Aiuto!
Ermes: Ehi!
Martha: Te lo avevo detto che dovevamo accettare quel lavoro per Medusa!
George: E sprecare le nostre doti canore per trasformare tizi in pietra? Giammai!
Adel: Quali doti canore?
Apollo: Le mie! Volete un haiku?
Io: Ancora?!
Apollo: E' sempre un momento haiku. All'arte non si comanda!
Adel: Non era al cuor?
Apollo *esce lira*: Il mio cuore mi dice che è un momento haiku.
*Fantasiiana e Adel se ne vanno a braccietto*
Io: Ma non si odiavano quelle due? O.o
*Apollo suona lira*
Ermes *mormora*: Tu lo distrai e io lo colpisco?
Io: Mi sembra il minimo che tu possa fare per farti perdonare di aver inventato quel maledetto strumento!
Apollo: L'arte è la mia vita/La storia è finita e... Ermes, che stai facendo con quel caduceo? Ermes? ERMES?!
Io: Ci siamo liberati di lui! Sì! Ci si vede lettori, al prossimo capitolo intitolato "Era meglio la matrigna di Cenerentola"!

Ermes: Ma che titoli d'effetto!
Io: Grazie! Ti va del nettare?
Ermes: D'accordo.
*Se ne vanno a braccietto*

  
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